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Una Corsa al Mare

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SuperHank
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Una Corsa al Mare

Messaggio da SuperHank » lun 12 gen, 2009 5:58 pm

Anche se di montagne non ce ne sono, penso che possa essere lo stesso “motoalpinistico” almeno dnello spirito!
E poi non sono il primo a mettere qui dentro report sui fiumi!
Ciao
Alves

UNA CORSA AL MARE

Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua

FIUMI
Cotici il 16 agosto 1916
Giuseppe Ungaretti

FIUMING MON AMOUR

Le montagne sono piene di neve e ghiaccio?
Non si riesce ad usare le moto da enduro o da trial?
E allora me ne vado al mare … ovviamente in off, ovviamente lungo il fiume!
Per noi poveri motociclisti di questa triste Europa Occidentale, così densamente popolata che non riesce a vedere un orizzonte senza case e senza paesi, così ipocritamente perbenista e garantista, dove tutto deve essere organizzato, codificato, regolamentato, protetto, assicurato, conservato, andare lungo un fiume costituisce una delle poche possibilità di vivere una finzione avventurosa, attraversare spazi selvaggi e desolati, anche se a 500 metri in linea d’aria c’è la vita di tutti i giorni: è il deserto dei moto avventurosi “poareti” (dal veneto “poveri”), come anni fa le spiagge ciottolose di molti fiumi erano il “mare dei poareti”: che non poteva permettersi il mare andava afare il bagno nel fiume dietro casa, chi non può permettersi il deserto africano va a togliersi le voglie nei sabbioni fluviali!
A tale riguardo non posso non citare i bellissimi articoli di Mario Ciaccia, apparsi negli ultimi anni su Motociclismo Fuoristrada, riguardanti avventure in fuoristrada lungo i fiumi italiani, come quello sulla discesa del Po da Torino alla Foce, o quello della Dora Baltea; geniale conio del Marione Nazionale il termine Fiuming:”andare lungo un fiume rimanendo il più possibile fuoristrada, possibilmente dalla sorgente alla foce.
Ovviamente non è facile, non è mai facile fare fuoristrada motorizzato; che poi, a pensarci bene, quale posto si fanno meno danni che nel letto di un fiume? Se un fragile sentiero montano può essere distrutto dal passaggio di 100 moto, anche se 1000 moto arano a morte una golena fluviale, alla successiva alluvione del passaggio delle moto non rimane traccia, anzi non rimane nemmeno la golena, spazzata via dalle acque!
Eppure gli argini sono un concentrato di divieti.
Non starò ad elencarli tutti: piste ciclabili, percorsi pedonali, strade ad uso esclusivo dei proprietari dei fondi, divieti per la tutela ambientale … la fantasia di comuni, province, regioni si è sbizzarrita!

I FIUMI DAI MOLTEPLICI NOMI

Questa era la terza volta che mi cimentavo nel fiuming fino al mare, ma la prima con l’Elefant 750. Nelle precedenti avventure ero sceso lungo il fiume Brenta con l’XR400, e la leggera monocilindrica giapponese si era rivelata perfetta negli infidi terreni dei fiumi d’alta pianura, che scorrono in ampi letti, dove canali intrecciandosi formano isole e penisole di ghiaia o sabbia, mentre le rive sono spesso occupata da paludose foreste.
Verso il mare e lungo l’Adige l’Hondina era sprecata, i facili sterratoni in groppa all’argine non necessitavano dell’agilità e leggerezza del monocilindrico.
Quindi quest’anno avrei portato la Cagiva al mare, invertendo il giro; invece di seguire in senso orario Brenta-mare-Adige, avrei fatto l’esatto contrario, Adige-Mare-Brenta, tagliando, per difficoltà tecniche e mancanza di ore di luce, il tratto di Brenta in alta pianura.
Da scoprire invece, c’era il percorso fino all’Adige attraverso la bassa pianura veronese.
Bene o male tutti i torrenti e fiumiciattoli che scendono dalle Prealpi Venete sono facilmente costeggiabili fino in aperta pianura, ma poi le cose si complicano. Se si prende una cartina del Veneto diventa quasi impossibile seguire le linee blu dei fiumi: si incrociano, si intersecano, si biforcano: è il risultato di secoli di lavori idraulici tesi a bonificare le paludose pianure.
Con Googleearth esploravo dall’alto tutti questi corsi, cercando di indovinare quali di essi avessero argini carrabili. Un po’ di stampate video ed il tragitto era bello che pronto!

