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Storie di Montagna

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SuperHank
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Storie di Montagna

Messaggio da SuperHank » dom 02 mag, 2010 10:39 am

STORIE DI MONTAGNA
un giro da pensionato!

PRIMA PARTE
Non sempre ho voglia di andare in moto, non sempre ho spirito di avventurarmi su sentieri scoscesi e su strade perse. Pare impossibile ma è così; una volta mi pericolavo il sabato sulle mulattiere più ardite, e la domenica pure, e se potevo anche infra settimana; ultimamente sono un po' stanco, sarà l'età, sarà il lavoro, sarà la famiglia, questo sabato proprio non ne avevo l'energia.
Ma in moto devo salire, all'università gli amici mi prendevano in giro parafrasando una canzone di Elio e le Storie Tese, mi dicevano che “da quando avevo la moto non facevo più moto, ma ero diventato un mito con la moto, senza moto non sono più un mito”; insomma, andare in moto per me è un obbligo!
Optavo per un giro quasi solo asfalto, ma con un pizzico di avventura: percorrere alcuni passi secondari delle Prealpi che solitamente sono chiusi in inverno per la neve. In buona sostanza si trattava di fare, nell'ordine: il passo Xomo, 1058 m., il passo della Borcola 1206 m., salire al passo Coe in Trentino, 1602 m., e da quest'ultimo tornare in Veneto per la Forcella di Valbona, a ben 1782 m.; di quest'ultima ero quasi certo che non fosse tenuta sgombra dalla neve, e il passaggio era molto aleatorio ...

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Passo di S. Caterina, 726 m.s.l.m., altre sì detto “Pralungo”.

L'antipasto, anzi, l'”antipasso”, è il passo di S.Caterina, in realtà una sella prativa che non collega fra loro 2 distinte valli, ma che costituisce l'unione tra il piccolo monte Enna e il suo fratello maggiore Novegno;

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Gruppo del Sengio Alto.

Prendo quota lungo il fianco destro della Valleogra, per la tortuosa strada ex militare che conduce al colle Xomo, purtroppo asfaltata da molti anni. Questa rotabile, dopo l'ultimo bivio che scende verso le ultime contrade abitate ed indi in fondovalle, spesso è chiusa d'inverno, ma oggi la trovo aperta; non che sia tirata a specchio però: piccoli smottamenti, qualche sasso, piante infestanti rinsecchite ai lati dell'asfalto denunciano la manutenzione che non c'è. La via è deserta, solo qualche boscaiolo che lavora negli appezzamenti ai lati; riconosco dei ragazzi suppergiù della mia età, che mi hanno fermato più volte, mentre passavamo con le enduro: una volta, nel mezzo del sentiero, fu “carne” a volontà, parolacce e minacce; un'altra volta, sulla sterrata, furono più comprensivi; stavolta sull'asfalto, manco mi notano. Piccoli piaceri del mio giro da pensionato: non debbo muovermi con coltello fra i denti. Altro incontro, una intera famiglia a far legna, madre e figlia femmina preadolescente comprese, vorrei vedere le mie, ottimo esempio di famiglia ad economia autosuffciente.
Mi godo il panorama delle Piccole Dolomiti innevate, mi piace vederle imbiancate, mi piacerebbe che avessero sempre tanta neve, almeno 8-9 mesi l'anno, che ci fossero dei nevai semi perenni, le renderebbe più montagne, più importanti, più affascinanti.
In pianura è già primavera, ma sui mille metri fa ancora freddo, neve non ce n'è, ma l'inverno se ne sta andando con lentezza, e la pungente brezza che mi entra dalle prese d'aria del casco ne è un segnale, ho sbagliato a vestire i leggeri guanti da enduro, come farò sui 1700 m. del Valbona?

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Passo Xomo, 1018 m.s.l.m., notare la carrabile per Posina ancora chiusa per il periodo invernale.

