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Prega Endurista ... se fai trial!

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SuperHank
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Prega Endurista ... se fai trial!

Messaggio da SuperHank » dom 18 dic, 2011 7:55 pm

PREGA ENDURISTA
(Per salvarti la pelle, quando credi di poter fare trial solo perché hai la moto!)

Voi, che siete comodamente seduti al caldo delle vostre scrivanie,
sorseggiando un caffè guardando di straforo FB,
voi, che siete nel bozzolo caldo della vostra auto,
con l’autoradio che pompa le cazzate di un qualunque D-J,
voi, in giacca e cravatta ben vestiti ed eleganti,
con lo spritz in mano ad intortare la cameriera top model,
Pensate a Noi,
immersi nella nebbia e nella pioggia,
bagnati fino al midollo, grondanti sudore,
affamati, assetati,
disfatti dalla fatica della guida, con la moto che scivola ad ogni radice,
con ogni metro un sasso che scarta le ruote verso il vuoto,
a rischio ogni metro di cadere in un burrone,
di non poterla recuperare, di non saper quando finirà la sofferenza,
di non sapere se saremmo in grado di farla finire (!) la sofferenza …
……………………………………………………
dite la verità: non avreste preferito essere là fuori con con Noi?



Sono un co....ne, non c'è altra spiegazione.
Se uno è alla prima uscita con una moto totalmente sconosciuta, su cui non ha mai posato il culo (espressione un po' inappropriata per un trial!), andrà va fare un giretto di prova, magari solo, possibilmente in una bella giornata, su percorsi facili e conosciuti.
Il sottoscritto invece, per la sua prima uscita con la B-Evo11, la Beta Evo 2011, ha pensato bene di invitare MassimoS il D-Itruttore, per girare tutto il dì, affrontando sentieri trialistici, indicatemi dal fratello, a me totalmente sconosciuti, e per di più in una giornata di pioggia.
Sono un co....ne.

REAL ENGLISH WEATHER: MUD, GLORIUS MUD
(motto dei trialisti inglesi “Fango, glorioso fango”!)

Ci si trova da me, Massimo con la Montesa Cota 4T; controllatina a pressione gomme e si parte verso le colline; sentieri enduristici, enduro stretto, non certo da bicilindriche, tale da non essere poi così noioso col trial. Salendo facciamo una prima zona “trialistica”, sentiero strettissimo e fangoso esposto su baratro con tornante fangoso in contropendenza, indi 2-3 rampette slalomando fra gli alberi: facile, l'avevo già fatto, la Beta è un aereo rispetto alla vecchia Sherco, devo stare attento col gas, non darne troppo, e si che ho la mappatura soft inserita …
Propongo a Massimo: trialeggiamo nelle vallette di media montagna o andiamo in quota?
Buona la seconda.
Mulattiere enduristiche con breve intermezzo trialistico ci portano sui 1000 m.s.l.m.; MassimoS mi bacchetta subito, guido il trial come se fosse una enduro, troppo veloce, troppo irruento, rischio di finire la benzina “mia” e quella della moto prima del tempo. Lascio a lui il comando, prendiamo quota sul Novegno per un sentiero conosciuto, di un certo impegno, sopratutto oggi che è bagnato, ogni radice è una insidia, ma è tranquillamente alla portata di un enduro; col trial credevo di farlo liscio come una vasca in centro, invece arrivo in cima più stanco che se avessi guidato l'XR!
Mhhhh ….
Comincia a piovere con insistenza, si passa alle antiacqua; attorno a noi il deserto, banchi di nebbia che risalgono i pendii e nascondonoi pascoli, la pozza di beveraggio per gli animali un solo catino di ghiaccio: very english Weather, l'inverno è alle porte.
Ci portiamo ancora più su, i percorsi sono facilissimi e mi lascio prendere ancora la mano; MassimoS mi tira le orecchie:”Questo che facciamo è enduro, tanto valeva venire con le selle alte ... facciamo del trial?”
Ok Massimo, andiamo a fare il sentiero della Perlona, me ne ha parlato mio fratello … trattasi di un lunghissimo itinerario che scollina nella vallata del Posina, e percorrendo obliquamente il versante nord del massiccio giunge a fondovalle. È un sentiero di chiara origine militare, costruito forse prima della guerra, o forse durante, dopo l’offensiva austriaca nota come “Strafe-Expedition” del 1916, che vide questo crinale svolgere il ruolo di prima, ed ultima linea di difesa italiana, prima dello sfondamento in pianura: tutta la linea di cresta è un succedersi di gallerie, trinceramenti, piazzole di artiglieria, sentieri di collegamento.
La prima parte del sentiero è ben segnata, larga, in buone condizioni, lo fare anche con l’enduro in discesa, in salita no perché è troppo pendente, e la leggera moto da trial, senza freno motore, prende velocità a ritmo imbarazzante, per non parlare dei tornanti stretti a gomito che sollecitano muscoli del mio corpo che nemmeno sapevo di avere …
Si arriva in un piccolo pianoro piccolissimo, agli occhi della economia del 3° millennio assolutamente insignificante, eppure fino a pochi decenni fa era un alpeggio monticato da bestiame, era un luogo che produceva reddito! È occupato da una malga; era un rudere di cui rimaneva solo il perimetro dell’edifico, fino a qualche anno fa, ma recentemente è stata ristrutturata, mantenendo un aspetto dimesso da vera montanara: d'altronde non è servita da nessuna strada, immagino che il trasporto del materiale sia stato fatto a forza di braccia, come nell’epoca remota in cui fu costruita.