Di buon mattino mi incamminavo verso il primo dei torrenti, l’Agno.
Ancor prima di mettere i tasselli sulla terra dovevo fare i conti con la mia solita sfortuna: prima perdevo il collare protettivo, e me ne accorgevo solo dopo molti km, che rifacevo all’inverso fin quasi a casa per ritrovarlo!
Indi sentivo uno strano rumore dalla ruota davanti: cazzarola, si era spaccato il parafango! Una crepa, aiutata dalle vibrazioni, aveva lentamente tagliato a metà tutta la plastica; barcollo ma non mollo, mi piego ma non mi spezzo, insomma in qualche modo rabbercio alla meno peggio il parafango e imbocco il primo sterrato della giornata!

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Sulle Rotte del Guà (P.S.: scusate il ditone nell’obiettivo ma con i guanti da sci l’è dura fotografare!).

L’Agno, solitamente in secca, è gonfio dalla pioggia e dalla neve caduta copiosa nelle ultime settimane.
Verso la pianura il letto del torrente si allarga ad occupare una ampia porzione di territorio, e oltre all’aspetto muta anche il nome, da Agno a Guà. È una landa affascinante, e non sono pochi i fuori stradisti che vi passano qualche ora, ma le guardie sono sempre in agguato.
Raggiungo l’invaso di Montebello e la SS11, che attraverso; abbandono l’argine del Guà, che per diversi km si fa prettamente erboso, troppo impegnativo per una bicilindrico. Attraverso la campagna leonicense, esco dalla provincia vicentina e proseguo oltre Cologna Veneta, per perdermi nelle sue campagna alla ricerca del mio argine perduto, quello del fiume Togna. È questo un rio che raccoglie le acque di scolo e di risorgiva delle campagne tra Arzignano, Montecchio Maggiore e Lonigo. Nasce come “Roggia di Arzignano”, scorrendo tra gli alvei del Chiampo e del Guà assume il nome di “Rio Acquetta”, per divenire “Togna” verso Lonigo.
Vago in una campagna immobilizzata dal freddo glaciale di un mattino invernale, apparentemente a caso; qualche raro trattore è nei campi per i lavori agricoli, ma nessuno c’è in giro, solo qualche grosso volatile, forse aironi, indugiano nel campi a cercare qualche cibaria.
Il sole è già alto, ma non riesce a scalfire la crosta ghiacciata della terra, e basta entrare nel cono d’ombra di una casa per osservare l’umidità penetrare ed affiorare dai muri, rischiare di cadere per l’asfalto ghiacciato.
Percorro avanti e indietro la stessa via per km, qualche fattore alza la testa curioso e sospettoso al mio passaggio, ma non mi sogno nemmeno di chiedere informazioni; eh, si, questa campagna non mi ispira sentimenti bucolici e georgici, non ci vedo proprio un idillio paradisiaco contrapposto alle tristi città! Quello che vedo e sento è la desolazione della periferia immutabile, i canali putridi e melmosi con chissà quali porcherie chimiche versate dentro, la terra inquinata da diserbanti e pesticidi! E la gente non è da meno, sospettosi ed infidi verso lo straniero che percorre le loro terre; alla mente riaffiorano i fotogrammi finali di “Easy Rider”, il film, quando Peter Fonda e Dennis Hopper vengono falciati a fucilate dai contadini razzisti degli stati del sud; e non mi sto forse avvicinando a Terrazzo, dove l’agricoltore pazzo Stevanin uccideva le prostitute e le seppelliva nei suoi campi? E i Serenissimi che assaltarono col finto blindato Piazza San Marco nel 1997 non erano di queste lande? E forse le Nuove Brigate Rosse, emanate dai centri sociali del Padovano, non nascondevano il loro arsenale in campagne e canali come questi?
E come non ricordare che forse H.P.Lovecraft, il maestro dell’incubo, forse è stato in Polesine nel 1926, traendo ispirazione per le sue mostruose creature dalle leggende del Delta? Ma erano solo leggende?

