L'Uomo che sussurrava ai caprioli I°
Inviato: dom 01 mag, 2011 1:10 am
L'UOMO CHE SUSSURRAVA AI CAPRIOLI I°
UN INVERNO A TUTTO TRIAL
Doveva essere una uscita in coppia con un amico, da tanto, quando ci si trovava, ci si lasciava con gli auspici di rito “chiamami quando esci col trial, ci facciamo mezza giornata fuori assieme, dai!”, “OK, certo!”: invece, a giochi fatti, mi dice che non può, che però porta qualche ora il suo ragazzo a fare minitrial nel campetto autorizzato, allestito dal motoclub sulle rive del torrente.
Potrebbe essere una buona occasione per provare a fare del trial serio, entrare in una zona, cercare di superare gli ostacoli stando in equilibrio impossibile, a sfidare le leggi di gravità … ma a me piace il girare randagio fra i monti, senza limiti se non quelli delle vallate e delle cime, per cui, tanto per cambiare, me ne vado da solo a zonzo per le montagne!

Piccole soddisfazioni motoalpinistiche.
Fin qui mi sono portato in quota per sentieri abbastanza facili, in questo della foto compaiono le prime asperità, modeste invero, questo passaggio l'ho fatto anche con l'XR, con l'enduro fa un po' paura, perché il sentiero curva improvvisamente per superare uno scoglio della montagna, ti si para davanti una rampa di sasso vivo, rotta in diversi gradoni di cui il maggiore è sui 60-70 cm, ti ritrovi con la moto a 45% e a pochi metri dietro di te un burrone di parecchie decine di metri; sicchè con l'enduro ti viene d'istinto prenderlo lento, per non cappottare, ma così sovente ti pianti ed allora devi farti spingere dai compagni!
La Sherco invece vola sui sassi, fa troppo “vincere facile”!
Ma più su la montagna si riprende la rivincita, irridendo con bonaria ironia le mie pretese di motoalpinista: in un vallone in ombra persiste tenace la neve, troppa per le ruote poco scolpite della mia moto, troppo estesa per i miei muscoli, per spingere per decine di metri, e poi mio fratello mi ha ammonito “Non andare sulla neve, la cassa filtro non chiude bene, se aspira neve poi diventa acqua che va nel carburatore e la moto non va più!”
Quindi, senza rimpianti, cambio programma, mi abbasso di quota, andandomene giro in giro per sentieri che faccio anche con l'enduro, ma col trial vado più piano, mi guardo intorno a 360°, gustandomi meglio i dettagli della natura che col casco integrale spesso mi sfuggono; tanto non fa freddo, nemmeno col Jet, è dicembre ma c'è quel tiepido sole che rende speciali certe uscite invernali.

Pausa.
Senza accorgermene, ma inconsciamente me ne rendo conto, tengo una direzione che mi porterebbe giusto sulla verticale, della pista da trial dove il mio amico sta educando la sua progenie.

Dicembre e le vacche al pascolo: che strano!
Ma .. c'è sempre un ma!
In trasferimento su una strada sterrata, avvicinandomi ad una nota area di sosta con annesso bar, il mio quinto sesto e mezzo avvista una Panda della Polizia Provinciale; sebbene la moto sia regolarmente targata, assicurata, revisionata, da bravo trialista non ho nemmeno un straccetto di targa attaccata al parafango posteriore (sottolineo che la Sherco, come tutte le trial D.O.C., al massimo potrebbe reggere un francobollo, altro che targa!): a dire il vero, nemmeno ce l'ho con me la targa, l'ho dimenticata in cantina! Retro front e via, giù nel bosco per un sentiero dove di sicuro la Panda non passa …

Mezzora fa ero incrodato a ¾ del monte sul fondo, ora scendo in una contrada, ma non una qualsiasi …
Bordeggio pascoli dove vacche e vitellini si godono come me il tepore inconsueto, attraverso piccoli boschi lungo antichi sentieri orlati da lastre in pietra, e giungo alle spalle di una delle cento contrade di questo piccolo altipiano, una contrada che conosco molto bene.
I genitori di un paio di amici della compagnia avevano in affitto un casale in questa contrada, assolutamente inadatto per viverci, eravamo al di sotto del minimo indispensabile per il XX secolo: l'elettricità, tanto da far luce, c'era, il riscaldamento non esisteva, per cucinare c'era un fornello con le bombole di gas, non ricordo se ci fosse l'acqua corrente e i bagni, forse si, ma però noi alla mattina si andava a lavarci alla fontana lo stesso!
Perché i nostri genitori ci lasciavano andare lassù a dormire: avevamo 15-16 anni, zaino in spalla, sacco a pelo, Vespa, Ciao, Oxford, Ciclone i nostri potenti mezzi.
i ciclomotori facevano una fatica boia a salire le ripide rampe del monte, pedalavano come un ciclista sullo Stelvio per i fortunati con le marce era tutta un'altra storia, dovevamo fermarci ad aspettarli.

“Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus ...” anche se non eravamo universitari, lo spirito goliardico c'era già tutto!
Lassù ci davamo alle trasgressioni più estreme: si giocava a Risiko o a carte tutta la notte, innaffiato da birra ed improbabili misture di alcolici, ovvio che qualcuno vomitasse anche l'anima. Si andava alla sagra del paese, si andava a importunare le 14enni ai campi scuola nelle colonie, si girava per le strade deserte di notte, arrivando sgommando in contrada, facendo incazzare i vicini, che probabilmente quando ci sentivano arrivare per il WE facevano gli scongiuri ... ovviamente, si capisce, eravamo tutti maschi, chi mai lascerebbe le proprie figlie partecipare ad un simile programma?

La Casa.
Una furtiva foto ricordo, non vorrei che gli abitanti del loco mi riconoscessero per quel che ero stato lì, e riparto verso il tramonto, verso il campetto da trial, sempre più restio a scendere dal Paradiso delle montagne al purgatorio della triste pianura veneta.

Lo Sky Line di San Ulderico.

Ultima neve … fino alla prossima nevicata!

Cazzo! La Polizia Provinciale!
Questo esclamavo mentre mi autoscattavo la foto, distogliendo lo sguardo dall'obiettivo!
Perchè la Panda delle Provinciale proprio in quell'istante passava sulla non lontana strada: una persecuzione! E per di più diretta sulla discesa che conduceva al campo da trial; non c'è 2 senza 3, recita il proverbio; e alla terza magari mi becco l'autografo dei tutori dell'ordine … al fato non si comanda, ma qualche volta gli si può girare attorno! Addio al rendez-vouz con l'amico al campo da trial, altri sentieri mi riporteranno a casa oggi.

La pianura veneta ammosciata nello smog.

Monte Forni Alti del Massiccio del Pasubio.


Ciò che resta di un antico cimitero di guerra: una croce guarnita di muschi e licheni ed una lapide consunta dagli elementi.

Festoni di ghiaccio nel bosco.

Natività in contrà: Fontana coperta del primo '900, con presepio su palafitte.
Aperitivo in questa contrà, da un caro amico che purtroppo vedo di rado, suggellerà un pomeriggio di motoalpinismo perfettamente riuscito!
Ciao
Alves
UN INVERNO A TUTTO TRIAL
Doveva essere una uscita in coppia con un amico, da tanto, quando ci si trovava, ci si lasciava con gli auspici di rito “chiamami quando esci col trial, ci facciamo mezza giornata fuori assieme, dai!”, “OK, certo!”: invece, a giochi fatti, mi dice che non può, che però porta qualche ora il suo ragazzo a fare minitrial nel campetto autorizzato, allestito dal motoclub sulle rive del torrente.
Potrebbe essere una buona occasione per provare a fare del trial serio, entrare in una zona, cercare di superare gli ostacoli stando in equilibrio impossibile, a sfidare le leggi di gravità … ma a me piace il girare randagio fra i monti, senza limiti se non quelli delle vallate e delle cime, per cui, tanto per cambiare, me ne vado da solo a zonzo per le montagne!
Piccole soddisfazioni motoalpinistiche.
Fin qui mi sono portato in quota per sentieri abbastanza facili, in questo della foto compaiono le prime asperità, modeste invero, questo passaggio l'ho fatto anche con l'XR, con l'enduro fa un po' paura, perché il sentiero curva improvvisamente per superare uno scoglio della montagna, ti si para davanti una rampa di sasso vivo, rotta in diversi gradoni di cui il maggiore è sui 60-70 cm, ti ritrovi con la moto a 45% e a pochi metri dietro di te un burrone di parecchie decine di metri; sicchè con l'enduro ti viene d'istinto prenderlo lento, per non cappottare, ma così sovente ti pianti ed allora devi farti spingere dai compagni!
La Sherco invece vola sui sassi, fa troppo “vincere facile”!
Ma più su la montagna si riprende la rivincita, irridendo con bonaria ironia le mie pretese di motoalpinista: in un vallone in ombra persiste tenace la neve, troppa per le ruote poco scolpite della mia moto, troppo estesa per i miei muscoli, per spingere per decine di metri, e poi mio fratello mi ha ammonito “Non andare sulla neve, la cassa filtro non chiude bene, se aspira neve poi diventa acqua che va nel carburatore e la moto non va più!”
Quindi, senza rimpianti, cambio programma, mi abbasso di quota, andandomene giro in giro per sentieri che faccio anche con l'enduro, ma col trial vado più piano, mi guardo intorno a 360°, gustandomi meglio i dettagli della natura che col casco integrale spesso mi sfuggono; tanto non fa freddo, nemmeno col Jet, è dicembre ma c'è quel tiepido sole che rende speciali certe uscite invernali.
Pausa.
Senza accorgermene, ma inconsciamente me ne rendo conto, tengo una direzione che mi porterebbe giusto sulla verticale, della pista da trial dove il mio amico sta educando la sua progenie.
Dicembre e le vacche al pascolo: che strano!
Ma .. c'è sempre un ma!
In trasferimento su una strada sterrata, avvicinandomi ad una nota area di sosta con annesso bar, il mio quinto sesto e mezzo avvista una Panda della Polizia Provinciale; sebbene la moto sia regolarmente targata, assicurata, revisionata, da bravo trialista non ho nemmeno un straccetto di targa attaccata al parafango posteriore (sottolineo che la Sherco, come tutte le trial D.O.C., al massimo potrebbe reggere un francobollo, altro che targa!): a dire il vero, nemmeno ce l'ho con me la targa, l'ho dimenticata in cantina! Retro front e via, giù nel bosco per un sentiero dove di sicuro la Panda non passa …
Mezzora fa ero incrodato a ¾ del monte sul fondo, ora scendo in una contrada, ma non una qualsiasi …
Bordeggio pascoli dove vacche e vitellini si godono come me il tepore inconsueto, attraverso piccoli boschi lungo antichi sentieri orlati da lastre in pietra, e giungo alle spalle di una delle cento contrade di questo piccolo altipiano, una contrada che conosco molto bene.
I genitori di un paio di amici della compagnia avevano in affitto un casale in questa contrada, assolutamente inadatto per viverci, eravamo al di sotto del minimo indispensabile per il XX secolo: l'elettricità, tanto da far luce, c'era, il riscaldamento non esisteva, per cucinare c'era un fornello con le bombole di gas, non ricordo se ci fosse l'acqua corrente e i bagni, forse si, ma però noi alla mattina si andava a lavarci alla fontana lo stesso!
Perché i nostri genitori ci lasciavano andare lassù a dormire: avevamo 15-16 anni, zaino in spalla, sacco a pelo, Vespa, Ciao, Oxford, Ciclone i nostri potenti mezzi.
i ciclomotori facevano una fatica boia a salire le ripide rampe del monte, pedalavano come un ciclista sullo Stelvio per i fortunati con le marce era tutta un'altra storia, dovevamo fermarci ad aspettarli.

“Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus ...” anche se non eravamo universitari, lo spirito goliardico c'era già tutto!
Lassù ci davamo alle trasgressioni più estreme: si giocava a Risiko o a carte tutta la notte, innaffiato da birra ed improbabili misture di alcolici, ovvio che qualcuno vomitasse anche l'anima. Si andava alla sagra del paese, si andava a importunare le 14enni ai campi scuola nelle colonie, si girava per le strade deserte di notte, arrivando sgommando in contrada, facendo incazzare i vicini, che probabilmente quando ci sentivano arrivare per il WE facevano gli scongiuri ... ovviamente, si capisce, eravamo tutti maschi, chi mai lascerebbe le proprie figlie partecipare ad un simile programma?
La Casa.
Una furtiva foto ricordo, non vorrei che gli abitanti del loco mi riconoscessero per quel che ero stato lì, e riparto verso il tramonto, verso il campetto da trial, sempre più restio a scendere dal Paradiso delle montagne al purgatorio della triste pianura veneta.
Lo Sky Line di San Ulderico.
Ultima neve … fino alla prossima nevicata!
Cazzo! La Polizia Provinciale!
Questo esclamavo mentre mi autoscattavo la foto, distogliendo lo sguardo dall'obiettivo!
Perchè la Panda delle Provinciale proprio in quell'istante passava sulla non lontana strada: una persecuzione! E per di più diretta sulla discesa che conduceva al campo da trial; non c'è 2 senza 3, recita il proverbio; e alla terza magari mi becco l'autografo dei tutori dell'ordine … al fato non si comanda, ma qualche volta gli si può girare attorno! Addio al rendez-vouz con l'amico al campo da trial, altri sentieri mi riporteranno a casa oggi.
La pianura veneta ammosciata nello smog.
Monte Forni Alti del Massiccio del Pasubio.
Ciò che resta di un antico cimitero di guerra: una croce guarnita di muschi e licheni ed una lapide consunta dagli elementi.
Festoni di ghiaccio nel bosco.
Natività in contrà: Fontana coperta del primo '900, con presepio su palafitte.
Aperitivo in questa contrà, da un caro amico che purtroppo vedo di rado, suggellerà un pomeriggio di motoalpinismo perfettamente riuscito!
Ciao
Alves