Arrivo allo Xomo, non c'è nessuno, il bar rifugio chiuso e questo mi piace; d'estate è sempre pieno di gente, il piazzale formato dall'incrocio di 4 strade ingombro di auto di chi sale a piedi verso il Pasubio, gli stessi che magari sbottano insofferenti quando passi in moto, reo di inquinare l'ambiente e la loro passeggiata, dimentichi che essi stessi, per raggiungere questo luogo, magari hanno fatto 50 km con l'inquinante 4 ruote.
Il ramo stradale che scende verso Posina è ancora chiuso, una transenna col simbolo tondo del divieto lo segnala, la cosa non mi riguarda, vado in quella direzione; la carrabile è completamente sgombra di neve, e non ci sono nemmeno grosse slavine di sassi, al più qualche sasso rotolato dal pendio, qualche masso grande come un pallone da calcio: certo non sarebbe il massimo trovarsi lì nel momento esatto della sua caduta.

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Fontanon del 15-18.

Zona di guerra questa, “Grande Guerra”; durante l'offensiva della primavera 1916, la famigerata “Spedizione Punitiva”, gli austriaci attaccarono sulle montagne dall'Adige al Brenta; nel settore di Rovereto, nel corso dell'anno precedente, gli italiani si erano spinti fino alla periferia della grossa città trentina, ma nel volgere di pochi giorni furono respinti per tutta la val Terragnolo fino al passo della Borcola, e perso quest'ultimo, anche la val Posina fu occupata; gli italiani si arroccarono sul crinale che ho appena percorso, e dal col Xomo al monte Alba, giù giù fino al Novegno, respinsero tutti gli assalti della fanteria nemica, impedendo che la Valleogra, la mia città e tutta questa parte di Italia fossero invase!
Eroi? Certamente, e non meno lo erano i fanti austriaci all'assalto: fa impressione vedere queste rive scoscese, quasi verticali, e pensare che dovevano scalarle sotto il fuoco avversario. Dei criminali, sono stati dei criminali della peggior specie, il Re ed i politici, i militari ed i fanatici interventisti, a gettare l'Italia in quel carnaio, e gli altri non erano messi meglio, con i loro Kaiser ed Imperatori; uno degli epitaffi sulla I° Guerra Mondiale che preferisco è quello che Hugo Pratt fa dire al suo personaggio per eccellenza, Corto Maltese: “Queste guerre proprio non le capisco … una guerra di rivoluzione forse si … ma queste ...”

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La severa mole del monte Maio incombe sulla contrada di Bettale.

La contrada è piccola, le case, raccolte lungo la strada, sono ben tenute, ristrutturate, ma molte sono chiuse; facile che siano ormai degradate al ruolo di seconde case, in valle quasi non esistono opportunità di lavoro, molti sono i km da fare verso zone industrializzate, pochi quelli che rimangono. Sono case che mal si sposano con l'idea abitativa del XXI° secolo: sono tutte affiancate una all'altra, gli spazi esterni in comune, non hanno posto per garage, non c'erano le auto quando le hanno costruite, oggidì ti fanno il bicamere da 60 mq ma il garage è triplo … abbiamo più auto che figli!

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Cattedrale di Bettale.

Qualche occhiata furtiva mi segue dalle finestre, mentre attraverso il piccolo abitato; in alto incombe la mole rocciosa del monte Maio; al termine della Spedizione Punitiva, gli austriaci, non essendo riusciti a sfondare le linee italiane, pensarono bene di ritirarsi di qualche km, su posizioni facilmente difendibili, come il Maio, e li rimasero fino alla fine del conflitto, inutilmente contrastati dai nostri. Ancora l'anno scorso, dalle balze del monte emerse lo scheletro di un caduto della Grande Guerra, dopo oltre 90 anni!
Mio fratello, che si è buttato a pesce nel trial, ogni tanto mi dice dei giri che va fare su questi monti, ma non ho ancora avuto il coraggio di seguirlo...

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Contrada Griso: da qui proveniva la famiglia del noto “bravo” al servizio di Don Rodrigo.

E finalmente, illuminata dal sole, appare la stretta insellatura della Borcola. Supero contrà Griso, l'ultimo abitato della valle, e mi accingo a scalare i 19 tornanti del passo. In uno dei primi trovo la transenna col divieto, come mi aspettavo: la aggiro e proseguo la salita, in una valle completamente sgombra di neve, tranne qualche spruzzata fra le rocce in alto.

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Papà “Corno” con i due figlioletti “Cornetti”.

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Pasubio.

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Primavera.