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Sterrata sullargine SX, sterrata sull’argine DX: quale prendere?

Finalmente trovo quello che cercavo, un way-point evidentissimo su googleearth, un ponte da cui partono 2 strade sterrate parallele, in mezzo il fiume-canale; inizia la corsa verso sud-est, verso l’Adige.

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Fango ghiacciato sotto i tasselli, si balla la macarena in sella; arriverò intero al castello di Bevilacqua?
Il piacevole sterrato però lascia presto campo ad un infido fondo in terra ed erba, ghiacciati al punto giusto: giudo il 750 a passo d’uomo cesellando ogni minimo accenno di curva, scrutando timoroso ogni minuscolo avvallamento del terreno che potrebbe disarcionarmi con rovinose conseguenze.
“Se è così fino all’Adige al mare ci arrivo a sera”! Medito sconsolato.
Un turrito castello mi fa da faro.
Oltre il minuscolo paese la mia situazione migliora: l’argine è percorso da una piacevolissima sterrata di ghiaia, il fiume Togna scorre pigro sotto il livello della pianura, nascosto alla vista.
Alle mie spalle le montagne sono oramai scomparse, e anche il profilo dei colli sfuma sempre di più nella nebbia.


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Piacevole sterrata inghiaiata.

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Opere idrauliche sul Fratta.

Dopo Bevilacqua, il fiume assume il nome di “Fratta”, da “acque fratte”, ossia acque che si disperdevano nei campi e nelle paludi; Ma, nel corso di secoli, le arginature eseguite dall'uomo fecero proseguire il corso d'acqua via via verso il mare.
Il Fratta muta direzione, voltandosi verso oriente, ma io, raggiunta la località di Merlara, famosa per le manifestazioni di enduristi in un noto agriturismo, abbandono il piccolo fiume per raggiungere velocemente il grande Adige.

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E finalmente sull’Adige!

ADIGE WAY DOWN

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Bruma sul fiume.

Finalmente eccomi in groppa all’argine, non mi resta che seguire la pigra corrente del fiume fino alla foce, problemi di navigazione zero!
Le acque del fiume, più calde dell’aria sovrastante, sfumano in impalpabile volute di vapore, confondendosi con i residui banchi di nebbia del mattino che ancora indugiano sulla campagna: intrigante! Mi piace la nebbia, quando no è troppo fitta; trasfigura gli oggetti, la realtà, tutto appare più magico.

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Finalmente il sole.

Pochi km e la nebbia è definitivamente sconfitta da un tiepido sole che rende piacevole la mia corsa.
Me ne sto tranquillamente seduto, la coperta e le muffole Tucano sarebbero d’impiccio nella guida in piedi, ma tanto la facilità del percorso non necessita di manovre enduristiche; come un nonno col “Galletto” (Guzzi) vado allegro a cuor contento!
Il desmodromico bicilindrico Ducati ronfa sornione in 5° marcia, tengo una velocità di crociera sugli 80-90 km/h, neigli ampissimi curvoni che assecondano le anse del fiume calo a 50-60, qualche volta scalo una marcia tanto per assaporate la poderosa spinta della Elefant, ma potrei tranquillamente rimanere in 5°.

