Fuoristrad'artistico, maggio 2014
Parto col vecchio Shadow 125 da Valdobbiadene
e in men che non si dica imbocco questa sterrata che mi porterà al piccolo borgo di San Pietro di Barbozza.
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La percorro spesso perché mi piace passare davanti alle creature di Zoe. Talvolta ci son passato anche a sera inoltrata;
se di giorno assumono sembianze amichevoli, nel buio della notte si metamorfosano in irriducibili sentinelle.
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Come si può leggere in Immaginario Sonoro org, "tra le vigne del prosecco, in questo sconosciuto paesino collinare,
c'è un imprevedibile orto d'arte dove, tra verdure alveari e ciliegi, fanno capolino qua e là, in fila come i Moai
dell'Isola di Pasqua, grandi volti arcani, scolpiti nei sassi del Piave. Orto e sculture sono di Angelo Favero, uomo
accogliente ma di poche parole che solo ora, dopo una vita da muratore, ha finalmente (e felicemente) incontrato
la sua arte".
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Angelo Favero "Zoe" è un artista della corrente dell'"Art Brut" e dell'"Art singulier", conosciuta anche come "Outsidert art".
Il concetto di Art brut (in italiano, letteralmente, Arte grezza) è stato inventato nel 1945 dal pittore francese Jean Dubuffet
per indicare le produzioni esenti da qualsiasi contagio di cultura artistica.
Questa è la definizione di Art Brut di Jean Dubuffet:
"Noi intendiamo per essa quei lavori effettuati da persone indenni di cultura artistica, nelle quali il mimetismo, contrariamente
a ciò che avviene negli intellettuali, abbia poca o niente parte, in modo che i loro autori traggano tutto, (argomenti, scelta dei
materiali, messa in opera, mezzi di trasposizione, ritmo, modi di scritture, ecc.), dal loro profondo e non da stereotipi dell'arte
classica o dell'arte di moda. Assistiamo all'atto artistico totalmente puro, grezzo (brut), reinventato nell'insieme di tutte le sue
fasi dal suo autore, avendo come unico punto di partenza i propi impulsi"[…]
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Altre citazioni di Jean Dubuffet:
L’arte non viene a dormire nei letti che le hanno preparato, scappa appena si pronuncia il suo nome: quello che ama è l’incognito.
I suoi momenti migliori sono quando dimentica il suo nome.
Dal testo introduttivo alla mostra di Parigi al Museé des Arts Décoratifs "Art brut" nel 1967:
Noi riteniamo che queste opere, frutto della solitudine e di un puro e autentico impulso creativo (ove non interferiscono aneliti di
competizione, di applauso e di promozione sociale), sono più preziose di ciò che producono gli artisti professionisti. Anzi, di fronte a
queste opere noi proviamo il sentimento che l’arte culturale sia, nel suo complesso, il gioco di una società futile, una fallace parata.
Fonti:
Wikipedia: Art brut Wikipedia: Jean Dubuffet
Marco Fragonara Irregolari, Art brut e Outsider: tra devianza ed espressione
Museo de l'Art Brut di Losannna