EASY LIKE A...
Inviato: gio 03 apr, 2008 5:22 pm
“EASY” LIKE A ...HONDA EASY
Nik lo conobbi durante il mio soggiorno universitario in riva all’Adige.
Lui era una matricola alle prime armi, io un figo che aveva già fatto 15 esami in 3 anni, pieno di gnocche, ovvio che mi vedesse come un maestro, un guru, un esempio luminoso da seguire!
No, scherzo, l’unica cosa vera è che era più giovane di me, quindi gli anni trascorsi assieme non furono poi molti, ma per una amicizia basta molto meno, e fu comunque un bel tempo.
Nik proveniva dalla piatte lande sconfinate delle Valli Veronesi, una immensa campagna di bonifica al confine tra le province di Verona, Mantova e Rovigo.
L’entusiasmo che avevano lui e il suo amico Giampaolo per il loro paese, Casaleone, 4 case in mezzo ai campi, e per le loro terre, me li rese subito simpatici, e la gita che facemmo un giorno da loro fu tra i momenti che ricordo con più affetto del periodo veronese: dopo un pranzo luculliano nella sua magione, ci fu una spassosissima gita a bordo della Dyane scappottata del suo amico, lungo i canali della Bassa!
Il Nik era pure appassionato di moto, l’amore verso la sua terra e gli ambienti naturali ne facevano un endurista potenziale, ma all’epoca guidava solo la Vespa.

Mezzo che possiede tuttora!
Ma riuscimmo lo stesso, nel periodo universitario, ad organizzare un giro in fuoristrada.
Il di lui fratello possedeva una Honda XL600LM, classica endurona anni 80; Nik la scroccò per un giorno, ci incontrammo al Lago di Fimon, girammo alcune ore per le sterrate dei Berici.
Un giro molto soft, la sua esperienza era quella che era, la moto non era sua, pesava 160 kg ed aveva gomme stradali; ma in buona compagnia ci si diverte in ogni caso.
Poteva essere un inizio, ma così non fu: studi da terminare, lavoro da trovare, come tanti.
Una seconda uscita avvenne alcuni anni dopo.
Nik mi venne a trovare a Schio e, avendo quell’estate assicurate sia l’XR400, sia il Cagiva 125, pensammo bene di farci un giro in alta quota, fino in vetta al monte Toraro, 1.900 metri, affrontando i lunghi km della sterrata del Rio Freddo.
Poi le cose si complicarono ancor di più: per lavoro il Nik finì addirittura in Croazia, dov’è tuttora.
Qualche mail di tanto in tanto, niente più.
Ma poi, il giorno che nacque mia figlia, il suo SMS fu “Complimenti! Proprio il giorno che ho preso la mia prima moto, una piccola HM 230!”
Ok, il suo destino era segnato, doveva venire a girare con me!
Nel frattempo il Nik si impratichiva nei campi della bassa e sugli insidiosi argini del Po, entrando nel giro di quelli del MC “Le Valli”: grandi appassionati con cui avevo avuto a che fare in occasione della gara del 2003 e nel giro sul Po con l’amico Forgone: i ragazzi di laggiù si ricordavano di me, d’altronde avevo lasciato, come si suol dire, il segno: ero riuscito a spaccare a metà il manubrio della XR, finendo anzitempo il giro.
L’enduro è veramente un mondo minuscolo!

