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CAVALCATA CARNICA II

Inviato: sab 19 set, 2009 5:26 pm
da SuperHank
DOMENICA – LA CAVALCATA DEI 200 KM

la domenica mattina dovevamo essere alle 7.30 alla partenza, dove ci aspettavano i genovesi per fare il giro assieme; io avevo diligentemente caricato il cell con la sveglia, ma mi ero dimenticato di attivarla sulla giornata di domenica: all'ora in cui dovremmo essere in piazza stiamo ancora ronfando! Dopo questa figura da cafoni, ci presentiamo con un'ora di ritardo alla partenza, ma c'è ancora poca animazione in piazza.
Ci viene consegnata una mappa, a grande scala, fotocopiata, col tragitto di oggi segnato, e mi prende un colpo!
In pratica si ripercorre l'anello Arvenis Zoncolan, poi si sale sul monte Paularo, un 2.000 metri; questo monte l'avevo messo nei miei obiettivi dell'anno prima, volevo percorrere la sterrata che lo scalava, e poi ridiscenderla, convinto che fosse l'unico accesso carrabile; invece i ragazzi del Moctus ci fanno salire da un versante che non sospettavo e scendere dall'altro conosciuto, fantastico!
Ma non è finita; in Austria si entra per lo Straniger Alm! Nei mesi precedenti avevo consultato tutte le mappe in mio possesso, scandagliato la zona con l'ausilio di Google Earth, ma non ero riuscito a capire dove si passasse in Austria. Se si sarebbe saliti al Marinelli era plausibile che il rientro in Italia sarebbe stato per il passo asfaltato di Monte Croce Carnico, il più vicino a detto rifugio. Ma l'ingresso? Il passo asfaltato di Pramollo è troppo ad est per una cavalcata di un solo giorno, e fra i2 solo montagne; le carrarecce sterrate che si avventuravano verso il confine, sulle mappe, dopo un po' erano segnate con i colori rossi di sentieri alpini a cui si sovrapponevano: ma erano carrabili?
Anche Google Earth era di poco ausilio, in quanto le sterre sparivano dentro i boschi o si confondevano coi terreni privi di vegetazione. Però nei pressi di un rifugio, lo “Staniger Alm”, su Panoramio vi erano delle foto di motociclisti austriaci in un contesto sterrato: supposi che si sarebbe passati di la, ed avevo ragione.
Con questa dimostrazione da “Sherlock Holmes del tassello” cosa volgio dire? Niente, ma mi piaceva raccontare il mio stupore e la mia contentezza per il giro proposto.
Dopo aver raggiunto lo Staniger, si sarebbe scesi in fondovalle per poi afrontare un altro anello sull'altro versante della vallata austriaca della Gail, e quindi dirigersi verso Mauthen e il passo di Monte Croce Carnico.

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Il parco moto è diverso.

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Sempre il BMW del Visconte.

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Old SWM Trial.

Noi si prendeva 2 decisioni.
La prima: saltare l'anello dello Zoncolan; bellissimo, ma l'avevamo già fotografato, e eliminandolo guadagnavamo tempo per il resto del percorso.
La seconda: fare il giro in 4, io, Muz, Visconte ed Andy. Il fatto che gli organizzatori avessero affisso un annuncio “partenza bicilindriche CON GUIDA ore 9.30” avrebbe dovuto farci pensare.

MORTE (O QUASI) SUL MONTE PAULARO

E allora via verso il Paularo, prima addirittura dei Marshall che fanno da apripista, superati al benzinaio. La stradina sterrata sale nel fitto del bosco di abeti, sale, sale, sale, non finisce mai; il fondo è di soffice terra con qualche radice che affiora, alcuni tornanti sono molto stretti, li vedo difficili con la bicilindrica, ma i genovesi sono 2 vecchie volpi e salgono senza problemi.
Sono troppo esaltato, già sto pensando a quando mi siederò sul mio 750 e mi farò i 250 km di trasferimento in sella per venire fin qui e fare la traversata del Paularo in solitaria! Lo so, non si dovrebbe ripetere i percorsi delle cavalcate, non è etico, ma che ci posso fare, io sono un lupo solitario, mi piace andare per la mia strada.
Ma mi sto illudendo; infatti la strada si riduce ad un sentiero di larghezza un metro, ma in realtà la traccia calpestata da pedoni (e moto) è larga come la ruota, il restante spazio è invaso da erba ed arbusti. Ma come faranno gli amici col BMW?

