IWTF - I Want To Finish - l'enduro dell'anno!
Inviato: ven 06 mag, 2011 12:13 am
Posto anche qui la saga della IWTF, un giro un pò particolare a cui ho avuto modo di partecipare questo inverno; è molto enduro e poco motoalpinistico, perdonatemi ...
IWTF
I WANT TO FINISH - L'EVENTO ENDURO DEL 3° MILLENNIO!
“If you want to be a hero, well, just follow me.”
John Lennon, pensando al sottoscritto.
Tutto ebbe inizio con una stretta di mano, in un freddo e nebbioso mattino in quel di Fusina, alla partenza del Motorally della Laguna Veneta; Korradok fece da intermediario, e così commentò:” <i>ma una cosa storica è avvenuta. il primo incontro ufficiale con stretta di mano storica tra due grossi personaggi.... E così un bruko fondatore accoglie un nuovo adepto.”</i> Il primo grosso personaggio sarei io, credo inteso come stazza, e immeritatamente definito fondatore del sito motobrucoendurista, di cui sono solo uno dei primi iscritti e modesto moderatore; il secondo è il Faga, all'epoca (marzo 2010) da poco iscritto al forum di cui sopra, al secolo Fagarazzi Luca, alias Mr Hebo, alias Yamafaga, noto endurista dell'alto vicentino.
Il mio primo incontro col Faga.
In realtà io e il Faga ci conoscevamo già da tempo, oserei dire da molti anni; eravamo entrambi affiliati di una conventicola segreta di induristi, più misteriosa della Carboneria, più influente della Massoneria, più potente della loggia P2, con illustri membri, tra i più significativi personaggi del panorama italiano, organizzatori degli eventi clou dell’endurismo mondiale anni 2000, come la GLCdB (Gilles Lalay Classic della Brianza!) la smotazzata delle fogne brianzole, la AL.V.E.X. (Alto Vicentino Enduro Xtreme)!), le mulattiere più estreme del Vicentino, la WSBC (Walpolicella Sbiroli Classic!), le mulattiere più sfiancanti del veronese … insomma, era una semplice mailing list di appassionati, la Motolistona, che si divertiva ad organizzare mini raduni per l’Italia del nord, ispirandosi alle classiche dell’enduro.
ma io e il Faga non ci eravamo mai visti in faccia, solo contatti sul web e al telefono.
Alla GLCdB 2003 io C'ERO! Il Faga no … cosa si è perso!
Alla AL.V.E.X. 2005 Io c'ero, l'ho organizzata! Il Faga non c'era … cosa si è perso! In difficoltà sul guado mi pare sia Skid dei Brugherio Boys, detto l'odioso.
Purtroppo alla WSC io non c'ero … cosa mi sono perso! In foto Hebo-man che spinge la sua WR400 su per un gradone (foto Ciaccia).
Al laguna Rally infine il fatale incontro; non ricordo se fu proprio in quella occasione che Hebo Man mi disse che voleva parlarmi di una “cosa”, che aveva bisogno del mio aiuto per “qualcosa” … di sicuro, me ne riparlò nell’ottobre successivo alla Cavalcata dei Forti a Roana, dove io facevo il Marshall e lui e il suo amico Icio parteciparono sia al fettucciato che al giro.
Nei mesi successivi qualche colloquio telefonico e incontri al caffè palesarono le intenzioni del Faga. L’Uomo intendeva organizzare una 2 gg di enduro nelle montagne dell’Alto Vicentino, ma direi di più, non un semplice giro in moto, ma un vero e proprio happening! Il sabato pomeriggio, un fettucciato in pianura, invitando niente popò dimeno che il pluricampione enduro Rinaldi Mario a fare un corso di guida; indi alla sera, dopo opportuno aperitivo in piazza Rovereto a Thiene (il posto dei fighi della cittadina veneta), partenza per un giro enduro fino ad una località montana dove passare la notte in una struttura accogliente e sfiziosa dove bivaccare e gozzovigliare, scelta dal Faga, dopo attente valutazioni degne di un selezionatore di villaggi vacanza, nella fattispecie dell’Albergo all’Alpino di Posina, rinomato per la sua cucina tradizionale e disponibile ad alloggiarci in una dependance ristrutturata mantenendo i dettami estetici ottocenteschi; la domenica, di nuovo in sella fino al pomeriggio, sempre in compagnia di Rinaldi, con un percorso duro e ancor più duro, per ritornare alla partenza e festeggiare con congruo buffet. Fra i partecipanti, oltre ad amici locali, pensava di invitare personaggi del mondo del motociclismo, membri di team, piloti, giornalisti della carta stampata, un raduno esclusivo per 25-30 persone.
Il tutto corredato da gadget creati a posta per l’evento, logo, adesivi, felpa, attestato di partecipazione … ed ovviamente il nome, il nome è tutto nella vita, e questa cosa si sarebbe chiamata “I WANT TO FINISH”, a significare che i partecipanti avrebbero dovuto tenere duro di fronte alle difficoltà del percorso a tutti i costi, avrebbero sferzato la propria volontà per “FINIRE” il giro!
E in tutto questo io che centravo? Beh, avrei avuto l’onere e l’onore di tracciare un percorso hard di 200 km nelle montagne vicentine, alla misura di piloti del mondiale, duro da soffrire ma anche bello da godere il paesaggio, bello da scattare belle foto! I percorsi in realtà sarebbero stati 2, uno per i fighi, il mio, ed uno facile per gli sfigati, ideato e condotto dal mio amico Hurrycane Hurry: che sollievo, almeno avrei avuto un appoggio da una persona fidata (?!?) e conosciuta.
Di certo Luca, dopo anni che leggeva miei report di girate nei più impossibili sentieri dell’alto vicentino, vedeva in me lo scout adatto a cavar dal cilindro, o meglio dal casco, 200 km di mulattiere; in più, ultimamente mi ero fatto valere, in spregio alla mia fama di esploratore solitario, come condottiero di masnade di enduristi: scopa alla cavalcata dei Forti, organizzatore del Gneppolino Tour, uscita Ufficiale del sito Enduro Stradali con oltre 40 moto presenti; scopa allo Squirt Treffen, altra Uscita Ufficiale degli ES nella Marca Trevigiana. E non posso dimenticare Hurrycane, anche lui molto attivo nell’organizzare girate od eventi sulle nostre montagne.
L’UOMO A CUI NON SI PUO DIRE NO
L’idea era affascinante, ma anche complessa e ricca di problematiche.
Il fettucciato: dalle nostre parti non ci sono, purtroppo, impianti permanenti, allestirlo richiede molto lavoro, nonché permessi e autorizzazioni, e tutto questo per solo 30 persone, quando chi ne fa uno spera che vengano centinaia di enduristi per rientrare nelle spese?
