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9.ALPI OCCIDENTALI IV° - THE GREAT PARPAILLON IN THE SKY

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SuperHank
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9.ALPI OCCIDENTALI IV° - THE GREAT PARPAILLON IN THE SKY

Messaggio da SuperHank » mar 20 apr, 2010 12:37 am

Ladies ad gentlemen, il gran finale:

QUARTO GIORNO – GRAN FINALE SUL PARPAILLON:
DALLA VIA DEL SALE AL MONGINEVRO

LA VIA DEL SALE: COLLE SANSON – COLLEARDENTE – PASSO TANARELLO – COLLE DEI SIGNORI – TENDA

Quando mi desto dal sonno profondo e ristoratrice delle fatiche di cotanta guida dei primi 3 giorni, mi rendo conto di trovarmi a più di 300 km dall’auto e carrello, a loro volta a 400 km dalla mia casetta nel vicentino, a cui vanno aggiunti circa 200 km per arrivare a Caorle dove la famiglia è in vacanza: 300+400+200= 900 km, e mi aspettano nel tardo pomeriggio per la cena!!!!
Questa “mission” è troppo “impossible”, pure per un SuperHank! Ma devo provarci ...
Abbandonata definitivamente la parte meridionale della Via del Sale, ho però ancora tutta da fare la tratta Sanson – Tenda, e Moutiere, Parpaillon e Valbelle a tiro: non posso rinunciarvi, a costo di andare a palla per 10 ore filate!
Avrei dovuto, e voluto, partire all’alba, ma la stanchezza accumulata ancor prima di partire per la trasfertona piemontese chiede il pegno, e comunque in questi alberghetti a conduzione semi familiare raramente riesci ad avere colazione, saldare il conto, aprire il garage prima delle 7.
Alle 8.15, dopo abbondante colazione, sono in marcia verso Realdo, dove salire la sterrata per la Colla di Sanson.

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Triora al mattino.

Impressionante la profondità e la selvaggia bellezza di queste valli; la salita da Realdo è una facile sterrata nel bosco di pini, dove mi lascio prendere la mano con il gas, ma pago le conseguenze con la rottura e la perdita di un elastico che sostiene le borse; rimedio utilizzando la corda di emergenza per il recupero moto che tengo nella dotazione attrezzi.
Alla Colla di Sanson prendo a destra verso la Collardente; ad un certo punto la strada si biforca: un ramo aggira il monte Collardente sul versante francese, l’altro sulla parte italiana, per poi riunirsi al passo di Collardente; sul bivio c’è un forestale! Ahia! La mia coscienza sporca di endurista mi fa sobbalzare ad ogni tuta mimetica, ma non sono in fallo, tanto che mi fermo a chiedergli la strada, anche se la so benissimo: così, l’ho fatto per stabilire il contatto con l’autorità, per sentire se mi diceva qualcosa.
Il milite si limita a confermarmi la strada e salutarmi; procedo verso il Collardente, sul lato francese, uno stradello stretto e molto scavato dalla pioggia, ricoperto da un robusto strato di humus e aghi di pino caduti.
Il Collardente è un anonimo quadrivio di sterrate, immerso nella pineta, da cui poco si ammira il panorama circostante. Qui devo scegliere la via per aggirare il possente monte Saccarello: la direttissima in terra francese fino al passo del Tanarello, oppure il più lungo periplo per il passo della Guardia, la Colla Garezzo, la Colla San Bernardo, Monesi, Tanarello. Opto deciso per la via breve, la più ostica, la più avventurosa, la più sconosciuta, visto che Muz e Baypiss non ne hanno mai parlato nei loro report.
Lo stradello è discretamente impegnativo, molto più della carrabile che lo precede: stretto, con continue curve a seguire il pendio quasi verticale a cui è aggrappato, il fondo accidentato e rotto, a lato precipizi di centinaia di metri.
Sarebbe stato bello, dal Tanarello, scendere a Monesi, fare il Garezzo e la Guardia in direzione Triora e ripetere la direttissima Collardente – Tanarello, per poter dire di aver toccato tutti i punti topici della via del Sale, comprese la galleria del Collardente raccontata dal Baypiss, che sulla mia carta non è nominata (immagino sia una lunga galleria prima del passo La Guardia?)
Ma il tempo tiranno mi impone di rinunciarvi; non rinuncio invece alla breve salita alla vetta del monte Saccarello, dominata dalla statua del Redentore.