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Qui sembra facile, sono già distrutto di fatica …

Ora siamo sui 1.500 m.s.l.m., ci attende un lungo traverso sul fianco della montagna, a quota quasi costante, fino a raggiungere la sezione del sentiero che scende; “quasi costante”, perché continui avvallamenti e conseguenti discese e salite, metteranno a dura prova le mie capacità … ma intanto è Massimo a finire fuori del sentiero con la ruota posteriore, su un tratto pianeggiante! Fango ghiacciato, e ci ritroviamo a spingere la moto in piano … cominciamo bene!
Uno stillicidio di fatica; piove, c’è la nebbia, sono bagnato e sudo, gli occhiali sono un impasto di sudore e vapor acqueo; questo cazzo di sentiero è ridotto ad una virgola di terra larga meno della ruota, e perdipiù incurvato verso valle, le ruote tendono a scappare giù, scivolando sul marcio tappeto di foglie che tutto nasconde, soprattutto sassi e radici, ultra viscidi, che non aspettano altro che di disarcionarti e lanciarti nel vuoto; si avanza puntellandosi continuamente con la gamba a monte, ma più di una volta la moto scivola a valle, per fortuna che sono leggere, ma lo stesso in qualche occasione devo farmi aiutare da massimo.

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Cartelli segnaletici: la fine è lontanissima … o vicinissima, a seconda delle interpretazioni!
Notare la pendenza del monte.


Si arriva al bivio che porta a valle, ma non che la fatica diminuisca: ora il sentiero è meglio segnato, e non c’è rischio di cadere a valle, ma la pendenza rimane importante, ed il fondo di foglie e sassi è un continuo tranello da evitare, e tornanti su tornanti che mi sfiancano; massimo mi da delle dritte su come farli: prenderli larghi, chiuderlo puntando al centro con la ruota anteriore, puntarsi con la gamba interna, caricare la moto sulla forcella e con la ruota posteriore semi sollevata fare forza sulla gamba esterna per forzare la moto a girarsi. Equilibrio e tecnica, niente forza bruta, ma quando la fatica fa mancare lucidità non è sempre facile da mettere in pratica, e mi ritrovo a scendere seduto col culo su serbatoio e le gambe che pedalano avanti al perno ruota anteriore, facendo in realtà più fatica e rischiando il cappotto, che difatti eseguo alla perfezione, ritrovandomi incastrato sotto alla moto!

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Terrore e Delirio in quota!

Il maltempo non molla la presa, nulla vediamo oltre i 50 metri, ne il panorama delle vallate che suppongo grandioso, ne della fine del sentiero; a fatica, preso come sono dalle difficoltà della guida, osservo ciò che mi circonda, che comunque non manca di suggestioni: il bosco di vecchio faggio, silenzioso e maestoso, dal sottobosco pulito ed arioso come erano una volta i boschi di mezza montagna, una volta, sistematicamente “puliti” dai montanari che raccoglievano ogni arbusto combustibile, ora abbandonati ed invasi da piante infestanti che rendono perfino impossibile accedervi; le continue presenze di opere militari, cavernette, trincee, posti di osservazione; il sentiero che ogni tanto sembra morire ma poi riprende inaspettatamente vita e corso … ha ragione massimo, siamo qui in moto, non c’è nessuno, stiamo facendo un sentiero ad entrambi nuovo, c’è la natura, c’è la storia … chi sta meglio di noi?