Il tracciato del giro era una bella sfida; anche per gli ES avevo ideato un percorso di 150 km, all’80% off, ma per far contenti Transalpari, Africantwinisti, dual sporter di tutte le marche e di tutte le epoche bastavano sterrate e carrarecce facili, con al più un paio di sentieri, giusto da mettere un po’ di pepe al giro e fare le foto ricorso sul finto hard; soprattutto, queste sterrate erano in massima parte aperte al traffico. Ma 200 km di enduro duro non sono un scherzo … quanto hard? Al livello di Rinaldi, che nemmeno io saprei percorrere, o a quello di un pilota di Regionale? O al semplice appassionato che non ha mai fatto gare? Anche perché io non avrei conosciuto, nemmeno sulla carta, le capacità di guida dei partecipanti! Troppo duro, tutti si piantano alla prima mulattiera, e si incazzano; troppo facile, tutti si annoiano, e si incazzano … Luca diceva che i partecipanti dovevano tenere duro, “I Want to Finish!”, e chi non ce la faceva si fermava e andava ad aspettarci all’albergo.
E poi i divieti; il difficile sono i sentieri, i sentieri sono tutti vietati, un conto è passare veloci in 3 senza fermarsi, un altro passare i 30, di sicuro qualcuno si pianta, e stare delle mezzore a spingere moto, con l’incubo che contadini e montanari chiamino la Forestale!
E poi il clima; Faga voleva fare la IWTF entro la fine dell’inverno, ma in alta montagna c’è ancora neve, anzi ne può cadere ancora, ed è in alto che ci sono le mulattiere impervissime, ed è in alto che ci sono scorci suggestivi, sentieri a filo di burroni, vertigini fotografiche e verticali ardite; io credo che i percorsi della media collina siano più difficili tecnicamente della gran parte di quelli delle Prealpi, poiché i primi sono sentieri ad uso di cacciatori, escursionisti, ecc., mentre i secondi sono spesso stati trasformati in carrabili durante la 1° Guerra Mondiale (con le ovvie eccezioni: le difficilissime delle Prealpi, sentieri da 1.000 m di dislivello, non sono seconde a nessuno!); ma la collina non regge sotto l‘aspetto scenico, e pure quello il Faga voleva.
E poi la mangiatoia; Posina, un paesetto ed una valle selvaggia che adoro, il buco del culo della provincia vicentina, con tantissimi sentieri, ma la gran parte difficilissimi, pochi alla portata dell’enduro, molto più del trial, e con abitanti incazzosi che non esitano a minacciarti con la roncola se passi in moto … e noi dovevamo passare in 30.
Ed infine i costi, alti; paga Rinaldi per il corso, offrigli giustamente vitto e alloggio, vitto e alloggio del partecipante, spese per i gadget … il piatto piange.
Ma il Faga è un uomo a cui non si può dire di no!
Alle mie titubanze sul tempo, sul percorso, sui costi, su tutto lui risponde con granitica sicurezza: la IWTF si farà! Non ti preoccupare, siamo coperti, una telefonata e ti trovo lo sponsor, stai tranquillo!
Ha una faccia da sberle, e proprio perché io sono l’esatto contrario mi sta simpatico: troppo forte il Faga!
Nel corso delle settimane la fisionomia dell’evento cambia più volte, difficile darne conto; il corso di Rinaldi salta, il budget si impennerebbe troppo,si prospetta la sua presenza solo come amico invitato e spesato, e sarebbe già bello così.
Il fettucciato salta, si girerà tutto il tempo in moto, con sabato arrivo in notturna (facile, visto che siamo in inverno e si parte al pomeriggio!)
Hurrycane invece si defila, rimane nell’impresa come organizzatore, verrà alla cena ma non farà il giro in moto! Quindi il giro da doppio diventa unico, e sarà solo hard, anche se diminuiscono i partecipanti a 15-20 persone.
Il Ciaccia non verrà, pare verranno dei giornalisti di X-Off Road … alla fine non verrà nessuno di famoso, si formerà una lista di 15 piloti, quasi tutti locals da Thiene e dintorni, a parte 4-5 da province limitrofe, non so in che rapporti con Luca.
Ed io? Mentre l’Uomo Immagine Hebo crea una cornice coi fiocchi alla IWTF, il sottoscritto ci mette il succo: No Martini no party? No sentiero No WTF!
L’UOMO CHE CERCAVA I SENTIERI
Un percorso duro ma fattibile da quasi tutti? La prima regola aurea è piazzare le difficoltà in discesa; discese lunghe, infinite, spaccabraccia, dove le moto devono essere girate di peso o buttate giù dai salti … così i piloti si sfiancheranno dalla fatica, si cuoceranno dallo sforzo, spaccheranno plastiche e leve sulle pietre calcaree delle nostre montagne, ma in ogni caso la forza di gravità li porterà in giù, nolenti o volenti: non diranno “i want to finish” ma penseranno “I Hope To Finish”!!!!
Seconda regola aurea per testare un percorso estremo per l’enduro: collaudare i sentieri col trial.
Scelgo il sentiero, lo percorro in salita col trial e se riesco a farlo facilmente allora, per quanto sia ostico, è potabile per l’enduro in discesa. Semplice no?
Un sentierino così …
… o così (Hebo No Limits, il Faga va in brodo di giuggiole!).
Questi sono i sentieri che chiamo dei “MilleMetri”, non perché siano lunghi un misero km, ma perché coprono un dislivello di 1.000 metri, e li considero l'università dell'enduro, il punto di contatto tra le moto a sella alta e il trial.
Se consideriamo che il fondovalle è sui 300-400 m.s.l.m, e che le montagne delle Prealpi Venete sono alte 1.300-1.400 metri (almeno nei bordi degli altipiani, le quote estreme arrivano a 2.200-2.300, ma è difficile salire lassù, purtroppo, più per i divieti che per le difficoltà tecniche), con una ovvia sottrazione saltano fuori i sentieri “MilleMetri”.
Quello della foto precedente ha richiesto 2 ore per risalirlo col trial, ovviamente con molte pause per scattare foto; salirlo con l'enduro lo ritengo ai limiti dell'impossibile, comunque sarebbe una faticaccia distruttiva che comporterebbe ore di fatica; ma percorrerlo in discesa lo valutavo possibile, in circa un'ora, con molta fatica e molta cacca negli slip: precipizi a filo del sentiero, frane da superare, tornantini avvitati su se stessi, gradoni qua e là, uno stillicidio di fatica!
2 sentieri di questo tipo, piazzati nel giro, mi avrebbero occupato mezzo pomeriggio e placato le velleità corsaiole del più assatanato degli enduristi smanettoni.
