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MOTOALPINISMO D'AUTORE

Inviato: sab 30 ago, 2008 2:54 pm
da SuperHank
La mia nonna, quando voleva insegnarmi il valore della modestia e della francescana umiltà, soleva ripetermi “Chi si loda si sbroda”, cioè, chi si fa i complimenti da sé poi si impastocchia da sé; ma consentitemi per una volta di incensarmi spudoratamente, perché questo giro è stato troppo forte, anzi, mi correggo, sono stato troppo forte!
Ma andiamo con ordine; alcuni anno fa ricevo una mail dal mio amico Muz che recita così:

M:“Ieri, in bici, sono salito … su una mulattiera moooolto enduristica, … Discesa mozzafiato su un sentierino strettissimo, allucinante, con migliaia di tornanti avvitati sull'abisso e passaggi da capogiro.
Alves, per caso l'hai fatto in moto? Era in qualcuno dei tuoi racconti?
Ho subito pensato che in moto dev'essere un'avventura micidiale, anche se in salita perché il pendolo
sui tornanti viene meglio. Però ha tre punti franati che facevano paura in bici, figuriamoci in moto.
Allego cinque foto. Non sfottete visto che si vedono biciclette, almeno vi fate un'idea.

Codesta mail suscita in me 2 reazioni.
La prima: il Muz è uno stronzo. Viene a casa mia e non passa a salutarmi.
La seconda: ma che razza di sentiero è mai quello di cui parla? Non ne so nulla!
L’allusione del Muz è riferita al racconto dei 60 tornanti, mulattiera in cui io Diego e Paolo abbandonammo la moto nel bosco, per tornare a recuperarla al mattino seguente:

A:”usciti dal bosco, il sentiero monta su una selletta sospesa nel vuoto…da entrambe le valli la nebbia sale fra le crode, nascondendo il fondovalle.
Iniziamo la discesa dell’impluvio, stretto e ripidissimo; il sentiero perde quota con regolari traversi che corrono da una parete di roccia all’altra; i tornanti sono a gomito, strettissimi: alcuni si riesce a farli da seduti, ma in molti occorre scendere ed accompagnare la moto.
Ma quello che stanca di più è il fondo, pietre grosse e mobili su cui la ruota anteriore si impunta continuamente.
Il passaggio più suggestivo è una galleria interamente scavata nella roccia, in cui le moto passano a malapena...
Ma se prima della galleria il percorso era stretto, adesso è strettissimo: praticamente siamo sull’orlo di un canalone ghiaioso che scende ripido a valle, senza vedere il fondo, serrato ai lati da muraglie rocciose; il sentiero taglia il vaio con traversi cortissimi e tornanti a misura di minibike.
La discesa prosegue penosa e faticosa, con le moto al fianco per lunghi tratti, stare in sella non aveva senso.
… Ci rimanevano solamente 20 minuti di luce, risalire era impossibile, non si vedeva la fine del sentiero, la marcia era penosissima, la fatica tanta.
…Invito i miei (ex-)amici a mantenere la calma, a non farsi prendere dal panico, la fine non è lontana, possiamo farcela…
Ed infatti il sentiero finisce, nel senso che, dove doveva esserci l’ennesimo tornante, la traccia si ferma in uno sfasciume di macigni e alberi; a valle, nel buio incipiente, non si distingue altro che massi sparsi alla rinfusa e alberi divelti; del sentiero non se ne intuisce nemmeno la traccia: una slavina ha cancellato la mulattiera.
Studiamo la situazione, disperata, e non ci resta che una sola possibilità: abbandoniamo le moto e proseguiamo a piedi verso valle...””

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Ecco il tragitto dei 60 tornanti, ma non è il sentiero fatto in bici da Muz!

Fantastici i 60 Tornanti, da allora sto aspettando l’occasione di ritornarci, ma indubbiamente non è quello il sentiero fatto da Mario.
AH, Si, vediamole allora le foto del Muz:

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Tornanti sul nulla; però visti da qui sembrano sufficientemente ampi per permettere il transito di una moto!

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Camera car; sullo sfondo si intravede la SS.

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Particolare di passaggio enduristico trialistico.

Ce n’è abbastanza da far venire l’acquolina in bocca al più scafato degli enduristi o dei trialisti, o no?
Da parte mia seguiva affannosa ricerca su testi e cartine del sentiero incriminato.
Dalle foto deducevo quale era il versante del monte su cui saliva il sentierio: nella guida ne erano censiti 3, con alcune varianti.
Il primo mi sembrava troppo ad ovest, il secondo terminava con corde fisse in metallo (decisamente non moto ciclabile!!!!), il terzo doveva essere quello giusto.
Giravo il tutto al Muz che confermava la mia deduzione, con alcuni distinguo:

M:“Ho fatto il 47. Per lo meno, la parte bassa è sicuramente lei. La parte alta
invece mi vede dubbioso … Farlo in moto mi terrorizzerebbe per via dei tre punti franati che faceva
caga già passare in bici. Comunque è da fare in salita, così nei tornanti basta fare il pendolo.”

