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DISPATRIO V: MANIVA CROCE DOMINI

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SuperHank
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DISPATRIO V: MANIVA CROCE DOMINI

Messaggio da SuperHank » ven 12 dic, 2008 12:01 pm

ENDURO DEL DISPATRIO V: TRIPLO “PACCO” AL MANIVA CROCE DOMINI

IL RIPOSO DEL GUERRIERO

Dopo …
Aver rischiato di ruzzolare giù dalle mulattiere della Panarotta, di rimanere incastrato nel cemento della Scannuppia, di bruciare i freni sulle rampe della stessa, di rimanere incastrato fra i cancelli della mulattiera di Monte, di spaccarmi un paio d’ossi sulle mulattiere del forte S. Marco, e dulcis in fundo di precipitare o morire disidratato col trial sul sentiero della “Sengela”, … avevo bisogno di un po’ di riposo!
Cosa di meglio allora che un bel giro in moto, per togliersi di dosso un po’ di fatica motociclistica!
Scherzi a parte, ne avevo piene le tasche di ficcarmi nei guai col Cagiva, di infilarmi con 2 quintali di ferro e plastica in posti da dove solo l’intercessione di metà dei santi del paradiso mi avrebbe tolto dalle spine.
Stavolta, non appena lo sterrato si fosse solo solo dato pretese di trasformarsi in mulattiera bastarda o sentiero insidioso, avrei tirato i remi in barca e cambiato strada.
Però ad impolverarmi la giacca in fuoristrada non rinuncio.
Il piatto forte del giorno uno sterrato famoso, il Maniva Croce Domini.
2 passi per 3 valli, il tutto in provincia di Brescia. Il Maniva, 1.664 m.s.l.m., valico tra la val Sabbia, più in precisione il lago d’Idro, e la val Trompia; il Croce Domini, 1.892 m.s.l.m., valico fra la valle di Caffaro (laterale della val Sabbia), e la Valcamonica.
A collegare i 2 passi, gli ultimi 17 km della ex SS 345 delle 3 Valli, ora SP omonima; 17 km in un ambiente di alta montagna sui 2.000 metri di quota, con punte ad oltre 2.100, fra pascoli e laghetti alpini; soprattutto 17 km sterrati, che ne giustificano la fama, una delle rare sterrate italiane legali e per giunta catalogate nel demanio dello stato (un po’ come la veneta SS di forcella Lavardet, che però è vietata per frane).
Un giro molto da passista, nell’ordine: Valleogra, passo Pian delle Fugazze, Vallarsa, Rovereto, Mori, passo S. Giovanni, lago di Garda, lago di Ledro, passo dell’Ampola, passo Croce Domini, passo Giogo della Bala, Passo Maniva, passo Baremone, Anfo sul lago d’Idro; ritorno aperto, a seconda delle circostanze.
In mezzo a tutta questa sequela di passi e valli potrei metterci diversi tratti su fondo naturale, già ampiamente collaudati (per quanto lo può essere un tratto fuoristrada, in cui le insidie sono sempre in agguato, frane, alberi, nuovi divieti …): ma non lo facevo; stavolta volevo veramente farlo, il Maniva Croce Domini!

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Cartolina dalla Vallarsa.
Piacevolissima corsa in una Vallarsa deserta al primo mattino e sono a Rovereto, il tratto fino al lago di Garda è sempre trafficatissimo ma si sa, sosta caffè al porto di Torbole e si riparte verso il lago di Ledro.

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Torbole.

TREMALZO AMARCORD

Dopo Riva del Garda iniziano le rotture di scatole; passo la lunga galleria che ha messo in pensione l’antica strada del Ponale (era strettissima e con tornanti uno sopra l’altro sulla roccia verticale, troppo pericolosa per le frane e gli incidenti); dopo il tunnel una serie di tornanti risalgono a Ledro, ma un camion di trasporto terra con incolonnato dietro un camper extralarge formano una colonna di vetture allucinante; il traffico è intenso anche in discesa, la strada è stretta, mi tocca stare dietro anche in moto e sorbirmi tale purga! Girare così è uno schifo schifosissimo!
Finalmente al lago di Ledro le cose migliorano un po’, e passato lo stesso il traffico è inesistente.
Osservando dal basso le ardite pareti del gruppo del Tremalzo scendere nel lago è difficile resistere alla tentazione di salire fin lassù!
Il Tremalzo, mitico percorso dell’alto Garda. Al suddetto passo giungono 3 strade, 1 dal versante trentino, le altre 2 dalla Lombardia.