Eccola! La moto di Nik nel suo habitat, i campi senza fine della padania!
Non è stato semplice ritrovarsi, per i motivi anzidetti, i rari rientri condizionavano il rendez-vous.
Quando una data fu stabilita, quando tutto sembrava deciso, la sfiga ci mise il bastone fra le ruote, anzi il canale! Durante una uscita sul Po, il nostro centrava in velocità un fosso, cappottava, rimediando forti botte in tutto il corpo, crepando il casco (!?!) e qualche lieve danno alla moto; ma soprattutto una gran paura, tanto da fargli dire che forse abbandonava la moto; io insistevo, risali in sella subito, è il metodo migliore per scacciare i fantasmi della paura!
E finalmente, rimarginate le ferite, aggiustata la moto, comprato il nuovo casco, il nik si metteva sulla strada di Schio.
D primo mattino un vecchio Furgone Ducato faceva il suo ingresso nella corte dove abito.
Lo confesso, ero molto curioso di provare la sua moto, di vedere all’opera la HONDA HM CRF230 EASY.
Di questa moto sapevo quel che sanno tutti.
È fatta in Brasile, deriva dalle vecchie XL200, riviste e dal motore portato a 230 cc, si rivolge ad una utenza non specialistica, femminile, entry level.
Dal vivo non l’avevo mai vista, e la prima cosa che noto, ancora dentro il furgone, è la ridotta altezza della sella, tanto che mi stupisco che sia cosi ben contenuta nel vecchio Ducato.
La scarichiamo, poi tra caffè, presentazione a Nik della new entry familiare, vista guidata della nuova casa, chiacchiere, il tempo vola: se qui non si parte ci scappa tutta la mattina!
Scendiamo a prepararci, e mentre Nik sistema la targa io osservo il 230.
Intanto devo dire che è bella.
Tutta nuova splendida splendente, fa un figurone a fianco della mia consumata XR400, e i familiari si premurano di farmelo notare: i figli sono tutto un “Che bella!”, anche la moglie dice convinta “Bella! Te la regalo a Natale!”.
Anche a me piace la linea svelta e filante di parafango posteriore, fiancatine, sella, finti convogliatori d’aria e serbatoio, il tutto raccordato con una eleganza moderna ma non esagerata; stesso discorso per la bella mascherina portafaro anteriore dal bel disegno, moderna al punto giusto, senza sembrare il muso di qualche robot extra-terreste, (come la orrida Cyclope!).
Utile il minimale portapacchi in tubo al posteriore, belli i grossi mozzi che fanno molto racing, d’obbligo lo strumento digitale multifunzione, appare piacevole e grintoso anche il dimesso propulsore “made in Brasil”.

Finalmente il Nik in versione endurista, e l’EASY parcheggiata a casa mia.
OK, si parte.
Anzi, no! L’EASY ha solo l’avviamento elettrico, niente pedivella, anche se in origine il propulsore dell’XL200 ce l’aveva; qualche tentativo di accensione, il motore si avvia ma poi si spegne,e la batteria è kaput!
Nik mi spiega che di solito la tiene sempre in carica, tramite un connettore con cui collegare l’impianto elettrico della moto con il caricabatteria; solo che stavolta non l’ha fatto, e la batteria è giù.
Vabbè, tiro fuori l’auto e con i cavi facciamo partire il 230; operazione non immediate poiché occorre svitare alcune viti per togliere fiancata e sella.
Si parte, già sudati dalle operazioni meccaniche; al benzinaio si fa rifornimento senza spegnerla, per paura che la batteria non sia ancora carica.
Finalmente riusciamo a staccare le ruote dall’asfalto ed ad imboccare la prima sterrata.
Nel primo rettilineo mi diverto ad allungare le marce, guidando in piedi col motore in tiro e l’avantreno leggero, superando in impennata i piccoli dossi che incontro.
Al primo bivio di Nik non v’è traccia, lo aspetto ed eccolo arrivare tranquillo, ben saldo sulla sella della moto. Gli dico di alzarsi in piedi, ma lui preferisce guidare seduto, e fare la sua andatura: certo che, essendo alto almeno 1,80, la Easy appare piccina piccina sotto di lui.

Nik debutta sugli sterrati valleogrini.

Le cuginette HONDA.
È una bellissima mattina di primavera, piacevolmente tiepida; presa quota, ci dirigiamo verso le montagne ancora innevate.

Da dietro pare quasi che il 230 sia più alto del 400, ma è una illusione.

Sempre i soliti panorami: campi, boschi, montagne e neve!
Dalle sterrate comincio ad introdurre nel percorso sentieri nel bosco, con alcuni strappi in discesa e salita, radici e lastroni in pietra a tendere tranelli alle ruote col tassello.

Nik affronta un lastrone in discesa.

Discesona.
Nik mi è sempre dietro, nei tratti veloci arriva dopo un minuto, ma noto con piacere che dove le mulattiere sono lente ed impegnative guadagna terreno, appare a ruota dietro di me

Sentiero nel bosco.

Panorami delle Prealpi.

Nik già piegato a 90° dalle terribili mulattiere vicentine!

In un posto così rimarrei tutto il dì!
Non poteva mancare la sosta all’osteria, dove saccheggio senza ritegno il cestino dei biscotti fatti in casa dalla “ostessa”: mmmmm, che buoni!

