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1.IN SUSY VALLEY I° FINESTRE E FENESTRELLE

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SuperHank
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1.IN SUSY VALLEY I° FINESTRE E FENESTRELLE

Messaggio da SuperHank » dom 28 feb, 2010 9:24 pm

PREFAZIONE
Finalmente sono riuscuito a completare il racconto di un paio di giri che feci anni fa sulle Alpi occidentali. Ho pensato di condensare (si fa per dire, visto che sono circa 100.000 battute e 400 foto!) i 2 giri in un unico racconto.
I posti sono i soliti noti di Piemonte e Liguria, visti e rivisti in 1000 report e articoli: io li racconto alla mia maniera, mettendoci qualche nota storica, sperando di non aver scritto cavolate, me ne scuso anticipatamente con i locali o chi frequenta molto più di me quei posti.


VALLE DI SUSA SUPERSTAR

Le valli e le cime delle Alpi, da secoli e millenni, sono punto di incontro e scontro: ci sono passati tutti, da Annibale a Cesare, da Carlo Magno ai Re francesi, dai Savoia a Napoleone; i popoli che abitano ai piedi dei monti avrebbero certo fatto a meno di tutte queste lotte e guerre, ma tant’è, i capi ordinano la guerra, poi a farla tocca agli altri, così va il mondo.
Tutto ciò per dire che nel corso dei secoli eserciti e stati si sono dissanguati nel fortificare valli e cime, nel costruire strade e vie. Se nel passato le fortificazioni erano prevalentemente in fondovalle, a sbarrare il passaggio, col progredire della artiglieria le fortezze sono salite sulle cime, dove le bocche da fuoco potevano colpire a chilometri di distanza, in territorio nemico.
L’apice fu raggiunto dopo l’unità d’Italia, quando l’ostilità fra Italia e Francia tornò a crescere e, a parte la parentesi da alleate nel 15-18, durò fino al conflitto del 1940; decine di anni in cui furono potenziate le vecchie fortificazioni sabaude ed erette nuove micidiali fortezze fra le nuvole, come i famosi forti Jafferau e Chaberton.
Di tutta questa epopea bellica restano i ruderi più o meno conservati delle fortezze in quota, e le strade che vi accedono, perlopiù sterrate: irresistibile nettare per il palato degli appassionati di fuoristrada a 2 e 4 ruote.
A ciò si aggiunge il fascino dell’alta quota: le Alpi occidentali sono un bastione naturale certamente più temibile delle loro cugine orientali; ad occidente le Alpi raggiungono le massime altezze, e se ad oriente superare i 2.000 metri è già un bel traguardo, soprattutto nelle Prealpi, ad occidente i duemila sono quasi “l’altezza minima”. L’alta quota ha finora preservato queste sterrate dall’asfalto (mentre, ad esempio nelle Prealpi Venete, molte rotabili militari a bassa e media quota sono state inglobate nella viabilità ordinaria ed asfaltate); infine, la maggior parte sono ancora libere da divieti di transito!! realtà quasi sconosciuta in moltissime zone alpine, dove non puoi nemmeno azzardarti a parcheggiare fuori dalla strada!

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Da “Motociclismo” anni 80: bivio al colle dell'Assietta.

Sono lustri e decenni che sento parlare delle rotabili militari in Piemonte: a casa ho dei vecchi numeri dell’annuale Motociclismo Speciale Fuoristrada, anni 81-85, da collezione, dove non c’è numero in cui non si parli dell’Assietta, dello Chaberton, dello Jafferau, del Sommeiller, della Via del Sale; possiedo un numero del 94 dove Ungaro e socio provano le Dominator appunto sulla Via del Sale ligure. Da quando esiste Internet, sui siti motociclistici, italiani e non, è tutto un fiorire di discussioni e raduni in questi luoghi; Motociclismo Fuoristrada dacché esiste ha già riproposto più e più volte lo Jafferau, lo Chaberton, l’Assietta, la Via del Sale, cavalcate varie in quei luoghi, prove di mezzi, ecc., ecc.; amici reali ed amici virtuali sempre parlano, vanno e vengono da là.

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Sempre “Motociclismo” anni 80: enduristi all'ingresso della Galleria dei Saraceni sul m.te Jaffreau.