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1996: Alves e Ru alla galleria di Bocca di Val Marza, sul Tremalzo.

La discesa in Trentino cala presso il passo dell’Ampola, mentre le rotabili lombarde percorrono la valle di San Michele e la Val di Bondo, chiudendo un anello sterrato di circa 20 km! Però da Ledro c’è una quarta possibilità, prendere la pista forestale fino al passo di Bestana e da lì proseguire per l’alta Val di Bondo e il Tremalzo; questo percorso che potrei replicare ora fu la mia ultima su quelle cime. Ero in compagnia di Juri, il 1° maggio 2001, uno degli ultimi giri con la XR600, prima del furto in agosto in Corsica. Salimmo da San Michele e scendemmo da Bondo, le gallerie su quest’ultimo versante erano ancora chiuse da cumuli di neve, dove le ruote spruzzavano lingue alte metri per uscirne! Non scendemmo tutta la valle di Bondo, ma piegammo alla nostra sinistra verso il passo Bestana e il lago d’Idro.
Ovviamente il percorso era vietato: il Tremalzo accessibile solo ai residenti o ai turisti in soggiorno almeno 2 notti nel comune di Tremosine (bastardi succhia soldi!), il tratto Bestana-Ledro vietato “tout-court”!
Noi, novelli Robin Hood del tassello, ce ne fregammo dell’ingiusto divieto; la giornata si concluse alla grande con la grandiosa traversata passo Buole Coni Zugna, in Vallagarina; peccato non aver foto di quel giro.
La prima volta che andai lassù il divieto non c’era, non c’erano paranoie su permessi e multe, si guidava felici fino a 2.000 metri gustando ogni metro di quel superbo percorso.
Ero con il mio ex-compagno di scuola e amico Ru, grande compagno di avventure a metà anni 90, nel mio periodo “125centesco” e primi anni “XRisti”; gli anni della Slovenia, del Garda, degli altipiani veneti in lungo e in largo.

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Ru, Alves e Cauci al Tremalzo, 1998.

La volta successiva ero stato più rispettoso della legge; pur di fare il Tremalzo, avevo coinvolto 2 amici nell’avventura, per 2 giorni a Tremosine in modo da avere i permessi, promettendo sterrato di giorno e gnocca di sera in riviera.
Era il 1998, io con l’XR600, sempre il mitico Ru con la Gilera 125/160 R1/Polini, il povero neopatentato Cauci, mai guidato nulla all’infuori del Ciao, mai fatto fuoristrada, con il mio Cagiva 125!
Scorrazzammo in lungo e in largo tra il Garda e l’Idro, percorrendo sentieri permessi e non; se non ricordo male al Tremalzo ci salimmo 3 volte, da tutti i lati possibili.
Costeggiammo il lago d’Idro fino alla sua estremità meridionale, per poi girare di nuovo in direzione del Garda; salimmo in vetta al monte Stino, dove c’era una postazione militare della Grande Guerra c’è un piccolo museo di cimeli, ma lo troviamo chiuso.
Iniziammo a scendere, beccandoci il temporale dei temporali!
Proseguimmo sotto un diluvio universale per Valvestino, Personne, Magasa e Cadria, alternando sterrato ad asfalto; e poi di nuovo vietatissimo fuoristrada sulla mulattiera per passo Scarpapè, tracciata sul fianco del monte, dominante a volo d’uccello tutta la vallata sottostante, dal fondo a cunette, utili per fare divertentissimi saltini! E poi per la via più breve verso Trmosine, la selvaggia valle Tignalga. La mulattiera, sicuramente ex-militare, era devastata dalla furia degli elementi: il fondo profondamente scavato dall’acqua, scoli profondi anche un metro, tutto un susseguirsi di gradini, scalini e sassi smossi grandi come meloni. In un punto, per non impelagarci nel fondo dello scolo, facemmo camminare per molti metri le moto in equilibrio sullo scampolo erboso di sentiero rimasto, largo 30 cm!
Ed ancora più a valle delle frane, da passare prestando attenzione a non scivolare a valle.
Furono giorni memorabili, ne serbo con cura il ricordo.