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La salita al Paularo.

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Muz immortala la magnifica progressione del Visconte!

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Andy Randy “pela” l'erba con i cilindri boxer.

Visconte ed Andy avanzano come se fosse la strada più ovvia in cui portare i loro boxer; il cilindro a monte sfiora il terreno, piega l'erba come fosse una falciatrice, con i piedi zampettano alla grande ma salgono con costanza: sono dei grandissimi, e glielo dico.
Visto che siamo i primi, Muz si scatena nelle sessioni fotografiche, e mi fa mettere in sella alla Alp;
Devo dire che mi è piaciuta molto la Beta: il baricentro basso la faceva sembrare molto più leggera di quello che è, la sella bassa permette di zampettare con facilità, il motore ha un bel tiro, in basso sicuramente più potente della mia spompatissima XR400. La forcella lavora bene, meno il posteriore molto legato nella idraulica, che trasmette colpi secchi sulle asperità.

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Che facciamo Capo?

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Andy Randy relax.

Nel gioco delle foto il Visconte si trova ad essere primo e prende il volo, seguo io, Muz e a chiudere Andy. Però il sentiero si fa moltoooooo stretto, praticamente una virgola di terra sul pendio, e a fianco il dirupo. Andy scivola fuori col posteriore, e lo aiuto a ripartire, ma si lamenta di non avere potenza, che la moto funziona male. Anch'io scivolo fuori, ma l'Alp è molto facile da recuperare.

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Andy Randy prima scivolata.

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Muz mi frega l'XR!


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Ieri eravamo là: Zoncolan ed Arvenis.


Riparto, supero Muz in posa per una foto, mi fermo ad aspettare ma nessuno arriva; dopo molto scendo a piedi e rimango di sasso: il BMW di Andy è a ruote all'aria 3 metri sotto al sentiero!
Muz ha assistito alla scena in diretta, il genovese che perde l'equilibrio, la moto che rotola di sotto con pilota annesso, e si ferma sospesa sul nulla grazie agli alberi, ed Andy sotto.
Il genovese non è morto, anzi, non si è fatto nulla, ma c'è la moto da tirar su.
Abbiamo così scoperto, a nostre spese, perché le bicilindriche dovevano saltare questo pezzo!
Nel frattempo sono arrivati i primi manici che stanno facendo il giro, saltano fuori corde e cordini, chi tira da sopra, chi spinge da sotto,il lavoro di 10 persone permette alla moto bavarese di ritornare in strada.
Ma non va! Si accende, ma appena si accelera il motore muore. A spinta la trasciniamo in uno spazio; controlliamo le candele: sono morte, una schiantata dall'olio uscito dalla coppa, l'altra carbonizzata. Niente paura, dice Andy, ho quelle di scorta! Ma non si avvitano sul cilindro, hanno i filetti mangiati da anni di sfregamento fra di loro! Incredibile! Adesso capiamo del perché in commercio esistono i porta candele rigidi.
Cerco una spazzola in ottone fra i miei attrezzi, ma l'ho lasciata nel corredo del trial, con l'XR non si brucia mai la candela.
Intanto continuano a passare le moto, ed uno di questi cade addosso al povero Andy, massacrandogli il ginocchio:è proprio la sua giornatona!
Ma poi le cose si aggiustano; tramite “radio cavalcata” il Visconte (che ormai sarà già in Austria!) ci fa pervenire 2 candele sane, ma, per la serie “piove sul bagnato”, da una intercapedine del BMW di Randy emergono altre 2 candele: ora sono 4!
Il BMW prende vita, ma per evitare di bruciare anche queste candele Andy tiene il mezzo accelerato in folle per 15 minuti buoni!

