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BROTHERS IN ARMS - 2 Fratelli alla Cavalcata dei Forti

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SuperHank
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BROTHERS IN ARMS - 2 Fratelli alla Cavalcata dei Forti

Messaggio da SuperHank » dom 08 nov, 2009 7:04 pm

BROTHERS IN ARMS - 2 Fratelli alla Cavalcata dei Forti

These mist covered mountains
are a home now for me
but my home is the lowlands
and always will be


Queste montagne coperte dalla foschia
Ora sono la mia casa
Ma la mia casa è la pianura
E sarà sempre così


Brothers in Arms - Dire Straits

PROLOGO


C'era una volta un ragazzino, poco più di un bambino, vivace e allegro, con la tipica faccia da schiaffoni; e c'era un papà che ogni sabato pomeriggio caricava nel bagagliaio della sua FIAT 131 un vecchio motorino della Benelli, un minibike con telaio rigido e piccolissime ruote in lega, monomarcia; andavano alle cave abbandonate di Santorso, dove il terribile dodicenne si scatenava nelle pistine da cross abusive, fianco a fianco dei “professionisti” con YZ, CR, ecc., ecc..
Il papà è il mio, ma il pilota non sono io, che avevo aspettato i 15 anni per salire in sella: era il mio precoce fratello minore.
Ma il delinquente non si limitava ai giri in cava e nel piazzale del condominio, quando i genitori non erano in casa saliva sul Benellino e scorrazzava per il quartiere, senza bollo, senza assicurazione, senza età (ma con il casco)!
Il Benellino non durò molto, il telaio si spaccava in continuazione sulle pietre delle cave, finché, saldatura dopo saldatura, non restò che buttarlo al ferrovecchio. Ai fatidici 14 anni, mio fratello non ebbe alcun problema a inforcare il motorino e partire; iniziò così una sarabanda di motorini di tutti i tipi, che transiteranno nella nostra cantina nei 2 anni a seguire.
Verso i 15 anni Ighor si prese una Aprila RC 50: il modello era dei primi anni 80, ed aveva ancora i canoni estetici delle regolarità anni 70: parafanghi alti, faro rotondo, nessuna carenatura in plasticone, solo serbatoio, protezioni radiatore ed esili fiancatine porta numero posteriori. All’anteriore una lunga e sottile forcella a perno avanzato, con gli steli scoperti; al posteriore i classici 2 ammortizzatori laterali, lunghissimi, bellissimi, con la vaschetta del gas in alto. Un robusto forcellone e 2 freni a tamburo completano la ciclistica. Ma il pezzo forte era il motore: il classico Minarelli 6 marce raffreddato a liquido era stato portato a 80 cc grazie ad un kit Polini!
Il motore era bestiale: non so quanti cv buttasse fuori, ma erano sicuramente tanti, ai regimi alti un urlo lacerante usciva dallo scarico poco silenziato; l’Aprilia era leggerissima, un giocattolino fra le gambe, e sugli sterrati di pianura non aveva problemi a mantenere il ritmo del mio 125.
Condussi infatti il fratellino con me in alcune uscite soft, su sterrati e carrarecce di campagna: erano ormai 3 anni che avevo il 125, ma nessun amico con cui girare, ma nel fratello non trovai un nuovo compagno di uscite. Il congiunto si recava con maggior entusiasmo, ed io qualche volta lo accompagnavo, in una pistina di cross abusiva, frequentata da suoi coetanei.
Quando passai all'XR600 cedetti il mio 125 al fratello, che si fece patente e ossa sul Cagiva.
Stavolta qualche giro assieme lo facemmo, da bravi fratelli, come questo sugli Altipiani Veneto Trentini:

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Fratellone Capellone, 1997.

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Relax, 1997.