Primavera si, ma non a suffcienza; giro un tornante e mi trovo una slavina ad ingombrare per intero la carreggiata. A prima vista sembrano detriti di terra e sottobosco, in realtà è una massa compatta di neve ghiacciata, durissima; il sottile velo di foglie secche ha fatto da materiale isolante, conservandone la massa .
No, dai sono appena a 1.100 metri e mi tocca rinunciare! Però oltre la slavina la strrada è libera; cammino a piedi per un po', ci sono altre slavine ma si transita agevolmente a lato; non posso arrendermi così, non posso esimermi dal tentare il crossing della slavina!

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No crossing 1.

Ma che tattica usare? Sopra la slavina o a lato, nella strettissima forra fra l'ultima lingua di neve e il muretto di contenimento della strada?
Opto per la prima, la neve è durissima, sorregge il mio peso come fosse asfalto, anche saltandoci sopra non cede di un mm, però il Cagiva sono sempre 2 quintali, non mi butto di slancio sulla frana, troppa la paura di sprofondare al centro del cumulo di neve, avanzo lentamente.
Errore decisivo! Il fondo tiene senza problemi il peso mio e della moto, ma al primo, insignificante avvallamento della neve la ruota motrice raspa via il fogliame e si ritrova a girare a vuoto sulla neve: hai voglia a spingere la bicilindrica da solo, non la sposto di un mm!
Se avessi la mia XR sarei passato leggiadro come una libellula.

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No crossing 2.

Però, però … il canale a bordo frana non è poi così stretto, è solo il penultimo metro che la neve si spinge sotto il muretto; quasi quasi ci provo.
Con una pietra a mò di scalpello, stile “Uomo di Neanderthal”, provo ad allargare il passaggio, con scarsi risultati; comunque tento lo stesso di forzare il blocco, ma il largo basamento del motore Ducati va a scivolare sopra la frana, inclinando mio malgrado la moto verso sinistra, mentre a destra le pedane poggiapiedi vanno ad incastrarsi negli interstizi del muretto.
Sono fregato! Mi arrendo, con non poca fatica traggo il 750 fuori dal budello, e mi accontento di una passeggiata nei dintorni.

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No crossing 3: notare lo scavo di neve fatto da me medesimo.

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Val Posina.

Ma quanto è bella e apparentemente selvaggia questa valle? Mentre la osservo dal un poggio a precipizio su di essa, non posso non canticchiare una delle mie preferite canzoni degli Straits, ”Telegraph Road”, la cui prima strofa fa:

A long time ago came a man on a track
walking thirty miles with a pack on his back
and he put down his load where he thought it was the best
made a home in the wilderness

he built a cabin and a winter store
and he ploughed up the ground by the cold lake shore
and the other travellers came riding down the track
and they never went further, no, they never went back

then came the churches then came the schools
then came the lawyers then came the rules
then came the trains and the trucks with their loads
and the dirty old track was the telegraph road

Molto tempo fa arrivò un uomo su un sentiero
camminando per trenta miglia, con uno zaino in spalla
e mise a terra il suo bagaglio dove pensò che fosse meglio
costruì una casa nel deserto

Costruì una capanna ed una provvista per l'inverno
e arò il terreno lungo la gelida riva del lago
e gli altri viaggiatori giunsero cavalcando lungo il sentiero
e non andarono oltre, e non tornarono indietro

Poi arrivarono le chiese, poi arrivarono le scuole
poi arrivarono gli avvocati, e poi arrivarono le regole
poi arrivarono i treni e i camion con i loro carichi
e il vecchio sentiero polveroso divenne la via del telegrafo


Cosa sarebbe arrivare in un luogo in cui nessuno ha mai messo piede, e farne la propria dimora.
Ormai che sono qui me ne vado un po' a passeggio; il picco da cui domino la valle ha un nome, “Sojo del Lovo”, che tradotto vuol dire “poggio del Lupo”.
Un mio amico qui di sicuro ci farebbe una tendata, non esente da rischi, purtroppo; il primo, uscire dalla tenda ancora assonati e e precipitare giù in valle; il secondo, più estemporaneo, ricevere delle visite sgradite:

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Ad esempio l'orso M5, in arte Dino, dall'appetito consistente!