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Il Tamanaco sul sentiero dei Corni, sullo sfondo il tratto più duro del Tremalzo, la salita da Bondo.

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Ru cerca di sopravvivere in una mulattiera bastardissima dell’alto Garda.

Perso nei ricordi attraverso il piccolo altopiano oltre il lago, il primo borgo è Bezzecca, famosa per il notissimo telegramma “Obbedisco!” di Garibaldi.
Era il 1866, 3° Guerra di Indipendenza; mentre l’esercito regolare del Regno d’Italia veniva sonoramente sconfitto a Custoza nel veronese, e la flotta affondata a Lissa, i volontari garibaldini con successo invadevano il Trentino partendo dal lago d’Idro, e a Bezzecca sconfiggevano le forze austriache aprendosi la via per Trento. A vincere la guerra anche per l’Italia ci pensava la Prussia che, sconfiggendo l’Austria a Sadowa, le imponeva l’armistizio; l’Italia, incapace e timorosa di proseguire da sola, si accodava; Garibaldi riceveva l’ordine di ripiegare, ubbidiva col laconico messaggio, e gli restava la gloria di avere conseguito l’unica vittoria di prestigio italiana nella guerra. Il Veneto passava lo stesso all’Italia, Friuli, Venezia Giulia e Trentino dovranno aspettare il bagno di sangue del 1915-18 per fare altrettanto.
Transito oltre i paesi di Tiarno di Sotto e di Sopra: quest’ultimo è il punto di valico, appena 750 m.s.l.m.; subito il piccolo e paludoso lago dell’Ampola, e quindi una bellissima discesa in una stretta forra tra le rocce, con tornanti e curve a esse, fino a Storo, ultimo paese trentino nella valle del lago d’Idro.

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Valle dell’Ampola.

FASERNO: PRIMO PACCO!

Da Storo si scende verso il lago d’Idro; deviando verso Bagolino si risale la val Caffaro fino al Croce Domini, continuando a costeggiare il lago e prendendo la salita da Anfo si arriva al Maniva; scelgo il senso antiorario, prima il Croce Domini.
Ma cosa mi sovviene alla memoria? Nella spedizione del 1998, giunti a Storo, mi accorsi che sulla carta Kompass c’era segnata una possibile sterrata che risaliva il pendio opposto della valle con una lunga teoria di tornanti, fino alla località di Faserno, per poi salire ancora verso delle malghe ed infine scendere in una valle secondaria alla periferia di Bagolino. Quella volta chiesi info ad un benzinaio di Storo, che ovviamente non ne sapeva nulla di quella strada: e si che aveva il monte proprio davanti alla pompa! Nel 1998 rinunciai ad esplorare quella possibilità, ma 10 anni dopo perché non metterci una pezza a quella rinuncia?
La strada è asfaltata, sale con monotona regolarità il pendio immersa nel bosco, unica distrazione il succedersi dei tornanti, ognuno con un suo nome, molti con capitelli; a quota 1.500 arrivo a Faserno: non è un paese ne una contrada, ma un insieme di baite o masi che dir si voglia, la maggior parte risistemati come seconde case per le vacanze, con SUV parcheggiato nel vialetto e antenna parabolica sul balcone; tutto sommato una cosa triste, ma se me ne regalassero una non direi di no!
Il panorama, quello si, è eccezionale:

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Storo da Faserno.

http://digilander.libero.it/chinasky74/ ... ni/211.JPG[/IMG]
Lago d’Idro da Faserno.