Foto scattata dalla turca dell’osteria, giuro!
E ora scatta l’’ora dello scambista, ma parliamo di moto.
Ho già detto e ridetto che mi sembrava bassa, ma quando ci monto non posso che esclamare: “Mamma che bassa!”.
Effettivamente è proprio una moto minuta, io, alto solo 1,74, sono tutto rannicchiato in sella.
Guidare in piedi è quasi impossibile: se mi alzo sulle pedane ed estendo completamente le gambe arrivo a malapena con le braccia distese al manubrio! Il manubrio ha una piega turistica, con le estremità rivolte all’indietro, e questo non aiuta: certo un manubrio dalla piega racing e un bel po’ di risers risolverebbero in parte il problema; rimarrebbe la difficoltà di alzarsi da una sella tanto bassa…
La posizione di guida, inaspettatamente, è più racing della XR: sul 400 si sta pi infossati, inl serbatoio è una bella piramide davanti alle gambe; nella Easy ci si sposta invece molto più agevolmente, la seduta è quasi piatta.
Il motore è una piacevole sorpresa.
Sulla prova di MF al banco aveva dato 13,36 cv alla ruota a 8.000 giri, e 1,41 kgm di coppia a 6.000 giri, per muovere 115 kg. L’XR 400 fa 31,9 cv a 7.000 giri e 3,38 kgm di coppia a 6.250 giri per 121,6 kg (che nella mia sono molti di più).
Con quasi 2/3 in meno di cavalleria pensavo di non muovermi nemmeno, invece l’EASY ha proprio un bel tiro in basso, ti spinge in avanti accompagnato dal sound pieno, piacevole ma non eccessivo; le 6 marce sono ben raccordate una alle altre, e tirando le prime 3 in rapida successione si avanza con soddisfazione, tanto che mi sono preso la soddisfazione di staccare il prudente Ni k in sella alla potente 400.
Parlo comunque di mulattiere e sterrate dove le velocità sono ridotte in ogni caso, su sterrate veloci le marce alte non hanno spinta, si va piano e si riprende ancor meno, d'altronde gli alti regimi non esistono in questa moto!
Stesso discorso sull’asfalto.
Abbiamo fatto un breve tratto di strada di montagna con tornanti e lunghi rettilinei; bella da guidare, da buttare giù grazie al baricentro basso, ma qui la mancanza di cavalleria si faceva sentire pesantemente.
E i sentieri?
Fatti, fatti anche quelli.
Un bel sentiero di terra in contropendenza, dove la minima radice riesce a trascinarti a valle; cosa che mi è successa, ma in una frazione di secondo avevo le gambe a terra pronte a spingermi, poi la dolce erogazione del motore mi ha permesso di far risalire la ruota posteriore senza slittare.
Anche la sensazione di peso nel tenerla in questa situazione critica è stata positiva, la sentivo molto leggera fra le braccia, avrei detto meno dei 115 kg rilevati.
Quindi, tra erogazione dolce, possibilità di mettere bene i piedi a terra e “pedalare”, peso ridotto, baricentro basso, sui sentieri si arrampica bene.

Nik sulla mia XR, e mi fa pure il taglio della sterrata dal prato, il vandalo!
Sospensioni.
Hanno 40-50 mm d escursione in meno rispetto ad una XR, (ovvio, altrimenti come farebbe ad essere così bassa di sella!) inoltre la forcella ha un diametro di soli 37 mm, roba da ciclomotore.
Ma però per le velocità e le potenze in gioco l’ho trovata molto buona, non c’è che dire.
I freni sono potenti, ma il posteriore lo è troppo, blocca la ruota in modo brusco.
Inoltre la leva è troppo alta, facevo fatica ad azionarla.
Anche con la leva del cambio mi sono trovato malissimo; troppo corta, non riuscivo ad infilarci sotto lo stivale, e troppo alta; in sintesi per usare entrambi i comandi a pedale, dovevo alzare il piede dalla pedana ed azionare le leve!
E i commenti di Nik sulla XR?
Alla prima sosta ha esclamato:”Alves, Cambio moto!” Era particolarmente felice in sella alla XR, e gli l’ho lasciata un bel po’.
Secondo me è questo il limite della Easy 230: arrivi troppo presto al limite; è ottima e divertente per imparare, ma quando vuoi qual cosina in più…non c’è! E basterebbe poco: diciamo una decina di cv in più, qualche cm in più di sospensioni e sarebbe divertentissima.
Così com’è è l’ideale per imparare, per le persone minute e per le donne.

Ancora Nik in azione sul 400.

Al termine di un sentiero più ostico degli altri.
Ultime perigliose discese, poi la moglie chiamava con la classica parola d’ordine:”Dove siete? Ho buttato la pasta!!