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Andy Randy 1: la moto nella scarpata.

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Andy Randy 2: al recupero.

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Andy Randy 3: la compagnia del tiro alla fune!

Dopo oltre 2 ore perse per aiutare Andy si riparte, e all'ingresso dell'acrocoro sommitale del Paularo ritroviamo il Visconte, incazzato nero perché 5 imbecilli di enduristi l'hanno superato e fatto cadere, senza nemmeno scusarsi: che cafoni!

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Panoramica delle Vette.

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E finalmente fummo sul Paularo!

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Paularo peak.

La sommità del Paularo è bellissima: gobbe erbose che racchiudono pozze e laghetti, di cui uno, il Dimon, è un vero e proprio lago d'alta quota,sospeso sul ciglio dell'altipiano, quasi in procinto di rovesciarsi a valle, dal color verde smeraldo.
Ma ancor più bello è il senso di libertà che riempe gli occhi: ovunque ci si giri, montagne, montagne, montagne a non finire: dietro di noi, il massiccio dello Zoncolan e dell'Arvenis, con evidente il percorso effettuato il giorno prima; più su, il monte Crostis e la panoramica delle Vette; verso est, montagne ad ondate successive, e in lontananza un massicio più alto di tutte le altre, potrebbe essere il Triglav, la cima più alta della Slovenia!
Ma io sono teso, per 2 motivi.
Primo: siamo ormai verso mezzogiorno, e c'è da fare l'Austria e il Marinelli; Muz dice che ormai le foto per il servizio le ha, e penso che MI è distante: non vorrei che gli venisse l'idea di tagliare il percorso … ma non lo credo, vista la sua passione, anche lui sa che sconfinare in Austria e salire al Marinelli non è cosa di tutti i giorni! Ma non si sa mai, magari arriviamo troppo tardi, e gli organizzatori chiudono il percorso, chi lo sa?
Secondo: mi sta partendo il filo della frizione, solo qualche esile filetto mantiene il contatto tra leva e motore.
Andiamo avanti dai!

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I genovesi costeggiano un laghetto alpino.

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Il lago Dimon sul Paularo.


L'INVASIONE DELL'AUSTRIA

Dal monte Paularo scendiamo all'omonimo paese, alternando asfalto a facili sterrate fra i boschi.
Si inizia a risalire la strada che conduce al Passo Cason di Lanza, fra Paularo e Pontebba; tale strada era sterrata fino a non molto anni addietro, purtroppo ora non lo è più, rimane comunque interessante perché risale una valle completamente libera da insediamenti umani, ci sono solo malghe e casere.
Prima di scollinare si abbandona la strada principale per una sterrata che si inerpica in un altipiano a pascoli e abeti: è l'Austria. Lo capiamo dalla mappa, dal GPS, e dalle indicazioni di alcuni gitanti a piedi, ma non c'è nessun cartello, nulla di nulla che indica il passaggio di nazione, nessuna indicazione di restrizioni al transito, di regole di guida austriache: stupore, questa la sensazione predominante.

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Dal passo di Meledis, l'Austria!

Ci godiamo queste sterrate polverose, talaltro molto frequentate da escursionisti a piedi ed in auto: c'è un gran movimento, altro che montagne intoccate da automobili. Transitiamo per parecchi bivi, può darsi che non portino molto lontani, ma di primo acchito la curiosità mi porterebbe a provarli tutti, per vedere dove portano.
Arriviamo così la rifugio Staniger, un rifugio austriaco come Dio comanda: camminatori con i calzettoni in lana, giovane orchestrale con fisarmonica e canti montani annessi, birra a volontà, capre, formaggi a stagionare al sole.
Mentre gli altri si gustano panino, birra e cameriera, io mi dedico alla riparazione dell'XR, per fortuna ho tutto il necessario, e in pochi minuti sostituisco il filo della frizione: nulla mi impedirà di raggiungere il Marinelli!
Si riparte, scendendo a valle per una sterrata a difficoltà zero, assolutamente abbordabile anche da moto stradali e normalissime auto, larga 2 corsie. Nelle radure del bosco appare, sempre più vicino, il fondovalle della Gail, nella sua perfezione da cartolina austriaca, montagne, prati, villaggi dalle case coi tetti a punta. Noto con piacere che anche in fondovalle non c'è nessun segnale di divieto di accesso, nemmeno sulle polverose sterrate di campagna che attraversano i campi di cereali lungo il fiume: inaudito!