Poi la carriera motociclistica di mio fratello prese un'altra direzione, complice il consiglio del medico di tralasciare l'attività del “motocross”; per oltre un decennio si dette alla velocità: Suzuki SV650, Suzuki GSX-R 600, Kawasaki ZXR 600, questi i bolidi che ha condotto sui passi alpini e sui circuiti di velocità. Moto che ho scroccato qualche volta, per curiosità, ma il mio interesse era altrove.
Finché non mi sono preso un trial, il vecchio Fantic 125 “Serie 2”; “Posso provarlo?” mi chiese? E da allora non ne è più sceso, fino all'acquisto del suo trial (Sherco 290), e la supersportiva messa a riposo.
Ma perchè tutta questa tirata e non parlo della Cavalcata?
Perché, nonostante in effetti il vero evento sia la Prima Cavalcata Motociclistica Disputatasi in Veneto, io sono stato troppo contento di averla corsa con mio fratello, 12 anni dopo l'ultimo giro insieme! E poi non mi pareva vero usare come titolo una delle canzoni più belle del mio gruppo preferito, i mitici Dire Straits: “Brothers in Arms” letteralmente vuol dire “fratelli d'armi”, si potrebbe rendere come “compagni d'armi”, ma essendo una canzone antimilitarista è più convincente tradurre “fratelli d'armi”, uomini resi fratelli dal comune destino di guerra, siano amici o nemici. E visto che si girava sul campo di battaglia 1915-1918 degli altipiani un inno di pace e al contempo di rispetto per i caduti ci stava come titolo.
Però io e mio fratello siamo anche “fratelli d'armi” se l'arma è la moto, e poi il verso iniziale, “Queste montagne coperte dalla foschia, Ora sono la mia casa, Ma la mia casa è la pianura...” le montagne della cavalcata le conosciamo entrambi molto bene, siamo di casa lì, ma la nostra casa è giù in pianura: insomma, mi piaceva, punto!
E allora eccoci qui, insieme dopo 12 anni:

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Alves Motocavalcata dei Forti, 2009.

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Ighor, Motocavalcata dei Forti, 2009.

LA CAVALCATA DEI FORTI – I PARTECIPANTI

Quando conclusi il mio pezzo su MF riguardante la cavalcata di Carnia, conclusi auspicando che anche altri MC prendessero esempio dal MOCTUS di Ovaro e organizzassero qualcosa in Veneto: ma era un auspicio assai velleitario, tipo appello alla pace nel mondo. Mai avrei pensato che c'era chi ne stava organizzando una sopra casa mia!
La prima reazione però fu di stizza campanilistica: possibile che con tutti i MC della pedemontana, i cui affiliati frequentano abitualmente l'Altipiano, dovesse essere un MC Veneziano ad organizzare un evento sui Nostri monti?
E poi, come disse qualche amico, perché pagare l'iscrizione per fare un giro che facciamo sempre?
Ma la curiosità era troppa, per quello ho partecipato.
E anticipo che ne è valsa la pena.
Ma torniamo alla cavalcata; domenica mattina di buonora, per la prima volta dal mio garage partono in contemporanea 2 dei miei mezzi. A mio fratello vanno bene entrambe, io lo metto inizialmente sul 750, che è il più difficile da portare in off-road, per cui quella trentina di km di asfalto per raggiungere Asiago possono servire da riscaldamento.
“Riscaldamento”, un eufemismo! In pianura un termometro segna -6°, e Ighor guida col casco jet da trial! Il nome “Motocavalcata dei Forti” va benissimo, inteso come “Forti” coloro che vi prendono parte; e al piazzale di partenza vedremo pure dei temerari che hanno dormito in tenda!
Arriviamo al piazzale di partenza, antistante all'imponente Ossario dei Caduti del 1915-18, una location attraente per dare il via alla manifestazione; mentre mio fratello prende posto al bar io sbrigo le formalità d'iscrizione, ritiro pass, gadget, ecc.; avevamo avuto qualche problema con la preiscrizione: avevo mandato una mail con la richiesta di informazioni, prima di avere risposta ero venuto a sapere che le iscrizioni erano chiuse per raggiunto numero max di partecipanti, poi mi era stato risposto che la mail valeva come preiscrizione e di fare il bonifico, che però facevo fuori tempo massimo … alla fine comunque siamo stati accettati, con i numeri progressivi 64 e 65.
In verità avrei sperato di fare come in Carnia, dare una mano a Ciaccia a fare le foto e partecipare come stampa, ma stavolta la rivista aveva deciso di mandare 2 dei suoi, Ciaccia e Marini, per cui non c'era bisogno di me: non fa niente. Devo anche ringraziare MV, il capo degli endurostradali, per l'interessamento che ha avuto nel vedere di farmi partecipare.