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Passo di Collardente, 1.600 m.

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Dal Collardente al Tanarello, versante francese.

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Guai a soffrire di vertigini!

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Passo del Tanarello, 2.042 m., si intravede la traccia appena percorsa sul fianco del monte.

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Monte Saccarello, 2.200 m..

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Collardente e Colla di Sanson dal Saccarello.

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Il Redentore.

Dal Redentore la discesa è breve fino al bivio nei pascoli sottostanti: a DX si scende a Monesi, a SX continua la lunga cavalcata verso Tenda.
Nei vari resoconti sulla Via del Sale si vedono sempre le foto inerenti alla zona tra il Colle della Boaria e il Colle dei Signori, quelle distese di pietra calcarea bianca come ossa, o la strada scavata nella pietra a filo dei precipizi; ma, con mia sorpresa, scopro che prima c’è un lungo tratto di sterrata che corre all’interno di una immensa foresta di abeti, il Bosco delle Navette, così dice la mappa.
La strada sale dolcemente, quasi non ci fosse pendenza, le pietre del fondo sono spesso nascoste da terriccio e aghi di pino caduti, e l’XR scorre dolce in 3° e anche 4° marcia, mettendosi km e km sotto le ruote. Il panorama non è nulla di che, ovviamente se paragonato alle cattedrali di roccia viste sul Gardetta o alle vertigini del Saccarello, ma in realtà abbiamo sempre a che fare con una prospettiva infinita costituita da montagne e valli che si accavallano fino all’orizzonte: mica niente!

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Bosco delle Navette (foto rubata a Baypiss!).

Più i km si accumulano sotto i tasselli, più mi innamoro di questa Via del Sale; io, percorrendo il giro in senso antiorario e spezzandolo in 2 giorni, ho rotto in parte la magia ma volendo, se si parte dalla Melosa, si resta costantemente sullo sterrato per ore, fino alla discesa su Tenda, in Francia; e il collegamento Tenda – Briga è poca cosa, un quarto d’ora poco più.
Ogni endurista che si rispetti sa mettere insieme giri lunghi decine di km in off-road, ma si tratta quasi sempre di un paziente collage di piccoli pezzi sterrati o sentieri scampati alla cementificazione; anche sul mio Altipiano di Asiago so tracciare un giro da 100 km di sterrati, ma nessuno di essi supera i 10-15 km, c’è sempre in mezzo qualche pezzo del Triste Asfalto. Nella Via del Sale invece, si guida per decine di km sempre sullo stesso sterro, ed è impagabile!
Terminato il fiabesco Bosco delle Navette, appare il candido calcare che forma il massiccio del Marguereis, appena appena velato dal verde rubino della poca erba che cresce nella terra racchiusa negli interstizi della roccia. È il tratto tra il Colle dei Signori e il Colle della Boaria, lingua francese fra terre italiane; trattasi della parte più difficile del percorso, fondo durissimo, irto di rocce a scaglie, appuntite e taglienti; è il luogo dove Baypiss e il suo amico Dani hanno gettato la spugna, per la Lambretta del ligure questo percorso era veramente troppo!
Per l’XR ovviamente non è così, ma avanzo lo stesso senza fretta, per evitare cadute e forature.
Al Colle della Boaria incontro un paio di tizi con uno strano fuoristrada 4x4, paiono militari anche se non lo sono, che stanno smontando in campo notturno in barba al divieto di campeggio.
Il fondo migliora, ma la strada è ora a filo dei burroni, occorre ancora prudenza.

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Colle delle Vecchie, 2.098 m.

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Colle del Lago dei Signori, 2.111 m..

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La valle della Luna.

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Idem.


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Idem.

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Colle della Boaria, 2.102 m.

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Il famoso tornante sospeso.

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Strade incrociate.

Prudenza che non hanno i molti motociclisti stranieri che incontro nel breve tratto che mi separa dal Colle di Tenda; sono le 10 di mattina, nonostante sia un giorno infrasettimanale incontro 2-3 gruppi, alcuni compatti, altri sgranati.
Ci sono molte KTM EXC, qualche LC4, un paio di WR Yamaha, dei mastodontici BMW GS 1.150, e passano pure 2 sconosciute enduro nere, forse delle recenti MZ motorizzate con mono Yamaha.
Tutti o quasi presi come se fossero in gara: perchè?