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Polvere austriaca, signori!

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Rifugio Staniger alm.

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Enduro ed abeti.

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La vallata della Gail.

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Muz in Gail.


L'ENDURISTA SCAPPA, LA PULA SI INCAZZA.

Così, di sterrata in sterrata, attraversiamo il fondovalle ed affrontiamo un anello nel versante opposto della valle. Nell'attraversare i paesetti la gente esce in strada, saluta contenta il passaggio delle moto di fianco ai loro giardini con i prati all'inglese, i ragazzini si esaltano: inconcepibile con l'immagine che si ha dell'Austria, quella di un paese dove l'enduro è visto come il peggiore dei mali, dove non ci si può azzardare a mettere un tassello sulla terra … ma forse la spiegazione è proprio questa; da decenni qui hanno eliminato l'enduro, se mai era esistito, ed ora il passaggio di tante moto è una novità, una cosa simpatica, ma vorrei vedere se la cosa si ripetesse tutti i W-E, che direbbero, questi bravi austriaci ...
La strada diventa sterrata, all'inizio un cartello tondo intraducibile per me, capisco solo il limite di 30 km/h: ma com'è, si può andare ovunque? Alla fine della giornata intavolerò una discussione con Arrigo ed un'altro marshall sulle sterrate austriache, incentrato sulla mia domanda:”Non ci sono divieti, posso andare con la mia moto al rifugio Staniger?”
Risposta:”In Austria non si può assolutamente fare enduro, se ti beccano a boschi e sentieri sono cazz..!” e qui si vede tutta la deformazione professionale dell'endurista incallito: per lui esistono solo sentieri e mule impestate, fuoripista impossibili e quant'altro; le sterrate sono poco più considerate delle strade asfaltate, buone solo per trasferimenti (non troppo lunghi!).
Allora rettifico la mia richiesta:”Ma se voglio andare, con l'enduro stradale, o meglio ancora con la Vespa del nonno, e la moglie seduta dietro, fino al rifugio Staniger a mangiarmi un piatto di canederli, POSSO o NON POSSO?” I miei interlocutori sono incerti, pare dicano di si, ma poi interviene Marco Coda, uno degli organizzatori, che afferma:”In Austria sugli sterrati le auto possono andare, le moto non le vogliono, perché ne rovinano il fondo, anche se non ci sono cartelli, e poi quelli che hai visto nei rifugi con le auto sono tutti austriaci, e gente del posto, non so se un estraneo lo lascerebbero passare ...” nooooo, così mi ha tarpato le ali dei sogni, già mi vedevo in vacanza con la moglie (che adora questi posti) a salire tutti i possibili rifugi con l'Elefant, per mangiare canederli e goulash!
Però non sono convinto del tutto di quello che mi è stato detto: nel 2003 raggiunsi con la mia auto un rifugio montano austriaco sopra Tessemberg, nella valle della Drava, senza alcun divieto e senza ricevere parole dal gestore (e ci mancherebbe, visto che gli lasciai un buon obolo!).

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Andy Randy arriva al Jochalm, secondo ristoro in terra austriaca.