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Il sacrario di Asiago al mattino.

l parco moto è sui 200 pezzi, molto vario come assortimento. Una quota inferiore al solito di moto racing, pur presenti, e un bel gruppo di moto enduro nella più vasta accezione del termine: vecchie mono anni 80-90, XT, XL, XR, TT; bicilindrici che hanno fatto la storia: BMW GS a 2 valvole, le immancabili e numerose Africa Twin, la mia Elefant (credo l'unica al via), perfino 2 Moto Morini Kanguro!
A rappresentare gli anni 2000, per la categoria dual sport, Suzuki DRZ, Fantic Caballero, Beta Alp, Kawasaki KLX, e fra le grosse le BMX X-Challenge e i mastodontici GS 1200, e pure una Moto Guzzi, la Stelvio!
Daltronde, guardando la mappa consegnataci, si capisce che il percorso è ottimale per queste moto: in sostanza si percorrono 2 grandi anelli nella porzione nord dell'altipiano, sulle sterrate militari di 100 anni fa.
Si parte da Asiago, si va a Gallio e si sale verso Campomulo, per deviare a dx verso la piana di Marcesina, da cui si prosegue verso il piazzale Lozze ai piedi dell'Ortigara, e di ridiscende a Gallio per la val di Nos (solitamente vietata al transito).
Da Gallio trasferimento per asfalto fino a Roana, dove si sale verso il Verena, passando per monte Erio. Non si tocca la vetta del monte con l'omonimo forte, ma si scende a Campolongo per dirigersi verso i pascoli delle Mandrielle, da cui si scende, per la Strada Marciana in Val d'Assa, alla località Ghertele. Un po di asfalto e si risale la Val Galmarara, per piegare a dx verso monte Zingarella e scendere costeggiando Monte Zebio fino ad Asiago.

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Enduro stradali.

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Enduro Racing.

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Enduro (?) epoca.

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Enduro classic.

Sinceramente subito sono rimasto un po' deluso, perché, da una cavalcate che si fregia del titolo “dei Forti” pensavo toccasse veramente le fortezze del 15-18! opere che hanno un fascino bestiale!
Parlando con amici li presenti, Korradok, Massimo_s, MV, mi spiegano che, essendo i forti accessibili da una sola via, si sarebbe creato un incrocio pericoloso tra le moto che vi salivano e quelle che scendevano: impossibile salirci.
Una scelta prudente e condivisibile, anche in relazione al fatto che l'evento era una prima assoluta. Però, considerando che la gran parte delle strade fatte erano aperte al transito e quindi era assai probabile trovarsi mezzi in senso contrario, e che di conseguenza bisognava attenersi comunque ed ovunque strettamente al Codice della Strada, forse 1 o 2 forti si sarebbe stato bello toccarli, facendo svolgere la cavalcata, per qualche km, a “doppio senso di marcia”; ma posso solo immaginare lo sbattimento degli organizzatori, per cui questa non è una critica ma solo osservazioni in libertà.

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La mia Cagiva in mezzo ad altre vitellone.

A proposito degli organizzatori, ho avuto l'impressione, ascoltando e leggendo in giro sui forum, che il MC Spinea abbia si dato la copertura ufficiale all'evento, ma poi il suo affiliato,che si firma Dr58 su endurostradali, si è sobbarcato gran parte del lavoro, tanto che ha dovuto chiedere l'appoggio di endurostradali per tenere in piedi l'evento, e difatti tantissime guide e scope erano di quel sito, come gli amici Korradok e Massimo_s.