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Verso il Colle di Tenda.

Il destino mi gioca un simpatico scherzo; una fitta nebbia immerge le montagne, tanto che sbaglio qualche bivio e, invece di arrivare al colle di Tenda, dove volevo brevemente visitare il Fort Central, mi ritrovo a scendere lungo una pista di servizio agli impianti di risalita, dalla pendenza esagerata, al limite del bloccaggio delle ruote!
La pista esce in una sterrata che mi conduce praticamente alla periferia di Limone Piemonte, ben sotto anche al Tunnel: Addio Via del Sale, sei scomparsa così, all’improvviso!

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La pista (da sci) per Limone Piemonte.


DALLA LOMBARDA AL PARPAILLON

Eccomi di nuovo a Limone Piemonte, con di fronte una 60 di km di trafficate strade di fondovalle per raggiungere Demonte e oltre fino a Vinadio, dove parte la salita ai 2.350 m. del Colle della Lombarda. Da suddetto passo si scende in Francia, nella Val de la Tinèe, alla cui testata c’è il valico de La Moutiere e de La Bonnette, quindi il Parpaillon e il Valbelle.
Spingo la sferragliante Honda lungo le valli piemontesi, con solo una sosta all’ultimo distributore di Vinadio per il pieno: non posso indugiare, ho da acciuffare il Parpaillon!
La salita alla Lombarda è ovviamente asfaltata, ma comunque rimane ricca di fascino, per l’aspra e selvaggia bellezza del vallone che attraversa.
A metà della salita il comando del gas prende un gioco eccessivo, già mi immagino lo sfilacciamento del cavo gas, preludio alla rottura del comando; invece non è così, le vibrazioni di 800 km di strada hanno fatto uscire dalla sua sede uno dei registri dei cavi gas, per la precisione quello che comanda il ritorno. Pericolo scampato! Posso proseguire anche in queste condizioni, senza perdere prezioso tempo in riparazioni e sostituzioni, basta avere l’accortezza di “accompagnare” con decisione il movimento di ritorno della manopola, pena trovarsi col gas bloccato in frenata.
Circa metà del vallone c’è il santuario di S. Anna, nei cui pressi è segnata una sterrata, alternativa all’asfalto, che sale al colle; viste le condizioni traballanti dell’Honda le risparmio sorprese, e salgo per l’asfalto, mangiandomi le mani. Infatti una volta al passo non vedrò divieti sulla bellissima sterrata che corre al centro della valle!
Al passo mi fermo a mangiare un panino in un baracchino gestito da una signora francese e dal figlio: non ci capiamo per nulla, ma dopo un quarto d’ora mi prepara il Re dei panini imbottiti, una baguette ripiena di prosciutto, peperoni, zucchine, formaggio, unta e bisunta d’olio: favolosa!

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Vallone di S. Anna.

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Santuario omonimo.

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La via sterrata che risale il vallone di Orgials.

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Col de la Lombarda, 2.350 m.: un motard tedesco in Brokeback position, nell’indifferenza di Lei!

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Vecchi bunker del vallo Alpino e piste da sci di Isola 2000, in Francia.

Viaggio con mezza giornata di ritardo sul programma, in vetta alla Lombarda avrei dovuto esservi al primo mattino, partendo direttamente da Demonte. La discesa al fondo valle della Val De la Tinèe si rivela lunghissima, e perdo ulteriore tempo sulla strada di fondovalle per ricorrenti cantieri stradali. A Saint Etienne de Tinèe avevo individuato un anello, probabilmente sterrato, sul versante destro della valle, tra la stazione sciistica di Auron e il Vallon de Demandols: nemmeno ci penso a cercarlo, è la quarta rinuncia del viaggio, dopo Muratone, Garezzo, sterrata del vallone d’Orgials!
Lungo la Val de La Tinèe si susseguono pomposi i cartelli francesi che reclamano per la Bonnette il titolo di strada più alta della Alpi, 2.802 m.: che sia veramente il valico asfaltato più alto d’Europa?
Al paesino di Saint Dalmas Le Selvage abbandono la via principale per la strada che conduce alla Moutiere.
Bonnette e Moutiere sono vicinissimi, nell’intersecarsi di valli e cime di questa regione dall’orografia incasinata. Nella salita da Saint Dalmas Le Selvagge si percorre il vallone del torrente Sestriere, dapprima chiusi nel fondovalle, a ridosso della forra del torrente, poi la foresta scompare, lo scenario si apre, compaiono i pascoli d’alta quota con le brulle montagne a chiudere l’anfiteatro montano: bellissimo nonostante il fondo sia purtroppo asfaltato.

