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PAPARAZZO’S ENDURO

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SuperHank
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PAPARAZZO’S ENDURO

Messaggio da SuperHank » mar 13 nov, 2007 4:38 pm

PAPARAZZO’S ENDURO

PAPARAZZO: Con i termini paparazzo o paparazzi si definiscono (spesso in modo dispregiativo) i fotografi specializzati nel riprendere le celebrità in occasioni pubbliche e nella loro sfera privata, vendendo a caro prezzo le foto più compromettenti.
(da Wikipedia)

SOLITO COPIONE

Di nuovo sabato, e come sempre, poco tempo, poche ore da poter dedicare alla mia passione, al moto.
Ma il bisogno di evadere dalla quotidianità grigia e spenta è troppo forte, e quale stagione meglio dell’autunno ti colora la vita d’allegria? Decidevo di partire in relax, addirittura indossando l’abbigliamento civile sotto al giaccone, per le gambe nessun problema, da quando il Cagivone è equipaggiato con la coperta Tucano, la “Vera Coperta”, reliquia del Treffen del nostro amico Hurrycane, che devotamente me l’ha affidata! Niente tenuta da guerriero enduro, solo armato di macchina fotografica, per immortalare la fantomatica “Estate di San Martino”, e provare a fare qualche scatto per il concorso di Motortrip.
Avevo un programma di massima: tracciare, unendo pezzi già noti con nuovi indizi reperiti in una recente pubblicazione, un nuovo percorso per bicilindriche sulle colline alla destra orografica dell’Agno; quindi scendere a Montorso, alla pista da cross ai “Girasoli”, dove l’amico Frasca aveva annunciato una sessione di cross, ed immortalarlo mentre in sella al vecchio TT59X sverniciava gli sboroni in sella a CRF e YZ!

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Cavalli al pascolo e moto al pascolo nell’Alto Vicentino.

Ma le cose non vanno mai come si crede, è il mio motto; infatti, prima partivo in mostruoso ritardo perché non avevo sentito la sveglia, poi mi accorgevo che avevo scordato ma mappa con il nuovo percorso da testare.
Le colline di Valdagno le conosco sufficientemente bene, ci sono percorsi impegnativi ed adatti all’enduro, la sfida era appunto trovare una via “easy” per le grosse motone; ma senza mappa rischiavo di incasinarmi, provando a caso.
Decidevo di lasciare Frasca al suo destino di crossista, ed incamminarmi verso l’alta valle dell’Agno, su percorsi conosciuti e adatti al 750; ovviamente sono finito comunque per cacciarmi nei guai, come vedrete!
Tutto sommato è stato un colpo di fortuna aver dimenticato la mappa, se fossi andato ai “Girasoli” avrei trovato la pista chiusa, e il Frasca in tutta altra zona.


L’ENDURISTA AMATO DALLE FOLLE

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Controluce malriuscito per Valdagno.

Gironzolo su è giù per le colline, l’incedere lento dei cilindri Ducati scuote il torpore del bosco autunnale.
Bosco assai popolato: incrocio tanti taglialegna, qualche cacciatore; nelle contrade gli abitanti approfittando degli ultimi tepori per eseguire lavori all’esterno delle loro case, nei loro orti, o semplicemente godere del dolce calore dell’autunno.
Quello che noto con piacere è la simpatia che noto sui volti della gente; quando sentono il motore avvicinarsi, i sassi della mulattiera schioccare, mentalmente si aspettano di veder apparire la solita enduro col pilota vestito da mazinga, o il trialista in posa plastica sul suo agglomerato di leghe speciali e gomma.
Invece compare ai loro occhi sorpresi una petroliera su 2 ruote, con 2 fanaloni che paiono gli occhi di un miope, in sella un ometto con una gonna nera che neanche la Regina Vittoria se la sognava, con un enorme cascone nero aperto, e la faccia del pirla che cerca di tenere il bestione in strada!
Quando passo al pelo tra un trattore agricolo e il burrone mi sorridono soddisfatti; le vecchie mi salutano, scendendo una ripida mulattiera che entra in contrada 3 baldi montanari si prodigano ad indicarmi la retta via (forse avevano paura che la betoniera Cagiva li travolgesse!).
In una stradina rischio il frontale con un’Ape, non l’imenottero giallo e nero, ma il cassone blu della Piaggio; il conducente non si arrabbia, anzi, fa retromarcia ed entra in un campo per fare strada al regale incedere del mio Cagiva, e mi omaggia di un sorriso. Scendo verso l’Agno per una stradina disastrata, di fronte a una casa 2 vecchi, marito e moglie, con la vanga e il badile stanno livellando della terra gettata di recente per chiudere le buche! Ma ci pensate dover sistemarsi la strada di casa? Questi signori avrebbero tutto il diritto di incazzarsi per il mio passaggio, ed appendermi a palle in giù al primo albero, come capro espiatorio di tutti gli enduristi selvaggi che sicuramente sono passati di lì.
Invece passo piano, veloce come una lumaca, saluto cordialmente e vengo ricambiato: che bello, sono proprio compiaciuto!