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La Red Bullissima del mio amico Massimo_s.

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Si va o non si va?


LA CAVALCATA DEI FORTI – IL GIRO

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Verso Marcesina 1.

La partenza veniva data a gruppi di 5, per diluire i partecipanti, e ogni tot persone partiva anche una scopa col gilet giallo. Il percorso era segnato da piccole frecce gialle, poco visibili, e già al primo bivio fra sterrato e asfalto, su a Campomulo, c'è stata gente che è andata dalla parte sbagliata.
Si scendeva quindi verso Marcesina, immersi nelle abetaie di questi monti; strade facili, larghe, piatte, con pendenze lievi; da prestare comunque attenzione, perché il ghiaino che ne costituisce l fondo può facilmente far perdere l'aderenza; e difatti non sono mancate le cadute, ho incrociato uno che si era schiantato sul muretto, poi ho sentito di BMW sdraiati a terra che hanno forato teste.
Mio fratello procede spedito con la Cagiva, non mi pare per nulla in difficoltà dalla mole del mezzo. Nel percorso ci sono 3 varianti “difficili” per monocilindrici, in realtà sono fattibili anche da piloti di bicilindriche con un po' di esperienza, come confermatomi da Korradok, ma mio fratello non lo sa e segue ligio le frecce per le bicilindriche, per cui perdiamo il primo hard.

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Verso Marcesina 2.

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Verso Marcesina 3.

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Scopa in azione.

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Pausa foto.

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Mio fratello in azione.

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Nebbia col sole.

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Pesi massimi 1.

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Pesi massimi 2.

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Pesi massimi 3: addirittura una Moto Guzzi!

Arriviamo al Lozze, proseguiamo per malga Moline e Piazza delle Saline, scendiamo verso il Bivio per Bosco Secco e qui, invece di ragionare, istupidito dal gruppo seguo il gregge, finché a malga Fiara non incrociamo un altro gruppo che sale: e questi da dove vengono?
Ci vuole poco a capire che abbiamo sbagliato strada: bisognava girare a dx verso malga Bosco Secco, e scendere dalla Val di Nos.
Torniamo sui nostri passi fino al bivio incriminato; la discesa è il punto più tecnico della cavalcata: una mulattiera sassosa abbastanza accidentata e ripida, che mette a dura prova i freni del Cagiva che vanno in ebollizione: per fortuna che il motore Ducati ne ha di freno motore!
Ma Ighor se la cava egregiamente; la mulattiera confluisce nella facile sterrata della Val di Nos, bellissima via che percorre questa stretta forra completamente libera da insediamenti umani, che ci riporta alla periferia di Gallio. Ecco il primo centro fatto dalla cavalcata: transitare in questa vietatissima strada, dove spesso la forestale fa appostamenti, per beccare in flagranza di reato moto, quad, 4x4, motoslitte.

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La mia moto, senza di me.

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NO! Non di là!

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Ecco bravo, questa è quella giusta.

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Problemi di navigazione.

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Che facciamo?

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Malga Bosco Secco.

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La mulattiera in Val di Nos.

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Martinofix.

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Val di Nos 1.

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Val di Nos 2.

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Gallio Town.