Il paesaggio è forse monotono, in effetti non è che cambi molto.
L’Adige scorre ben stretto in poderosi argini, l’uomo non gli concede divagazioni; non ci sono isole, penisole, sabbioni in cui avventurarsi, pare un enorme canale; ed attorno non è da meno, campi coltivati a distesa, nemmeno uno straccio di bosco.
Ma anche così è bello cogliere i piccoli particolari che questo giro può offrire; i ponti che scandiscono come pietre miliari l’avvicinamento al mare, i paesi, grandi e piccoli, rannicchiati sotto alla muraglia di terra dell’argine, solo i campanili a sporgere oltre. Ogni tanto un cantiere, qui un nuovo ponte, la uno scavo di non si sa bene cosa; croci e capitelli, barconi abbandonati sulle rive, piste di cross abusive ingombre di pneumatici sventrati e rifiuti, opere idrauliche di strana fattura.

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Guelfi e ghibellini, papato ed impero, Croce e Castello.

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La pista di cross a Lusia.

Di questa pista ho sentito spesso parlare sul web, e mi ero fatto l’idea che fosse, o fosse stata, un impianto permanente, una struttura sportiva dove si svolgeva attività legale; ma questa lungo il fiume, per quanto grande, ha tutta l’aria del solito pistino abusivo, eppure su solo enduro ho letto che a Lusia correvano il Triveneto Cross: C’era un’altra pista? O forse questa è il relitto del glorioso impianto degli anni 70?


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Ad ogni camion la sua autostrada: per il tir la A13, per la Elefant lo sterrato!

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Metanodotto.

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Misteriosa opera idraulica lungo il fiume.

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Mi ricorda le foto dei Moai dell’isola di Pasqua abbandonati nei prati e nelle cave.

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Non riesco proprio a intuirne la funzione …

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Barconi all’approdo.

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Il mare si avvicina.

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Solito paesetto fluviale sotto all’argine, in attesa della prossima alluvione che lo spazzerà via!

Non manca l’emozione di un incontro ravvicinato con la Forestale!
All’argine sterrato che sto percorrendo si affianca, dalla campagna, una strada asfaltata che poi monta in groppa all’argine; ovviamente lo sterrato cessa, così come il divieto, e procedo sulla strada asfaltata verso un ponte distante forse 200-300 metri massimo.
L’imbocco del ponte è una sorta di quadrivio: la strada principale che lo attraversa è intersecata da quella arginale, il ramo che sto percorrendo io è aperto alla circolazione, quello oltre l’incrocio è un bellissimo nastro di ghiaia lattescente, ma quello che noto, avvicinandomi, è un evidente cartello di divieto di transito, ed una Land Rover verde scuro avvicinarsi. Nessun dubbio, è una pattuglia della Forestale; scena da duello da film western: io fermo allo stop, con la moto infangata fino al manubrio; dall’altro lato della strada. I forestali che mi fissano; lo sanno cosa ho fatto finora e cosa voglio fare ancora, e io so che lo sanno! Il mio pollice sinistro fa un impercettibile movimento e la freccia sinistra prende a lampeggiare; con noncuranza ed somma indifferenza curvo di fronte alla pattuglia, rinunciando allo sterrato proibito, ed attraverso l’Adige. Oltre il ponte l’argine alla mia destra, verso il mare, è asfaltato, per cui lo imbocco tranquillo, controllando con la coda dell’occhio se la Forestale mi segue … scampato pericolo! Tirano dritti in direzione monte lungo l’argine opposto: pochi secondi di anticipo da parte mia e mi avrebbero beccato in castagna!

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Meglio un giorno di “Elefant(e)” che cent’ani da pecora!

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Asini! Non si cammina in mezzo alla strada!

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La palude.