Di quest’ultima affermazione non ero molto convinto:
A:”Appena la neve si scioglie tenterò l’impresa; io sarei più propenso a farla in discesa: come si fa a superare un tratto franato se è anche in pur lieve salita? In discesa la moto, assicurata a corde riesce a muoversi, in su mi pare più faticoso.

EXTREME MEN K.O.!!

OK, avevo individuato il sentiero, ma non potevo affrontarlo in solitaria, necessitavo di compagni di adeguata prestanza enduristica per tentare l’impresa impossibile. Non rcordo il perché e il per come ma il solito Diego non era disponibile in quel periodo, ma avevo un altro aggancio, AndreaK da Vicenza, l’uomo delle trialere di Priabona, crossista inside, l’extreme man che mi aveva insegnato il sentiero “Hamburger Hill” a cavalcioni di un TTR, l’uomo che sempre col TTR aveva affrontato e quasi superato il famigerato Costo Magro in salita!
Ci si accordava per un sabato mattino, ma al’ultimo gli tiravo un pacco, causa impegni familiari; ma ANDREA è un esploratore, aveva già capito dove andare, e ci andava.
Ecco le sue parole i dì seguenti:

“ho un po di tempo e ti racconto al meglio .... con le tue foto e
la cartina ed un po di esperienza ad orientarmi ho capito che il sentiero
era il n° ..... ma te lo dico ???? sai é stato un po pericoloso......
Composizione del gruppo dopo il ritiro di Alves:
Andrea (io)
Stefano che hai già conosciuto (ex trialista ) ora con ktm 525 2005
Stefano2 con ktm 450 un ottimo pilota

Gruppo compatto di buon livello specialmente nel tecnico, il problema é che
quando noi tre ci troviamo ti assicuro sono sempre casini per la serie
rischiamo la vita siamo come l'esplosivo, quando nessuno non si tira mai
indietro....così succede

Partenza 9,30 … varie strade e stradine poi arrivati in quella zona per velocizzare il giro (in
teoria termine alle 14) un po di asfalto.
Individuo sulla cartina il sentiero, molto facile da prendere, lo trovo
subito e partiamo .....