Secco …
… o con neve.
5 uscite col trial, 1 con l’XR, 1 pure col 4x4 e il percorso era pronto. Ma bisognava testarlo.
Così un sabato pomeriggio ci ritroviamo in 5, io, il Faga, Demuri, alexBott e il mio amico Fritz, non partecipante alla IWTF ma curioso di provare il suo recente acquisto, una splendida Husaberg 550 ’07; stessa Husaberg ma 450 per Hebo, KTM 530 per il Demu e K250 4T per Alexbott: un parco moto da paura, il mio XR400 è evidentemente indietro di secoli rispetto a queste ultra-racing del 2000!
Convenevoli al bar, partenza e dopo 300 metri siamo in mulattiera, un toboga in salita di roccia viva, spuntoni e gradoni da prendere di petto, con la moto che si impenna involontariamente; io e la mia moto dobbiamo dimostrare, semmai ce ne fosse bisogno, che non siamo secondi a nessuno, ed infatti ho subito staccato i Kapponi e gli Husabergoni, tanto che hanno ciccato un bivio e sono dovuto tornare indietro a prenderli!
Guadagniamo quota, poi ci addentriamo in Valdastico per una tagliafuoco di mezza costa, che lasciamo dopo pochi km per una vertiginosa discesa lungo la massima pendenza del monte, La Rancina, che però i ragazzi conoscono già, e facciamo senza problemi.
Yamafaga mi da l'OK per il percorso finora, ma chiede di calare il ritmo, andavo troppo forte per la IWTF ... sono o non sono SuperHank?
Ma poi ho avuto la pessima idea di andare sul fiume, per guadarlo; il punto del guado lo avevo scelto bene, ero andato col 4x4 giorni prima ad ispezionare le rive per trovare il passaggio giusto: da non credere … comunque sia, facciamo qualche centinaio di metri lungo il corso d'acqua, assai goduriosi, alternando tratti sabbiosi ad altri ciottolosi, individuo il punto, scendo nella spiaggia di ciottoli, affronto deciso il fiume, ma mi accorgo con stupore che la moto invece d iavanzare sicura tende a scavare sul fondo; arrivo a metà fiume e mi si spegne il motore, e la moto cade di lato sprofondando nei flutti. Io rimango in piedi, lesto riesco ad alzare l'XR, ma è troppo tardi, il motore ha bevuto; scalcio come un forsennato, con l'acqua di fine febbraio che mi accarezza i polpacci, ma non c'è verso di ripartire. Gli altri bastardoni si guardano bene dall'entrare nelle acque gelide ad aiutarmi, e da solo devo spingere a riva il mezzo, una fatica sfiancante.
Ma il peggio è che so che gli altri sono lì, anche se non li vedo, che mi fanno foto su foto, e mi sputtaneranno a vita su tutti i forum di enduristi!
Eccole, le foto della mia disfatta:
Sembra un guado da nulla, da questa angolazione, accidenti!!!
Yamafaga mi da una mano a far ripartire l'Honda.
E come non bastasse, anche al secondo passaggio mi pianto e mi tocca farmi tutto il guado di spinta, distruggendomi definitivamente!
E per dovere di cronaca, questi i commenti apparsi nei giorni seguenti:
<i>-Ho sentito di gente che dopo 2 ore e mezzo ha gettato la spugna, ho sentito di trialisti che sono tornati indietro dalla mulattiera dove sono riusciti i nostri, ho sentito del Riofreddo con la neve, ... ho sentito di un Alves con i piedi bagnati.
Hurrycane il fetente
-Grandissimi!!! a quanto pare però anche l'Alves sta invecchiando... o no
Navaho l'ironico
-mi hanno sfatato un mito...mi hanno sempre detto che eri il guru dell'enduro...e ti vedo a spingere così!!!! cazzarola...passa in officina da mè che vediamo di fare un snorkel per l'xr !!!!
Carbonella il sarcastico</i>
BASTARDI!!!!
Ma “The Show Must Go On” ululava quella inimitabile, grandiosa checca che fu Freddy Mercury,e allora il giro deva andare avanti, anche con i piedi ammollo.
Ci riportiamo sul versante DX della Valdastico, dove, dopo alcuni sentieri di riscaldamento, affrontiamo un rampone di quelli tosti, che chiamo “rampone delle Mandre”, una trincea che sale verticale nel bosco, dal fondo di sassi smossi e radici che ammazzano la trazione, impossibile ripartire da fermi.Io sono il primo a gettare la spugna, lascio strada a Icio che sale come uno skilift, seguito dalle Husaberg.
Questa salita è un divertimento, nel senso che non farla non pregiudica il giro, in quanto taglia una sterrata che, con 2 lunghissimi traversi ed un solo tornante, risale la costa del monte e va morire in una piazzola: chi arriva in cima deve per forza scendere, perchè il percorso lascia lo sterro a valle, nei pressi del tornante. Scendendo recupero AlexBott, impiantato; Fritz ci prova, ma deve tornare indietro anche lui; saliamo quindi al culmine della salita, dove troviamo Faga ed Icio a colloquio con un trialista, che invece di cazziarci perchè massacriamo i sentieri con le nostre moto da 50 cv, si complimenta per l'impresa di essere saliti da lì! Ed ha ragione Icio e Faga sono stati bravissimi, sono 2 enduristi con i controccazzi, mica bau bau micio micio!!
La ritirata di Fritz.
La nostra ricognizione continua, per sterrate e sentieri uno più bello dell'altro, ma il tempo stringe, ed io devo portare i ragazzi a fare almeno una delle mulattiere 1000M.!
Ma, se per scendere dagli altipiani le possibilità sono molteplici, per salirvi in off-road con le enduro sono molto ridotte.
Voglio salire a Tonezza per la “Strada degli Alpini”, ma il percorso principale è presidiato da una rustico abitato, improponibile passare di lì col gruppo della IWTF, troppo il rischio di essere denunciati alla Forestale e trovare il comitato d'accoglienza in cima! Tento una via secondaria, meno difficile tecnicamente ma poco frequentata, ma purtroppo la sfiga è in agguato: sulla carrabile sterrata che porta al raccordo col sentiero dei boscaioli ci minacciano in malo modo, meglio levare i tacchi alla svelta, ci giriamo e scendiamo a valle scornati, ma proprio qui, in questa valle mai illuminata da lsole invernale, Alex è tradito dal fondo ghiacciato, cade e scivolando va a precipitare dentro il fosso di scolo delle acque!!!
Per fortuna solo un manubrio storto e un gran spavento, ma il nostro amico decide ce per oggi il suo jolly l'ha giocato e se ne ritorna a casa.
