[size=150]ATTENZIONE[/size]: oggi dalle 13:00 circa il forum sara' utilizzabile in sola lettura per operazioni di manutenzione. L'operazione dovrebbe durare alcuni minuti,

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Qui troverai resoconti di escursioni e raduni realizzati in Piemonte, Lombardia, Liguria, Valle D'Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna
SuperHank
Messaggi: 689
Iscritto il: lun 04 giu, 2007 12:42 pm
Località: Vicenza

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Messaggio da SuperHank » sab 20 mar, 2010 1:42 pm

UNA SERATA AL BATES MOTEL

Da Oulx a Meana pago il pegno per tutta la pioggia che ho evitato durante la giornata: un nubifragio si rovescia sopra la valle di Susa, e me lo gusto al rallentatore, data la misera velocità che riesco a tenere sull’asfalto bagnato!
Alle 19.00 rientro alla stamberga; abbandono la moto nel giardino ed entro nel bar; assieme a Madame Bates ci sono 2 individui, un uomo di mezza età ed un giovane capellone, entrambi ben addentrati nel tunnel dell’etilismo. La signora si preoccupa per le mie condizioni, i beoni rispondono “Ehh, hic, ma, hic, è ben, hic, astressato, hic, hic, hic..”, io ho l’acqua fino al pancreas, nonostante il triplo strato di indumenti.
Chiedo dei giornali alla signora e salgo nella suite; mi torna utile avere la cucina, dove appendo ogni dove i miei capi, talmente bagnati che sul pavimento si forma un lago di acqua e fango, inutilmente tamponato dai giornali.
Sistemate alle bene e meglio le mie “strasse”, mi accingo ad una rigenerante doccia bollente; apro il rubinetto, attendo 5, 10 minuti ma l’acqua sembra appena scesa da un ghiacciaio tanto è fredda! Con le palle che girano come mulini al vento vado al telefono, un vecchio apparecchio ancora con il selettore rotante, compongo il numero della “reception”: suoni anormali escono dalla cornetta, nessuno risponde; provo 2-3 volte ma alla fine mi tocca rivestirmi e scendere a rintracciare la donna.
Lei si stupisce che non ci sia acqua calda, sale in camera, armeggia con lo scaldabagno, io al rubinetto a controllare la temperatura; intanto dalla porta aperta il pastore tedesco della padrona entra sornione nella mia camera; gentilmente lo spingo fuori, ma quello ritorna, ed allora gli chiudo la porta sul muso.
“Da paura, questo posto è da paura” , penso tra me e me.
La signora Bates riesce a far partire lo scaldabagno, se ne va col suo cane ed io mi accingo a lavarmi; già lavato, ma ancora desideroso di ritemprarmi sotto l’acqua calda, lo scaldabagno tira un botto e l’acqua calda scompare!
“Da paura, questo posto è da paura” !!!
Fan’culo alla doccia e alla signora, mi vesto e vado in cerca di una pizzeria, e per fortuna che non avevo scelto la mezza pensione, Dio solo sa dove, come e cosa mi avrebbe fatto mangiare Madame!
Scendo a Susa, e trovo una città dall’aspetto spettrale: nessuno in giro, quasi tutti i locali chiusi, pioggia fortissima; meglio mi dico, speriamo che piova così tutta la notte e il cielo si scarichi per l’indomani.
Per fortuna, come in tutte le città d’Italia, c’è aperta l’immancabile pizzeria Bella Napoli dove, attendendo la pizza, “divoro” il libro sullo Chaberton, sognando di salire sul Gigante.
Scopro il perché della singolare struttura del forte, le 8 torri sopra il corpo principale rettangolare; i lavori in vetta iniziarono nel lontano 1898: all’epoca le artiglierie non erano in grado di effettuare tiri arcuati, e quindi i 3.100 metri di quota erano garanzia che i proietti o non lo avrebbero centrato o sarebbero passati oltre la cima, cadendo in valle; i cannoni furono posti in cima a delle torri di 7 metri per evitare che gli accumuli di neve e ghiaccio bloccassero il movimento delle cupole girevoli. Gli ingegneri pensarono che il forte, costruito in una gola scavata nella cima della montagna, fosse sufficientemente protetto appunto dalla scarpata di roccia verso la Francia.
Ma quello che era vero nel 1900 non lo era già più nel 1940, e ai francesi bastarono poche ore a mettere fuori uso il Gigante.
Resta comunque un’opera militare unica, che sofferenza non poterla vedere!