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Verso la Moutiere.

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Il vallone del torrente Sestriere.

Fin da St. Etienne le montagne erano scomparse, inghiottite da pesanti, tetre nuvole scure; ora ci sono dentro, anzi sotto, ed inizia a piovere, grosse gocce che preludono alla imminente tempesta; le nubi temporalesche, tenebrose come la notte, sono vicinissime sopra di me, quasi che se salissi sulla cime attorno alla strada potrei palpare la loro consistenza!
E dopo le gocce arriva il primo tuono, potente come mille cannoni, vicinissimo, cosi possente è l’onda del suono che mi sembra di sentirla fisicamente sul mio corpo, e non solo con l’udito!
Intabarrato nella mia iper utilizzata antipioggia continuo a salire verso i 2.444 m. della Moutiere, che raggiungo nel pieno del temporale: il colle è una piccola, anonima selletta, presidiata dal rudere di un bunker transalpino, apparentemente chiuso da un portone in ferro. La strada scende con poche centinaia di metri in un ampio altipiano coronato su 3 lati da montagne; nei pressi del guado di un torrentello di montagna c’è un trivio di strade: li termina l’asfalto che sale da St. Dalmas, delle 2 diramazioni sterrate una scende per il Vallon de la Moutiere propriamente detto fino nella valle del torrente Bachelard, e di li a Barcelonette, l’altro percorre il pianoro fino a collegarsi alla strada della Bonnette presso il Col de Restefond.

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Col de la Moutiere, 2.444 m., sullo sfondo ; la macchia marrone al centro e a ¾ di altezza è il bunker.

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Verso il col de Restefond, 2.656 m.

La pista del Vallon della Moutiere deve essere spettacolare, da quel poco che riesco a vedere: una strada aperta sul fianco di un monte completamente spoglio, grigio e nero.
Nei pressi del bivio la mappa indica la Pietra di Annibale, non so se sia un monumento o un luogo naturale, ero molto curioso di scoprirlo, ma ora le mie priorità sono ben altre, altro che scoprire la Pietra d’Annibale. La pioggia cade forte, non fittissima quindi sopportabile, ma ai tuoni ora si accompagnano fulmini e saette; lampi e tuoni sono vicinissimi, scaricano la loro potenza sulle cime circostanti, ogni folgore è accompagnata all’istante dal boato del suo tuono, ulteriore prova, se ce ne fosse bisogno, di quanto vicino mi siano!
Continuo a salire verso il col de Restefond; mi rendo conto di essere l’unica asta, l’unica antenna, l’unica elevazione in questa desolata pianura d’alta quota, attorno a me non un albero, non un cespuglio, solo informi pietre sparse a terra; sono sopra ad un quintale e mezzo di ferro, gomma e benzina, bagnato fradicio, un parafulmine vivente e semovente, senza nessuna possibilità di ricovero, non una grotta, non un capanno, non uno spalto di roccia! L’unica sarebbe tornare al col de la Moutiere e cercare di introdursi nel bunker, ma vado avanti, cagandomi sotto, finché l’ennesima saetta colpisce con tutta la sua energia di milioni di watt proprio il fondo stradale, a non più di 600-700 metri da dove mi trovo!!!!
Panico e paura!! Poche volte in vita mia ho provato sensazioni simili, quando sei consapevole che non stai più giocando, ma che la posta in gioco è massima, la vita stessa…e sempre legate alla montagna, dispensatrice di felicità ma anche di sofferenza e morte: in grotta quando non sai se ce la fari a risalire, su una ferrata quando le forze sembrano mancare, in moto nella tempesta!
Mi faccio piccino piccino di fronte alla potenza degli dei del cielo, quasi che la mia umiltà li possa placare; forse dovrei correre come un pazzo per uscire dal temporale, invece inconsciamente avanzo lentamente, quasi che così il fulmine non si accorga di me, oppure che io riesca a frenare in tempo prima di essere folgorato!
Finalmente i più interminabili km di sterrato della mia carriera di endurista terminano sull’asfalto del Col de Restefond, 2.656 m., la massima elevazione della giornata e di tutto il giro: non ho dubbi, non posso chiedere di più alla Dea Bendata, al diavolo Bonnette e foto ricordo dei 2.802 m. del colle, giro in direzione Jausiers, lascio i fulmini sulle vette e senza soste percorro l’interminabile discesa verso il fondovalle, fortunatamente “solo” sotto una innocua pioggia, mentre i numerosi motociclisti fermi sotto i più improbabili ripari salutano il mio passaggio.