Da Gallio ci si sposta a Roana, dove in piazza c'è il primo ristoro, panino e ombra per tutti.
Questo pezzo è stato tutto su asfalto, e addirittura ci hanno fatto passare nel centro storico di Asiago, con tanto di mercatino e traffico della domenica mattina: io mi sono ritrovato in coda dietro una Bentley, tanto per dire del contesto assai poco enduristico.
Probabilmente esigenze di semplificare il percorso hanno indotto a ciò, ma sarebbe stato bello transitare per qualche stradina secondaria, magari sterrata.
A Roana facciamo cambio moto, ed è stupefacente cambiare sella in corso d'opera. Nei primi metri di sterrato sono in crisi, non riesco a tenere i 200 kg del Cagiva, le sospensioni sue non valgono la metà di quelle dell'Honda; unica nota positiva il motore, gira regolare come un orologio: mi sono costruito un vacuometro per sincronizzare i carburatori, ci ho provato ma non ero sicuro dell'esito, ed invece è stato un successo, completamente scomparse quei rifiuti ed irregolarità di carburazione che affliggevano il 2 cilindri Ducati!
Mio fratellino invece cambia vita sull'XR: col Cagiva diceva “Si, bello, mi sto divertendo” senza troppa convinzione, ma col 400 si esalta, ha un sorriso da orecchio ad orecchio, non si ricordava che la mia motoretta fosse così divertente e potente!
Risaliamo il boscoso pendio di monte Erio, dove scolliniamo alla omonima malga; a seguire c'è il bivio mono-bi: anche stavolta prendiamo la strada dei monocilindrici, ma non è altro che una sterrata dal fondo grossolano che faccio senza problema col 750, addirittura permettendomi di superare qualche enduro stradale che procede a velocità molto ridotta.
Arrivati nei pressi della misteriosa casara Gruppach, dalle nere orbite vuote delle finestre, si sale verso il Verena, che purtroppo non si raggiunge.

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Verso monte Erio.

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Casara Gruppach.

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Ighor sull'XR: tutta un'altra storia.

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Malga dei Quarti di Verena.

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Paesaggi.

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La Croce del Civello.

Si scende alla Croce del Civello e da li a Campolongo e verso malga Mandrielle, dove un addetto del MC Spinea spunta il passaggio di tutti i partecipanti: niente male come controllo e sicurezza.
Una facile discesa ci porta alla località dell'osteria Ghertele; un po' di asfalto e si imbocca la salita di val Galmarara. Qui i fratelli si tolgono un po' di polvere: mio fratello ci da dentro di gas e lo rivedrò solo al quadrivio della malga, mentre io, ritrovato il feeeling col “ducatone”, prendo velocità e mi permetto di passare delle leggere Gas Gas 2T e KLX250S.

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Scendendo al Ghertele.

Al quadrivio di malga Galmarara si gira a dx per salire al monte Zingarella, strada vietatissima: anni fa il gruppo speleologico di cui facevo parte, affiliato al C.A.I., chiese il permesso di transitare su quella strada per avvicinarsi con le auto cariche di materiale alla grotta da esplorare: la Forestale ci negò il permesso!!! Onore al MC Spinea, riuscito a farci passare 200 moto: valeva la pena pagare l'iscrizione solo per transitare sui Granari di Zingarella, spianate carsiche d'alta quota, dove domina incontrastato il tenace pino mugo, aride bianche distese calcaree cosparse di doline, con evidenti morfologia a gradinata, dovuta all'arretramento degli strati carsici per l'azione crionivale.
Qui il panorama è più mosso che a Marcesina, le lunghe valli glaciali di Galmarara e Nos, i tondeggianti rilievi carsici del Corno di Campo Bianco e Corno di Campo Verde, del Colombarone, di Cima dell'Arsenale, dello Zoviello, dello Zingarella e del Colombara disegnano uno scenario di aspra bellezza.
Lasciati gli ultimi 2 monti alla nostra destra rientriamo in Val di Nos, scendendola rimanendo alti sulle pendici dello Scoglio Bianco e dello Zebio. Non saliamo fino a Malga Zebio e ai luoghi della battaglia, ma per la facile sterrata dello Zebio scendiamo verso l'aeroporto di Asiago: la cavalcata finisce così, dopo circa 4 ore di guida e un centinaio di km percorsi.

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In Val Galmarara.

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Sul monte Zingarella, stratificazioni carsiche.

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Discesa verso il monte Zebio 1.


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Discesa verso il monte Zebio 2.