Oltre Faserno la strada continua a guadagnare quota all’interno di una maestosa abetaia; se prima era stretta, ora è strettissima, poco più di un paio di metri di carreggiata, se incrociassi un’auto potrebbe essere un casino. Purtroppo è asfaltata, alla perfezione; mi accontento di essermi liberato dell’afa e umidità del fondovalle, del profumo di resina, e della speranza di trovare uno sterrato più in alto.
Salgo, salgo, salgo, la strada sembra non finire mai; la foresta cessa al limitare dei 1.800 metri, inizia la zona dei pascoli, e finalmente inizia anche lo sterrato, un cartello in legno informa che trattasi del giro delle malghe.

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Giro delle Malghe.

C’è un bivio; la mappa, per scendere scavalcare il crinale e scendere nella valle di Riccomassimo, verso il paese di Ermos, dice di tenere la destra; così faccio, e mi avvicino a malga Doss Rotondo, fendendo branchi di mucche al pascolo che pigramente mi lasciano strada. Quando arrivo nei pressi della malga noto 2 cose: la prima, la carrareccia termina al recinto, ed oltre l’edificio non si vede proseguire nessuna strada; la seconda, a pochi metri dalla malga, sopra un dosso, c’è un tavolo in legno da pic-nic, quelli con la seduta incorporata, e sopra è distesa una persona a prendere il sole; notando ancora meglio, mi accorgo che è una giovane donna in topless, alquanto infastidita della mia presenza!

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Già, è proprio incazzata!

“Meglio girare al largo!”, torno al bivio e prendo a destra, verso malga Vacil; poche decine di metri e anche qui (quasi) la stessa situazione: oltre la malga solo sentieri erbosi continuano a salire, perdi più in direzione opposta a quella che dovrei prendere, perdipiù con un bel divieto di transito.
C’è pure qui una donna, ma ad occhio e croce avrà 80 anni e non capisce una mazza di quello che le chiedo, pare che neanche parliamo la stessa lingua!
Ritorniamo all’altra malga, forse la riesco a spiegarmi meglio!
Quando arrivo la topa in topless è sparita,e mi accoglie un baldanzoso giovine dall’accento marcatamente slavo: ovviamente lui non sa nulla se la strada che voglio fare è fattibile, anzi, per lui la strada finisce lì. Immagino sia un pastore dei Balcani assunto per controllare la mandria al pascolo, lavoro che pochi italiani vorrebbero ancora fare; di sicuro avranno altro da fare, lui e la sua amica, che esplorare le sterrate li attorno.

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Nei pascoli di malga Vacil.

Non mi fido ad avventurarmi con l’Elefante sui pascoli erbosi, divieto a parte; ritorno a Storo, maledicendo la Kompass e tutte el sue cartine: loro hanno tracciato una strada, mica un sentiero!
A casa, con google Earth, scoprirò l’arcano; la strada giusta era quella da malga Vacil: il sentiero erboso portava oltre il crinale e si congiungeva ad una strada sterrata di servizio ad una malga, che mi avrebbe permesso di scendere a Bagolino.

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Ecco servito il primo pacco della giornata!

CROCE DOMINI: SECONDO PACCO!

Da Bagolino risalgo tutta la valle del Caffaro, che assume sempre più fattezze alpine: torrente ricco d’acqua limpida e fredda, conifere, pascoli; dalla località turistica di Gaver (impianti sciistici) la strada con numerosi tornanti sale fino ad un passo, il Goletto di Gaver, dal quale si scende nel grande pascolo di malga Cadino, adagiato fra montagne spoglie di qualsiasi tipo di albero o cespuglio; domina il paesaggio la sagoma acuta del Cornone di Blumone, ultima cima del gruppo dell’Adamello.

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I pascoli di malga Cadino.

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Malga Cadino.