THE GREAT PARPAILLON IN THE SKY

Sono circa le 15.45 quando raggiungo la periferia di Jausiers; piove fitto, il pilota è ancora scosso, la moto scricchiola, il gas si impunta e non scorre, le gomme sono finite, l’rimpianto luci non funziona; il mezzi di assistenza (auto and carrello) sono a 100 e più km; ma il Parpaillon è ad uno sputo di distanza, con la sua galleria a 2.640 metri; ma se arrivo fin lassù e non riesco ad attraversare il tunnel sono fregato, che fare?
Devo chiedere appoggio, almeno morale, a qualcuno; uso il jolly cellulare, e chiamo il guru del mototurismo avventuroso, il Muz!
A:”Ciao Mario, sono io, scusa se ti disturbo, ma avrei bisogno di un aiuto: quanto lunga è la galleria del Parpaillon? Si riesce a farla senza fanale?
M:”Ma dove sei”?
A:”Sono a Jausiers, devo decidere se salire o meno sul Parpaillon e sono senza impianto elettrico.”
M:”BASTARDO, sei in giro con l’Elefante?”
A:”No, con l’XR, sono in giro da lunedì, Sale, Gardetta, faccio prima a dirti dove non sono stato; ma ci vado su senza faro, si o no”?
M:”Tranquillo, ce l’hai la piletta da campeggio, no? Con quella attraversi la galleria, è dritta e corta, non lunga e a ferro di cavallo come la Saraceni sullo Jafferau, va tranquillo, attento alle buche e al ghiaccio e alle enormi pozzanghere sul fondo del Parpaillon.”
A:”Ce l’ho la piletta! Grazie Mario!”
Pronti via, all’attacco del Parpaillon.
Da Jausiers è breve la strada fino al paese di La Condamine-Chatelard, dove c’è l’indicazione per il tunnel du Parpaillon; si sale una stretta valle dai ripidi fianchi, verso il borgo di St. Anne, dove parte la sterrata, 12 km fino al colle, indicati come strada non soggetta a manutenzione, pericolosa e percorribile a proprio rischio e pericolo: M I T I C O !!!
La sterrata è buona, un fondo di terra e ghiaia compatto, all’interno di una foresta di pini da cui si scorgono appena le cime.
È in questo bosco che il dio della pioggia sferra il suo colpo di coda contro Alves: la pioggia cade sempre più intensa, anche ad andatura ridotta le gocce sono mille spilli che si conficcano nel volto fra le aperture del casco enduro, la strada pare un torrente; non soddisfatto, la pioggia si mischia a chicchi di grandine; infilo la mano sinistra sotto al casco, per proteggere mento e naso, tenendo la moto con la destra e cambiando senza frizione, tanto per martoriare di più la povera Honda 400!

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Grandine sul Parpaillon.