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Ad esempio, qui dov’è il sentiero? Notare che siamo proprio sotto un crinale della montagna, a destra.

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Caverne.

Ho un vago ricordo di infanzia di questi luoghi; 25, forse 30 anni fa, io e mio padre a funghi in alta quota, provenienti dall’altra vallata, sicuramente avendo lasciato il FIAT 124 al termine della sterrata, un’epoca in cui potevi ancora parcheggiare l’auto a fianco del pascolo e per raccogliere miceti bastava coltellino, la cesta ed esperienza, mica il tesserino; dopo avere esplorato le caverne in vetta vidi un sentiero che scendeva dall’altra parte, si perdeva nel bosco e nella nebbia; chiesi a mio padre dove portasse, e lui mi rispose ”Posina”, ma per me avrebbe potuto portare a Katmandu o direttamente all’inferno, tanto mi pareva misterioso ed infinito … ed ora lo sto facendo in moto, ho da essere contento!

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Bello qui.

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Ormai è fatta.

Dopo un falso allarme, riconosco l’avvio del sentiero e i più abbordabili percorsi enduristici che di li transitano: è fatta, soddisfazione immensa.

Scendiamo in paese per facili collegamenti, per un meritato panino.

RIDERS ON THE STORM

La ripresa pomeridiana vede ancora la pioggia farla da padrone; subito un antico sentiero di collegamento fra le contrade, correndo a lato di un torrentello gonfio d’acqua, habitat ideale per le creature magiche di questi luoghi, anguane, salbanelli, ninfee … chissà, in questo solitario giorno potrebbero concedersi alla vista di 2 trialisti. È un sentiero facile, ma che non faccio con l’enduro, poiché all’ingresso della contrada c’è una ripida rampa scivolosa, con le moto a sella alta è facile piantarsi, e dare il via al festival di arature e sgommate sotto casa degli altri non è molto piacevole … continuiamo la nostra ascesa per un sentiero che definirei da enduro semi estremo, nel senso che riesco, non sempre, a percorrerlo in salita, ma di solito nei miei giri lo propongo in discesa, per evitare tappi. Ovviamente col trial saliamo tranquilli, un piacevole trasferimento che mi riconcilia col piacere di guida, dimenticando la sofferenza di poche ore prima.
E allora perché, una volta giunto al culmine del passo, mi viene in mente di dire a massimo “di lì ci sarebbe un sentiero che mi ha indicato mio fratello?”
È la prova definitiva che sono un co....ne!
Il sentiero attraversa un prato e si infila in un boschetto, e subito si para davanti una parete verticale; Massimo riesce al secondo tentativo, io nemmeno riesco a partire, sono troppo stanco e cedo volentieri il manubrio al mio compagno.
Il resto del sentiero è più potabile, ma chiamarlo sentiero è una esagerazione: in realtà stiamo salendo la cresta boscosa della montagna, che divide le 2 valli, è meno di una traccia, diciamo che si cercano i passaggi del terreno più agevoli da seguire, saltando una pietra e girando attorno agli alberi; di fianco a noi gli opposto versanti della montagna precipitano a valle ripidissimi per centinaia di metri, ma la fitta nebbia nasconde tale vista, il nostro orizzonte è una sottile striscia di terra boscata davanti a noi.

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Trincee.

Questa era prima linea, nel 1916, e si vede; continue trincee si mettono di traverso ad ostacolare la nostra marcia; questa della foto è addirittura semicircolare, segue il perimetro della base di un piccolo cocuzzolo, trasformato in caposaldo. Noi dobbiamo scendere dentro la trincea e saltare con mezzo metro di rincorsa un dosso che, stanco come sono, mi sembra più in scalabile dell’Everest!
Cedo volentieri a Massimo la moto, per la seconda volta.

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Su di qui.

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Massimo 1 … buca.

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Massimo 2 : buona!

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Massimo 3 : con la Beta, visuale superiore.