Ed io, appassionato di enduro, montagna, storia militare e fortificazioni, potevo rimanere insensibile a tali sirene dell’ovest?
No, non potevo, e alfine mi decidevo a partire verso il west.
Anche perché è meglio una sterrata oggi che un divieto domani; la valle di Susa è troppo nota: nei giorni immediatamente seguenti alla mia spedizione in Piemonte, negli stessi luoghi avrebbero avuto luogo i raduni di due noti siti; tedeschi, austriaci, svizzeri, impossibilitati a girare nei loro pratini alla Heidi, affollano sempre di più la valle.
Informandomi sulle zona, già in qualche sito storico-culturale ho trovato bordate contro la presenza dei mezzi a motore in quota; leggete qua se non ci credete: diciamolo francamente, finché dura dura, ed è meglio approfittare della libertà ed ospitalità della Valle di Susa, sempre con il massimo rispetto.


AI CONFINI DEL MONDO

Ma c’è un piccolo problema: la valle di Susa è distante CAXXO!!
Schio-Susa km 406 via Milano: a meno di essere uno stacanovista del tassello, farsela tutta in sella, non avevo altra scelta che utilizzare il carrello e dormire via la notte.
Il santo patrono di Vicenza, la Madonna di Monte Berico, cadeva a fagiuolo: Giovedì 8 settembre ditta chiusa, il venerdì faccio ponte ed ecco 2 giorni di enduro! E per fortuna che la festività è all’inizio di settembre, che se era a gennaio a quelle altitudini si che ci andavo, ma con la motoslitta! Per avere i 2 giorni pieni optavo per il viaggio serale: mercoledì ufficio fino alle 17.30 e poi partenza verso ovest.
La mia idea iniziale era di fare il primo giorno la valle di Susa, il secondo spostarmi sulla Via del Sale nel basso Piemonte, ma grazie ai racconti e consigli degli amici capivo che era una cazzata, solo per la valle di Susa avrei avuto bisogno di una settimana! La prima 2 giorni piemontese l’avrei dedicata a Susa, la via del Sale l’anno prossimo.
Partivo informatissimo su ciò che avrei trovato, sempre grazie ai consigli raccolti; con me mail, road-book, racconti di chi ci era già stato e le immancabili mappe. Un aneddoto su queste ultime: a Vicenza c’è un piccolo ma fornito negozio di carte geografiche e libri di viaggio, il cui gestore, alla mia richiesta di mappe riguardanti le Alpi Occidentali, esclamava:”Finalmente qualcuno che va in posti diversi dal solito!”.
Evidentemente non siamo in molti dal lontano Nord-Est ad andare in Piemonte!
La preparazione dei mezzi non mi impegnava molto: controllo generale della moto, senza nemmeno cambiare la lisa gomma posteriore, tanto dovevo fare solo sterrati; usualmente giro con una dotazione che mi consenta di riparare la moto da solo (gomme, falsa maglia, leve, cavi, tubi, acciaio liquido) quindi un giro in solitaria non mi preoccupava; unica preparazione importante il serbatoio Acerbis da 22L in modo da avere una esagerata autonomia, dai 250 ai 350 km, e non avere il patema di scendere a valle per cercare un distributore a metà giornata. Infine, doppio completo da enduro, in caso di pioggia il primo giorno, per partire asciutto il secondo.
Essendo alla frutta con il mio attuale completo antipioggia, pensavo che una sosta al megastore Canella a BS ci sarebbe stata, per acquistare finalmente una tuta come si deve.

Purtroppo le previsioni meteo per giovedì e venerdì erano pessime, una motherfucker perturbazione sul Golfo di Biscaglia stava convogliando fiumare di perturbazioni oceaniche sul Belpaese, a partire logicamente dal Piemonte, CAXXO!!
La sosta da Canella diventava imprescindibile.
Il mercoledì ero troppo eccitato all’idea della partenza, 8 ore in ufficio mi parevano solo una formalità prima del via!
Tra una rogna e l’altra solo alle 18.00 ero in autostrada, la solita A4 trafficatissima; il tempo reggeva ancora, ma non appena uscito dal Veneto eccola, bastarda, la pioggia!
Giungevo da Canella alle 19.15; alle 19.20 iniziavano ad abbassare le serrande, nonostante i molti clienti presenti. Chiedevo lumi ad un commesso sulle antipioggia, il quale con odio malcelato mi illustrava frettolosamente la merce, poveretto!
Nel tempio dell’abbigliamento fuoristrada trovavo ben poco, solo tute intere, anche se in offerta, mentre io sono un fan del bikini! Piuttosto che spendere 50 € senza esserne convinto lasciavo perdere l’acquisto: 2 giorni dopo, a Susa, disperato, ne avrei spesi 85 €!!!!