Dal bosco si esce in un grande vallone glaciale, dal classico profilo ad U, completamente glabro di vegetazione, anche l’erba pare non farcela ad aggrapparsi alla opaca roccia dei monti circostanti; monti talmente alti, dello stesso colore delle nuvole soprastanti, che si confondono con queste e non si capisce dove sia la cima.
Uno sfregio percorre la costa del monte, fino a sparire anch’esso, confuso fra le nubi e la roccia: è la pista del Parpaillon, ma quanto sale?
I pendii delle montagne sono velati di bianco, “zuccherrati a velo” dalla grandine, ma per fortuna le stronzissime palline di ghiaccio smettono di cadere e anche la pioggia quasi scompare, trascinata via da un vento freddo e tagliente. Ciò mi da l’energia di andare avanti, perché ci si spaventa di fronte a questi colossi montuosi, mi alzo addirittura in piedi sulle pedane, per guidare meglio l’enduro sul brecciame della pista, sotto lo sguardo curioso degli occupanti il minuscolo rifugio alla base del vallone, uscite a vedere chi è quel pazzo che con un tempo simile affronta il Parpaillon.
A metà monte urge sosta tecnica, le corde che tengono le borse si sono staccate di nuovo e si sono avvolte sul mozzo posteriore. Sistemazione carico, controllo mezzo, due foto e riprendo questa ascesa che non posso non definire onirica, ascetica: sublimazione del viaggiare in moto, in fuoristrada, alla ricerca dell’avventura e del mistero; so che la in cima c’è un semplice tunnel che attraversa la montagna, ma non mi stupirei a trovarci il Castello di Oz, una piramide maya o una base aliena!

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Ma quanto sale?

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Barlumi di luce.

Tecnicamente, condizioni atmosferiche a parte, la salita è facile, alla portata anche di bicilindriche enduro con gomme stradali; per moto stradali molto meno, ma un buon pilota ce la farebbe. Dopo molti tornanti con cui si guadagna quota, la strada effettua un lungo traverso aggirando un costone del monte; in questo tratto c’è una ruspa, responsabile del fondo tirato e piatto, migliore che nel tratto mediano.
La verzura scompare del tutto, è il regno della pietra nera, la strada in alcuni punti vi è aperta nel mezzo, senza parapetti o muri di contenimento, pare appena tracciata a forza di dinamite e ruspa, invece esiste da quasi cento anni.

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Velo bianco.

Superato il costone del monte, al centro dell’anfiteatro sommitale appare il nero profilo ogivale dell’ingresso, sostenuto dalla massiccia muraglia trapezoidale; i militari un tempo facevano bene le cose: il muro è rifinito con cura e anche una certa grazia, in alto sopra la volta dell’arco c’è scritto nella pietra “Tunnel du Parpaillon”, sul muro un paio di lapidi ricordano la costruzione del tunnel, i reparti impiegati, ecc.; Parpaillon è il nome del Generale che ideò, o progettò, insomma l’artefice del tunnel; lungo circa 460 m., fu costruito dal Genio militare francese per permettere un rapido trasferimento delle truppe, in caso di attacco italiano, dalla valle della Durance al forte di Tournou, nella valle dell'Ubaye.
L’ingresso è protetto da 2 massicci portoni in ferro, ma per fortuna sono aperti; probabilmente, a seconda delle condizioni meteo i portoni vengono chiusi; vari cartelli avvertono della pericolosità dell’attraversamento.
Non si scorge minimamente l’uscita, frugo nei bagagli alla ricerca della pila ma l’esito è negativo: l’ho dimenticata a casa!! Porc… Putt... sono davanti all’ingresso del Parpaillon, a 2.640 m., senza luce, sono le 16.30, e mi aspettano a Caorle per cena!
L’unica è far ripartire la luce; sotto lo sferzante vento del Parpaillon smonto il fanale, per fortuna la lampada ha il filamento integro, non c’è corrente tra lampada e portafaro, ravano un po’ con i fili, accendo la moto, il faro va, no, poi si spegne, rismonto tutto, riprovo, accendo la moto, il faro va, non va, va, si spegne, per la terza volta aggiusto i fili, è la volta buona, la luce tiene!!
Via, in sella, dentro l’ombelico del monte!
La galleria è meno peggio di quel che credevo: già poche decine di metri all’interno si scorge il puntino luminoso dell’uscita, non c’è ne ghiaccio ne neve, solo qualche cumulo di detriti, grosse pozzanghere si ma non certo sabbie mobili in cui la moto scompare; in un minuto sono sull’altro versante e, ironia della sorte, pochi secondi dopo arriva un 4x4 di cui avrei potuto chiedere l’aiuto per attraversare il tunnel: in un modo o nell’altro ce l’avrei fatta comunque, ma meglio da solo!