UN AMARO RISVEGLIO

Un battere scrosciante e continuo mi sveglia all’improvviso: Allarme, mi stanno bombardando, i francesi stanno cannoneggiando lo Chaberton!!
Poi realizzo che non sono all’interno della fortezza negli anni '40, ma in una camera del Bates motel degli anni 2000; e il rumore che sento non sono granate francesi, ma quella cazza di pioggia che picchia sui balconi; sono le 7.00 e piove che Dio la manda.
Fan’culo!! Torno a letto a ronfare. Mi alzo alle 8.00 e nulla è cambiato; piove intensamente, la stradina dell’albergo è un ruscello di acqua piovana.
A colazione la signora mi rincuora “ehh, quando il tempo fa così continua fino a sera! E poi se qui piove, su in alto avrà sicuramente nevicato, non so se ce la farebbe a raggiungere lo Jafferau! Che peccato per il suo giro, che peccato!” Lentamente faccio colazione pensando al da farsi; madame Bates mi stupisce: le racconto del giro del giorno prima, mi domanda delle strade, mi racconta che la strada per il Colle delle Finestre, dopo il Giro d’Italia, era tirata come un biliardo ed ora è già scavata e rovinata; le dico che la colpa è dell’acqua, non si può pretendere che un fondo stradale naturale resista a tale furia, come oggi. Macché acqua, mi dice, la colpa è dei mezzi motorizzati, ma neanche le moto, ma dei quad e dei 4x4, soprattutto quelli guidati da impediti, che non fanno le curve con abbastanza velocità, allora si piantano ed iniziano a scavare accelerando da fermo! Hai capito la vecchia? A momenti mi dava lezioni di guida!

UNA TUTA PER AMICO

Passano veloci i quarti d’ora, la pioggia non diminuisce, anzi, semmai diventa sempre più forte; fisicamente sono un po’ acciaccato, tutto il freddo e l’acqua del giorno prima hanno lasciato il segno, considero la possibilità di ritornare anticipatamente in Veneto, in fondo ho fatto pezzi prestigiosi come l’Assietta, l’Argentera, i Monti della Luna…
Il secondo giorno avevo in programma Jafferau, Sommellier, Punta Colomion-passo Mulattiera ed come opzione (anche se molto in forse vista la distanza dalle altre 3 “zone di operazioni”) la salita al Moncenisio e un anello sterrato tra il forte Variselle, il Malamot, il Colle del Piccolo Moncenisio e il lago Rotolet.
NO, CAZZO, non posso andarmene di qui senza almeno aver fatto lo Jafferau, il più famoso forte d’alta quota (dopo lo Chaberton)! Lo Jafferau devo affrontarlo, a costo di indossare una muta da sub, anche a costo di nuotare fino in vetta!
Ma con il misero straccetto che mi ritrovo come K-way, non farei 20 metri che sarei già inzuppato fino alle mutande: urge acquistare, ed in fretta, una cerata, un completo antipioggia, una divisa da pescatore di balene, qualsiasi cosa!
Madame Bates mi consiglia un negozio di moto giù a Susa, dove fa le spese suo figlio, mi raccomanda “digli che ti ho mandato io”; tosto scendo in città.
Alle 9.00 sono davanti alla bottega, un bel negozio di abbigliamento ed accessori molto ben fornito, a vedersi, ed abbastanza orientato al fuoristrada; è ancora chiuso, e mi accomodo al vicino bar per caffè e giornale: il governo litiga, l’opposizione protesta, mezza Italia è alluvionata, una madre ha massacrato il figlioletto a coltellate: niente di nuovo sotto il cielo d’Italia, purtroppo.
Quando il negoziante si degna di aprire, sono già lì che aspetto, ansioso.
Parlando col gestore viene fuori che è un endurista, di quelli tosti: mi consiglia un due pezzi della AXO traspirante, “con questo se spingi in mulattiera on fai la sauna”, e così 85 € passano dalle mie tasche alle sue.
Ma non finisce qui: comincia a parlarmi dell’enduro in Val di Susa, dei problemi col Parco, dei tedeschi che imperversano; mi parla dei francesi: dalle loro parti hanno percorsi autorizzati, ma solo quelli, e se li beccano al di fuori sono migliaia di € di multa, per cui passano oltre confine e chiedono a lui di accompagnarli in giro; mi chiede com’è la situazione in Veneto, mi racconta dei fornitori che frequenta; mi da consigli sull’itinerario, mi lascia il suo numero di cell., casomai volessi tornare in Valle di Susa a fare delle mulattiere “vere”; faccio per uscire dalla porta, ma mi accompagna sull’uscio e nel marciapiede, continuando a parlare della sua nuova moto, e della mia XR!
Un’ora, sono rimasto un’ora in quel negozio, ma è stato bello, e gli 85 € li ho lasciati volentieri, molto di più che a quelli “puzza sotto il naso” di Canella il giorno prima!