Entravo nella autostrada Brescia-Piacenza, e il viaggio si faceva onirico: il sole calava all’orizzonte, la strada era deserta, solo qualche solitario tir ogni tanto; attorno solo campi e campi e campi, quasi non si vedeva nemmeno una fioca lucina di qualche cascina isolata. L’autostrada che percorro più spesso, L’A4, è quasi ininterrottamente fiancheggiata da fabbriche, capannoni, paesi con le loro enormi insegne al neon, le luci, i lampioni, e non ti senti mai solo; guidando verso Torino mi sentivo immerso in una solitudine più consona a qualche Highway dell’ovest americano che alla densamente popolata Padania!
L’autogrill appariva all’improvviso come un miraggio, con il suo microcosmo di fauna umana delle 10.30; pizza Spizzico e rifornimento ad auto e moto, chiacchierando col benzinaio piacentino della sua KTM 400 2T degli anni 70.
La pioggia cessava, strada libera invitava a pigiare l’acceleratore, ed invece degli 80 km/h da codice con il carrello mi trovavo a tenere una velocità di crociera dai 120 ai 140 km/h. Ma nonostante la buona velocità Torino non arrivava mai, non arrivava mai: o il mio tachimetro è sbagliato o i chilometri nel nord-ovest sono più lunghi!
Era mezzanotte quando entravo a Susa, purtroppo sotto la pioggia battente, dopo ben 6 ore di viaggio.


BATES MOTEL

“Per il pernotto e colazione a 35 euri e' buono a patto che non ti taglino la gola durante la notte .
Hulk, Un amico”


Per l’alloggio avevo cercato un bed & breakfast od un agriturismo attorno a Susa, sia per risparmiare sia per non dover alloggiare in centro città, con tutta la scomodità di girare con auto e carrello in centro storico. Su internet non avevo trovato molto e alla fine avevo prenotato la camera in un 2 stelle a Meana di Susa, giusto all’attacco della salita al Colle delle Finestre: posizione strategica!
La signora dell’albergo, nonostante l’ora, mi stava aspettando per spiegarmi al telefono la strada.
quando si sente una voce senza vedere il volto, comunque ci si costruisce una immagine dell’interlocutore, ma quasi mai corrisponde a realtà: nel mio precedente lavoro c’era una impiegata di un altro ufficio che solo a sentirla mi faceva un certo effetto, ma poi di persona proprio non mi colpiva.
Questa donna invece, dalla voce, mi dava l’idea di essere una nobildonna altera e austera, magari di qualche antica famiglia sabauda; il suo albergo-ristorante lo immaginavo un piccolo locale curato nei dettagli e rivolto a promuovere e preservare le antiche tradizioni e tipicità della vallata.
Una stretta vietta conduceva all’albergo, ma solo all’ultimo momento, grazie al barlume di un lampione, vedevo l’insegna sulla facciata stinta di una grande casa dalle imposte serrate.
La recinzione era completamente soffocata da piante rampicanti, tanto da non vedersi dall’esterno il piano terra; il cortile interno, piccolissimo, era in terra battuta ed ovviamente fradicio di acqua e fango.
Lascio l’auto in strada, trascino carrello e moto all’interno del cortile e li lascio lì, sotto la pioggia; entro.
Mi sarei aspettato il salone del ristorante, invece mi ritrovo in un piccolo locale bar con 3 tavolini; l’arredo è tutto in legno, ma vecchio, consunto; nelle porte in fondo alla stanza vedo delle cucine da ristorante, poi c’è una porta socchiusa di quella che sembra una abitazione, poi un’altra stanza ingombra di masserizie. La mia nobildonna sabauda è una donnina dal cappello bianco, pettinata come Albert Einstein, e c’ha pure la barba e baffi e dal vestire sembra una barbona, anche perché tra bar e cucina girano tranquilli un paio di gatti ed un cane; nell’aria un odore di chiuso, di rancido e stantio indefinibile.
“Da paura! Questo posto è da paura!!” penso tra me, ed il pensiero va alla battuta di Hulk e all’Hotel Bates di Psycho: e pure quest’albergo ha la torre, come quello del film!
Intanto l’albergatrice mi conduce al secondo piano, per una scala a chioccola all’interno della torre: le finestre hanno la doppia grata in ferro, i balconi sono ingombri di suppellettili, vasi, soprammobili, macchina da scrivere del primo 900, tutto coperto di polvere; le scale sono in pietra, alle pareti ritratti di ufficiali piemontesi e fotocolor vecchi di decenni che paiono fantasmi, ti seguono con lo sguardo quando passi!
“Le ho riservato la suite” sorride la vecchia, ed entriamo in camera. È un vero miniappartamento: c’è un ingresso ampio, una cucina con tavolo da 4, fornello a gas, lavello e madia, un bagno grande con vasca e una camera con il matrimoniale e un letto singolo, anche se dire che il mobilio sia dozzinale è essere buoni.
Sono quasi l’una e mi butto sul lettone; il materasso è flaccido e la rete è di quelle vecchie a maglie in rete metallica: la rete si infossa sotto il peso del mio corpo e mi trovo a dormire abbracciato dal materasso!
“Da paura! Questo posto è da paura!!” penso, e mi addormento chiedendomi se l’indomani sarò vivo.