Anche la salita al Jochalm è tecnicamente facile, uno sterrato che a tornanti sale in pendio, immerso nel bosco; in barba al limite dei 30 km/h, troppi enduristi ci sorpassano di gran carriera: ma n' do 'ndate, pilotoni!
Uno di questi, con un DRZ 400, mi sorpassa e si mette a culo del BMW del Visconte, derapando e sgasando; chiaro l'intento, passare il “pseudo” endurista con la bicilindrica. All'uscita di un tornante il Visconte sta tutto a destra, il DRZ si tuffa all'interno, derapando e sventagliando di sassi il BMW, per poi affiancarlo per il sorpasso. Ma un Visconte in sella ad una BMW mica può tollerare simili affronti: noblesse obblige! Il visconte accelera tutto, vedo il BMW scattare in avanti come un treno, e il DRZ rimanergli basito affianco; Visconte insiste, chiude la traiettoria al pivello e se lo tiene dietro fino al successivo tornante: grandissimo, cosa avrei dato per poter immortalare la scena!
Ovviamente poi il nobiluomo genovese lascia passare il povero DRZ scornato, mica può scendere al suo livello, e poi non c'era Qualcuno che ha detto “Perdonate loro perché non sanno quello che fanno”?
Ma lasciatemi fare il moralista: se tutti sono come quel DRZ, non credo che l'enduro avrà vita lunga ...

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Rifugio Jochalm.

Al rifugio pausa panino allo strutto, con vista sulla vallata e sui monti del versante opposto, in cui si riconoscono benissimo gli alpeggi dello Staniger, percorsi poche ore prima, e le affilate creste rocciose che dominano la salita al passo Cason di Lanza. Questa cavalcata è un vero e proprio viaggio in “one day”, attraverso confini, 2 stati diversi, passi montani e massicci montuosi a iosa; grandissimi gli organizzatori ad aver creato ciò, e non mi interessa assolutamente nulla che la difficoltà tecnica sia bassissima, praticamente nulla, di mulattiere impestare dove sputare lacrime e sangue ne ho a bizzeffe attorno a casa mia, se devo andare a 200 km da casa voglio assaporare questi scenari grandiosi, sentire il respiro di queste terre volando sopra montagne e valli: le radici bagnate e i salitoni impossibili non mi interessano.

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I pascoli dall'altro lato della valle sono quelli dello Staniger alm, da dove siamo transitato poche ore prima.

Si scende dallo Jochalm, sempre sterrata poi asfalto fino al fondovalle, al crocevia di un paesino. Qui c'è il deliro: moto enduro, decine di moto enduro, ferme, che non sanno più dove andare: chi si inoltra in uno stradello nei campi e poi si ferma dopo 100 metri, chi va per la strada principale a SX, che per la principale a DX, e dopo 2 minuti li vedi tornare indietro … tutto perchè sono scomparse le freccette gialle del percorso, e gli enduristi sono impazziti, come le formiche in un formicaio sventrato, geniale sintesi di Mario. Ma è possibile perdersi così? Non ci hanno dato una cartina? Dove si vede che, alla chiusura dell'anello del rifugio Jochalm, si deve procedere verso Mauthen! Asfalto o sterrato, se vai a Mauthen non sbagli! Invece nulla, tutti nel pallone. Nella ressa il Visconte sparisce, ed Andy Randy va a Mauthen per asfalto a cercarlo.
Intanto chi riconosce Muz si attacca a lui, chiedendo lumi:”Dai Mario, molliamo stì impediti ed andiamo per la nostra strada, che c'abbiamo il Marinelli da fare!” penso.
E lo facciamo. Ci inoltriamo per la campagna, fino ad intercettare una sterrata che corre sopra l'argine del fiume; divieti non ce ne sono, frecce del percorso neppure, ma porta inequivocabilmente verso Mauthen, ed allora ecco servito pure il fiuming del Gail!
Piacevolissima corsa in solitaria lungo le limpidissime acque alpine, rompendo le balle a qualche famigliola che si gode il fresco sulle “beach” di sassi. Attraversiamo anche dei boschetti paludosi che pare di essere negli stagni del delta del Po o della Laguna veneta: sempre meglio!
Ad un certo punto proseguire per l'argine non è più consigliabile, dirottiamo su asfalto, attraversando campi verdissimi e paesetti deserti, verso Mauthen.
Ma perché le frecce sono sparite?
Lo scopriremo presto a nostre spese; pare che un partecipante abbia urtato un camper austriaco, pochi danni e nessun ferito, ma poi sia scappato senza fermarsi; allora alla polizia austriaca, allertata dal camperista, gli si sono girati gli “zebedei”, ha tolto tutte le frecce per mandare gli enduristi a Mauthen per asfalto e beccarli tutti al posto di blocco sulla via obbligata per il passo di Monte Croce Carnico.