Noi fratelli ci rifocilliamo dalla fatica alla trattoria di fronte all'Ossario, con un menù fisso di primo, secondo, vino e caffè, in compagnia della banda dell'amico MartinoFix, tipico spaccato dei partecipanti: Martino su TTE 600, il cugino su DRZ 400, il nipote su Husqvarna 125.
Ora posso rispondere alla domanda se valeva la pena pagare per girare sulle mie montagne: 35 euro sono tanti di questi tempi, ma dentro ci sono una maglia, un panino, un pranzo: ma sopratutto, l'aver potuto passare in posti (non molti per la verità, ma meglio di nulla) solitamente vietati, ne valeva veramente la pena.
Vedremo se il futuro ci riserverà altre cavalcate in veneto …
Alla prossima avventura della Premiata Ditta Alves & Ighor!

Ciao
Alves
Ultima modifica di SuperHank il gio 01 gen, 1970 1:00 am, modificato 1 volta in totale.

husqvarna100
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BROTHERS IN ARMS - 2 Fratelli alla Cavalcata dei Forti

Messaggio da husqvarna100 » dom 08 nov, 2009 7:30 pm

Bello Alves.
Se la cavalcata non e' competitiva,come mi e' sembrata questa,penso valga la pena pagare se ti permette di passare in posti normalmente vietati.

Ciao.
Claudio.

alp
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Messaggio da alp » lun 09 nov, 2009 1:42 am

Sano Rock anni 70, racconti della nostra adolescenza, vecchi cimeli d’epoca, le prime foto a colori sbiadite dagli anni, il ritorno di un viaggio con tuo fratello, una motocavalcata che farà storia. Non manca nulla all’ottimo minestrone che ci hai fornito. Noto, con piacere, che le tue tecniche narrative diventano sempre più sofisticate (pur nel loro stile “semplice”). Insomma Alves, hai fatto il solito capolavoro. In più stavolta, spero sia l’inizio di una nuova era che ti vedrà finalmente non più solitario cavaliere errante ma finalmente accompagnato dal tuo fidato “fratello d’armi”.

P.S.: Bellissime le zone sui monti Zingarella e Zebio: quelle rocce chiare hanno qualcosa di magico.
A presto e...
Buon motortrip,

alp

motera
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Messaggio da motera » lun 09 nov, 2009 2:25 am

Bravo superissimoHank, bel report! :D

Mario e gli ES son stati davvero bravi nell'organizzazione! :P
Peccato davvero non aver potuto partecipare. :cry:
Spero l'anno prox di rifarmi x la stagione quasi persa! :cry:

SuperHank
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Messaggio da SuperHank » lun 09 nov, 2009 10:51 am

Se la cavalcata non e' competitiva,come mi e' sembrata questa


Si, è una motocavalcata non competitiva aperta a tutti, previa iscrizione, non serviva nemmeno la tessera FMI.
I tratti vietati aperti per l'occasione erano pochi e corti, per la verità, ma molto belli e sopratutto permettevano di chiudere dei giri ad anello, altrimenti impossibili.
pero sia l’inizio di una nuova era che ti vedrà finalmente non più solitario cavaliere errante ma finalmente accompagnato dal tuo fidato “fratello d’armi”.
E aspetta di vedere quandi usciremo insieme col trial!
Bellissime le zone sui monti Zingarella e Zebio: quelle rocce chiare hanno qualcosa di magico.
Eh si, quelle desolate distese carsiche sono oltremodo affascinanti.
Mario e gli ES son stati davvero bravi nell'organizzazione!
Peccato davvero non aver potuto partecipare.
Spero l'anno prox di rifarmi x la stagione quasi persa


Molto bravi, assolutamente; speriamo riescano a ripetersi.

Ciao
Alves

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cichetelo
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Messaggio da cichetelo » lun 09 nov, 2009 11:05 am

Complimenti ... come sempre.... bravo Alves !!!!

P.S. se passi da queste parti chiamami che ci prendiamo una birra in compagnia!!!

Ciao Raffaele
Raffaele - Alp 200 - Rev3

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max37
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Messaggio da max37 » lun 09 nov, 2009 3:16 pm

complimenti
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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massimo s
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Messaggio da massimo s » lun 09 nov, 2009 5:58 pm

bellissimo report, come sempre mitico Alves !
D-istruttore enduro :)

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