Ogni tanto delle sterrate si staccano dalla strada principale, ma non mi do pena di esplorarle, di sicuro terminano brevemente in qualche malga, non dimentichiamo che sono dentro il parco dell’Adamello, inutile sperare in chissà che percorsi off road aperti.
La strada è comunque divertente con l’enduro: molto stretta, spesso dal fondo rovinato, si intuisce che d’inverno viene chiusa (a partire da Gaver).
Dalla malga si sale all’omonimo passo, la Goletta di Cadino, 1942 m.s.l.m., oramai in vista del Croce Domini, leggermente più basso di quota (1.892).
Pochi minuti di discesa e sono al passo.

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Passo Croce Domini dal Goletto di Cadino.

Il Croce Domini è una piccola sella; una croce di ferro, un rifugio, tante moto da strada, la strada SS che scende in Valcamonica e l’attacco della famosa SS sterrata verso il Maniva, irta di tutti i possibili tipi di cartello atti ad indicare al pericolosità estrema di avventurarsi su tale tracciato.

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Il famoso sterrato Croce Domini Maniva.

Caffè al ginseng (mai più, che schifezza!) e sono pronto a lanciarmi sullo sterrato.

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Sterrato 1: bello!

Il percorso è bellisismo, si dipana con curve, controcurve, semi curve e allunghi di parecchie decine di metri sul fianco della montagna, restando perlopiù sul versante che da sulla Valcamonica, anche se frequenti forcelle fungono da panoramici balconi verso le terre del lago d’Idro.
Spesso, in curve particolarmente spinte verso l’esterno del monte, si può osservare un lungo tratto della strada che mi aspetta, e la cosa mi piace!
La guida deve essere attenta: il pendio a valle è ripidissimo, un dritto avrebbe conseguenze catastrofiche; e poi la strada è decisamente trafficata, non tanto da moto ma da enormi SUV che provano l’ebrezza dell’avventura, da raccontare poi al circolo del tennis all’ora dell’aperitivo.

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Sterrato 2: molto bello!

Laghi e laghetti punteggiano i pascoli verdissimi, invitanti sterrate si staccano dalla principale per inoltrarsi nei pascoli; alcune sono vietate altre no, ma dubito che portino a chiudere qualche anello, sono vicoli ciechi. Il fondo è facile, duro e compatto con poche buche e tanto breciolino e polvere, abbordabile anche con moto stradali.

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Sterrato 3, bellissimo …

Intanto la quota aumenta; si superano i 1.900, poi la fatidica quota 2.000, e si continua a salire, alcuni tornanti asfaltati preannunciano la salita al Giogo della Bala, 2.130 m.s.l.m., punto più alto della strada; ricompare lo sterrato, attraverso un altipiano di rocce scure, ulteriormente incupite dalla nuvole nere in cielo; ma il nero non si limita a rimanere sopra di me, quasi subito me lo ritrovo di nuovo sotto le ruote, in forma di bitume: divertimento finito.

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… Ma dura poco! Maledetto asfalto!

Eh si! Dal Giogo della Bala (più o meno) fino al Maniva non ci sarà più un solo metro di fondo naturale, ma solo asfalto liscio e perfetto; i km di sterrato non sono più di 7-8, su 17 di strada tra Croce Domini e Maniva!
E non credo che nemmeno questi dureranno molto, anzi, non capisco perché non abbiano già invitato il Giro d’Italia a passare da qui, in modo da dare una bella botta di asfalto alla montagna!
Sono incazzato, che senso ha fare 300 km di strada per soli 7 km di sterrato?
Se stavo sui miei monti veneti, in 300 km mi facevo almeno 100 di fuoristrada …
Ma poi mi passa; in fondo è un bel giro, paesaggi belli come solo in montagna lo sono, e ai miei figli e nipoti potrò raccontare che in gioventù avevo visto il Maniva Croce Domini sterrato, e loro mi guarderanno increduli con la bocca a uovo, come me adesso quando mia nonna mi racconta di aver viaggiato sull’Andrea Doria!
E per ultimo, c’è la ciliegina sulla torta della visita alla ex base NATO!

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Base NATO.
Con queste parabole mi sa che riuscivano perfino a captare quando Gorbacev si grattava la pelata!