JAFFERAU

E così, alle 10.45, più simile ad un astronauta che ad un motociclista, parto da Meana di Susa verso Exilles. La tuta tiene magnificamente, ed è pure molto più sciccosa dei soliti k-way da raccolta punti Supermercato o cerate da pescatore; ma la fortuna aiuta gli audaci, e dopo pochi chilometri di statale la pioggia diminuisce di intensità fino quasi a cessare, e le nuvole nere si aprono un poco, tale da permettere di vedere i monti circostanti.
La fortuna è dalla mia parte anche oggi, esaltatissimo imbocco la sterrata verso il forte.
Ma il tempo a mia disposizione non è molto, e a differenza del giorno prima do delle gran manate al gas; la strada d'altronde lo permette, il fondo è di ghiaia grossa, offre un ottimo grip, continui dossi ed avvallamenti favoriscono spettacolari impennate, nei larghi tornanti le derapate vengono una meraviglia.
La strada è intagliata nel ripidissimo fianco della montagna, ma la pendenza, come ogni buona strada militare, è sempre modesta; ne consegue un percorso molto lungo, dove i tornanti non sono poi moltissimi, poiché la via prende quota tagliando diagonalmente il versante montuoso.

Immagine
Nebbia in valle.

Immagine
Galleria con cascata.

Immagine
DUX-scritta su muraglione di sostegno di un tornante.

Immagine
Panoramica delle strada dal Pramand.

Immagine
Verso il Forte Pramand.

A 2.087 metri c’è il primo Gran Premio della Montagna, il Colletto Pramand; una breve e divertente deviazione sulla destra conduce ai 2.162 metri della cima Pramand, ove sorge l’omonimo forte.
Questo forte assomiglia molto ai suoi cugini delle Dolomiti, è decisamente il più moderno fra quelli visitati in questa gita: eretto in cemento armato, su due piani, completamente interrato dal lato verso il nemico, con solo le cupole corazzate girevoli fuori terra.

Immagine
Forte Pramand.

Immagine
Forte Pramand-interno.

Immagine
Fra i crateri delle cupole corazzate.

Lasciato il Pramand, la strada riprende la sua salita nel fianco del monte Seguret, in un ambiente che si fa sempre più alpino; il bosco non riesce più ad attecchire su rocce ormai prossime alla verticale: si avvicina la Galleria dei Saraceni, l’incredibile tunnel a ferro di cavallo, costruito negli anni 20 per porre rimedio alle continue frane sulla strada, che allora correva esterna.
Ed alla fine eccola, la bocca dei “Saraceni”: 2 orbite vuote sopra l’arco di ingresso paiono fissare chi si accinge ad entrarvi, quasi la galleria fosse un enorme serpente pietrificato.
L’interno non è molto largo, un’auto ed una moto incrocianti potrebbero avere qualche problema; il fondo e la volta sono in cemento, ed in alcuni punti noto degli interventi di consolidamento che lasciano capire che un minimo di manutenzione viene ancora fatta, ma chissà quanto potrà resistere al tempo tale opera: nei pressi dell’ingresso un tubo scarica nel precipizio un abbondante fiotto d’acqua, le infiltrazioni non sono cosa da poco.
Il faro originale dell’Honda illumina a giorno la galleria, e nonostante sia abituato al buio ed agli ambienti chiusi, grazie alla passata pratica della speleologia, mi impressiona voltarmi indietro e vedere il tunnel illuminato dalla fioca luce rossa del fanale posteriore, una visione “infernale”!
Provo anche a spegnere i fanali per un secondo, ma l’effetto principale che ottengo è una subitanea perdita di equilibrio, meglio lasciar perdere simili cazzate.