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L’ombelico del monte.

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Parpaillon.

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Alves al Parpaillon, 2.640 m.

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Luce fu! L’uscita verso Crevoux.

E con questa tremolante immagine del faro XR splendente all’uscita del Parpaillon, si conclude questa fantastica gita sulle Alpi Occidentali.
La discesa su Crevoux sarà ancora all’insegna della pioggia, anche se lieve, su una sterrata facile e molto lunga: in tutto credo che lo sterrato del Parpaillon sia sui 30 km, nei 2 versanti.
Ovviamente, una volta raggiunto il fondovalle della Durance, salta anche il valico del Valbelle, un 2.370 m. che a giudicare dai racconti del Muz non dev’essere male.
Ultime decine di km in terra di Francia, in direzione Briancon, senza passare dall’Izoard; la mole minacciosa del monte Chaberton mi accompagna mentre transito sul Monginevro con l’XR sbatacchiante e stanca; discesa a Cesana e corsa fino a Meana di Susa, al Campo M.L.K., dove arrivo verso le 18.45, dopo 375 km fra le montagne; in tutto, 1.025 km percorsi in 3 giorni e mezzo.
Un’ora dopo sono già in auto, la moto caricata, i bagagli sistemati; in tangenziale a Torino sbaglio direzione e prendo l’autostrada per Aosta, poi soliti rallentamenti per i lavori in A4, temporale sul novarese, coda in tangenziale a MI, soste Rustichella e caffè, quando sono a VI giro decisamente verso casa, dove arrivo stremato verso le due e mezza.
La mattina seguente corro verso il mare Adriatico, attraverso le piatte, uniformi, paludose pianure venete, soffocate nell’afa estiva, rivestite di verzura lussureggiante, accompagnato dal ronzio di mosconi e zanzare: ieri ero sul Parpaillon, oggi pare talmente lontano quasi sia un’altra dimensione.

Ciao
Alves

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Messaggio da massimo s » mar 20 apr, 2010 10:21 pm

Bei posti, ma sono ancora aperti , o si pirateggia ?
D-istruttore enduro :)

VALCHISUN
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Messaggio da VALCHISUN » mer 21 apr, 2010 12:32 am

Sono tutte strade aperte al normale traffico, percorsi francesi compresi, la strada del Parpaillon e' transitabile anche con le normali autovetture, per le strade sopra il Colle di Tenda, denominate impropriamente "Via del Sale", nell'estate 2009 c'era un' ordinanza del Comune di Limone Piemonte che autorizzava il passaggio ai motoveicoli, visto che era stata sistemata una sbarra che bloccava il transito agli autoveicoli, comunque era transitabile anche da una maxi-enduro!Per la zona delle Valle delle Meraviglie sopra Sant Dalmas de Tende, in territorio francese, la strada sterrata e' percorribile dal normale traffico, occhio solo a non uscire dalla sterrata principale in quanto attraversa il parco!
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Meno Internet e piu' Cabernet, ma anche il Dolcetto va bene lo stesso...

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Messaggio da massimo s » mer 21 apr, 2010 1:10 am

grazie.....magari quest'anno un giretto con la bicilindrica in quei posti me lo faccio...
D-istruttore enduro :)

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nonnomiki
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Messaggio da nonnomiki » mer 21 apr, 2010 2:53 pm

Grande Alves,
Sono tutti posti delle "nostre" Parti che conosco al centimetro, per non dire al millimetro perchè le percorriamo praticamente tutti gli anni, ma in solitaria come fai Tu e con una descrizione così dettagliata é veramente una cosa fantastica, come leggere un racconto appassionante che ti "prende" e ti fa immedesimare, quando parlavi dei fulmini e tuoni ....visto che anch'io mi son trovato in situazioni analoghe, mi sembrava di sentire i brividi giù per la schiena!!!!!!
Complimenti!!!!! BRAVO continua così ad appassionarci tutti quanti con i tuoi fantastici racconti.....
P.S. nonostante indigeno alcuni nomi di colli li ho imparati da Te.....ciao


nonnomiki.
AUTA LA PERA STREITA LA VIA VUI Dì LA VOSTRA CHE MI DISU LA MIA!!!! nonnomiki.

ttr
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Messaggio da ttr » mar 27 apr, 2010 3:12 pm

Con grande interesse ho riletto tutta la tua saga. Non sapevo che questi posti esistessero (a parte qualche articolo qua e là sul colle delle Finestre), tantomeno che fossero transitabili.

