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ALLA RICERCA DELL’ENDURO PERDUTO IV°

Inviato: gio 11 ott, 2007 11:09 am
da SuperHank
ALLA RICERCA DELL’ENDURO PERDUTO IV: LESSINIA

“sono le condizioni avverse a rendere le imprese eccezionali”

2 REGIONI, 3 PROVINCE, 4 ORE: LESSINIA BLITZKRIEG

Ennesimo “enduro lampo”, quello di sabato.
Regolarmente assicurata ho solo il Ducatone 750, pertanto il giro non poteva essere che dual, alternando asfalto a sterrato.
Avevo voglia di rivedere l’alta Lessinia, quei gobboni erbosi che si rincorrono l’uno all’altro fino al precipizio sulla Vallagarina, sotto lo sguardo severo di sua maestà il Carega.
In anni e anni di enduro ho esplorato a fondo le zone a est del vicentino, ricavandoci percorsi enduro notevolissimi, arrivando in off fino a Verona città ed oltre (Navaho ne sa qualcosa, vedi Meeting XR del 2006).
Il top fu nel 2003, quando, con l’XR400 e l’amico Andrea, il periplo completo del massiccio del Carega, attraverso valli e altipiani: un gigantesco giro in senso orario da Schio verso Verona, per le Prealpi Venete e l’Altopiano della Lessinia e poi a nord, in Trentino, Ala, il Passo Buole, la Vallarsa e ritorno lungo la Valleogra fino a Schio.
13 ore per 330 km, con lunga sosta in trattoria; ma anche con sentieri da capre, dove spingere la moto, o girarla di peso nei tornanti.
Col 750 niente di tutto ciò, nonostante le ottime Metzler K-ROO non è il caso di osare oltre lo sterro, quando i 200 kg del Cagiva toccano carrarecce erbose le chiappe si stringono dalla strizza! Perdo così quelle sfumature meravigliose di sentieri e mulattiere nascosti fra le pieghe delle valli, meno sono i km e minore è la fatica: mi sono proprio imborghesito!
Per guadagnare altro tempo, onta e disonore, rinuncio a scavalcare il passo dello Zovo per le consuete mulattiere, e raggiungo Valdagno per il traforo; di fronte alla Marzotto parte il mio giro.

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Un segno di carità cristiana dei nostri avi, una croce con infissi nel braccio orizzontale gli strumenti della civiltà contadina (falce, scala, tenaglia…): ce ne sono molte così nelle vallate venete.

Il cielo è coperto, non un raggio di sole riscalda la mattina; le previsioni danno piogge forti in tutto l’arco prealpino, ma per ora il tempo tiene.
La nebbia sfuma i profili delle colline, attutisce i suoni: l’ho sempre detto, girare col “brutto”, mi da quasi più soddisfazione di una giornata di sole. E poi, fa la differenza tra i veri motociclisti e i “Riders” da spritz in piazza.

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Nebbia ottobrina nella valle dell’Agno

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Casolari abbandonati da decenni osservano silenziosi la mia discesa verso la valle del Chiampo.

Da Crespadoro risalivo l’alta val Chiampo verso Durlo, rinunciando a tutte le possibili alternative fuoristradistiche che salgono verso il veronese, troppo rischiose ed impegnative col Cagiva; al ticchettio metallico del Ducati fa da contrappasso lo scrosciare delle limpide acque che alimentano i numerosi allevamenti di trote della zona, molto rinomati fra i buongustai .
Perso in queste elucubrazioni culinarie arrivo al bivio per Gaiga:

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La riconoscete? Eh si, è proprio Gaiga.

Nonostante la via sia asfaltata, non manca di fascino! Stretta, contorta, lunga, dall’asfalto grigio e rugoso come la pelle di un 90enne,ci si aspetta che da un momento all’altro scompaia per lasciare il posto al più disagevole degli sterrati!
Invece lo stradello asfaltato giunge fin nel Veronese, collegando alla civiltà questi ultimi scampoli di terre vicentine.
C’è nell’aria quella sospensione tipica dell’autunno, quel presentimento che tutto presto sarà stretto nella morsa del gelo e del buio invernale, se non addirittura della neve.

LESSINIA

Nel piccolo altopiano di Campofontana il cielo si fa, se possibile, ancor più plumbeo, non lascia presagire nulla di buono; transito per un sella, di cui non so il nome, dove incrocio una dozzina abbondante di cacciatori nell’arco di 50 metri; sinceramente mi fanno ridere, questi cecchini di uccellini, armati di cannoni a doppia canna per impallinare chissà che prede!
Ma sono gentili, passo piano e non mi dicono nulla.

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Il triste asfalto entra nella nebbia…e magicamente appare lo sterrato!

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La chiesa di Campofontana.

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Solita foto “camera-car”, trita e ritrita, ma a me piace farla (ed è poco faticosa!); notare la vasca nel pascolo.

