Motogiro dell'Immacolata
Inviato: mer 17 dic, 2008 12:22 pm
Vi racconto del giro in moto dell’7 dicembre, fatto con i ragazzi dell’altro sito che frequento:
BRUCONATA DELL’IMMACOLATA
8 temerari accettavano il mio invito, indifferenti alle temperature polari e al fango diaerroso e colante che sicuramente avremmo trovato dopo settimane di pioggia battente.
Storiche figure dei Bruconi e new entry del sito e/o del tassello; fra i primi, Fritz, Mimmo e Navaho, fra i secondi, le, (per me) nuove conoscenze MauroPincion e Nicola_Super, e il nuovissimo, per tutti, Mtr_Racing.
A completareil gruppo il mio compare Diego, spalla insostituibile in ogni uscita.
Il ritrovo era al Palacampagnola (palazzetto dello sport) di Schio, comodo da trovare per i bassanessi furgonati (Pincion & Nik), per il Valdagnese Mtr e per i vicentini della bassa.
Comodo ma distante dalle zone collinari; nessun problema, Con Diego si mette a punto un trasferimento per campi fino alle alture.
Il giro lo avevo tracciato pensando di rimanere molto basso di quota, non oltre i 5-600 m.s.l.m., per evitare la neve e il ghiaccio, ma conscio di trovare fango e mota a tonnelate!
Dopo i convenevoli e i complimenti di rito si parte.
PIANURA
Si parte, Diego in testa, lungo un argine sterrato che segue pari pari un torrente; nulla di che, ma fango, pozzanghere, probabile ghiaccio ed un sole accecante gisuto davanti a noi rendono la cosa delicata, non vorrei mai che qualcuno, io per primo, facesse un dritto nel rio!
Primo ostacolo del giorno: il passaggio a livello.
Trattasi di passagio riservato ai tenutari dei campi, per cui è sempre chiuso da un lucchetto (immagino che solo i diretti interessati abbiano le chiavi); siamo quindi costretti a “dribblare” le sbarre a lato, in un o stretto passaggio pedonale; devo dire che l’operazione è stata molto rapida, immagino che tutti avessero il “pepe al culo”, al pensiero di un treno in arrivo … per fortuna non sono poi molte le corse sulla Schio-Vicenza!

Bruconi al passaggio a livello.
Si proseguiva per campi, fossi e cavagne, per accampamenti di zingari e cacciatori in battuta coi cani, fino a raggiungere il torrente Leogra, che costeggiavamo per una po’ lungo una veloce sterrata, fino ad un guado; Diego si fermava pensiero al limitare delle acque, meditando il da farsi; gli altri gli guardavano, pensando che magari stava cercando un sentierino che costeggiava la sponda …
Noooooo! Lui voleva proprio guadare!
Ma in quel punto il Leogra era guadabile quanto può esserlo il Mississippi o il Rio delle Amazzoni: c’erano almeno un metro e mezzo sicuri di acqua al centro del greto, per una ampiezza di 10 metri buoni, e una corrente che avrebbe trascinato il malcapitato “guadatore” almeno fino a Vicenza!
Richiamavo Diego alla realtà e proseguivamo per il ponte e poi altre cavagne fangose ed allagate.

Cartolina dalla campagna alto vicentina.
Ma il guado c’era eccome se c’era!
Non superava il mezzo metro, ma è abbastanza lungo, per cui tutti, chi più chi meno, ci bagnavamo piedi, gambe, palle …

Guado della Giara.
Nota geografica: questo è il torrente Livergon, che nasce a Magrè; a San vito lo chiamano “Giara”, a Malo di nuovo “Livergon”, a Isola di nuovo “Giara”, a Costabissara “Orolo”, fino a perdersi nel sistema del Bacchiglione: ma è sempre lo stesso torrente!
COLLINE 1 – IN THE MUD
Bastavano 30 metri di pendio è già eravamo nei casini.

Seminascosti da Diego, un pilota si è intraversanto su una placca di roccia ed ha fatto il tappo …

Navaho che aiuta Nik a rialzarsi.
Nessun danno amoto e piloti; in più, la strada era sbagliata, o meglio, sbarrata da un cacciatore nel casotto; Diego prende una deviazione, e dopo aver bordeggiato alcuni campi entra dritto come un fuso nella contrada, senza vedere il cartello “Proprietà Privata”.
Il povero Nik che lo segue viene fermato da contadino col forcone che gli intima il dietro front!
Lo richiamo a me, fuori dalla “Proprietà Privata” ed attendo il resto del gruppo per scortarli oltre la contrada: Diego, che mi combini!!!