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Sua Maestà il Pasubio.

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Un grande castagno…purtroppo ormai rinsecchito.

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Luce nel bosco.

Viceversa sono meno contento di guidare in off con i prodotti Tucano; con la coperta non si riesce assolutamente a guidare in piedi, ed intralcia pure nei continui movimenti di gambe (su e giù dalle pedane, riequilibri, zampate, ecc.) necessari nella guida off-road.
Anche le “Moffole” sulle manopole non sono meglio: caldissime e protettive, per carità, ma limitano i movimenti dei polsi, e al togliere una mano dal manubrio offrono una certa resistenza, causa la folta imbottitura presente; ma non sono prodotti pensati per fare fuoristrada acrobatico, bensi per viaggiare in inverno al calduccio, e su questo fronte sono imbattibili, e sono pure carini come estetica e fattura.

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Sentiero no buono per Elefante…e difatti non mi ci sono avventurato: ma era solo questione di tempo cacciarsi nei guai!


ABBASSO IL PAPARAZZO!

Gironzolando balzellon balzelloni affronto il versante destro della valle dell’Agno, già in comune di Recoaro. Capito così in una delle innumerevoli contrade, contrà Parente. Bellissima: vicoli stretti tra le case in sasso, fienili, stalle, ballatoi in legno, fontane, capitelli, addirittura unvecchio forno per pane, quando queste piccole comunità erano delle isole quasi del tutto autosufficienti: un monumento alla civiltà contadina veneta.
Estasiato, parcheggio la moto in uno slargo tra 2 vicoli e tento di immortalare la magia del luogo con la digitale, quando nel campo visivo mi appaiono una donna, 60 anni portati male o 70 portati bene, scegliete voi, e con lei un’altra donna di 80? 90? 100 anni, solo Matusalemme lo sa.
La più giovane, con fare ostile, mi chiede ripetutamente cosa faccio, perchè fotografo case e tutto quanto; io, più stupito che stizzito, le che sono un appassionato di fotografia, sto fotografando i paesaggi che mi piacciono.
Quella di rimando mi chiede se ho il permesso di farlo, e l’altra vegliarda commenta “mah, chissà che fine faranno, stè foto!”; incredulo ma anche incazzato dal loro modo, rispondo che non sapevo che fosse vietato fotografare, e che le foto finiscono nel mio album personale, tutto li!
Al che mi chiedono da dove vengo; rispondo da Schio, pensando di tranquillizzarle, non sono un extra comunitario albanese, romeno, ecc., ecc.; ma le arpie, più sospettose di Stalin e Hitler messi assieme, mi domandano come faccio a conoscere la contrada!!!!
Nemmeno i paparazzi che hanno ucciso Lady D sono stati trattati peggio!
A loro discapito devo ammettere che fuori casa mi viene naturale parlare solo in italiano, ed, almeno ad un veneto, ho una pronuncia priva di inflessioni dialettali (per un siciliano forse no, ma per queste contradaiole è diverso).
Ma qui mi gioco il jolly, perché un bravo endurista deve sempre avere un piano d’emergenza:”Come faccio a conoscere stò posto? Si da il caso che i miei nonni siano da Recoaro, contrà Giorgetti, per la precisione, e mio zio defunto abbia abitato per 40 anni ai Bonomini!!!
PAM!!!! Le parole magiche!
Le donne non vogliono altro, “allora va bene”, dice, sono uno dei loro.
Domando del perché della loro diffidenza, chiedendo se ci sono stati furti nelle case a seguito di visite di sedicenti fotografi, ma stanno sul vago.
Saluto e riprendo il giro, ma con l’animo amareggiato.

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Contrada Parente: un vecchio fienile, e in primo piano un antico forno per il pane.

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Forno da pane.

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Delicato capitello dedicato a Sant’Antonio.


ALVES COMBINAGUAI

Ancora sterrate nei boschi in ombra, l’ombra quasi perpetua dell’inverno, in queste foreste dove più stretta è la valle.
Contrade abbandonate, chiuse, deserte; torrenti zampillanti, splendide visioni delle Piccole Dolomiti, antiche testimonianze del passato, come una pregevole “giasara”, pozzo circolare scavato in terra, dove conservare il ghiaccio nella stagione calda, quando i frigoriferi erano ancora da inventare.

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Casa in letargo.

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“Giasara”, notare le radici tutt’uno con la volta in sasso.

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Uno dei mille rivoli che alimentano l’Agno.

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Il gruppo del Sengio Alto: Baffelan, 3 Apostoli e Cornetto.

Provo diverse strade, spesso muoiono nel bosco, ma un sentiero è un richiamo irresistibile; ne trovo uno ben tracciato, che sale, sale, chissà fin dove sale!
Non dovrei, ma lo faccio.

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Quando trovo un sentiero così la tentazione è forte…

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…anche se la pendenza dovrebbe sconsigliarmi dal farlo!