Immagine
Galleria dei Saraceni-ingresso.

Immagine
Galleria dei Saraceni-interno.

All’uscita della galleria si oltrepassano alcuni ruderi di caserme, si sale ancora fino ad un bivio: dritti si va verso Savoulx e i Bacini di Bardonecchia, a destra si sale verso il monte Vin Vert fino al Colle Basset e di lì allo Jafferau; è da una curva di quest’ultima strada che posso ammirare lo straordinario paesaggio appena attraversato con la galleria: un’altissima cascata precipita nel vuoto, aleggiando su strapiombanti pareti di roccia in cui si aprono enormi voragini, le leggendarie caverne dove i Saraceni nascosero il tesoro del Califfo (ma perché dei Saraceni avrebbero dovuto arrivare fin quassù? mistero della leggenda).

Immagine
Le grotte dei Saraceni.

Immagine
Le grotte dei Saraceni.

Dopo questa visione la salita diventa sempre più affascinante: il bosco scompare del tutto, lasciando il posto alle praterie in quota, popolate di marmotte; la strada è una striscia nerastra nel giallognolo spento dell’erba d’alta quota; si entra nell’ampio vallone alla cui cima c’è il colle Basset; c’è una pista alternativa, che taglia con alcuni ramponi la strada principale, ma preferisco rimanere su quest’ultima.
MI accorgo di rallentare la marcia, quasi in segno di rispetto verso il gigante di cui sto risalendo la china; non mi fermo a scattare foto, mi pare di mortificare la bellezza di questa ascesa con delle soste continue; le foto le farò al ritorno.
Al Colle Basset, 2.545 metri, la strada procede a quota costante sul crinale tra la Valfredda e la val Susa; da quest’ultima nebbie e nuvole salgono rapide e gelide, scavalcano il crinale e salgono ancora; la val Susa è invisibile, mentre la Valfredda mi appare tutta nella sua deserta grandezza: un lunghissimo filo d’acqua grigiastro ne costituisce la spina dorsale, nel tratto inferiore affiancato dalla sterrata che porta d alcune grangie.
Anche l’erba scompare, il pendio al mio fianco è un ripidissimo scivolo di scaglie di pietra di ogni dimensione; la pista si distende nella spianata della Colletta Jafferau, dove spettrali resti di caserme emergono dalla nebbia; di fronte a me c’è il forte, vicino, ma la nebbia me lo nasconde.
Attacco le ultime rampe ghiaiose della vetta e, quasi confuso con la stessa montagna, finalmente appare il Forte.

Immagine
Salita al colle Basset.

Immagine
Colle Basset.

Immagine
Valfredda - paesaggio tibetano.

Immagine
Valfredda.

Immagine
Caserme di Colletta Jafferau.

Immagine
Fortezza fra le nebbie.

Immagine
Arrivato!

Immagine
2.800 m.s.l.d.m.

Con immensa gioia la mia ascesa termina di fronte all’ormai famoso portale merlato, con tanto di fossato, che fa tanto fortezza medioevale; la nebbia avvolge tutto, non riesco nemmeno più a distinguere le caserme della Colletta Jafferau, e sono solo 200 metri più in basso! Ma non mi importa, anche se il panorama che si gode da quassù nelle giornate di cielo limpido deve essere fenomenale, sono felice di aver raggiunto la meta e mi rendo conto che averlo fatto in una giornata da lupi come questa mi ha dato la straordinaria possibilità di godere completamente da solo il monte; in tutta la salita e nella successiva discesa non ho incrociato nessuno, l’emozione provata era quella di un esploratore che raggiunge per primo un luogo misterioso ed inaccessibile, non certo la sensazione di essere uno dei tanti turisti motorizzati che raggiungono lo Jafferau ogni settimana.
Concessione alla prosaica modernità, messaggio gli amici della “conquista” della vetta, mangio una barretta energetica e mi dedico all’esplorazione del forte.
Di primo acchito mi delude, oltre il portone di ingresso c’è un muro pericolante ed altri resti di muratura: tutto qui? Poi mi accorgo che la struttura è molto più estesa, i ruderi della costruzione si sviluppano su tutta la dorsale della vetta, si intuisce la planimetria dell’edificio, 2 o più piani appoggiati al monte, con le postazioni dei cannoni in barbetta, ossia all’aperto sul tetto del forte, a filo del crinale, in piccole piazzole riparate dal basso spalto roccioso: molto più arcaico rispetto alla moderna struttura del Pramand.
In effetti questo forte è molto più antico, risale al 1876, è fatto di roccia e legno: le offese del tempo e del clima lo stanno velocemente disfacendo, considerando la quantità di neve che sicuramente lo ricopre ogni inverno non credo che questi muri di sasso resisteranno nei secoli; pare che lentamente ma inesorabilmente la montagna si riprenda la sua vetta, disfacendo pazientemente l’opera dell’uomo, che anno dopo anno si confonde sempre più con la nuda roccia.