Foto ricordo per i “dottori” (del buso del cul!)
Alla prossima Nik.
Ciao
Alves
Nik lo conobbi durante il mio soggiorno universitario in riva all’Adige.
Lui era una matricola alle prime armi, io un figo che aveva già fatto 15 esami in 3 anni, pieno di gnocche, ovvio che mi vedesse come un maestro, un guru, un esempio luminoso da seguire!
No, scherzo, l’unica cosa vera è che era più giovane di me, quindi gli anni trascorsi assieme non furono poi molti, ma per una amicizia basta molto meno, e fu comunque un bel tempo.
Nik proveniva dalla piatte lande sconfinate delle Valli Veronesi, una immensa campagna di bonifica al confine tra le province di Verona, Mantova e Rovigo.
L’entusiasmo che avevano lui e il suo amico Giampaolo per il loro paese, Casaleone, 4 case in mezzo ai campi, e per le loro terre, me li rese subito simpatici, e la gita che facemmo un giorno da loro fu tra i momenti che ricordo con più affetto del periodo veronese: dopo un pranzo luculliano nella sua magione, ci fu una spassosissima gita a bordo della Dyane scappottata del suo amico, lungo i canali della Bassa!
Il Nik era pure appassionato di moto, l’amore verso la sua terra e gli ambienti naturali ne facevano un endurista potenziale, ma all’epoca guidava solo la Vespa.

Mezzo che possiede tuttora!
Ma riuscimmo lo stesso, nel periodo universitario, ad organizzare un giro in fuoristrada.
Il di lui fratello possedeva una Honda XL600LM, classica endurona anni 80; Nik la scroccò per un giorno, ci incontrammo al Lago di Fimon, girammo alcune ore per le sterrate dei Berici.
Un giro molto soft, la sua esperienza era quella che era, la moto non era sua, pesava 160 kg ed aveva gomme stradali; ma in buona compagnia ci si diverte in ogni caso.
Poteva essere un inizio, ma così non fu: studi da terminare, lavoro da trovare, come tanti.
Una seconda uscita avvenne alcuni anni dopo.
Nik mi venne a trovare a Schio e, avendo quell’estate assicurate sia l’XR400, sia il Cagiva 125, pensammo bene di farci un giro in alta quota, fino in vetta al monte Toraro, 1.900 metri, affrontando i lunghi km della sterrata del Rio Freddo.
Poi le cose si complicarono ancor di più: per lavoro il Nik finì addirittura in Croazia, dov’è tuttora.
Qualche mail di tanto in tanto, niente più.
Ma poi, il giorno che nacque mia figlia, il suo SMS fu “Complimenti! Proprio il giorno che ho preso la mia prima moto, una piccola HM 230!”
Ok, il suo destino era segnato, doveva venire a girare con me!
Nel frattempo il Nik si impratichiva nei campi della bassa e sugli insidiosi argini del Po, entrando nel giro di quelli del MC “Le Valli”: grandi appassionati con cui avevo avuto a che fare in occasione della gara del 2003 e nel giro sul Po con l’amico Forgone: i ragazzi di laggiù si ricordavano di me, d’altronde avevo lasciato, come si suol dire, il segno: ero riuscito a spaccare a metà il manubrio della XR, finendo anzitempo il giro.
L’enduro è veramente un mondo minuscolo!