5 moschettieri: Mtr_Racing, Fritz, Pincion, Mimmo e Navaho.
Fino adesso c’era il sole basso e tiepido di mezzo inverno, ma ora si entra nella “selva oscura/ché la diritta via era smarrita” … “Per me si va ne la città dolente/per me si va ne l'etterno dolore/per me si va tra la perduta gente” … Dante era un endurista antelitteram, ne sono sicuro!
Prendo il comando del gruppo ed entriamo nel bosco.
Il fondo si fa subito pesante, fango liquido che impacca per bene gli spazi fra i tasselli, trasformando il pneumatico in una caciotta! Ma quel che è peggio è ciò che sta sotto: i terreni dell’Altovicentino non sono fangosi, sotto il sottile strato di terra c’è subito la pietra, non è come nella bassa o lungo il Po, dove la moto affonda nel paltano come sabbie mobili; qui da noi, dopo che sono passati i primi, pulendo per bene i sassi dalla terra, ai secondi rimangono solo lastre di pietra scivolose come il ghiaccio.
Poi, si sa, i primi sono anche avvantaggiati dal vedere in lontananza quel che gli aspetta, mentre chi è nel gruppone segue a ruota il compagno che precede, ed allora è facile arrivare troppo lenti sull’ostacolo, o seguire il collega che sbaglia traiettoria … così è l’enduro!
COLLINE 2 – IN THE BUSH

Questa è la “Selva Oscura” e la mezzo c’è una macchiolina arancione … il K di Pincion.
Ad ogni modo tutti raggiungevamo il culmine della collina; ora c’era da scendere sull’altro versante, costeggiando un prato ripido e scivoloso come olio, e guadare un minuscolo ma insidioso rivolo d’acqua; sul prato si era in perenne procinto di cadere, almeno io, la differenza tra lo stare in piedi e il trovarsi sdraiati a terra era molto labile; ma mi pare che tutti sono riusciti a cavarsela egregiamente!

Mimmo al guado del rivolo.

Il Pincion è passato, ora tocca a Nik e Navaho.
Si scendeva la collina per piste simili a piccole montagne russe, giù e su, curva e controcurva, piccoli guadi e radici insidiose; in un punto, non so se tutti l’hanno notato, c’erano dei pezzi di plastica giallo-blu, inequivocabilmente di origine motociclistica: un nostro collega che avrà tirato un dritto!
Di nuovo ai margini della pianura, scalavamo la collina successiva su percorsi simili, ma la discesa mutava pelle: pendio assolato, secco ed asciutto, almeno in superficie, ma soprattutto tanti alberi, a terra sotto le ruote, in piedi in mezzo al sentiero, di traverso ad altezza uomo … il festival dello “Scavalca Tronco”!

Pincion supera il primo di molti alberi caduti.

Qui invece piega la capa per passare.

Guardate il Fritz che sguardo contento sotto il casco!
Il sentiero in alcuni punti era poco più di una virgola di terra sospesa sul torrente, ed invariabilmente gli alberi a terra ti spingono verso valle; si cerca di fare assistenza, alzando le forcelle per aiutare il passaggio della moto, o spingendo il retrotreno per fargli scavalcare il legno.
Chi fa più fatica sono le burbe, ma anche i 2T non sembrano andare molto d’accordo con queste manovre a filo di gas.
Qualcuno finisce in terra, ma si è praticamente fermi, niente danni, solo la gran fatica di rialzare la moto.

Mtr_Racing.