La pendenza aumenta, il sentiero si infossa in una profonda trincea, il fondo si fa sempre più inconsistente, brecciame, scaglia, terriccio e foglie; la Cagiva perde velocità, provo a recuperare con l’acceleratore ma la ruota motrice derapa e va ad incastrarsi in uno scolo d’acqua, mentre l’anteriore sbatte sulla spalla di terra opposta. Sono incagliato!

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La petroliera incagliata!

Come ho fatto ad uscirne?
La moto non aveva trazione, scavava solamente: dovevo girarla di peso verso valle, 200 kg di ferro.
Dopo alcuni tentativi infruttuosi, trovo la tecnica giusta. Appoggio il lato sinistro del manubrio sulla spalla, e da piegato distendo sollevando la moto, frenandola dal cadere con tutto il mio corpo; nel contempo con le braccia afferro la ruota anteriore e la trascino verso valle. 5-6 siffatti “esercizi”, e la prua dell’Elefant è di nuovo verso valle.
OK, non posso chiedere oltre al fato; mi dirigo verso casa per asfalto, concedendomi un meritato calice di Muller Torghau all’osteria, alla salute delle mie amiche di contrà Parente.

Ciao
Alves

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sambuca
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Messaggio da sambuca » mar 13 nov, 2007 4:45 pm

Brindo anche io alla salite delle tue amiche,forse avevano paura fossi uno speculatore immobiliare venuto ad acquistare le loro case per costruire un immenso centro commerciale o un albergo, rubando la loro ricchezza piu' grande......la tranquillita'!
Rock n' Roll

alp
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PAPARAZZO’S ENDURO

Messaggio da alp » mar 13 nov, 2007 5:31 pm

Mister Serendipity

Il lupo solitario, ancora una volta, affronta coraggiosamente sentieri impervi. Si caccia nei guai ma con la forza della disperazione riesce a venirne fuori.

Il nostro Alves, menestrello del motoalpinismo puro, ha lo spirito del poeta che si avventura nei meandri delle proprie emozioni. Affrontare le incognite e le sicure difficoltà di un percorso sconosciuto richiama alla mente le idee sulla serendipità che abbiamo affrontato altrove. E’ lui sicuramente, Mister Serendipity, il Signore della Serendipità su due ruote sporche di fango. Ma dove andrà a cacciarsi la prossima volta? Cari amici di forum, mi appello a voi. Contattatelo prima possibile per uscire insieme a lui…
… prima che combini qualche pasticcio!!!!

Ciao Alves, sei il più grande!!!!
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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max37
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PAPARAZZO’S ENDURO

Messaggio da max37 » mar 13 nov, 2007 11:32 pm

come sempre gran bel giro.
un solo appunto, la prossima volta chiamami o mandami un'email che se sono libero dal lavoro vengo anch'io.
ciao
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

SuperHank
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PAPARAZZO’S ENDURO

Messaggio da SuperHank » gio 15 nov, 2007 4:42 pm

Grazie dei complimenti.

Riguardo alle uscite insieme, nella attuale fase della mia vita riesco con difficoltà a programmarmi con anticipo ed ad avere tempo a sufficienza, quindi preferisco non coinvolgere altre persone e rischiare di tirare involontari pacchi.
Andare da soli però non è, per me, solo una necessità obbligata, che qualcuno ritiene triste, ma è anche un piacere!
È vero, uscire in moto con amici vecchi e nuovi, parlare della propria comune passione, la moto, e anche del resto, ovvio, mi piace: vorrei poter uscire in moto con ciascuna delle persone che conosco, virtualmente sui forum o nella realtà.
Tecnicamente poi, l’uscita in gruppo ti permette maggior ampiezza dei percorsi e più sicurezza, non ci piove; quando sei solo ti devi limitare (on come faccio io!).
Però mi piace uscire da solo, per 2 ore come per un giorno; in fondo siamo tutti sempre a contatto con gli altri, piacevolmente (famiglia, amici), o meno (lavoro, affari), e vincolati da limiti esterni (orari, scadenze, ecc.). Avere anche solo 2 ore in solitudine, nel silenzio di un bosco, fermandosi quando, quanto, dove e come si vuole, diventa una gioia immensa e una ricarica interiore!

Ciao
Alves

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Ernesto
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PAPARAZZO’S ENDURO

Messaggio da Ernesto » gio 15 nov, 2007 4:47 pm

Incredibile Alves, ma lo fai apposta?
Andare per boschi con il pachiderma bardato di sottane e moffole rivela, piu' che incoscienza, un fine gusto per l'assurdo! :D

Ma mi rendo conto che non avrebbe senso suggerirti di passare ad una Alpetta o simili: anche Ulisse sarebbe potuto tornare ad Itaca con un volo di linea, e Don Chisciotte farsi un abbonamento a Sky e mettersi tranquillo, ma poi che ne sarebbe stato della Letteratura Occidentale?!?

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