RISVEGLIO AL BATES MOTEL

Il gracchiare della sveglia mi conferma che durante la notte non mi hanno tagliato la gola, come vaticinato da Hulk; dalle imposte filtra un raggio di luce, corro ad aprire e vedo questa piramide di roccia innevata fra le nubi:

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Monte Rocciamelone.

“Dai, che in fondo questa stamberga tiene fede al suo nome, Bellavista” ragiono fra me e me; “deve essere bello stare sulla terrazza dell’albergo a contemplare il panorama”, ma quando abbasso lo sguardo sul terrazzo mi ricredo:

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bucato pulito e rottami sporchi.

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Materasso a prendere aria.

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Ciò che resta di un cliente dato in pasto ai cani?

Moto, carrello ed auto ci sono ancora; la signora Bates mi prepara la colazione, cioccolata, brioche, pane burro e caffè; mi chiede dove vado, mi da qualche dritta, dice che anche suo figlio è un appassionato di moto.
Il cielo è sereno, ma verso la Francia e in quota grandi nuvole si stanno addensando: speriamo bene; mi vesto e parto verso il colle delle Finestre.

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Il Bates Motel: di mattina è quasi bucolico!


COLLE DELLE FINESTRE

Emozionatissimo inizio la salita verso il colle delle Finestre; anche se so che si tratta di una facile sterrata, sono esaltato come se fosse la più micidiale delle mulattiere!
La carrabile prende quota con numerosi tornanti immersi nella foresta, molto serrati uno all’altro; l’asfalto è perfetto, sicuramente lascito del Giro d’Italia, passato di qui a giugno; solo la carreggiata è un po’ stretta.
Salgo tranquillo, anche se la strada inviterebbe ad una guida da supermotard: i tasselli delle gomme mal si combinano con l’elevata umidità del bitume, ed inoltre sento nettamente il peso insolitamente maggiore all’avantreno, dato dal serbatoio a pieno carico.
Invitanti sentieri si staccano spesso dalla strada, si vede che sono tagli fatti dalle moto; rimango sulla retta via, non vado a cercare guai.
C’è da dire che il tratto asfaltato è molto lungo e sale molto di quota, oltre i 1.000 metri.
Finalmente, allo sfumare del bosco nei pascoli d’alta montagna, anche l’asfalto cede il passo allo sterrato.
È uno sterrato largo, di pendenza moderata, poco sconnesso, che risale l’ampio vallone con ampi avvolgimenti sui due versanti; nonostante siano passati pochi mesi da quando era stato tirato a specchio per il passaggio delle biciclette del Giro, ha già ripreso la tipica forma della sterrata, fondo compatto cosparso di fine breciolino.
Sono le 8.30 del mattino, sulla strada solo alcuni malgari, una coppia di tedeschi 60enni che si apprestano a far colazione, dopo aver dormito in tenda sul tetto della loro Land Rover Defender (mitici, me li vedo i miei fare una cosa simile!); pecore, mucche e cani pastore.

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Salita al Colle delle Finestre-XR versione Long Raid.

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Pian del Tiraculo, si chiama proprio così!

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Tornanti.

La strada inviterebbe a spalancare il gas, invece salgo lentamente, in 2° 3° con un filo di gas, colmando occhi e cuore di questo luogo.
Verso il colle i tornanti si fanno più serrati per superare l’ultimo ciglio della valle; in alto sulla rupe appare il Forte Colle delle Finestre:

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Ultimi tornanti.