Navaho.
COLLINE 3 – IN THE DEVIL’S TEETH
Bene.
Ora che ci siamo riscaldati arriva il bello, anzi il brutto.
Ora c’è il Dente del Diavolo, geniale conio da parte di Navaho.
C’è un minuscolo altipiano, chiuso a sx da late pareti calcaree, residuo di una antica priara; alla dx cumuli di terra e sassi, probabili residui di cava, ed oltre essi la forra in cui scorre il torrente.
Il sentiero passa sinuoso fra questi ostacoli, poi con una rampetta monta sopra un dosso, indi ha 3, forse 4 metri di rettilineo e poi impatta su una parete di terra alta 2-3 metri, in cima praticamente verticale, ed attraversata da delle radici esposte, quasi sospese nel vuoto: non un ciglio smussato quindi, ma un vero e proprio dente .. del Diavolo!
Diego e il primo e nemmeno lo vedo salire, io lo seguo e quais mi fermo, ma con un guizzo arrivo oltre il dente.
Non ricordo esattamente la successione dei passaggi, comunque Mtr fa un tentativo ma frana giù; il Navaho invece parte a razzo, il 4T XR romba possente, cerca un po’ di sponda, arriva lanciatissimo sulla radice che fa da trampolino e decolla verso il cielo! Prestazione maiuscola!
Peccato che nell’atterraggio paga pegno, appogginado il carter frizione su una pietra ed incrinandolo; pezzo da sostituire, ma intanto può proseguire, solo un filo d’olio esce dalla fessura.
Imparata la tecnica, tutti risalgono il dente più o meno alla grande, solo il povero Mtr soccombe e la moto è condotta stavolta da Diego.

Dente del Diavolo from down (foto Mimmo) …

Dente del Diavolo from up …
Queste foto sono scattate dalla cima, rendono bene l’idea della scarpata da superare.

Vado o non vado?

Diego 1 …

Diego 2.
Ma non finisce mica qui.
C’e ancora un dislivello da superare, percorrendo un rampa fangosa, ripida e scivolosa, alla cui base c’è un tornate, per cui la rincorsa va a farsi benedire.
Diego passa, io cado a metà ma dando fondo alle riserve riesco a riaccendere la moto e spingerla oltre il ciglio, Fritz si ferma proprio una ruota su e una giù, ma spingendolo lo trascinaimo fuori; compagnia della spinta anche per Nik che si ferma a metà, e per Pincion; Mimmo sale arazzo, il povero Mtr già ci maledisce e dopo un paio di doverosi tentativi getta la spugna, ma il buon Diego recupera la moto gemella della sua.
Ma cosa importa sapere che è passato e chi no ? Nulla! L’importante è che tutti, con l’aiuto di tutti, sono passati.

Fritz fermo sul “dessert” del Dente del Diavolo.

Nik in spaccata.
COLLINE 3 – IN THE MUD
Usciti dal dente, forse 500 metri di asfalto e siamo di nuovo in ballo, in vallette percorse da sentieri fangosi, allagati da torrenti straripati dai guadi.
Guadagnamo un po’ di quota, ma poi una serie di rampe fangose, ma rotte da lame di roccia spalmata di fango, mette in difficoltà il gruppo.
Mi fermo dopo la prima serie di ostacoli per aiutare Pincion, ed aspettare Nik, Fritz ed Mtr; i primi 3 riescono a passare e proseguono, ed anche il resto del gruppo continua a salire.
Ma per Mtr l’ostacolo è insuperabile; scendo io a prendergli la moto, ma ripartire da fermo è impossibile e nemmeno con la rincorsa ci riesco; opto per un fuori pista fra gli alberi, fino a raggiungere la mia moto.
Poi passoa tribolare con la mia; cerco di superare la fangaia in fuoripista, ma il pendio è troppo ripido e mi blocco; il motore si spegne e non riesco a riaccenderlo, la leva impatta sul terreno; a rischio infarto trascino la la moto di nuovo sul sentiero.
Mtr è morto, non muove la moto nemmeno sul piano; degli altri nessuna traccia, ogni tanto sento un rumoreggiare di moto, ma lontano; basta tribolare, non posso portare 2 moto per 500 metri; per fortuna c’è campo e riesco a contattare Diego e a darci appuntamento al bar del paese.
Io e Mtr scendiamo da dove siamo venuti e prendiamo una facile deviazione verso il paese.
Al bar ritroviamo Diego, Navaho, Mimmo e Fritz; ci contiamo, con me e Mtr fa 6, mancano 2! Pincion e Nik, dove sono?
Diego , Navaho, Mimmo e Fritz erano salito oltre molte rampe, lasciando i 2 bassanesi bloccati indietro; io e Mtr eravamo ancora più lontani, ma Diego credeva fossimo tutti insieme, ed io credevo che loro fossero tutti insieme! Invece i 2 tapini erano fermi nel bosco, giusto in mezzo.
Io e Diego torniamo indietro, io da sotto, lui da sopra; li trovo vicinissimo a dove ero arrivato, praticamente 2 curve e un rettilineo: incredibile!
I 2 si stavano già preparando a svernare in loco, vivendo di bacche e castagne e dormendo in una caverna.
Si tornava a valle tuti insieme, ma il pIncion, oramai fuso, tirva dritto verso la pianura, e il povero Diego doveva tornare a recuperarlo!