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Discesona su Giazza, il paese dei Cimbri.

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Singolare monolite di roccia

Rapida è la discesa su Giazza, per una piacevole sterrata all’ombra di una faggeta, per contrade dall’aspetto curato e raccolto, ma deserte di persone in questo mattino autunnale: sono già lontane le vacanze agostane, che forse le hanno viste rianimarsi per qualche giorno!
La sponda occidentale della val d’Illasi è il ciglio dell’altopiano della Lessinia vero e proprio, la mia meta; ci sarebbe la conosciuta mulattiera che sale ai Parpari, l’E5, che forse riuscirei a farla col 750, non la ricordo cos’ difficile…nemmeno daprendere in considerazione il sentiero che feci nel 2003 con Andrea, in quello c’erano scalinate di legno da superare, staccionate da scavalcare!
Ma i guai sarebbe meglio non cercarli, indi per cui…prendo l’asfalto per Velo Veronese, 10 km di curve, controcurve e tornanti che percorro con brio da supermotard!
Nel centro del piccolo borgo mi rinfrancavo con caffè e brioche, sotto balconi dai gerani fioriti e dai muri soavemente affrescati… ma sarebbe durata poco la mia vita felice!

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Contrade deserte

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Alta val d’Illasi

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Delicato affresco in piazza a Velo Veronese.

Infatti, non appena lasciavo Velo, il timido sole che sembrava voler fare capolino fra le nubi spariva dietro a nuvole nere come la pece, e il termometro mi perdeva 3-4° buoni gradi!
Era cosi freddo che indossavo l’antiacqua, sebbene non piovesse, solo per proteggermi dall’effetto “wind chill”.
A San Giorgio di Lessinia, l’orrenda stazione sciistica creata in queste lande rocciose, non piove ancora, ma nubi basse fanno l’effetto “nebbia in val padana”; imbocco la sterrata alle falde del monte Tomba, ma i rinomati paesaggi della Lessinia li posso solo immaginare, con poche decine di metri di visibilità che ho! Tanto che ai vari bivi ho qualche esitazione sulla direzione da imboccare: l’apparizione nella nebbia del rifugio Podestaria mi conferma della giusta direzione.
Ma il Podestaria segna anche la disfatta climatica giornaliera: inizia la pioggia, dapprima lieve, poi sempre più insistente, ma soprattutto fredda, fredda, fredda!
Ne consegue che mi passa del tutto la voglia di fotografare, avanza, avanza, nella illusoria speranza di tempi migliori!
E così mi “fumo” tutti i 10 km, km più km meno, dello sterrato dell’alta Lessinia; ma al passo Fittanze non è meglio, anzi. La pioggia è forte e scrosciante come lo sciacquone del water, cautamente scendo le rampe al 20% di pendenza del Fittanze, giù verso Ala.
Tra Ala e Rovereto e all’inizio della Vallarsa la pioggia si attenua un poco, ma è un inganno; quando mi avvicino al Pian delle Fugazze riprende a cadere con violenza; la strada è allagata, rivoli marroni accompagnano la mia moto, il manto stradale è ricoperto di foglie da mille sfumature tra l’oro e il rosso vivo: il “banale” Pian delle Fugazze, passo frequentato da torme di turisti in bic, moto, auto, ecc., ecc., oggi sembra una desolata via di qualche luogo sperduto, paer che non passino macchine da giorni, ad osservare le condizioni del fondo.
La pioggia mi accompagnerà fino all’uscio di casa, dove arriverò infreddolito come un pulcino!

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Sterrato verso Podestaria, prima del diluvio.

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Diluvio sul Pasubio.


Ciao
Alves

ALLA RICERCA DELL’ENDURO PERDUTO IV°

Inviato: gio 11 ott, 2007 2:05 pm
da max37
ma quand'è che andiamo a fare un bel giro assieme?
il 28 ottobre o al più tardi il 3 novembre c'è l'agno tour se ti interessa fammi sapere. circa 120 km nella valle dell'agno.

fai sempre degli ottimi giri

campo fontana

Inviato: mar 16 ott, 2007 6:28 pm
da cichetelo
E.... pensare che ci sono andato anch'io da quelle parti, ma devo avere le fette di mortadella negli occhi :( :) :) :)

Bravo Alves scrivi anche molto bene ;)

“il nostro motomenestrello”!

Inviato: gio 18 ott, 2007 11:04 pm
da alp
“il nostro motomenestrello”!


La poesia di girare per monti e valli, sotto la pioggia autunnale. Le tue descrizioni, caro Alves, ci fanno vivere momenti di intensa emozione. Riusciamo a sentire l’odore della terra umida e dell’erba dei prati bagnati fradici. E sentiamo il freddo intenso che ci penetra nelle ossa, il vento a raffiche che accarezza il nostro viso. Sei proprio “il nostro motomenestrello”! Grazie ancora per quello che scrivi.