Avanti ancora, fra un sasso e una radice, fra un albero ed una trincea, finchè, quando Dio volle, incontriamo la sterrata che scende a valle.
L’imbrunire si avvicina, scendere a valle esplorando nuovi sentieri, la via più logiva, o salire di nuovo in quota? Voto per la seconda, perché anche se sembra assurdo, stanco come sono, salire a 1.700 metri per ritornare a casa, in realtà si va a fare mulattiere che conosco benissimo e che sono in grado di fare con l’enduro, indi meno fatica che infognarmi in un sottobosco umido e non saperne uscire. Ma ci sarà una bianca sorpresa …

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Sempre più in alto … lassù.

Questa mulattiera di arroccamento, si inerpica su pareti rocciose all’interno di uno stretto boale, avvalendosi anche di alcune gallerie; l’ho fatta in discesa e pure in salita con la grossa XR, ma come nella prima salita della giornata, mi viene quasi il sospetto che con l’enduro farei meno fatica! Perfino nei lunghi traversi fra un tornante e l’altro, dove parzializzo il gas, il motore Beta pistona ben bene, e ad una millimetrica apertura del gas corrisponde una imbarazzante spinta in avanti, che rende la guida stancante …boh?!?!?!?!?

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La mia mano tremolante dalla fatica … si intuisce come non sia percorso da sofferenti di vertigine!

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Idem.

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Un momento di pausa.

Qui scatta il momento dello scambista, non di coppia ma di moto; massimo voglioso di provare la Evo, io curioso della Contesa; che dire, se non che guidavamo le moto sbagliate?
Massimo si esalta alla leggerezza e prontezza della Beta, ogni sasso e scalino è suo per fare evoluzioni, io mi innamoro seduta stante della Cota 4T, moto schifata, come tutte le sue colleghe a 4T, dalla massa dei trialisti, che preferiscono ancora le 2T. Io invece apprezzo questo motore facilissimo, regolare e lineare come quello della XR, un piccolo trattorino che spinge a qualunque regime; mi trovo meglio di posizione di guida, mi trovo meglio con i comandi a pedale, perfino la trovo più facile da avviare che il Beta, peserà di più ma per il motoalpinismo non è un problema; è proprio vero quello che si dice delle Honda: le guidi per la prima volta e ti pare di averla sempre guidata!

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Il maltempo ci insegue.

La pioggia e la nebbia, che ci avevano dato un attimo di tregua, si rifanno sotto; la pianura è nascosta da dense nuvole nere, sembra un mare in tempesta, e sopra di noi altre nere formazioni si stanno avvicinando; cadono le prime gocce, sono strane, ma si, c’è anche neve!, e poche decine di metri di quota ci ritroviamo immersi nella nevicata.
Quando usciamo dal bosco e ci ritroviamo a percorre l’ennesimo crinale montano, sul filo dei 1700 metri, siamo in piena tormenta; grossi fiocchi turbinano attorno a noi, non scrivo cadono perché in realtà sembravamo provenire da tutte le direzioni, frontale, tanto che tenendo la bocca aperta mi entravano nel palato dissetandomi, oppure accecandomi quando finiscono negli occhi, o dal basso, la nuvola di neve sale da sotto e scavalca il crinale roccioso pochi metri sopra di noi.
Fantastico!
Non è la prima volta che guido in una nevicata in corso, forse la prima su sentieri così alpinistici, ma ogni volta è una emozione rinnovata, come fosse la prima ed unica volta che accade.

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La neve comincia ad attecchire.

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Doppio tornantino bastardino: il sentiero subito dopo la ruota anteriore piega a destra lungo il crinale.

Tanto per gradire, un doppio tornantino ci fa spingere le moto per superarlo, ma poi è liscia fino in vetta; il freddo è tanto la nevicata ora è intesa, e resta meno di un’ora di luce; il tempo di uno scatto ricordo e torniamo a valle. Io sono troppo stanco per fare le varianti difficili che tagliano le sterrate, e le lascio a Massimo, e scendo per la carrabile; dico una eresia, ma la Cota, se avesse la sella (e ce l’ha, esiste il kit sella serbatoio da motoalpinismo) è godibile perfino sulla sterrata, trotterella tranquilla senza che il motore si imballi rabbioso di non essere sfruttato al 100%: è la mia moto!

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In vetta.

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Massimo felice, io cotto come una prugna!