Diego nel sentiero dei dispersi (foto Mimmo).

Il gruppo che ha completato la scalata (foto Navaho).

Finalmente tutti insieme al bar (foto Navaho)!
Al bar meritato spuntino per tutti, sfottò e risate, wshow del Pincion con la cameriera, ovviamente sedotta dalla bellezza del KTM “RC4”, mentre il barista ammira compiaciuto le altre moto, chiedendomi se siamo appassioanti anni 80, indcando le XR e la YZ di Mimmo: buon intenditore!
MONTAGNE
Diego ci saluta, e noi saliamo di quota, alla ricerca di percorsi più scorrevoli.
Sterrate o al più facile mulattiere, ma c’è la sorpresa; questo versante è rivolto a nord est, lingue di neve indugiano nei coni d’ombra del monte.
Cosa c’è di più bello che guidare sulla neve?

Bruconi on the snow.

Nik.

Neve anche a scendere.
Se a soli 700 m.s.l.m. la situazione è questa, meglio cambiare versante e passare dal lato assolato.
Lungo la discesa vedevamo questo:

Discesa pericolosa per ritorno?
Ovviamente si proseguiva …

Discesa pericolosa 1 Pincion.

Discesa pericolosa 2 Nik.

Discesa pericolosa 3 Nik.

Discesa pericolosa 4 Mtr.

Discesa pericolosa 5 Navaho.

Discesa pericolosa 5 Navaho.
In fondo mi veniva in mente il significato del cartello: eravamo sul percorso di trasferimento di una recente gara di trial fatta in valle! Niente di così difficile, la prossima volta si fa in salita!
Sull’altro versante della valle si andava alla grande, con panorami meravigliosi:

Ma i crampi e la neve bloccavano la nostra corsa:

Crampi 1.

Crampi 2.

Ancora neve.