Eh si, la novità primavera estate 2010 è ritorno dell'orso sui monti vicentini! Questo orso di 2 quintali è di origine slovena, ed era stato introdotto nei boschi del Trentino, zona Primiero, per rinfoltire il nucleo di plantigradi locale; ma questo esemplare, pare alla ricerca di una femmina con cui accoppiarsi, è sceso fin nel vicentino, aggredendo un paio di asini, conigli e merli allevati in contrade. Contrade di fondovalle, dove io stesso sono passato pochi giorni prima dell'inizio degli avvistamenti. Se per chi, come me, viene da fuori, la notizia è curiosa e fa pure piacere sapere che l'ambiente montano sta ritornando ad uno stato di “wilderness” tale che l'orso ritorna, c'è invece chi, e sono gli abitanti della valle, non la vede allo stesso modo; a sentire il giornale sono in maggioranza spaventati, hanno paura per i bambini, sono calate drasticamente le persone che vanno a funghi e in mountain bike, addirittura dei ristoratori (in centro al paese!) hanno dichiarato che da quando c'è l'orso i clienti sono calati … ma dai! I più avveduti hanno capito che, se la faccenda viene ben gestita, potrebbe essere un richiamo turistico, ma i valligiani hanno dichiarato in maggioranza che, o lo catturano e lo portano via, o ci pensano loro … a farlo fuori!
Per fortuna mente scrivo, pare che il plantigrado, monitorato dal radio collare, stia ritornando verso il Trentino.

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Sojo del Lovo 1: croce per riti satanici.

Perlustrando il sojo la mia attenzione è catturata da alcuni manufatti: in primis, una specie di pilone simile ad una croce, che vedrei bene in un rito satanico; poi dei basamenti in cemento: trincee? Non sembrerebbe … ipotizzo siano il basamento di qualche teleferica militare, giusto ma non del tutto. Nella biblioteca di casa, nei volumi di L.C., il professore che odia le moto da cross, troverò le risposte: le opere in cemento erano postazioni di artiglieria austriache ed, osservando il campo di tiro che avevano, non pare strano che i nostri non abbiano più riconquistato la Borcola dopo il 1916! il pilone è di una teleferica, ma non militare, bensì di servizio alla cava di ghiaia in cima al passo; i cavatori caricavano i carrelli, e questi scendevano per la teleferica a dei bacini di carico più a valle lungo la rotabile.

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Sojo del Lovo 2: trincee.

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Sojo del Lovo 3: trincee.

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Non sono del tutto sicuro, ma credo che questo sia il Sojo del Lovo nel 1916; la didascalia originale parla genericamente di “passo della Borcola”. I soladati sono austriaci, il cannone fra gli abeti è un pezzo italiano catturato.

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Tramoggia misteriosa 1.

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Tramoggia 2 o bunker?

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Tramoggia 3, la teleferica terminal.

Da ragazzo mi ero sempre domandato cosa fossero questi scatolotti di cemento sparsi per i monti, perché ne vedevo anche in altri luoghi; mi ero auto dato la spiegazione che, al tempo delle strade sterrate, fossero depositi di ghiaia da spargere sulla carreggiata per eseguire la manutenzione; oppure, sempre depositi di ghiaia da usare d'inverno per aumentare il grip su neve e ghiaccio; ed invece, trasportavano ghiaia.

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Pecorelle spaventate dagli orsi.

Il mio giro si conclude così, da vero pensionato, al bar del paese, giornale e “ombra” di bianco: ovviamente i 1700 m. della forcella Valbona e i suoi probabili muri di neve non li vedrò nemmeno col cannocchiale.

Ma …

SECONDA PARTE
Non mi posso certo arrendere così!
Ed esattamente una settimana dopo ripercorro le medesime strade, e questa è la situazione dopo una settimana di disgelo:

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Crossing OK! Ce la posso fare ...

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Cava.

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Noooo! 18 tornanti fatti, e il 19esimo mi frega!

Il 19esimo ed ultimo tornante è completamente nel lato oscuro della valle, e sia il braccio a monte che quello a valle della curva vera e propria sono pieni di neve, alta in alcuni punti anche 30-40 cm; da solo,col 750, è troppo il rischio di impiantarsi e non venirne più fuori … avessi la mia XR!
La prendo con filosofia, e vado a passeggio verso il valico.