La lunga discesa si svolge su facilissimi sentieri, costantemente sotto la pioggia battente (che novità!).
Tutto sommato, alla fine posso dirmi soddisfatto: ho rischiato un collasso, ma sono riuscito a portare a termine il giro, e soprattutto a rientrare alla base sano e salvo, idem la moto: non male per una doppia prima uscita “Massimo-trial+nuovo-trial” … ma rimango sempre un co....ne!
Ciao
Alves

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korradok
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Prega Endurista ... se fai trial!

Messaggio da korradok » dom 18 dic, 2011 9:25 pm

alla faccia: ancora compliments!

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Brianza
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Località: Provincia di Como - Beta Alp200 - Montesa 4tr

Prega Endurista ... se fai trial!

Messaggio da Brianza » lun 19 dic, 2011 12:03 am

Giro in condizioni veramente estreme, complimenti a entrambi.

. . . . . . . e pensare che quando piove io evito di uscire di casa. :mrgreen:

Confermo, non basta la moto da trial per fare trial, occorre fisico e tecnica, cose che purtroppo :? a me mancano,
per fortuna che la Montesa aiuta gli imbranati.

Ciao.
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stepper
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Iscritto il: ven 24 dic, 2010 1:40 am
Località: Rivarolo (TO)

Prega Endurista ... se fai trial!

Messaggio da stepper » lun 19 dic, 2011 12:18 am

Bravi bel giro non vi spaventa nulla
C' è sempre un 'posto nuovo da scoprire

husqvarna100
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Iscritto il: ven 02 mag, 2008 11:39 pm
Località: varese

Prega Endurista ... se fai trial!

Messaggio da husqvarna100 » lun 19 dic, 2011 10:08 am

Caro Alves ero convinto pure io che mi bastasse acquistarmi una 4rt
e la mia lunga esperienza di endurista per diventare un trialista.
Errore--grande errore!
Fatica,sudore,ruzzoloni e,per fortuna,qualche caro amico che con infinita
pazienza mi accompagna e soccorre nel momento del bisogno.
La strada e' ancora luuunga,mitigata solo dal grande mezzo che e' la
Montesa che perdona molto e molto aiuta gli imbranati come me.

pod
Messaggi: 120
Iscritto il: mer 21 set, 2011 10:37 pm
Località: Spinea - Venezia

Prega Endurista ... se fai trial!

Messaggio da pod » lun 19 dic, 2011 4:43 pm

Grandissimi, e report stupendo come sempre :D

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ontano
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Iscritto il: sab 23 apr, 2011 8:23 am
Località: Toscana

Prega Endurista ... se fai trial!

Messaggio da ontano » lun 19 dic, 2011 5:03 pm

Bellissimo report.
Molto coinvolgente il racconto.
Bravi ad entrambi.
Ontano

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max37
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Iscritto il: mer 06 giu, 2007 8:23 pm
Località: Dueville ( Vi ) Moto: Cagiva Navigator 1000 Beta Alp 200

Prega Endurista ... se fai trial!

Messaggio da max37 » lun 19 dic, 2011 5:09 pm

certo che non state mai fermi
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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carlo
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Iscritto il: mar 19 giu, 2007 4:37 pm
Località: Quartu S.Elena (CA) - Sardegna

Prega Endurista ... se fai trial!

Messaggio da carlo » lun 19 dic, 2011 6:37 pm

max37 ha scritto:certo che non state mai fermi
Chi si ferma e' perduto... ma la mia esperienza escursionistica mi suggerisce che chi non si
ferma e continua a girare, si perdera' comunque... :mrgreen:

Comunque un (altro) bellissimo e coinvolgente report; l'insana voglia di trial cresce, chissa'...
Mappe utenti e motocavalcate/mulatrial
Quartu S.Elena, CA - Pianeta Terra
Honda CRF 230 F Easy Trail '04
I buoni vanno in paradiso, i cattivi vanno fuoristrada

mikiodantchev
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Iscritto il: dom 27 feb, 2011 5:58 pm
Località: SEREGNO

Prega Endurista ... se fai trial!

Messaggio da mikiodantchev » lun 19 dic, 2011 11:28 pm

Complimenti Alves e Massimo !!!
Dalle foto è una grande impresa x quel "bel tempo" ed il racconto è stato bello e approfondito.
Come sempre il desiderio è più grande delle possibilità.
FANTIC 305 ,FANTIC TX 250,CZ 250.

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