Crampi 3.
E qui la nostra corsa terminava, per me era ora del rientro.
Gran giornata, grande divertimento, grandi bruconi!
Ciao
Alves
BRUCONATA DELL’IMMACOLATA
8 temerari accettavano il mio invito, indifferenti alle temperature polari e al fango diaerroso e colante che sicuramente avremmo trovato dopo settimane di pioggia battente.
Storiche figure dei Bruconi e new entry del sito e/o del tassello; fra i primi, Fritz, Mimmo e Navaho, fra i secondi, le, (per me) nuove conoscenze MauroPincion e Nicola_Super, e il nuovissimo, per tutti, Mtr_Racing.
A completareil gruppo il mio compare Diego, spalla insostituibile in ogni uscita.
Il ritrovo era al Palacampagnola (palazzetto dello sport) di Schio, comodo da trovare per i bassanessi furgonati (Pincion & Nik), per il Valdagnese Mtr e per i vicentini della bassa.
Comodo ma distante dalle zone collinari; nessun problema, Con Diego si mette a punto un trasferimento per campi fino alle alture.
Il giro lo avevo tracciato pensando di rimanere molto basso di quota, non oltre i 5-600 m.s.l.m., per evitare la neve e il ghiaccio, ma conscio di trovare fango e mota a tonnelate!
Dopo i convenevoli e i complimenti di rito si parte.
PIANURA
Si parte, Diego in testa, lungo un argine sterrato che segue pari pari un torrente; nulla di che, ma fango, pozzanghere, probabile ghiaccio ed un sole accecante gisuto davanti a noi rendono la cosa delicata, non vorrei mai che qualcuno, io per primo, facesse un dritto nel rio!
Primo ostacolo del giorno: il passaggio a livello.
Trattasi di passagio riservato ai tenutari dei campi, per cui è sempre chiuso da un lucchetto (immagino che solo i diretti interessati abbiano le chiavi); siamo quindi costretti a “dribblare” le sbarre a lato, in un o stretto passaggio pedonale; devo dire che l’operazione è stata molto rapida, immagino che tutti avessero il “pepe al culo”, al pensiero di un treno in arrivo … per fortuna non sono poi molte le corse sulla Schio-Vicenza!
Bruconi al passaggio a livello.
Si proseguiva per campi, fossi e cavagne, per accampamenti di zingari e cacciatori in battuta coi cani, fino a raggiungere il torrente Leogra, che costeggiavamo per una po’ lungo una veloce sterrata, fino ad un guado; Diego si fermava pensiero al limitare delle acque, meditando il da farsi; gli altri gli guardavano, pensando che magari stava cercando un sentierino che costeggiava la sponda …
Noooooo! Lui voleva proprio guadare!
Ma in quel punto il Leogra era guadabile quanto può esserlo il Mississippi o il Rio delle Amazzoni: c’erano almeno un metro e mezzo sicuri di acqua al centro del greto, per una ampiezza di 10 metri buoni, e una corrente che avrebbe trascinato il malcapitato “guadatore” almeno fino a Vicenza!
Richiamavo Diego alla realtà e proseguivamo per il ponte e poi altre cavagne fangose ed allagate.
Cartolina dalla campagna alto vicentina.
Ma il guado c’era eccome se c’era!
Non superava il mezzo metro, ma è abbastanza lungo, per cui tutti, chi più chi meno, ci bagnavamo piedi, gambe, palle …
Guado della Giara.
Nota geografica: questo è il torrente Livergon, che nasce a Magrè; a San vito lo chiamano “Giara”, a Malo di nuovo “Livergon”, a Isola di nuovo “Giara”, a Costabissara “Orolo”, fino a perdersi nel sistema del Bacchiglione: ma è sempre lo stesso torrente!
COLLINE 1 – IN THE MUD
Bastavano 30 metri di pendio è già eravamo nei casini.
Seminascosti da Diego, un pilota si è intraversanto su una placca di roccia ed ha fatto il tappo …
Navaho che aiuta Nik a rialzarsi.
Nessun danno amoto e piloti; in più, la strada era sbagliata, o meglio, sbarrata da un cacciatore nel casotto; Diego prende una deviazione, e dopo aver bordeggiato alcuni campi entra dritto come un fuso nella contrada, senza vedere il cartello “Proprietà Privata”.
Il povero Nik che lo segue viene fermato da contadino col forcone che gli intima il dietro front!
Lo richiamo a me, fuori dalla “Proprietà Privata” ed attendo il resto del gruppo per scortarli oltre la contrada: Diego, che mi combini!!!
5 moschettieri: Mtr_Racing, Fritz, Pincion, Mimmo e Navaho.
Fino adesso c’era il sole basso e tiepido di mezzo inverno, ma ora si entra nella “selva oscura/ché la diritta via era smarrita” … “Per me si va ne la città dolente/per me si va ne l'etterno dolore/per me si va tra la perduta gente” … Dante era un endurista antelitteram, ne sono sicuro!
Prendo il comando del gruppo ed entriamo nel bosco.
Il fondo si fa subito pesante, fango liquido che impacca per bene gli spazi fra i tasselli, trasformando il pneumatico in una caciotta! Ma quel che è peggio è ciò che sta sotto: i terreni dell’Altovicentino non sono fangosi, sotto il sottile strato di terra c’è subito la pietra, non è come nella bassa o lungo il Po, dove la moto affonda nel paltano come sabbie mobili; qui da noi, dopo che sono passati i primi, pulendo per bene i sassi dalla terra, ai secondi rimangono solo lastre di pietra scivolose come il ghiaccio.
Poi, si sa, i primi sono anche avvantaggiati dal vedere in lontananza quel che gli aspetta, mentre chi è nel gruppone segue a ruota il compagno che precede, ed allora è facile arrivare troppo lenti sull’ostacolo, o seguire il collega che sbaglia traiettoria … così è l’enduro!
COLLINE 2 – IN THE BUSH
Questa è la “Selva Oscura” e la mezzo c’è una macchiolina arancione … il K di Pincion.
Ad ogni modo tutti raggiungevamo il culmine della collina; ora c’era da scendere sull’altro versante, costeggiando un prato ripido e scivoloso come olio, e guadare un minuscolo ma insidioso rivolo d’acqua; sul prato si era in perenne procinto di cadere, almeno io, la differenza tra lo stare in piedi e il trovarsi sdraiati a terra era molto labile; ma mi pare che tutti sono riusciti a cavarsela egregiamente!
Mimmo al guado del rivolo.
Il Pincion è passato, ora tocca a Nik e Navaho.
Si scendeva la collina per piste simili a piccole montagne russe, giù e su, curva e controcurva, piccoli guadi e radici insidiose; in un punto, non so se tutti l’hanno notato, c’erano dei pezzi di plastica giallo-blu, inequivocabilmente di origine motociclistica: un nostro collega che avrà tirato un dritto!
Di nuovo ai margini della pianura, scalavamo la collina successiva su percorsi simili, ma la discesa mutava pelle: pendio assolato, secco ed asciutto, almeno in superficie, ma soprattutto tanti alberi, a terra sotto le ruote, in piedi in mezzo al sentiero, di traverso ad altezza uomo … il festival dello “Scavalca Tronco”!
Pincion supera il primo di molti alberi caduti.
Qui invece piega la capa per passare.
Guardate il Fritz che sguardo contento sotto il casco!
Il sentiero in alcuni punti era poco più di una virgola di terra sospesa sul torrente, ed invariabilmente gli alberi a terra ti spingono verso valle; si cerca di fare assistenza, alzando le forcelle per aiutare il passaggio della moto, o spingendo il retrotreno per fargli scavalcare il legno.
Chi fa più fatica sono le burbe, ma anche i 2T non sembrano andare molto d’accordo con queste manovre a filo di gas.
Qualcuno finisce in terra, ma si è praticamente fermi, niente danni, solo la gran fatica di rialzare la moto.
Mtr_Racing.
Navaho.
COLLINE 3 – IN THE DEVIL’S TEETH
Bene.
Ora che ci siamo riscaldati arriva il bello, anzi il brutto.
Ora c’è il Dente del Diavolo, geniale conio da parte di Navaho.
C’è un minuscolo altipiano, chiuso a sx da late pareti calcaree, residuo di una antica priara; alla dx cumuli di terra e sassi, probabili residui di cava, ed oltre essi la forra in cui scorre il torrente.
Il sentiero passa sinuoso fra questi ostacoli, poi con una rampetta monta sopra un dosso, indi ha 3, forse 4 metri di rettilineo e poi impatta su una parete di terra alta 2-3 metri, in cima praticamente verticale, ed attraversata da delle radici esposte, quasi sospese nel vuoto: non un ciglio smussato quindi, ma un vero e proprio dente .. del Diavolo!
Diego e il primo e nemmeno lo vedo salire, io lo seguo e quais mi fermo, ma con un guizzo arrivo oltre il dente.
Non ricordo esattamente la successione dei passaggi, comunque Mtr fa un tentativo ma frana giù; il Navaho invece parte a razzo, il 4T XR romba possente, cerca un po’ di sponda, arriva lanciatissimo sulla radice che fa da trampolino e decolla verso il cielo! Prestazione maiuscola!
Peccato che nell’atterraggio paga pegno, appogginado il carter frizione su una pietra ed incrinandolo; pezzo da sostituire, ma intanto può proseguire, solo un filo d’olio esce dalla fessura.
Imparata la tecnica, tutti risalgono il dente più o meno alla grande, solo il povero Mtr soccombe e la moto è condotta stavolta da Diego.