Noi 4 decidiamo di proseguire: saliremo a Tonezza per la arcinota strada del Riofreddo, 5-6 km di asfalto iniziali e poi una dozzina di sterrati. Purtroppo la strada è sul lato in ombra della valle, per cui già a 900 metri appaiono le prime lingue di neve, ancora facilmente aggirabili. Ma più in quota la situazione peggiora: la neve è presente su tutta l'ampiezza della carreggiata, in più è mollaciona e bagnata per il disgelo, le moto ci affondano per intero; dobbiamo raggiungere quota 1.200, ma già a quota 1.100 siamo in difficoltà, anche se la pendenza è lieve; avanziamo con le moto in fuorigiri a passo d'uomo, ho seriamente paura di cuocere la frizione, i secondi sono più avvantaggiati perché cercano di stare le solco scavato da chi precede, ma la fatica è tanta lo stesso. Icio e Fritz vanno più avanti di tutti, ma devono arrendersi: arrivare alla malga dove c'è il bivio è impossibile, si torna a valle.
Piantati nella neve.
Ma non è finta qui! Prima del meritato caffè al bar, porto i ragazzi a fare i tornantini di S.Zeno, un sentiero strettissimo con una sequenza di 12-15 tornanti da fare tutti impennando la moto e girandola al volo; ne sono tutti esaltati, non la conoscevano, e poi non finisce lì, un lungo sentiero, anzi, un esile filo nel bosco ci porta verso l'uscita dalla valle.
Fritz nella “tornantini alla volèe”: si notano nella (brutta) foto ben 3 traversi del sentiero
Anche le Scassaberg fumano ...
La 1° ricognizione non si può dire sia andata perfettamente, anzi; di 80-100 km ne abbiamo fatto appena 70, nel guado se ne è andata quasi un'ora, AlexBott si è fatto male, non siamo riusciti a fare nessuna “MilleMetri”, la salita all'altipiano di Tonezza si rivela problematica per la IWTF, per la neve sulle sterrate e per i montanari rompic...ni sui sentieri, e ovviamente abbiamo collaudato solo il percorso del sabato, riguardo a quello per la domenica non lo abbiamo intravisto nemmeno con telescopio.
Ma i miei compagni non sono così negativi; Yamafaga mi sembra assai contento, dice che va bene, bello, bello, addirittura da semplificare perché è eccessivamente hard (ma non doveva farlo Rinaldi?), Icio ha l'onestà di dirmi che quando ha visto la mia moto pensava che li avrei portati a fare “autostrada”, ed invece è stato un gran giro; mi gasano, e mi stupisco ed ammiro la fiducia che Luca mi accorda, in fondo lui ci mette la faccia con un mucchio di persone che cacciano fuori dei soldi per partecipare, e non ha visto che una minima parte del giro; infatti non si faranno, purtroppo, altre ricognizioni in compagnia, per cui il percorso del secondo giorno sarà tutto sulla fiducia, ed a Luca gli ripeto, convinto:”Tranquillo, stai in una botte di ferro!!!”
ULTIMI PREPARATIVI
Mentre il sottoscritto si consuma la giovinezza su mappe, GPS, ricognizioni su 2 ruote e su 2 piedi, con tanto di motosega per aprire i sentieri, il team Hebo, ossia i thienesi, si danno da fare per mettere in piedi l'evento nei più piccoli dettagli.
Incontri su incontri si susseguono, in caffè, birrerie, pizzerie, la mia taverna; entrano in gioco personaggi importanti.
In primis Giorgio Area Moto, dell'omonimo negozio di abbigliamento motociclistico. Il suo esercizio sarà punto di partenza ed arrivo del giro; per l'occasione il negozio farà apertura continuata, nel piazzale esterno verranno allestiti lo “spuntino dell'endurista”, ricco buffet per partire in forze, ci saranno gazebo per le operazioni formali e la partenza, tando da dare un tocco di ufficialità all'IWTF. Inoltre Giorgio caricherà sul carrello tutti i borsoni dei partecipanti, e taniche di benzina (a Posina non c'è distributore), ci raggiungerà a sera con i “rifornimenti”, ci terrà compagnia all'albergo, il mattino riporterà tutto alla base e trepidamente aspetterà il nostro ritorno, per il taglio della torta! Programma simile per Hurrycane, che darà un mano in tutti questi aspetti organizzativi.
Il Faga intanto ha predisposto la bustina IWTF, con tutti i gadget:
La mia bustina, intonsa; un cimelio!
Dentro ci si trova la fascetta da mettere sulla propria borsa come in aeroporto, adesivi Hebo, Area Moto, il biglietto da visita dell'albergo Alpino e il tagliandino “Free Pass Alpino”, timbrato pagato (solo per chi ha pagato, ovvio), che sarebbe un pass da mostrare in caso di bisogno alla Forestale, che ci permette di transitare sulle mulattiere delle Alpi, senza incorrere in divieti e sanzioni … Sehhh, magari! È solo la ricevuta da presentare all'albegatore.
Ultimo ma non ultimo, l'adesivo Ufficiale della IWTF, che ogni partecipante si deve appiccicare alla moto.
Ma non è finita qui: Luca ha anche costretto, non si sa con che minacce o lusinghe, il povero AcoKtm, altro appassionato endurista dei nostri paesi, a passare tutto il pomeriggio in una mulattiera per fare le goto ufficiali in action del giro.
Aco il fotografo.
Fra i partecipanti scopro esserci anche Korradok, concittadino del Faga, e mia spalla al Genppolino tour e compagno di rally al Motorally della Laguna: Korradok ha la vocazione a fare la scopa, o forse per circostanze sfigate lo obbligano a fare il serrafile, comunque sia, data la sua conoscenza del territorio (ma non del giro IWTF) sarà la scopa ufficiale della 2 gg.
Ma ancora non finisce qui.
Il De Muri Icio oltre a rifornirci di pizze ed altre delizie per il buffet, ci risolve il problema del pranzo alla domenica. Si era preso in considerazione la possibilità di fermarsi in qualche osteria o malga fra i monti, si poteva fare un veloce piatto di pasta, oppure un panino.
Ma sostare in un locale diventava un vincolo troppo rigido, non puoi essere preciso nei tempi in un giro enduro hard, troppe le variabili in gioco che possono far saltare i programmi; infine anche il capitolo costi pesa, 10 € da una parte, 10 dall'altra, diventa seccante chiedere troppi soldi alla gente.
Ed allora ecco il “Survival Kit” già pronto, da consegnare alla mattina della domenica e mettere nello zaino, composto da mezzo litro d'acqua, 2 panini al prosciutto ed una barretta energetica, consumabile in qualsiasi località sperduta ci fossimo capitati a transitare verso l'ora di pranzo.