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Forte Colle delle Finestre.

Raggiunto il Colle delle Finestre, a 2215 m., una mulattiera di poche decine di metri porta al forte.
È il classico forte ottocentesco, in pietra e muratura, più caserma a controllo del passo che opera per l’attacco o la difesa a distanza.
Alcune note storiche:

“Il Forte Colle delle Finestre, costruito nel 1891 per controllare l'importante valico (2.215 m.) che unisce la valle di Susa alla Valle Chisone, consisteva in una caserma difensiva elevata su 2 piani con ingresso che, a strapiombo sul burrone, era composto da un porte dormiente ed un successivo ponte levatoio il cui battiponte era costituito da un traliccio metallico alto 9 metri. Dal fronte meridionale della costruzione partiva la galleria in roccia, lunga 56 metri, che conduceva ai 2 pozzi di artiglieria armati con cannoncini da 57 in torretta corazzata a scomparsa. Il forte era inoltre dotato di feritoie per fucili da usarsi per la difesa ravvicinata. Venne disarmato e dismesso nel 1928. Durante la seconda guerra mondiale non venne praticamente utilizzato.”
Dal sito http://stradecannoni.altervista.org/

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L’ingresso dell’edificio, ormai privo del ponte levatoio.

Per una finestra penetro strisciando dentro la struttura, proprio nel locale delle latrine; un paio di corvi dissentono rumorosamente da questa intrusione, percorro per alcuni metri il corridoio centrale e poi li lascio alla loro privacy.


FENESTRELLE

Purtroppo sull’altro versante del colle, quello della Val Chisone, inizia subito l’asfalto, posato di recente sempre per il passaggio di quei dannati ciclisti; ormai lo sterrato delle Finestre si riduce a non più di mezza dozzina di km sul versante della Valle di Susa.
Dirimpetto al forte partirebbe una mulattiera di arroccamento, una alta via sulla cresta fra le due valli, ma è vietata; il tragitto classico per l’Assietta è una strada sterrata che parte dal Piano dell’Alpe, un piatto pianoro erboso che scorgo in basso.
Lemme lemme scendo fino all’Alpe, ma invece di tenere la destra verso l’Assietta vado a sinistra per una facile sterrata che aggira il costone del monte Pelvo, una delle cime dell’Orsiera-Rocciavè.
Si passa a fianco del forte Serre Marie e sotto il corpo di guardia del Faluel, un singolare edificio di forma cubica.

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Forte Serre Marie.

Note storiche :
“Il Forte Serre Marie fu costruito nel 1876 a 1892 m. ed è situato a sinistra della rotabile per l'Assietta. Si tratta di una batteria con 6 pezzi in barbetta che battevano la zona di Pian dell'Alpe e il fondovalle in prossimità di Usseaux. Una galleria che passava sotto il piano della strada conduceva alla polveriera. Non si trattava di una soluzione particolarmente felice: un'eventuale ma non impossibile esplosione avrebbe magari salvato la struttura del forte ma in compenso vari metri di carrellabile sarebbero sprofondati a causa dell'incidente, paralizzando il traffico dell'arteria militare. .”
Dal sito http://stradecannoni.altervista.org/


La strada prosegue sempre in costa al monte, con carreggiata non troppo larga, fino all'ampia conca di Pra Catinat, dal nome dell'omonimo generale francese che vi svernò con diecimila soldati nel 1692.
Da Prà Catinat riprende l’asfalto, una lunga discesa con molti tornanti in una distesa di pini marittimi, fino al fondovalle; sicuramente ci sono alternative off-road, basta guardare la cartina, ma non voglio impegolarmi in qualche guaio.
Un paio di km a vale di Prà Catinat supero dei mastodontici edifici in stile liberty: sono gli ex sanatori Agnelli, ora utilizzati dalla Regione Piemonte.
Lo scopo di questa mia divagazione è visitare il forte di Fenestrelle.

“Il forte di Fenestrelle : La sua costruzione, iniziata nel 1727, è durata ben 126 anni. Le cifre sono impressionanti: oltre 3 km. di lunghezza su 650 mt. di dislivello, 1.300.000 metri quadrati di superficie, 1700 uomini di presidio, una scalinata coperta di oltre 4000 gradini che collega la piazza principale del forte San Carlo con il forte delle Valli attraverso ridotte e batterie. In tre secoli di vita, questa maestosa macchina da guerra non ha mai sparato un solo colpo.”
Dal sito http://stradecannoni.altervista.org/


Rimango sbigottito dall’imponenza di questa fortezza, che in un susseguirsi di fortezze, bastioni, mura, casamatte, gallerie chiude tutto il versante sinistro della Val Chisone; è un’opera titanica, la muraglia cinese del Piemonte. Mi fermo a visitare il bastione più a valle, il forte San Carlo, ma la visita guidata dell’intero complesso richiede 7 ore!