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Non solo l'orso, bisogna stare attenti anche al Leon!

La formella ritrae il Leone alato di San Marco, simbolo della Serenissima; questa è la versione “andante” ossia la bestia ritratta per la sua lunghezza nell'atto di camminare: era usato nello “Stato de Tera”, ossia i domini in terraferma di Venezia; il leone rappresentato davanti, nell'atto di uscire dall'acqua, è detto in “ Moleca” ed era il simbolo dello “Stato de Mar” i domini marittimi della Repubblica. Grazie a queste dotte conoscenze, capisco di essere in montagna e non in una isola del mar Ionio! La scultura è una copia dell'originale, la pietra su cui poggia è datata 1772, ed era un cippo confinario tra Venezia e l'Impero Asburgico.

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Non sono solo!

Credevo di essere solo, ma ecco apparire un furgone: ed io che mi facevo problemi a passare col bicilindrico! Mi avvicino, non c'è nessuno, il furgone è aperto, un calendario porno soft campeggia dietro al posto guida; la situazione si fa misteriosa: cosa sarà successo? Troverò Lapo Elkann imboscato con un travestito in costume bavarese? O i cadaveri congelati di 2 amanti dispersi dallo scorso autunno, intrappolati dai ghiacci perenni? O l'orso Dino, affamato, ha mangiato gli uomini del furgone?
Niente di tutto ciò, solo un furgone impiantato nella neve, non può più andare ne avanti ne indietro; il pilota non c'è, sarà andato a chiedere aiuto, sicuramnete in direzione di Rovereto, dato che nella mia ascesa non avevo incontrato nessuno.

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Che si sia appena impiantato o sia fermo da quest'inverno?

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Confine.

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Valico in ombra.

Mi piace questo passo, non c'è niente, qualche cartello, qualche panchina (3), niente bar, niente alberghi; solo una chiesetta, un bivacco, una malga, che recentemente ha iniziato a fare servizio ristoro, tutto molto semplice.
Certo che il camionista è stato un gran furbone, il breve tratto pianeggiante del passo è interrotto più volte da lingue di neve e ghiaccio, e lui ci è bellamente passato sopra, perfino dove iniziava la discesa … ed infatti, si è piantato.

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Pescato il mariuolo del furgone!

San Campo ha fatto il miracolo, e ha fatto risparmiare al nostro eroe una camminata di alcuni km.

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Val Terragnolo.

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Monolocale con vista panoramica, dotato di tutti i comfort, prezzo modico.

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C'è il necessario per sopravvivere.

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Arrivano i nostri … YEAHHH!!

La storia finisce senza storia, ossia sarei anche rimasto a vedere le operazioni di recupero, ed eventualmente aiutare, ma al mio saluto i 2 camionisti non mi hanno nemmeno risposto; offeso, li lasciavo al loro destino e tornavo al mio camion, pardon, al mio bicilindrico, e anche stavolta tornavo al bar del paese, senza aver visto i 1.700 m. della Sella Valbona; e siamo in aprile!

Ciao
Alves

Pollo
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Messaggio da Pollo » dom 02 mag, 2010 1:48 pm

Bel racconto, bella escursione, conto di convincere il mio compagno Alp4ista ( appena acquistate nuove da Lunardi a Vedelago) a battere questa pista, prima o poi e ... orso permettendo. :D SALUTI dal BASSO PIAVE.
Ultima modifica di Pollo il gio 01 gen, 1970 1:00 am, modificato 1 volta in totale.
Già62

Non curarsi d'esser beato, nè fuggir d'essere infelice (G. Leopardi).

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max37
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Messaggio da max37 » dom 02 mag, 2010 2:51 pm

complimenti
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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Pisolomax
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Messaggio da Pisolomax » lun 03 mag, 2010 12:18 am

Spettacolare, come sempre daltronde :D
Alpi marittime - Massiccio del Mercantour (F) :)
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rerechan
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Messaggio da rerechan » mar 04 mag, 2010 4:26 pm

Bravo bravo... ma la prossima volta vogliamo la foto dell'orso eh?!?!?
chi va piano,
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)

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