Immagine
Feritoie.

Immagine
Interno.

Immagine
Piazzola di tiro con le tacche graduate per la mira.


LA DISCESA A BARDONECCHIA

Dopo la lunga sosta in vetta è tempo di scendere a valle; sono le 12.30, se tutto va liscio riesco a fare anche il Sommellier.
Ritorno al bivio per il forte Foens, e vado verso destra. La strada si mantiene costante a mezza costa del monte, è un piacevole andare, slalomando fra le numerose pozzanghere.
Supero il bivio con la sterrata che sale da Savoulx, che l'amico Baypiss mi aveva consigliato di percorrere, in quanto molto divertente essendo tutta tornanti serrati; ma preferisco andare dritto, seguendo la pista dei Bacini si arriva direttamente a Bardonecchia e all’imbocco della valle di Rochemolles, senza percorre la statale di fondovalle.
La cosiddetta pista dei Bacini ha però 2 controindicazioni: in alcuni articoli mi pare che il Muz avesse detto che c’è una frana sul percorso , ed inoltre che forse era vietata; per la frana nessun problema, mi dico, se il mese scorso ci sono passati quelli del raduno notturno delle Africa Twin vuoi che il mio XR400, che pesa un quintale di meno, abbia problemi? Impossibile!
Per quanto riguarda il divieto non vedo alcun cartello, e procedo sicuro.
Dopo poco, su di un poggio, appare defilato il sottile profilo del forte Foens, a 2.177 metri di quota; anche questa fortificazione presenta caratteristiche ottocentesche, muratura in pietra, postazioni di artiglieria in barbetta, ma a differenze del suo collega Jafferau è in ottime condizioni di conservazione.

Immagine
Forte Foens.

Immagine
Piazzale del forte Foens.

Ed ecco finalmente la famigerata frana:

Immagine
Frana dei Bacini 1.


Immagine
Frana dei Bacini 2.

In prossimità di un impluvio l’acqua ha trascinato a valle un fiume di detriti fangosi, che hanno cancellato la strada; sul molliccio agglomerato terroso il passaggio di uomini e mezzi ha tracciato una single track con la pendenza che “butta” a valle; ne ho viste di peggio, il fondo è in grado di reggere tranquillamente il peso di una moto, c’è spazio di zampettare con le gambe e cautamente supero senza problemi i 20-30 metri del tratto. Certo che affrontarla con i 2 quintale di un’Africa Twin deve fare tutt’altro effetto, magari con la moto gommata semi-stradale, non so se me la sentirei: bravi quelli che l’hanno fatta!
Oltre la frana la pista riprende una larghezza di 2-3 metri, e scende velocemente verso gli impianti sciistici di Bardonecchia.