E adesso finisce qui, è tempo di partire.
Survival Kit
continua …
IWTF
I WANT TO FINISH - L'EVENTO ENDURO DEL 3° MILLENNIO!
“If you want to be a hero, well, just follow me.”
John Lennon, pensando al sottoscritto.
Tutto ebbe inizio con una stretta di mano, in un freddo e nebbioso mattino in quel di Fusina, alla partenza del Motorally della Laguna Veneta; Korradok fece da intermediario, e così commentò:” <i>ma una cosa storica è avvenuta. il primo incontro ufficiale con stretta di mano storica tra due grossi personaggi.... E così un bruko fondatore accoglie un nuovo adepto.”</i> Il primo grosso personaggio sarei io, credo inteso come stazza, e immeritatamente definito fondatore del sito motobrucoendurista, di cui sono solo uno dei primi iscritti e modesto moderatore; il secondo è il Faga, all'epoca (marzo 2010) da poco iscritto al forum di cui sopra, al secolo Fagarazzi Luca, alias Mr Hebo, alias Yamafaga, noto endurista dell'alto vicentino.
Il mio primo incontro col Faga.
In realtà io e il Faga ci conoscevamo già da tempo, oserei dire da molti anni; eravamo entrambi affiliati di una conventicola segreta di induristi, più misteriosa della Carboneria, più influente della Massoneria, più potente della loggia P2, con illustri membri, tra i più significativi personaggi del panorama italiano, organizzatori degli eventi clou dell’endurismo mondiale anni 2000, come la GLCdB (Gilles Lalay Classic della Brianza!) la smotazzata delle fogne brianzole, la AL.V.E.X. (Alto Vicentino Enduro Xtreme)!), le mulattiere più estreme del Vicentino, la WSBC (Walpolicella Sbiroli Classic!), le mulattiere più sfiancanti del veronese … insomma, era una semplice mailing list di appassionati, la Motolistona, che si divertiva ad organizzare mini raduni per l’Italia del nord, ispirandosi alle classiche dell’enduro.
ma io e il Faga non ci eravamo mai visti in faccia, solo contatti sul web e al telefono.
Alla GLCdB 2003 io C'ERO! Il Faga no … cosa si è perso!
Alla AL.V.E.X. 2005 Io c'ero, l'ho organizzata! Il Faga non c'era … cosa si è perso! In difficoltà sul guado mi pare sia Skid dei Brugherio Boys, detto l'odioso.
Purtroppo alla WSC io non c'ero … cosa mi sono perso! In foto Hebo-man che spinge la sua WR400 su per un gradone (foto Ciaccia).
Al laguna Rally infine il fatale incontro; non ricordo se fu proprio in quella occasione che Hebo Man mi disse che voleva parlarmi di una “cosa”, che aveva bisogno del mio aiuto per “qualcosa” … di sicuro, me ne riparlò nell’ottobre successivo alla Cavalcata dei Forti a Roana, dove io facevo il Marshall e lui e il suo amico Icio parteciparono sia al fettucciato che al giro.
Nei mesi successivi qualche colloquio telefonico e incontri al caffè palesarono le intenzioni del Faga. L’Uomo intendeva organizzare una 2 gg di enduro nelle montagne dell’Alto Vicentino, ma direi di più, non un semplice giro in moto, ma un vero e proprio happening! Il sabato pomeriggio, un fettucciato in pianura, invitando niente popò dimeno che il pluricampione enduro Rinaldi Mario a fare un corso di guida; indi alla sera, dopo opportuno aperitivo in piazza Rovereto a Thiene (il posto dei fighi della cittadina veneta), partenza per un giro enduro fino ad una località montana dove passare la notte in una struttura accogliente e sfiziosa dove bivaccare e gozzovigliare, scelta dal Faga, dopo attente valutazioni degne di un selezionatore di villaggi vacanza, nella fattispecie dell’Albergo all’Alpino di Posina, rinomato per la sua cucina tradizionale e disponibile ad alloggiarci in una dependance ristrutturata mantenendo i dettami estetici ottocenteschi; la domenica, di nuovo in sella fino al pomeriggio, sempre in compagnia di Rinaldi, con un percorso duro e ancor più duro, per ritornare alla partenza e festeggiare con congruo buffet. Fra i partecipanti, oltre ad amici locali, pensava di invitare personaggi del mondo del motociclismo, membri di team, piloti, giornalisti della carta stampata, un raduno esclusivo per 25-30 persone.
Il tutto corredato da gadget creati a posta per l’evento, logo, adesivi, felpa, attestato di partecipazione … ed ovviamente il nome, il nome è tutto nella vita, e questa cosa si sarebbe chiamata “I WANT TO FINISH”, a significare che i partecipanti avrebbero dovuto tenere duro di fronte alle difficoltà del percorso a tutti i costi, avrebbero sferzato la propria volontà per “FINIRE” il giro!
E in tutto questo io che centravo? Beh, avrei avuto l’onere e l’onore di tracciare un percorso hard di 200 km nelle montagne vicentine, alla misura di piloti del mondiale, duro da soffrire ma anche bello da godere il paesaggio, bello da scattare belle foto! I percorsi in realtà sarebbero stati 2, uno per i fighi, il mio, ed uno facile per gli sfigati, ideato e condotto dal mio amico Hurrycane Hurry: che sollievo, almeno avrei avuto un appoggio da una persona fidata (?!?) e conosciuta.
Di certo Luca, dopo anni che leggeva miei report di girate nei più impossibili sentieri dell’alto vicentino, vedeva in me lo scout adatto a cavar dal cilindro, o meglio dal casco, 200 km di mulattiere; in più, ultimamente mi ero fatto valere, in spregio alla mia fama di esploratore solitario, come condottiero di masnade di enduristi: scopa alla cavalcata dei Forti, organizzatore del Gneppolino Tour, uscita Ufficiale del sito Enduro Stradali con oltre 40 moto presenti; scopa allo Squirt Treffen, altra Uscita Ufficiale degli ES nella Marca Trevigiana. E non posso dimenticare Hurrycane, anche lui molto attivo nell’organizzare girate od eventi sulle nostre montagne.
L’UOMO A CUI NON SI PUO DIRE NO
L’idea era affascinante, ma anche complessa e ricca di problematiche.
Il fettucciato: dalle nostre parti non ci sono, purtroppo, impianti permanenti, allestirlo richiede molto lavoro, nonché permessi e autorizzazioni, e tutto questo per solo 30 persone, quando chi ne fa uno spera che vengano centinaia di enduristi per rientrare nelle spese?