BRENTA WAY UP

In realtà al mare non ci arrivo: da Cavarzere fino alla foce gli argini sono entrambi quasi completamente asfaltati, e dove è ancora sterrato, come nei pressi di Rosolina, corre parallelo alla strada asfaltata, a pochi metri di distanza con evidente rischio multa, essendo vietato.
Perciò devio in direzione nord-est lungo il canale Gorzone, che non è altro che il tratto terminale del sistema Frassine-Fratta: sto camminando lungo le stesse acque che costeggiavo sul far del giorno stamane.

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Sempre argine, ma altri fiumi: tra Canal Bianco e Bacchiglione.

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Passerella pedonale.

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Tra Bacchiglione e Brenta.

Così arrivo quasi alla foce del Brenta, altro grande fiume (almeno in parte) vicentino. Ma c’è ancora tempo per una corsa lungo gli argini e le barene della laguna veneta.

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Cielo e terra.

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Sull’argine della laguna di Venezia.

Tra la sterrata sotto l’argine e l’esile sentierino che ne percorre la sommità, preferisco quest’ultimo, a causa del fondo compatto e stabile, mentre la sterrata è ridotta ad unica informe massa di fango dove le consunte TKC80 della Continental poco possono fare per tenere in rotta il bicilindrico vascello Cagiva.

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Acquitrini …

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… e barene.

Spazi insoliti per gli enduristi, forse più abituati alle oscure foreste delle Alpi e Prealpi.
Non mi avventuro sulle nere spiagge lagunari, ricordi bene come anche la leggera XR400 faticasse ed arasse in profondità quel fondo come un vomere, non vorrei incagliarmi col Cagiva e dover chiamare un rimorchiatore di Marghera a tirarmi fuori dalla melma!

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Spiagge.

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Antichi casoni di caccia.

PULP LAGUNA ENDING

Tutto poetico? Tutto letterario? Nooooo.
Quasi terminato il giro in laguna, prendo a seguire un canale che mi dovrebbe portare fin sotto ad un cavalcavia della SS Romea senza tornare sui miei passi; l’argine è asfaltato, ma compare un divieto di transito; vado avanti.
Noto una macchia gialla più avanti, delle figure che si agitano e si alzano vedendomi arrivare: sarà mica possibile che pure quei qualche tutore dell’ordine mi faccia la festa?
No, non sono tutori dell’ordine; sono 2 ragazze di colore che professano quello che si dice essere il mestiere più antico del mondo! Queste si agitano e buttano in mezzo alla strada, tanto che devo deviare traiettoria se non voglio investirle: enduristi e puttane, se non è trash questo!
Ma non finisce qui; arrivo sotto al cavalcavia della SS, praticamente questo argine è un tronco di strada dismesso, ma si riesce ad accedere alla nuovo strada sopraelevata; ma proprio nella intersezione incrocio uno in bicicletta con una giacca che sembra quella dei vigili, ed ho un sussulto; invece è un vecchietto che pare più impaurito di me nel vedermi li, ma poi prosegue in direzione delle “professioniste”.
Dall’alto del cavalcavia lo vedo raggiungere le nere, ed iniziare a parlare: siamo al trash del trash, vecchietti e puttane, la foto del secolo!
Se avessi avuto un teleobiettivo …
Mi giro per andarmene, e cosa leggo, a caratteri cubitali sulla parete di una fattoria? “INDIPENDENSA E LIBERTA’”!
E così il cerchio si chiude, non l’avevo detto all’inizio che erano posti loschi?

Fuggo da tale orrore lungo il Brenta, verso le mie amichevoli e buone montagne, candide di neve e candide nell’anima (ma dove?).
Il tachimetro del GPS scandisce la mia fuga: 90, 100, 110, 120, 130 … 140 km/h di velocità massima toccati in fuoristrada!
Tengo i 140 per pochi secondi, l’ampia sterrata si riduce ad un sottile sentiero al quella velocità; su una sterrata istriana avevo mandato a fondo scala il tachimetro della XR600 (oltre 140) ma dubito molto della affidabilità di quel dato, avrebbe potuto essere sbagliato anche di 10-15 km/h.
Vi assicuro che i 140 reali del GPS li ho trovati mooooltoooo adrenalinici e pericolosi: ma come fanno nelle gare nei deserti a tenere MEDIE simili ed anche oltre? Sono dei mostri!