Dente del Diavolo from down (foto Mimmo) …
Dente del Diavolo from up …
Queste foto sono scattate dalla cima, rendono bene l’idea della scarpata da superare.
Vado o non vado?
Diego 1 …
Diego 2.
Ma non finisce mica qui.
C’e ancora un dislivello da superare, percorrendo un rampa fangosa, ripida e scivolosa, alla cui base c’è un tornate, per cui la rincorsa va a farsi benedire.
Diego passa, io cado a metà ma dando fondo alle riserve riesco a riaccendere la moto e spingerla oltre il ciglio, Fritz si ferma proprio una ruota su e una giù, ma spingendolo lo trascinaimo fuori; compagnia della spinta anche per Nik che si ferma a metà, e per Pincion; Mimmo sale arazzo, il povero Mtr già ci maledisce e dopo un paio di doverosi tentativi getta la spugna, ma il buon Diego recupera la moto gemella della sua.
Ma cosa importa sapere che è passato e chi no ? Nulla! L’importante è che tutti, con l’aiuto di tutti, sono passati.
Fritz fermo sul “dessert” del Dente del Diavolo.
Nik in spaccata.
COLLINE 3 – IN THE MUD
Usciti dal dente, forse 500 metri di asfalto e siamo di nuovo in ballo, in vallette percorse da sentieri fangosi, allagati da torrenti straripati dai guadi.
Guadagnamo un po’ di quota, ma poi una serie di rampe fangose, ma rotte da lame di roccia spalmata di fango, mette in difficoltà il gruppo.
Mi fermo dopo la prima serie di ostacoli per aiutare Pincion, ed aspettare Nik, Fritz ed Mtr; i primi 3 riescono a passare e proseguono, ed anche il resto del gruppo continua a salire.
Ma per Mtr l’ostacolo è insuperabile; scendo io a prendergli la moto, ma ripartire da fermo è impossibile e nemmeno con la rincorsa ci riesco; opto per un fuori pista fra gli alberi, fino a raggiungere la mia moto.
Poi passoa tribolare con la mia; cerco di superare la fangaia in fuoripista, ma il pendio è troppo ripido e mi blocco; il motore si spegne e non riesco a riaccenderlo, la leva impatta sul terreno; a rischio infarto trascino la la moto di nuovo sul sentiero.
Mtr è morto, non muove la moto nemmeno sul piano; degli altri nessuna traccia, ogni tanto sento un rumoreggiare di moto, ma lontano; basta tribolare, non posso portare 2 moto per 500 metri; per fortuna c’è campo e riesco a contattare Diego e a darci appuntamento al bar del paese.
Io e Mtr scendiamo da dove siamo venuti e prendiamo una facile deviazione verso il paese.
Al bar ritroviamo Diego, Navaho, Mimmo e Fritz; ci contiamo, con me e Mtr fa 6, mancano 2! Pincion e Nik, dove sono?
Diego , Navaho, Mimmo e Fritz erano salito oltre molte rampe, lasciando i 2 bassanesi bloccati indietro; io e Mtr eravamo ancora più lontani, ma Diego credeva fossimo tutti insieme, ed io credevo che loro fossero tutti insieme! Invece i 2 tapini erano fermi nel bosco, giusto in mezzo.
Io e Diego torniamo indietro, io da sotto, lui da sopra; li trovo vicinissimo a dove ero arrivato, praticamente 2 curve e un rettilineo: incredibile!
I 2 si stavano già preparando a svernare in loco, vivendo di bacche e castagne e dormendo in una caverna.
Si tornava a valle tuti insieme, ma il pIncion, oramai fuso, tirva dritto verso la pianura, e il povero Diego doveva tornare a recuperarlo!