Il tracciato del giro era una bella sfida; anche per gli ES avevo ideato un percorso di 150 km, all’80% off, ma per far contenti Transalpari, Africantwinisti, dual sporter di tutte le marche e di tutte le epoche bastavano sterrate e carrarecce facili, con al più un paio di sentieri, giusto da mettere un po’ di pepe al giro e fare le foto ricorso sul finto hard; soprattutto, queste sterrate erano in massima parte aperte al traffico. Ma 200 km di enduro duro non sono un scherzo … quanto hard? Al livello di Rinaldi, che nemmeno io saprei percorrere, o a quello di un pilota di Regionale? O al semplice appassionato che non ha mai fatto gare? Anche perché io non avrei conosciuto, nemmeno sulla carta, le capacità di guida dei partecipanti! Troppo duro, tutti si piantano alla prima mulattiera, e si incazzano; troppo facile, tutti si annoiano, e si incazzano … Luca diceva che i partecipanti dovevano tenere duro, “I Want to Finish!”, e chi non ce la faceva si fermava e andava ad aspettarci all’albergo.
E poi i divieti; il difficile sono i sentieri, i sentieri sono tutti vietati, un conto è passare veloci in 3 senza fermarsi, un altro passare i 30, di sicuro qualcuno si pianta, e stare delle mezzore a spingere moto, con l’incubo che contadini e montanari chiamino la Forestale!
E poi il clima; Faga voleva fare la IWTF entro la fine dell’inverno, ma in alta montagna c’è ancora neve, anzi ne può cadere ancora, ed è in alto che ci sono le mulattiere impervissime, ed è in alto che ci sono scorci suggestivi, sentieri a filo di burroni, vertigini fotografiche e verticali ardite; io credo che i percorsi della media collina siano più difficili tecnicamente della gran parte di quelli delle Prealpi, poiché i primi sono sentieri ad uso di cacciatori, escursionisti, ecc., mentre i secondi sono spesso stati trasformati in carrabili durante la 1° Guerra Mondiale (con le ovvie eccezioni: le difficilissime delle Prealpi, sentieri da 1.000 m di dislivello, non sono seconde a nessuno!); ma la collina non regge sotto l‘aspetto scenico, e pure quello il Faga voleva.
E poi la mangiatoia; Posina, un paesetto ed una valle selvaggia che adoro, il buco del culo della provincia vicentina, con tantissimi sentieri, ma la gran parte difficilissimi, pochi alla portata dell’enduro, molto più del trial, e con abitanti incazzosi che non esitano a minacciarti con la roncola se passi in moto … e noi dovevamo passare in 30.
Ed infine i costi, alti; paga Rinaldi per il corso, offrigli giustamente vitto e alloggio, vitto e alloggio del partecipante, spese per i gadget … il piatto piange.
Ma il Faga è un uomo a cui non si può dire di no!
Alle mie titubanze sul tempo, sul percorso, sui costi, su tutto lui risponde con granitica sicurezza: la IWTF si farà! Non ti preoccupare, siamo coperti, una telefonata e ti trovo lo sponsor, stai tranquillo!
Ha una faccia da sberle, e proprio perché io sono l’esatto contrario mi sta simpatico: troppo forte il Faga!
Nel corso delle settimane la fisionomia dell’evento cambia più volte, difficile darne conto; il corso di Rinaldi salta, il budget si impennerebbe troppo,si prospetta la sua presenza solo come amico invitato e spesato, e sarebbe già bello così.
Il fettucciato salta, si girerà tutto il tempo in moto, con sabato arrivo in notturna (facile, visto che siamo in inverno e si parte al pomeriggio!)
Hurrycane invece si defila, rimane nell’impresa come organizzatore, verrà alla cena ma non farà il giro in moto! Quindi il giro da doppio diventa unico, e sarà solo hard, anche se diminuiscono i partecipanti a 15-20 persone.
Il Ciaccia non verrà, pare verranno dei giornalisti di X-Off Road … alla fine non verrà nessuno di famoso, si formerà una lista di 15 piloti, quasi tutti locals da Thiene e dintorni, a parte 4-5 da province limitrofe, non so in che rapporti con Luca.
Ed io? Mentre l’Uomo Immagine Hebo crea una cornice coi fiocchi alla IWTF, il sottoscritto ci mette il succo: No Martini no party? No sentiero No WTF!
L’UOMO CHE CERCAVA I SENTIERI
Un percorso duro ma fattibile da quasi tutti? La prima regola aurea è piazzare le difficoltà in discesa; discese lunghe, infinite, spaccabraccia, dove le moto devono essere girate di peso o buttate giù dai salti … così i piloti si sfiancheranno dalla fatica, si cuoceranno dallo sforzo, spaccheranno plastiche e leve sulle pietre calcaree delle nostre montagne, ma in ogni caso la forza di gravità li porterà in giù, nolenti o volenti: non diranno “i want to finish” ma penseranno “I Hope To Finish”!!!!
Seconda regola aurea per testare un percorso estremo per l’enduro: collaudare i sentieri col trial.
Scelgo il sentiero, lo percorro in salita col trial e se riesco a farlo facilmente allora, per quanto sia ostico, è potabile per l’enduro in discesa. Semplice no?
Un sentierino così …
… o così (Hebo No Limits, il Faga va in brodo di giuggiole!).
Questi sono i sentieri che chiamo dei “MilleMetri”, non perché siano lunghi un misero km, ma perché coprono un dislivello di 1.000 metri, e li considero l'università dell'enduro, il punto di contatto tra le moto a sella alta e il trial.
Se consideriamo che il fondovalle è sui 300-400 m.s.l.m, e che le montagne delle Prealpi Venete sono alte 1.300-1.400 metri (almeno nei bordi degli altipiani, le quote estreme arrivano a 2.200-2.300, ma è difficile salire lassù, purtroppo, più per i divieti che per le difficoltà tecniche), con una ovvia sottrazione saltano fuori i sentieri “MilleMetri”.
Quello della foto precedente ha richiesto 2 ore per risalirlo col trial, ovviamente con molte pause per scattare foto; salirlo con l'enduro lo ritengo ai limiti dell'impossibile, comunque sarebbe una faticaccia distruttiva che comporterebbe ore di fatica; ma percorrerlo in discesa lo valutavo possibile, in circa un'ora, con molta fatica e molta cacca negli slip: precipizi a filo del sentiero, frane da superare, tornantini avvitati su se stessi, gradoni qua e là, uno stillicidio di fatica!
2 sentieri di questo tipo, piazzati nel giro, mi avrebbero occupato mezzo pomeriggio e placato le velleità corsaiole del più assatanato degli enduristi smanettoni.
Secco …
… o con neve.