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Ombre fuggevoli sulla campagna.

Ciao
Alves

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Una Corsa al Mare

Messaggio da rerechan » mar 13 gen, 2009 1:11 am

Hoilalaaaaa! Non ci saranno le montagne, ma trovo sia uno dei piu' bei topic che hai scritto... raccontato in modo simpatico, peccato non si vedano foto fino al ritorno affiancando il Brenta.

P.S. le foto con il castello e la torre sono eccezionali!
chi va piano,
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)

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Una Corsa al Mare

Messaggio da alp » mar 13 gen, 2009 1:31 am

Caro Alves, sei il solito grande! Sempre solitario e col cuore in mano, poetico e politico quanto basta.

Ragazzi (si fa per dire, vista l'età media! :( ) è proprio una fortuna avere con noi il mitico SuperHank che trova sempre il tempo per raccontarci le sue stupende avventure.

Grazie ancora Alves!
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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Una Corsa al Mare

Messaggio da max37 » mar 13 gen, 2009 3:27 am

niente montagne ma sempre appassionanti i tuoi racconti
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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Una Corsa al Mare

Messaggio da husqvarna100 » mer 14 gen, 2009 1:09 am

Bravo Alves.
Il tuo amore per la moto traspare dai tuoi report.
Il taglio delle tue foto e dei tuoi racconti svelano il tuo animo,sotto la
scorza c'e' del tenero.

Ciao.
Claudio.

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Una Corsa al Mare

Messaggio da max37 » mer 14 gen, 2009 3:16 am

si ma tanto sotto :lol: :lol:
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

SuperHank
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Messaggio da SuperHank » mer 14 gen, 2009 7:06 pm

rerechan ha scritto:
peccato non si vedano foto fino al ritorno affiancando il Brenta.
Non ho fatto foto in Brenta perchè ne ho già una montagna di quei posti.
Qui puoi vedere tutte quelle che vuoi:

http://www.xr-italia.com/forumxr/index. ... ic=15482.0

è il mio giro del 2006.
Ciao
Alves

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Una Corsa al Mare

Messaggio da Gabor » mer 14 gen, 2009 8:54 pm

Bellissimo giro e bel report.
Peccato che anche lì, come dalle mie parti intorno al Po, la maggior parte degli argini, mi pare di capire, siano "proibiti". Chissà poi perchè; qual'è il danno ambientale, se uno non esce dagli argini sterrati?

Ciao.
GABOR

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Messaggio da frank » gio 15 gen, 2009 3:33 pm

alp ha scritto:Caro Alves, sei il solito grande! Sempre solitario e col cuore in mano, poetico e politico quanto basta.

Ragazzi (si fa per dire, vista l'età media! :( ) è proprio una fortuna avere con noi il mitico SuperHank che trova sempre il tempo per raccontarci le sue stupende avventure.

Grazie ancora Alves!
concordo in pieno i commenti di Alp....solitario e col cuore in mano...
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Messaggio da SuperHank » gio 15 gen, 2009 4:18 pm

Gabor ha scritto:Bellissimo giro e bel report.
Peccato che anche lì, come dalle mie parti intorno al Po, la maggior parte degli argini, mi pare di capire, siano "proibiti". Chissà poi perchè; qual'è il danno ambientale, se uno non esce dagli argini sterrati?

Ciao.
Proprio così, in una forma o nell’altra è quasi tutto proibito.
Assurdo: la strada arginale è una sterrata solidissima, nemmeno 1.000 moto la scaverebbero.
Per quanto riguarda il fuoripista nelle golene e nelle spiagge, basta la prima piena a cancellare tutto.
Dove sono i danni non lo so …
Ciao
Alves

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