Continua…

VALCHISUN
Messaggi: 1857
Iscritto il: mer 08 ott, 2008 8:49 pm

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Messaggio da VALCHISUN » sab 20 mar, 2010 4:58 pm

Un informazione "utile" per chi volesse recarsi in cima allo Jafferau: NON lasciatevi "attirare" dalla strada che scende verso Bardonecchia passando dalle piste da sci dello Jafferau, ma ritornate dalla strada sterrata normale da dove siete saliti fino al bivio che porta a Bardonecchia, in quanto, oltre ad esserci il cartello di divieto di transito, e' molto facile trovare la Guardia Forestale che controlla con il binocolo eventuali motociclisti che decidono di scendere dalla strada delle piste da sci, risultato 100 Euro di multa quasi assicurata..... :cry:
Ho gia' prentotato le ferie presso il "Bates" motel di Meana, mi piace la vista "femore" dalla balconata..... :mrgreen:
Immagine
Meno Internet e piu' Cabernet, ma anche il Dolcetto va bene lo stesso...

husqvarna100
Messaggi: 2247
Iscritto il: ven 02 mag, 2008 11:39 pm
Località: varese

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Messaggio da husqvarna100 » dom 21 mar, 2010 2:21 am

Bravo Alves.
Sei un amante dell'umido. :wink:
Con il sole ed un tempo accettabile mi diverto mooolto di piu' e lo Jafferau
e' stupendo.
In quelle condizioni e solo non l'avrei mai affrontato.
Bravo ma un poco temerario(come sempre).

Ciao.
Claudio.

Avatar utente
betaflo
Messaggi: 641
Iscritto il: ven 21 dic, 2007 12:44 pm
Località: Mondolfo PU Moto: Sherco SE300 i-f

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Messaggio da betaflo » mer 24 mar, 2010 1:36 pm

Peccato per il maltempo; posso immaginare la bellezza di quei posti con il sole :P

Aspetto di nuovo il seguito...
Il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina

Avatar utente
rerechan
Messaggi: 1790
Iscritto il: dom 24 ago, 2008 3:08 pm
Località: Cittadella PD

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Messaggio da rerechan » mer 24 mar, 2010 4:14 pm

Grande Alves, come sempre... ottimo racconto, specialmente la prima parte quasi horror... :?
Ottimissime anche le foto, mi piace molto la valle fredda....
Grazie per averci resi partecipi anche noi! Aspetto il seguito...
chi va piano,
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)

Avatar utente
Pisolomax
Messaggi: 1125
Iscritto il: mer 09 dic, 2009 12:12 am
Località: Sanremo (IM) KTM 950 SM

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Messaggio da Pisolomax » mer 24 mar, 2010 4:29 pm

Vedendo queste foto, mi verrebbe voglia di far un giro alla caserma dei Grai :wink:
Alpi marittime - Massiccio del Mercantour (F) :)
Immagine

SuperHank
Messaggi: 689
Iscritto il: lun 04 giu, 2007 12:42 pm
Località: Vicenza

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Messaggio da SuperHank » mer 24 mar, 2010 9:26 pm

Pisolomax ha scritto:Vedendo queste foto, mi verrebbe voglia di far un giro alla caserma dei Grai :wink:
Aspetta, che con calma arrivo anche li! :wink:

Ciao
Alves

Avatar utente
Pisolomax
Messaggi: 1125
Iscritto il: mer 09 dic, 2009 12:12 am
Località: Sanremo (IM) KTM 950 SM

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Messaggio da Pisolomax » mer 24 mar, 2010 9:42 pm

SuperHank ha scritto:
Pisolomax ha scritto:Vedendo queste foto, mi verrebbe voglia di far un giro alla caserma dei Grai :wink:
Aspetta, che con calma arrivo anche li! :wink:

Ciao
Alves
Allora ...CHAPEAU ad Alves ...credevo d'esser uno sparuto solitario della moto, ma vedo che la compagnia è grande :)

...e meno male :wink: :D
Alpi marittime - Massiccio del Mercantour (F) :)
Immagine

Avatar utente
fenimore
Messaggi: 8
Iscritto il: mar 15 dic, 2009 11:03 pm
Località: vicenza

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Messaggio da fenimore » mer 24 mar, 2010 11:55 pm

racconto spettacolare e belle foto.
sei forte

VALCHISUN
Messaggi: 1857
Iscritto il: mer 08 ott, 2008 8:49 pm

4.IN SUSY VALLEY IV° JAFFERAU

Messaggio da VALCHISUN » gio 25 mar, 2010 12:30 am

Pisolomax ha scritto:Vedendo queste foto, mi verrebbe voglia di far un giro alla caserma dei Grai :wink:
Dov'e' 'sta caserma del sacro Grai?Mai sentita.... :cry:
Immagine
Meno Internet e piu' Cabernet, ma anche il Dolcetto va bene lo stesso...

Rispondi