Diego nel sentiero dei dispersi (foto Mimmo).

Il gruppo che ha completato la scalata (foto Navaho).

Finalmente tutti insieme al bar (foto Navaho)!
Al bar meritato spuntino per tutti, sfottò e risate, wshow del Pincion con la cameriera, ovviamente sedotta dalla bellezza del KTM “RC4”, mentre il barista ammira compiaciuto le altre moto, chiedendomi se siamo appassioanti anni 80, indcando le XR e la YZ di Mimmo: buon intenditore!
MONTAGNE
Diego ci saluta, e noi saliamo di quota, alla ricerca di percorsi più scorrevoli.
Sterrate o al più facile mulattiere, ma c’è la sorpresa; questo versante è rivolto a nord est, lingue di neve indugiano nei coni d’ombra del monte.
Cosa c’è di più bello che guidare sulla neve?
Bruconi on the snow.
Nik.
Neve anche a scendere.
Se a soli 700 m.s.l.m. la situazione è questa, meglio cambiare versante e passare dal lato assolato.
Lungo la discesa vedevamo questo:
Discesa pericolosa per ritorno?
Ovviamente si proseguiva …
Discesa pericolosa 1 Pincion.
Discesa pericolosa 2 Nik.
Discesa pericolosa 3 Nik.
Discesa pericolosa 4 Mtr.
Discesa pericolosa 5 Navaho.
Discesa pericolosa 5 Navaho.
In fondo mi veniva in mente il significato del cartello: eravamo sul percorso di trasferimento di una recente gara di trial fatta in valle! Niente di così difficile, la prossima volta si fa in salita!
Sull’altro versante della valle si andava alla grande, con panorami meravigliosi:
Ma i crampi e la neve bloccavano la nostra corsa:
Crampi 1.
Crampi 2.
Ancora neve.
Crampi 3.
E qui la nostra corsa terminava, per me era ora del rientro.
Gran giornata, grande divertimento, grandi bruconi!
Ciao
Alves