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Fiuming del Gail.

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Partecipanti della cavalcata.

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Muz lungo il Gail.

Ignari di tutto ciò, entriamo felici e spensierati in paese, e capitiamo come tonni nella tonnara, fra le braccia delle polizia! Ci sono tutti, vigili in tenuta estiva da gelatai, poliziotti della stradale in tuta di pelle che paiono usciti da un film di Charles Bronson, automobile e moto pattuglie, e decine di enduristi con targhe fotocopiate, targhini ridotti, senza targa, seviziati e torturati dai pulotti.
Un ciccione in pelle ci abborda, sbircia le targhe: quella della Alp è originale, fa segno al Muz di andare, poi vede la mia, dimensioni originali, ma fotocopia plastificata, e mi fa segno di seguirlo: sono fregato! E ho pure dimenticato l'originale in albergo! Mi controlla i documenti, corrispondono con la targa, ovviamente, mi chiede la patente, si sofferma un istante sulla foto delle mie figlie, in uno stentato italiano mi dice: “targa cartone, no bene, cosa facciamo?”. Ed io, rassegnato come un martire nel circo dei leoni, ad essere internato in un campo di concentramento per gli enduristi, allargo le braccia e rispondo:”Cosa vuole che le dica, la legge la conosco, faccia quel che deve fare ...” ed inaspettatamente mi fa un fugace segno di andare via! Non me lo faccio ripetere 2 volte e scappo dalla città, con la fedina penale intonsa!
Penso di essere stato graziato grazie alla foto delle mie figlie (inteneriscono il core di chiunque e fanno capire che sono un buon padre di famiglia e non un desperado su 2 ruote, e al fatto che non ho fatto la solita pietosa scena dell'italiano che cerca di evitare la multa blandendo untuosamente l'autorità, ma invece ho accettato con dignità errore mio e sanzione.

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Passo di Monte Croce Carnico.

Saliamo quindi verso il Passo di Monte Croce Carnico, per asfalto; una salita per nulla emozionante, senza grossi strappi verticali, spesso sotto gallerie anti frana; unica chicca le enormi pale di un rotore eolico che gettano ombre correnti sulle pendici delle montagne.
Al passo mischia di moto enduro della cavalcata e stradali passisti, bar alpini, chioschetti di cianfrusaglie ricordo e vecchie caserme chiuse della G.D.F.. Il versante italiano da più soddisfazione, tanti tornanti, molti dei quali percorsi in galleria.
In uno di questi, il personale del MC Moctus devia i partecipanti su una sterrata, informandoli che c'è un pezzo rosso, non adatto a bicilindrici: scatta la salita al Marinelli!
Purtroppo perdiamo definitivamente i 2 genovesi, che fermi ancora in Austria, decidono di non provare neppure a salire al rifugio, e prendere la via di Genova.
Ciao Ragazzi!

GRAN FINALE AL MARINELLI

Si sale immersi nella foresta, per una sterrata facilissima, dal fondo compatto che pare essere appena stata spianata. Presto si raggiunge il limite della vegetazione d'alto fusto, entriamo nei pascoli d'alta quota. La strada conduce ad una grossa malga in attività, dove termina il percorso legale, oltre è divieto, ma per la cavalcata ci sono i permessi a proseguire.

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Salita al Marinelli.