5 uscite col trial, 1 con l’XR, 1 pure col 4x4 e il percorso era pronto. Ma bisognava testarlo.
Così un sabato pomeriggio ci ritroviamo in 5, io, il Faga, Demuri, alexBott e il mio amico Fritz, non partecipante alla IWTF ma curioso di provare il suo recente acquisto, una splendida Husaberg 550 ’07; stessa Husaberg ma 450 per Hebo, KTM 530 per il Demu e K250 4T per Alexbott: un parco moto da paura, il mio XR400 è evidentemente indietro di secoli rispetto a queste ultra-racing del 2000!
Convenevoli al bar, partenza e dopo 300 metri siamo in mulattiera, un toboga in salita di roccia viva, spuntoni e gradoni da prendere di petto, con la moto che si impenna involontariamente; io e la mia moto dobbiamo dimostrare, semmai ce ne fosse bisogno, che non siamo secondi a nessuno, ed infatti ho subito staccato i Kapponi e gli Husabergoni, tanto che hanno ciccato un bivio e sono dovuto tornare indietro a prenderli!
Guadagniamo quota, poi ci addentriamo in Valdastico per una tagliafuoco di mezza costa, che lasciamo dopo pochi km per una vertiginosa discesa lungo la massima pendenza del monte, La Rancina, che però i ragazzi conoscono già, e facciamo senza problemi.
Yamafaga mi da l'OK per il percorso finora, ma chiede di calare il ritmo, andavo troppo forte per la IWTF ... sono o non sono SuperHank?
Ma poi ho avuto la pessima idea di andare sul fiume, per guadarlo; il punto del guado lo avevo scelto bene, ero andato col 4x4 giorni prima ad ispezionare le rive per trovare il passaggio giusto: da non credere … comunque sia, facciamo qualche centinaio di metri lungo il corso d'acqua, assai goduriosi, alternando tratti sabbiosi ad altri ciottolosi, individuo il punto, scendo nella spiaggia di ciottoli, affronto deciso il fiume, ma mi accorgo con stupore che la moto invece d iavanzare sicura tende a scavare sul fondo; arrivo a metà fiume e mi si spegne il motore, e la moto cade di lato sprofondando nei flutti. Io rimango in piedi, lesto riesco ad alzare l'XR, ma è troppo tardi, il motore ha bevuto; scalcio come un forsennato, con l'acqua di fine febbraio che mi accarezza i polpacci, ma non c'è verso di ripartire. Gli altri bastardoni si guardano bene dall'entrare nelle acque gelide ad aiutarmi, e da solo devo spingere a riva il mezzo, una fatica sfiancante.
Ma il peggio è che so che gli altri sono lì, anche se non li vedo, che mi fanno foto su foto, e mi sputtaneranno a vita su tutti i forum di enduristi!
Eccole, le foto della mia disfatta:
Sembra un guado da nulla, da questa angolazione, accidenti!!!
Yamafaga mi da una mano a far ripartire l'Honda.
E come non bastasse, anche al secondo passaggio mi pianto e mi tocca farmi tutto il guado di spinta, distruggendomi definitivamente!
E per dovere di cronaca, questi i commenti apparsi nei giorni seguenti:
<i>-Ho sentito di gente che dopo 2 ore e mezzo ha gettato la spugna, ho sentito di trialisti che sono tornati indietro dalla mulattiera dove sono riusciti i nostri, ho sentito del Riofreddo con la neve, ... ho sentito di un Alves con i piedi bagnati.
Hurrycane il fetente
-Grandissimi!!! a quanto pare però anche l'Alves sta invecchiando... o no
Navaho l'ironico
-mi hanno sfatato un mito...mi hanno sempre detto che eri il guru dell'enduro...e ti vedo a spingere così!!!! cazzarola...passa in officina da mè che vediamo di fare un snorkel per l'xr !!!!
Carbonella il sarcastico</i>
BASTARDI!!!!
Ma “The Show Must Go On” ululava quella inimitabile, grandiosa checca che fu Freddy Mercury,e allora il giro deva andare avanti, anche con i piedi ammollo.
Ci riportiamo sul versante DX della Valdastico, dove, dopo alcuni sentieri di riscaldamento, affrontiamo un rampone di quelli tosti, che chiamo “rampone delle Mandre”, una trincea che sale verticale nel bosco, dal fondo di sassi smossi e radici che ammazzano la trazione, impossibile ripartire da fermi.Io sono il primo a gettare la spugna, lascio strada a Icio che sale come uno skilift, seguito dalle Husaberg.
Questa salita è un divertimento, nel senso che non farla non pregiudica il giro, in quanto taglia una sterrata che, con 2 lunghissimi traversi ed un solo tornante, risale la costa del monte e va morire in una piazzola: chi arriva in cima deve per forza scendere, perchè il percorso lascia lo sterro a valle, nei pressi del tornante. Scendendo recupero AlexBott, impiantato; Fritz ci prova, ma deve tornare indietro anche lui; saliamo quindi al culmine della salita, dove troviamo Faga ed Icio a colloquio con un trialista, che invece di cazziarci perchè massacriamo i sentieri con le nostre moto da 50 cv, si complimenta per l'impresa di essere saliti da lì! Ed ha ragione Icio e Faga sono stati bravissimi, sono 2 enduristi con i controccazzi, mica bau bau micio micio!!
La ritirata di Fritz.
La nostra ricognizione continua, per sterrate e sentieri uno più bello dell'altro, ma il tempo stringe, ed io devo portare i ragazzi a fare almeno una delle mulattiere 1000M.!
Ma, se per scendere dagli altipiani le possibilità sono molteplici, per salirvi in off-road con le enduro sono molto ridotte.
Voglio salire a Tonezza per la “Strada degli Alpini”, ma il percorso principale è presidiato da una rustico abitato, improponibile passare di lì col gruppo della IWTF, troppo il rischio di essere denunciati alla Forestale e trovare il comitato d'accoglienza in cima! Tento una via secondaria, meno difficile tecnicamente ma poco frequentata, ma purtroppo la sfiga è in agguato: sulla carrabile sterrata che porta al raccordo col sentiero dei boscaioli ci minacciano in malo modo, meglio levare i tacchi alla svelta, ci giriamo e scendiamo a valle scornati, ma proprio qui, in questa valle mai illuminata da lsole invernale, Alex è tradito dal fondo ghiacciato, cade e scivolando va a precipitare dentro il fosso di scolo delle acque!!!
Per fortuna solo un manubrio storto e un gran spavento, ma il nostro amico decide ce per oggi il suo jolly l'ha giocato e se ne ritorna a casa.