Una diramazione, ovviamente asfaltata, conduce alla sommità della montagna, dove sorge l’installazione. I cartelli interdirebbero il passaggio: ovviamnete il piazzale è affolalto di curiosi in gita, e gli edifici sono devastati dai vandalismi.
Da quello che ho potuto scoprire dovrebbe trattarsi di un centro NATO di comunicazioni in alta frequenza, ma chissà qua’è la verità; potrebbe essere stata una base di “Echelon”, il famigerato occhio ed orecchio elettronico che ci spia, chi lo sa.

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Parabolone.

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2.160 m.s.l.m., massima elevazione del giro.

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Laghetti di Ravenola.

MANIVA BAREMONE: TERZO PACCO!

Arrivo al Maniva.
Ci sono i soliti bar, una chiesetta, un enorme e orrido piazzale che non merita nemmeno una foto (se volete vederlo cercatelo su internet).
A me interessa la strada che scende ad Anfo sul Lago d’Idro; 26 km che si svolgono tra rocce, burroni, forti della I° Guerra Mondiale (cima Ora), passi (del Baremone, della Spina, delle Pirole), alternando asfalto a sterrato.
Sapevo da fonti attendibili e sicure che la strada era chiusa per frana, e che la frana era insuperabile anche in moto, o perlomeno dalle grosse moto; ma erano informazioni del 2006, speravo che avessero fatto qualcosa in questi 2 anni.
E in effetti qualcosa è stato fatto:

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La beffa finale.

Cancello a prova di sfondamento, retti tutt’attorno che neanche col trial passi oltre; ma non serviva tanto. Anche da lontano si capisce quanto la frana fosse grande: ha praticamente asportato la strada!

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The big frana!

E questo è il terzo pacco: salta pure l’avventurosa discesa ad Anfo.
Tanto per dare una idea di quanto avrei trovato, 2 foto del percorso recuperate su “Panoramio”:

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Baremone 1.

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Baremone 2.


Non mi resta che narrare l’epilogo dell’avventura.
Non ho, fortunatamente, dovuto ripercorrere tutto il Croce Domini e la valle di Caffaro; e non ho dovuto affrontare lunghi giri nelle valli bresciane per rientrare verso il Garda. Dal Maniva parte una stradina asfaltata che, prima attraverso i pascoli e i campi da sci, poi immersa nel bosco, che scende diretta su Bagolino, molto più rapida del lungo giro per Gaver.
Strada priva di attrattiva, lunga e noiosa.
Ormai si era fatto tardi, e allora sono tornato ripercorrendo esattamente la stessa via dell’andata: Storo, Ampola, Riva, Rovereto, la Vallarsa.
Altri 330 km aggiunti al mio carniere.

Ciao
Alves
Ultima modifica di SuperHank il gio 01 gen, 1970 1:00 am, modificato 1 volta in totale.

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max37
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DISPATRIO V: MANIVA CROCE DOMINI

Messaggio da max37 » ven 12 dic, 2008 2:59 pm

la foto della tettona non l'hai fatta tu vero?
altrimenti ti sparava :lol: :lol:
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

SuperHank
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DISPATRIO V: MANIVA CROCE DOMINI

Messaggio da SuperHank » ven 12 dic, 2008 5:20 pm

max37 ha scritto:la foto della tettona non l'hai fatta tu vero?

Naturalmente si, non vedi come è mossa? 8)

No, ovviamente non sono così voyeur e paparazzo, l'ho presa dalla rete, era molto piccola ed anche solo ingrandendola a 640x480 è divenuta così sfumata che sembra presa dal "vero"!
In realtà ero molto distante dalla malga e non ho visto niente.

Ciao
Alves

steveh86
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DISPATRIO V: MANIVA CROCE DOMINI

Messaggio da steveh86 » sab 07 mar, 2009 4:19 pm

La sterrata che parte da malga cadino porta in un 5-6 km al lago della vacca (sotto il cornone di blumone praticamente): ci si arriva a piedi, come testimoniano le numerose macchine presenti. Il primo pezzo, fino al lago nero, è fattibile anche in moto, ma poi il sentierino sale. su googlemaps si vede un sacco...
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