Inizio davvero a pensare di fare un giro da quelle parti, da "straniero" i posti che mi sono sembrati più intriganti sono senz altro:

- Fenestre - Fenestrelle Colle Blegier e Colle Basset;
- Jafferau. Salendo da Pramand, bocche dei Saraceni poi Jafferau e discesa vs. Bardonecchia;
- Sommeiller;
- Forte Variselle, Malamot

Ho tratto le mie conclusioni seguendo i tuoi percorsi su Google e, ovviamente, guardando le foto.

Pensavo di approfittare di alcuni giorni alla fine di Giugno, qui il 29 è festa. A tal proposito:

- C'è ancora neve in quei giorni?
- Qualcuno si unirebbe?

Complimenti ancora e

Saluti a tutti

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rerechan
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9.ALPI OCCIDENTALI IV° - THE GREAT PARPAILLON IN THE SKY

Messaggio da rerechan » mar 27 apr, 2010 3:26 pm

Altra scorpacciata di poesia... deciditi a scrivere un libro.... :wink:
chi va piano,
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)

VALCHISUN
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9.ALPI OCCIDENTALI IV° - THE GREAT PARPAILLON IN THE SKY

Messaggio da VALCHISUN » mar 27 apr, 2010 3:33 pm

ttr ha scritto:Con grande interesse ho riletto tutta la tua saga. Non sapevo che questi posti esistessero (a parte qualche articolo qua e là sul colle delle Finestre), tantomeno che fossero transitabili.

Inizio davvero a pensare di fare un giro da quelle parti, da "straniero" i posti che mi sono sembrati più intriganti sono senz altro:

- Fenestre - Fenestrelle Colle Blegier e Colle Basset;
- Jafferau. Salendo da Pramand, bocche dei Saraceni poi Jafferau e discesa vs. Bardonecchia;
- Sommeiller;
- Forte Variselle, Malamot

Ho tratto le mie conclusioni seguendo i tuoi percorsi su Google e, ovviamente, guardando le foto.

Pensavo di approfittare di alcuni giorni alla fine di Giugno, qui il 29 è festa. A tal proposito:

- C'è ancora neve in quei giorni?
- Qualcuno si unirebbe?

Complimenti ancora e

Saluti a tutti
Per quanto riguarda la situazione neve oltre i 2.000 metri, siamo ancora in alto mare (montagna.. 8) ), visto che stamattina le montagne erano di nuovo tutte imbiancate....Ti tengo aggiornato per la fine di giugno, la strada dell'Assietta e' ancora chiusa, in genere la riaprono al traffico ai primi di giugno, lo stesso vale per il Colle delle Finestre!
Ciao! :wink:
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Meno Internet e piu' Cabernet, ma anche il Dolcetto va bene lo stesso...

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Tucs666
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Messaggio da Tucs666 » mar 27 apr, 2010 4:59 pm

VALCHISUN ha scritto: , visto che stamattina le montagne erano di nuovo tutte imbiancate....
Lo so', lo so' :( :( purtroppo lo so'. Tutte le sere tornando a casa guardo le montagne, ma purtroppo non danno nessun cenno di "sbiancamento". Comincio ad odiare la neve :)
Vabbe' quest'anno va bene a chi fa scialpinismo :)

Ciao
Calma e contemplazione...

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ttr
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Messaggio da ttr » mer 28 apr, 2010 3:44 pm

VALCHISUN ha scritto: Per quanto riguarda la situazione neve oltre i 2.000 metri, siamo ancora in alto mare (montagna.. 8) ), visto che stamattina le montagne erano di nuovo tutte imbiancate....Ti tengo aggiornato per la fine di giugno, la strada dell'Assietta e' ancora chiusa, in genere la riaprono al traffico ai primi di giugno, lo stesso vale per il Colle delle Finestre!
Ciao! :wink:
Grazie mille!
Ah... Dimenticavo Prpaillon e Gardetta, mi sa che mi toccherà togliere qualcosa

Saluti

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