Noi 4 decidiamo di proseguire: saliremo a Tonezza per la arcinota strada del Riofreddo, 5-6 km di asfalto iniziali e poi una dozzina di sterrati. Purtroppo la strada è sul lato in ombra della valle, per cui già a 900 metri appaiono le prime lingue di neve, ancora facilmente aggirabili. Ma più in quota la situazione peggiora: la neve è presente su tutta l'ampiezza della carreggiata, in più è mollaciona e bagnata per il disgelo, le moto ci affondano per intero; dobbiamo raggiungere quota 1.200, ma già a quota 1.100 siamo in difficoltà, anche se la pendenza è lieve; avanziamo con le moto in fuorigiri a passo d'uomo, ho seriamente paura di cuocere la frizione, i secondi sono più avvantaggiati perché cercano di stare le solco scavato da chi precede, ma la fatica è tanta lo stesso. Icio e Fritz vanno più avanti di tutti, ma devono arrendersi: arrivare alla malga dove c'è il bivio è impossibile, si torna a valle.
Piantati nella neve.
Ma non è finta qui! Prima del meritato caffè al bar, porto i ragazzi a fare i tornantini di S.Zeno, un sentiero strettissimo con una sequenza di 12-15 tornanti da fare tutti impennando la moto e girandola al volo; ne sono tutti esaltati, non la conoscevano, e poi non finisce lì, un lungo sentiero, anzi, un esile filo nel bosco ci porta verso l'uscita dalla valle.
Fritz nella “tornantini alla volèe”: si notano nella (brutta) foto ben 3 traversi del sentiero
Anche le Scassaberg fumano ...
La 1° ricognizione non si può dire sia andata perfettamente, anzi; di 80-100 km ne abbiamo fatto appena 70, nel guado se ne è andata quasi un'ora, AlexBott si è fatto male, non siamo riusciti a fare nessuna “MilleMetri”, la salita all'altipiano di Tonezza si rivela problematica per la IWTF, per la neve sulle sterrate e per i montanari rompic...ni sui sentieri, e ovviamente abbiamo collaudato solo il percorso del sabato, riguardo a quello per la domenica non lo abbiamo intravisto nemmeno con telescopio.
Ma i miei compagni non sono così negativi; Yamafaga mi sembra assai contento, dice che va bene, bello, bello, addirittura da semplificare perché è eccessivamente hard (ma non doveva farlo Rinaldi?), Icio ha l'onestà di dirmi che quando ha visto la mia moto pensava che li avrei portati a fare “autostrada”, ed invece è stato un gran giro; mi gasano, e mi stupisco ed ammiro la fiducia che Luca mi accorda, in fondo lui ci mette la faccia con un mucchio di persone che cacciano fuori dei soldi per partecipare, e non ha visto che una minima parte del giro; infatti non si faranno, purtroppo, altre ricognizioni in compagnia, per cui il percorso del secondo giorno sarà tutto sulla fiducia, ed a Luca gli ripeto, convinto:”Tranquillo, stai in una botte di ferro!!!”
ULTIMI PREPARATIVI
Mentre il sottoscritto si consuma la giovinezza su mappe, GPS, ricognizioni su 2 ruote e su 2 piedi, con tanto di motosega per aprire i sentieri, il team Hebo, ossia i thienesi, si danno da fare per mettere in piedi l'evento nei più piccoli dettagli.
Incontri su incontri si susseguono, in caffè, birrerie, pizzerie, la mia taverna; entrano in gioco personaggi importanti.
In primis Giorgio Area Moto, dell'omonimo negozio di abbigliamento motociclistico. Il suo esercizio sarà punto di partenza ed arrivo del giro; per l'occasione il negozio farà apertura continuata, nel piazzale esterno verranno allestiti lo “spuntino dell'endurista”, ricco buffet per partire in forze, ci saranno gazebo per le operazioni formali e la partenza, tando da dare un tocco di ufficialità all'IWTF. Inoltre Giorgio caricherà sul carrello tutti i borsoni dei partecipanti, e taniche di benzina (a Posina non c'è distributore), ci raggiungerà a sera con i “rifornimenti”, ci terrà compagnia all'albergo, il mattino riporterà tutto alla base e trepidamente aspetterà il nostro ritorno, per il taglio della torta! Programma simile per Hurrycane, che darà un mano in tutti questi aspetti organizzativi.
Il Faga intanto ha predisposto la bustina IWTF, con tutti i gadget:
La mia bustina, intonsa; un cimelio!
Dentro ci si trova la fascetta da mettere sulla propria borsa come in aeroporto, adesivi Hebo, Area Moto, il biglietto da visita dell'albergo Alpino e il tagliandino “Free Pass Alpino”, timbrato pagato (solo per chi ha pagato, ovvio), che sarebbe un pass da mostrare in caso di bisogno alla Forestale, che ci permette di transitare sulle mulattiere delle Alpi, senza incorrere in divieti e sanzioni … Sehhh, magari! È solo la ricevuta da presentare all'albegatore.
Ultimo ma non ultimo, l'adesivo Ufficiale della IWTF, che ogni partecipante si deve appiccicare alla moto.
Ma non è finita qui: Luca ha anche costretto, non si sa con che minacce o lusinghe, il povero AcoKtm, altro appassionato endurista dei nostri paesi, a passare tutto il pomeriggio in una mulattiera per fare le goto ufficiali in action del giro.
Aco il fotografo.
Fra i partecipanti scopro esserci anche Korradok, concittadino del Faga, e mia spalla al Genppolino tour e compagno di rally al Motorally della Laguna: Korradok ha la vocazione a fare la scopa, o forse per circostanze sfigate lo obbligano a fare il serrafile, comunque sia, data la sua conoscenza del territorio (ma non del giro IWTF) sarà la scopa ufficiale della 2 gg.
Ma ancora non finisce qui.
Il De Muri Icio oltre a rifornirci di pizze ed altre delizie per il buffet, ci risolve il problema del pranzo alla domenica. Si era preso in considerazione la possibilità di fermarsi in qualche osteria o malga fra i monti, si poteva fare un veloce piatto di pasta, oppure un panino.
Ma sostare in un locale diventava un vincolo troppo rigido, non puoi essere preciso nei tempi in un giro enduro hard, troppe le variabili in gioco che possono far saltare i programmi; infine anche il capitolo costi pesa, 10 € da una parte, 10 dall'altra, diventa seccante chiedere troppi soldi alla gente.
Ed allora ecco il “Survival Kit” già pronto, da consegnare alla mattina della domenica e mettere nello zaino, composto da mezzo litro d'acqua, 2 panini al prosciutto ed una barretta energetica, consumabile in qualsiasi località sperduta ci fossimo capitati a transitare verso l'ora di pranzo.
E adesso finisce qui, è tempo di partire.
Survival Kit
continua …