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in ricordo delle care nonnette

Qui c'è spazio per i ricordi. Le nostre vecchie storie su due ruote: anni 60, 70 e 80. La passione per le vecchie moto d'epoca e le foto di vecchi cimeli, fuoristrada e no.
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pinof
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Messaggio da pinof » mar 10 lug, 2007 5:42 pm

Volevo portare alla vostra memoria alcune nonnette da motoalpinismo, io ricordo queste:

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ossa explorer


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laverda chott




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bultaco alpina


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montesa cota evasion


A voi ne vengono in mente altre?

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=navaho=
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Messaggio da =navaho= » mer 11 lug, 2007 7:45 pm

Per l'Ossa Explorer io ho sempre avuto un debole incredibile; presenta caratteristiche da vera trial (penso la mia più grande passione, ma non quello indoor!!! troppo esasperato) pur conservando quelle caratteristiche da vera moto tuttofare che, grazie ad un telaio molto "ergonomico", consente spostamenti molto più agevoli sulla sua sella (è omologata per due persone) rispetto alla più specialistica Montesa Cota, da tutti considerata la regina del trial, tuttora in produzione, ovviamente con gli aggiornamenti che il moderno trial di oggi richiede.
L'Ossa Explorer dicevo (nasce 250cc, poi fecero anche la versione 350), è un sogno che inseguo da tempo; chissà, magari in futuro, quando la mia cara XR600 diventerà troppo "tirosa" per le mie braccia, o solamente quando sentirò l'esigenza di "convertirmi" ad un'attività più tranquilla, magari riuscirò anche a coronarlo.
La Laverda Chott; in realtà nasce come moto da regolarità, immessa sul mercato italiano per far concorrenza alle varie SWM, DWW, PUCH, KTM (il famoso GS ovviamente) ma purtroppo arrivò tardi, con della componentistica ormai superata (le altre avevano già abbandonato serbatoi e parafanghi in metallo, cerchi in acciaio, ecc. facendo largo uso di plastiche e vetroresina, alluminio, magnesio), era pertanto pesante, con ancora la marmitta in basso (anche se quasi subito l'aggiornarono facendola passare in alto) e poi aveva un motore che sfoderava pochi cavalli rispetto all'oramai omnipresente motore Sachs, che andava come un fulmine; insomma, per tutta una serie di circostanze, non ebbe il successo che (forse) si sarebbe invece meritata.
I Bultaco: ecco, qui ci siamo: forse le vere moto da alpinismo, già i loro nomi lo suggerivano (Sherpa, Alpina) come oggi avviene per la Beta con la sua Alp (mezzo plagio? mah), comunque ho sempre letto e sentito parlare molto bene di queste moto, degli ottimi motori uniti a sovrastrutture robuste ed affidabili, in ogni particolare. Ricordo, tanto per la cronaca, che anche nel motocross le Bultaco facevano faville in quegli anni.
Siamo solo noi...

SuperHank
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Messaggio da SuperHank » gio 12 lug, 2007 1:01 pm

Bellissime le spagnole, moto e donne!
Sono, assieme alle italiane Fantic e Beta, le uniche vere “motoalpinismo”, prima che la pratica del turismo trial fosse sterminata dai divieti, e che il tria si specializzasse in acrobazie estreme in spazi limitati.
Forse sono oggi troppo fumose con i loro vecchi motori a miscela, e le spagnole ho sempre letto che erano fatte un po’ in economia, (per le difficoltà economiche in cui versava l’isolata Spagna Franchista di allora) ma sicuramente sanno ancora dire la loro egregiamente in off.
Della Explorer ho letto una prova su Motociclismo d’Epoca, gran bel mezzo.

La Laverda Chott; in realtà nasce come moto da regolarità, immessa sul mercato italiano per far concorrenza alle varie SWM, DWW, PUCH, KTM (il famoso GS ovviamente) ma purtroppo arrivò tardi, con della componentistica ormai superata (le altre avevano già abbandonato serbatoi e parafanghi in metallo, cerchi in acciaio, ecc. facendo largo uso di plastiche e vetroresina, alluminio, magnesio), era pertanto pesante, con ancora la marmitta in basso (anche se quasi subito l'aggiornarono facendola passare in alto) e poi aveva un motore che sfoderava pochi cavalli rispetto all'oramai omnipresente motore Sachs, che andava come un fulmine; insomma, per tutta una serie di circostanze, non ebbe il successo che (forse) si sarebbe invece meritata.

Questa la conosco bene, o meglio conosco bene il modello successivo , il 2TR, in pratica uguale al Chott ma con parafanghi in plastica, colori diversi e poco altro.
A me risulta che la marmitta passava sempre bassa, solo con la serie LH (Laverda motorizzate Husqvarna) le marmitte presero un andamento più moderno e protetto: ma è tutta un’altra moto.
Questa Laverda era una scrambler, una enduro turistica ante-litteram, tipo Yamaha XT, con diversi accorgimenti tecnici particolari, giustamente la Laverda negli anni 60-70 era una azienda di tutto rispetto, al vertice della produzione italiana. Con la Chott la Laverda si inseriva nel florido mercato della regolarità con un prodotto inusuale: tra le caratteristiche di spicco l’inclinazione del canotto di sterzo regolabile su 3 posizioni, la doppia candela, l’accensione elettronica, la catena di trasmissione ermetica, ossia racchiusa all’interno di una cartella protettiva, come le moto da regolarità dell'Est, la possibilità di sfilare la ruota posteriore senza togliere catena e corona.
Nel 1993, diciottenne e poco più, di tutto questo non sapevo nulla, e la moto mi sembrava un ferrovecchio!
RU, mio compagno di liceo e primo compagno di scorribande enduristiche, la portò a casa per 150.000 £, priva di documenti ma perfettamente funzionante: non oso pensare a cosa sarebbero capaci di chiederti adesso, che è d’epoca!
Negli anni 70 la Chott fu un fiasco, e presto capimmo anche noi il perché: maneggevolezza inesistente, peso elevato, consumi esagerati, (sul modello di Ru 10 km/L.!!!), affidabilità scarsa. Il Laverda aveva comunque fascino, col suo grosso motore nero, fittamente alettato, l’enorme marmitta che passava a lato del carter per poi salire fino a fianco del parafango posteriore, i rossi ammortizzatori posteriori a gas; purtroppo le prestazioni non lo erano altrettanto, il mio 125 Cagiva era più scattante e rapido, sebbene i cavalli fossero solo 26, esattamente quanti dichiarati dal Chott.
Su Motociclismo d’Epoca ne fecero anni fa un articolo, dove sottolinearono la tragica inaffidabilità dei componenti elettronici del Chott/2TR: ed infatti fu proprio l’accensione a lasciare in panne la moto di Ru, a Lavarone, a 60 km da casa, dove eravamo arrivati per sterrate nonostante il Laverda non avesse documenti!
Purtroppo se ne disfò (avercela ora) e passo ad un ben più affidabile e soprattutto in regola Gilera R1S 125.


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La mitica Laverda 2TR

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Osvaldo
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in ricordo delle care nonnette

Messaggio da Osvaldo » gio 12 lug, 2007 4:44 pm

...qualcuno di voi si ricorda del Derbi Coyote?

http://www.derbi.com/images/historia/hist-14g.jpg

(classificata a quel tempo come come "mountain motorcycle")

pinof
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derbi coyote

Messaggio da pinof » gio 12 lug, 2007 6:08 pm

La derbi coyote!!
Questa non la ricordo proprio, mi era completamente sfuggita...

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