Eccola! La moto di Nik nel suo habitat, i campi senza fine della padania!
Non è stato semplice ritrovarsi, per i motivi anzidetti, i rari rientri condizionavano il rendez-vous.
Quando una data fu stabilita, quando tutto sembrava deciso, la sfiga ci mise il bastone fra le ruote, anzi il canale! Durante una uscita sul Po, il nostro centrava in velocità un fosso, cappottava, rimediando forti botte in tutto il corpo, crepando il casco (!?!) e qualche lieve danno alla moto; ma soprattutto una gran paura, tanto da fargli dire che forse abbandonava la moto; io insistevo, risali in sella subito, è il metodo migliore per scacciare i fantasmi della paura!
E finalmente, rimarginate le ferite, aggiustata la moto, comprato il nuovo casco, il nik si metteva sulla strada di Schio.
D primo mattino un vecchio Furgone Ducato faceva il suo ingresso nella corte dove abito.
Lo confesso, ero molto curioso di provare la sua moto, di vedere all’opera la HONDA HM CRF230 EASY.
Di questa moto sapevo quel che sanno tutti.
È fatta in Brasile, deriva dalle vecchie XL200, riviste e dal motore portato a 230 cc, si rivolge ad una utenza non specialistica, femminile, entry level.
Dal vivo non l’avevo mai vista, e la prima cosa che noto, ancora dentro il furgone, è la ridotta altezza della sella, tanto che mi stupisco che sia cosi ben contenuta nel vecchio Ducato.
La scarichiamo, poi tra caffè, presentazione a Nik della new entry familiare, vista guidata della nuova casa, chiacchiere, il tempo vola: se qui non si parte ci scappa tutta la mattina!
Scendiamo a prepararci, e mentre Nik sistema la targa io osservo il 230.
Intanto devo dire che è bella.
Tutta nuova splendida splendente, fa un figurone a fianco della mia consumata XR400, e i familiari si premurano di farmelo notare: i figli sono tutto un “Che bella!”, anche la moglie dice convinta “Bella! Te la regalo a Natale!”.
Anche a me piace la linea svelta e filante di parafango posteriore, fiancatine, sella, finti convogliatori d’aria e serbatoio, il tutto raccordato con una eleganza moderna ma non esagerata; stesso discorso per la bella mascherina portafaro anteriore dal bel disegno, moderna al punto giusto, senza sembrare il muso di qualche robot extra-terreste, (come la orrida Cyclope!).
Utile il minimale portapacchi in tubo al posteriore, belli i grossi mozzi che fanno molto racing, d’obbligo lo strumento digitale multifunzione, appare piacevole e grintoso anche il dimesso propulsore “made in Brasil”.
Finalmente il Nik in versione endurista, e l’EASY parcheggiata a casa mia.
OK, si parte.
Anzi, no! L’EASY ha solo l’avviamento elettrico, niente pedivella, anche se in origine il propulsore dell’XL200 ce l’aveva; qualche tentativo di accensione, il motore si avvia ma poi si spegne,e la batteria è kaput!
Nik mi spiega che di solito la tiene sempre in carica, tramite un connettore con cui collegare l’impianto elettrico della moto con il caricabatteria; solo che stavolta non l’ha fatto, e la batteria è giù.
Vabbè, tiro fuori l’auto e con i cavi facciamo partire il 230; operazione non immediate poiché occorre svitare alcune viti per togliere fiancata e sella.
Si parte, già sudati dalle operazioni meccaniche; al benzinaio si fa rifornimento senza spegnerla, per paura che la batteria non sia ancora carica.
Finalmente riusciamo a staccare le ruote dall’asfalto ed ad imboccare la prima sterrata.
Nel primo rettilineo mi diverto ad allungare le marce, guidando in piedi col motore in tiro e l’avantreno leggero, superando in impennata i piccoli dossi che incontro.
Al primo bivio di Nik non v’è traccia, lo aspetto ed eccolo arrivare tranquillo, ben saldo sulla sella della moto. Gli dico di alzarsi in piedi, ma lui preferisce guidare seduto, e fare la sua andatura: certo che, essendo alto almeno 1,80, la Easy appare piccina piccina sotto di lui.
Nik debutta sugli sterrati valleogrini.
Le cuginette HONDA.
È una bellissima mattina di primavera, piacevolmente tiepida; presa quota, ci dirigiamo verso le montagne ancora innevate.
Da dietro pare quasi che il 230 sia più alto del 400, ma è una illusione.
Sempre i soliti panorami: campi, boschi, montagne e neve!
Dalle sterrate comincio ad introdurre nel percorso sentieri nel bosco, con alcuni strappi in discesa e salita, radici e lastroni in pietra a tendere tranelli alle ruote col tassello.
Nik affronta un lastrone in discesa.
Discesona.
Nik mi è sempre dietro, nei tratti veloci arriva dopo un minuto, ma noto con piacere che dove le mulattiere sono lente ed impegnative guadagna terreno, appare a ruota dietro di me
Sentiero nel bosco.