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I bastioni scalano la montagna.

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Ingresso.

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Chiesa.

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I Quartieri.

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La galleria reale.

Da Fenestrelle risalgo al Piano dell’Alpe per la strada di Usseaux e Balboutet.
La mia Assetta sta per iniziare.

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Piano dell’Alpe.

Continua ...

P.S.: ringrazio il Sig. Marco Boglione, autore del sito citato nel testo, e sopratutto autore dei volumi:

Le Strade dei Cannoni, “Edizioni Blu”;
Le Strade Militari dell'Assietta, “Edizioni Blu”;

per le interessantissime e precise informazioni di carattere storico.
Assolutamente consigliati i suoi libri!
Ultima modifica di SuperHank il gio 01 gen, 1970 1:00 am, modificato 1 volta in totale.

VALCHISUN
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1.IN SUSY VALLEY I° FINESTRE E FENESTRELLE

Messaggio da VALCHISUN » dom 28 feb, 2010 9:51 pm

Complimenti, peccato che non ci sono le "emoticon" con gli applausi, fai conto almeno di tre righe di "faccine" che applaudono...
Della storia locale sui forti, ne sai piu' te di me che mi chiamo Valchisun (dovro' cambiare il Nick... :? )
Bellissimo il Bates Motel....me lo ricordo, perche' ci sono passato davanti piu' volte, ma pensavo che fosse abbandonato, secondo me la vecchina proprietaria era un "ectoplasma".... hai guardato di non avere due segni sul collo, dopo.....?
Attendo fiducioso la prossima puntata!
Ciao!
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Messaggio da gv » dom 28 feb, 2010 11:38 pm

:D :D
complimenti !!
posti splendidi !!
volevo tornarci con 2 amici, e il tuo resoconto capita proprio a fagiolo !
Thanks a lot
Aspetto anch'io la prossima puntata....
:D
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Messaggio da Brianza » lun 01 mar, 2010 12:26 am

I tuoi racconti sono sempre molto belli, interessanti e piacevoli da leggere. 8)
Complimenti. :wink:
ciao
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VALCHISUN
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Messaggio da VALCHISUN » lun 01 mar, 2010 12:35 am

La foto della Yamha Xt 600 Tenere' prima versione di Motociclismo, mi ha fatto "precipitare" indietro di trent'anni.....Non dovevi farlo.....Sigh!Sob!!! :cry: :cry: :cry: :cry: :wink:
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Messaggio da anALPhaBETA » lun 01 mar, 2010 12:48 am

estasiata!
A mio più modesto parere alcune "Donne" dovrebbero fare un "attimino" di pratica prima di "scrivere" certe "sentenze ingiuste" ...

husqvarna100
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Messaggio da husqvarna100 » lun 01 mar, 2010 1:08 am

Bello!Bello!
Bravo Alves,uno splendido mix di storia patria e degli albori del motoalpinismo.
Grazie. :wink:

Ciao.
Claudio.

VALCHISUN
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Messaggio da VALCHISUN » lun 01 mar, 2010 1:14 am

Ci tengo ad informarVi che sono foto della Valchisone!Ad ogni "occhiata" che date ho una provvigione:Un Fiorino!Ma mi accontento anche di uno Scudo, magari "vetrato"... :D
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Messaggio da nolimit » lun 01 mar, 2010 1:18 am

ma il Tiraculo l'hanno asfaltato, adesso?

VALCHISUN
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Messaggio da VALCHISUN » lun 01 mar, 2010 1:34 am

No, dalla parte verso la Val di Susa, che i ciclisti del Giro percorrevano in salita, non l'avevano asfaltata (per fortuna), ma soltanto battuta meglio e riportato del brecciolino, hanno invece asfaltato la parte che scende in Val Chisone verso Usseaux, dopo le nevicate l'asfalto e' sempre ridotto ad uno schifo, potevano risparmiarsi il disturbo!Speriamo che non tocchino la sterrata del Colle dell'Assietta... :cry:
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