Mi ripeto per l'ennesima volta, ma il panorama è favoloso; il fondovalle sempre più lontano, montagne rocciose tutt'attorno, metà inondate della luce del pomeriggio, metà già in ombra, e sopra di noi nubi nere nascondono le verticalità pietrose del monte Coglians.
È bellissima questa ascesa, con il pnto di arrivo che si ingrandisce sempre più, man mano che guadagniamo quota, è la degna chiusura di un percorso che è già mitico. Facciamo un sacco di soste fotografiche, e la cosa non dispiace, anzi, mi permette di gustarmi la salita con calma, assaporandone metro dopo metro.
La strada diventa una carrareccia dal fondo di sassi grossolani, ma nulla di difficile; si attraversano piccoli altipiani pascolivi, punteggiati da pozze di abbeveraggio, ed ecco che, in alto su una cresta, appare il rifugio.
Dalla conca sottostante il rifugio la strada cessa di essere tale, e diventa uno stretto sentiero d'alta quota, largo mezzo metro ed anche meno, che intaglia il pendio quasi verticale con 2 traversi; il tornante che gli unisce è il punto difficile: stretto, con lastre di roccia inclinate.
Ci arrivo in sella all'Alp, e non trovo alcuna difficoltà a percorrerlo, così come Muz con la mia XR.
Ultimi metri a precipizio sulla montagna, dribblando fra i bassi pini mughi, e siamo nel piccolo piazzale del Marinelli: il rifugio sorge proprio sotto il culmine di una sella, dall'altro lato c'è la strada carrozzabile di servizio allo stesso che scende verso Forni Avoltri.
Al rifugio chi c'è? Ma il mitico Arrigo, ovviamente: qui è casa sua, attorno è tutto suo (non ne dubitavamo) e da buon padrone di casa offre un giro di birre a tutti, che sorseggiamo nella terrazza del rifugio, mentre sul tornante si è formato un tappo in diretta, e ci gustiamo lo spettacolo di spinte e scivolate in prima fila.

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Rifugio Marinelli!

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Muz in ascesa.

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Ultimi traversi.

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Forza, ci siete!

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Rifugio Marinelli sotto il monte Coglians, 2.100 m.s.l.m..

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Panoramica della salita.

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Pian piano arrivano tutti.

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Muz on XR.

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Ultima chicane ragazzi!

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Ci si gode lo spettacolo ...

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… del tappo in diretta.

Sono felice, abbiamo concluso il percorso, che è stato a dir poco superlativo per panorami e sensazioni. Non ci rimane che tornare a casa. La discesa dal versante opposto è meno affascinante, anche perchè l'asfalto sale fino a quota elevata. La cavalcate procederebbe con altri pezzi sterrati verso Ravascletto, ma noi, in carenza di benzina, allunghiamo su asfalto per fare rifornimento: una piccola rinuncia che nulla toglie alla contentezza data dal giro odierno.
A Ravascletto saluti e baci, carico moto e lungo viaggio verso casa, cena “rustichella by autogrill” e rientro in tarda serata a casa.

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Marinelli plaza.

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Uomo Mezzo 1: Alves & Alp 4.0 (foto Muz).

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Uomo Mezzo 2: Alves & XR 400 (foto Muz).

Erano 12 anni che non partecipavo ad una cavalcata, posso dire di aver scelto proprio bene l'evento per il mio “rientro”, è stata una 2 giorni memorabile! Riusciranno i ragazzi friulani a ripetersi? Aspettiamo il 2010 per la risposta.

Ciao
Alves

CAVALCATA CARNICA II

Inviato: sab 19 set, 2009 11:38 pm
da alp
Troppo bello questo giro! Verrebbe voglia di farsi la cavalcata dell'anno prossimo.

Ancora più bello il racconto. Molte grazie, Alves! :D

CAVALCATA CARNICA II

Inviato: mer 30 set, 2009 12:30 pm
da ilsolla
Bravissimo, bellissime foto. Bellissimo reportage.