Panorami delle Prealpi.
Nik già piegato a 90° dalle terribili mulattiere vicentine!
In un posto così rimarrei tutto il dì!
Non poteva mancare la sosta all’osteria, dove saccheggio senza ritegno il cestino dei biscotti fatti in casa dalla “ostessa”: mmmmm, che buoni!
Foto scattata dalla turca dell’osteria, giuro!
E ora scatta l’’ora dello scambista, ma parliamo di moto.
Ho già detto e ridetto che mi sembrava bassa, ma quando ci monto non posso che esclamare: “Mamma che bassa!”.
Effettivamente è proprio una moto minuta, io, alto solo 1,74, sono tutto rannicchiato in sella.
Guidare in piedi è quasi impossibile: se mi alzo sulle pedane ed estendo completamente le gambe arrivo a malapena con le braccia distese al manubrio! Il manubrio ha una piega turistica, con le estremità rivolte all’indietro, e questo non aiuta: certo un manubrio dalla piega racing e un bel po’ di risers risolverebbero in parte il problema; rimarrebbe la difficoltà di alzarsi da una sella tanto bassa…
La posizione di guida, inaspettatamente, è più racing della XR: sul 400 si sta pi infossati, inl serbatoio è una bella piramide davanti alle gambe; nella Easy ci si sposta invece molto più agevolmente, la seduta è quasi piatta.
Il motore è una piacevole sorpresa.
Sulla prova di MF al banco aveva dato 13,36 cv alla ruota a 8.000 giri, e 1,41 kgm di coppia a 6.000 giri, per muovere 115 kg. L’XR 400 fa 31,9 cv a 7.000 giri e 3,38 kgm di coppia a 6.250 giri per 121,6 kg (che nella mia sono molti di più).
Con quasi 2/3 in meno di cavalleria pensavo di non muovermi nemmeno, invece l’EASY ha proprio un bel tiro in basso, ti spinge in avanti accompagnato dal sound pieno, piacevole ma non eccessivo; le 6 marce sono ben raccordate una alle altre, e tirando le prime 3 in rapida successione si avanza con soddisfazione, tanto che mi sono preso la soddisfazione di staccare il prudente Ni k in sella alla potente 400.
Parlo comunque di mulattiere e sterrate dove le velocità sono ridotte in ogni caso, su sterrate veloci le marce alte non hanno spinta, si va piano e si riprende ancor meno, d'altronde gli alti regimi non esistono in questa moto!
Stesso discorso sull’asfalto.
Abbiamo fatto un breve tratto di strada di montagna con tornanti e lunghi rettilinei; bella da guidare, da buttare giù grazie al baricentro basso, ma qui la mancanza di cavalleria si faceva sentire pesantemente.
E i sentieri?
Fatti, fatti anche quelli.
Un bel sentiero di terra in contropendenza, dove la minima radice riesce a trascinarti a valle; cosa che mi è successa, ma in una frazione di secondo avevo le gambe a terra pronte a spingermi, poi la dolce erogazione del motore mi ha permesso di far risalire la ruota posteriore senza slittare.
Anche la sensazione di peso nel tenerla in questa situazione critica è stata positiva, la sentivo molto leggera fra le braccia, avrei detto meno dei 115 kg rilevati.
Quindi, tra erogazione dolce, possibilità di mettere bene i piedi a terra e “pedalare”, peso ridotto, baricentro basso, sui sentieri si arrampica bene.
Nik sulla mia XR, e mi fa pure il taglio della sterrata dal prato, il vandalo!
Sospensioni.
Hanno 40-50 mm d escursione in meno rispetto ad una XR, (ovvio, altrimenti come farebbe ad essere così bassa di sella!) inoltre la forcella ha un diametro di soli 37 mm, roba da ciclomotore.
Ma però per le velocità e le potenze in gioco l’ho trovata molto buona, non c’è che dire.
I freni sono potenti, ma il posteriore lo è troppo, blocca la ruota in modo brusco.
Inoltre la leva è troppo alta, facevo fatica ad azionarla.
Anche con la leva del cambio mi sono trovato malissimo; troppo corta, non riuscivo ad infilarci sotto lo stivale, e troppo alta; in sintesi per usare entrambi i comandi a pedale, dovevo alzare il piede dalla pedana ed azionare le leve!
E i commenti di Nik sulla XR?
Alla prima sosta ha esclamato:”Alves, Cambio moto!” Era particolarmente felice in sella alla XR, e gli l’ho lasciata un bel po’.
Secondo me è questo il limite della Easy 230: arrivi troppo presto al limite; è ottima e divertente per imparare, ma quando vuoi qual cosina in più…non c’è! E basterebbe poco: diciamo una decina di cv in più, qualche cm in più di sospensioni e sarebbe divertentissima.
Così com’è è l’ideale per imparare, per le persone minute e per le donne.
Ancora Nik in azione sul 400.
Al termine di un sentiero più ostico degli altri.
Ultime perigliose discese, poi la moglie chiamava con la classica parola d’ordine:”Dove siete? Ho buttato la pasta!!
Foto ricordo per i “dottori” (del buso del cul!)
Alla prossima Nik.
Ciao
Alves