Il sentiero é indicato con i soliti segni bianchi/rossi parte normale ed in
modo progressivo si fa sempre più stretto e tecnico ma nulla di impossibile
ma nemmeno semplice .... saliamo ed alla fine ci troviamo su un sentiero
larghezza moto che continua a salire a tornanti sempre + stretti, in alcuni
é richiesta anche manovra per voltare, in alcuni c'é qualche scalino piccolo
da passare .... sono molti, mai visti così tanti e stretti.... ogni tot di
tornati una qualche difficoltà tecnica da passare ma sempre fattibile con
esperienza, ad un certo punto incontriamo madre e figlia (tutina tirata con
pacco in evidenza da paura...) che salgono a piedi, gentili ci fermiamo a
parlare per due motivi (eravamo circa al 20% della salita ma i problemi
stavano iniziando) : 1) c'era una rampa ripida da passare con calma 2) il
k450 iniziava a fumare causa acqua del radiatore bollente e cosi sarà per
tutta la salita (90/120min) immagina che andavamo talmente piano per la
difficoltà dei tornati che la moto non si é + raffreddata .... la mia ed il
525 avevano la ventola!
Parliamo e ci dicono che non avevano mai fatto questo sentiero ... le
facciamo andare avanti anche perché era talmente stretto e tecnico che a
piedi salivano prima loro!!! Ripartiamo sempre carichi e continuiamo a
salire con tornanti tecnici e stretti ora un po esposti (per la serie se
metti male il piede ricadi se sei fortunato in quello sotto) sono veramente
tanti, verso metà scarsa della salita un po prima delle gallerie iniziano i
punti esposti, la strada continua sulla spalla del monte, sbagliare vuol
dire fare un salto di qualche centinaio di metri alcuni punti sono veramente
stretti che andiamo molto piano anche con la moto a mano per sicurezza
(almeno io) ma sempre avanti! Passiamo altre rampe non esposte ed arriviamo
ad una serie di gallerie (3/4) che passiamo tra varie frane nel mezzo . La
situazione a metà salita era questa : tempo passato circa 40/60min., k450
fuma come una locomotiva e la batteria é scarica per le continue accensioni,
le decine e decine e decine ..... di tornanti, le rampe, i scalini ti
consumano energia un po alla volta ed alla fine eravamo un po stanchi ma
sempre avanti .... (immagina una trialera di priabona con dislivello 1200m)
ora il percorso riprende a salire con tornanti veramente stretti ed esposti,
io per sicurezza facevo sempre 2/3 manovre ogni tornante... se sbagliavi
erano cazzi della serie speriamo si salvi almeno il pilota il problema é che
fatto un tornante dopo 20m altro e cosi via, poi i soliti scalini , alberi
ecc.... tornanti tecnici che se uno non ha pratica con la moto al primo
torna va in direttissima a fondovalle.
Stefano 450 é scoppiato, moto fuma di continuo e si deve fermare e spegnere,
batteria andata ed ogni volta devo andare io con la mia forza rimasta ad
accendere la sua moto anche in punti estremi .... un calvario per tutti.
Praticamente facevamo 2/3 tornati e poi sosta per riprendere fiato (erano
stretti come i + stretti ed incasinati delle trialere di priabona solo che
eri esposto sul vuoto di qualche 100 di metri e i tornanti non erano 4 o 5
ma una 30 o di più, praticamente trial)
Arriviamo circa a 3/4 a naso ad un bivio con altro sentiero che scendeva che
trovi anche sulla cartina, inizia a piovere, stefano 450 e relativa moto
praticamente morti senza acqua e cibo ed ormai erano le 14 ... incontriamo
nuovamente le ragazze che ora scendevano con il padre e ci consigliavano di
tornare indietro dato che la parte finale era + difficile della prima con
due salti alti da passare, dato la situazione, l'acqua, le rogne tecniche ed
il sentiero esposto a rischi notevoli decidiamo di scendere. Un calvario
peggio della salita dato che i tornanti erano stretti ed esposti sono stati
fatti per la prima ora tutti con la moto a mano, da mettersi a piangere!
Arriviamo a vale alle 15 e diritti a casa, abbiamo sfidato le nostre
capacità di enduristi estremi ma dopo questa avventura non proverò mai + un
sentiero di montagna senza conoscerlo.
Pericolo 10, Difficoltà 9, Stress fisico 10, Bellezza 10. Se volessi provare
a tuo rischio e pericolo ti consiglio solo gente esperta ed allenata, moto
serie, solo con il secco e per la parte finale ... chi la conosce??? Magari
prima fai due passi a piedi in zona!
NON SIAMO RIUSCITI A CONCLUDERE IL SENTIERO MA SIAMO ARRIVATI SALVI!
Andrea”

Delirio e paura allo stato puro, se Andrea e i suoi amici pazzi hanno mollato il colpo non avevo nessuna speranza di riuscire a salire quel sentiero con la mia XR, che pesa di più ed ha maggiori dimensioni di un KTM 250; l’unico mio vantaggio è che l’XR, raffreddata ad aria, non bolle mai, continua ad andare, andare, andare, un trattore inarrestabile, come tutti gli hondisti sanno.
Accantonai perciò per alcuni ani ogni velleità di salire o anche solo provare a scendere quel sentiero, magari riservandomi la possibilità di percorrerlo a piedi per verificarne la moto-ciclabilità, ma non ne ebbi mai l’occasione.



L’ORA DEL FANTIC

Proverbio cinese:
“siediti sulla riva del fiume ad aspettare e prima o poi arriverà il trial per scalare la tua mulattiera impossibile!”
Confucio, moto alpinista del V secolo D.C.

Nel 2007 mi accattavo finalmente un trial, un Fantic 125 cc del 1988; non un granché, certamente, ma sempre meglio di niente; nonostante sia un trave, un cancello di ferro, rispetto ai trial degli anni 90 e 2000, è pur sempre capace di prestazioni decorose, col suo mono-ammortizzatore posteriore regolabile, e i freni a disco. Dopo un lungo e lento restauro, era pronto, pronto ad affrontare il famigerato sentiero!

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Cosi appare ai mie occhi la montagna da scalare: il sentiero passa proprio in mezzo a quelle cenge rocciose!

Un caldo mattino d’estate mi portavo sotto al monte con auto carrellata e trial pronto; parcheggiavo in una stradina defilata, per non dare nell’occhio, ed iniziavo i meticolosi preparativi per la scalata in solitaria: verifica carburante, liquidi ed oli, pressione gomme, uno zaino di ricambi, borraccia e barretta energetica; non portavo però benzina di scorta, non ne avrei avuto bisogno: sapevo già che avrei impegnato tutto il tempo per fare il sentiero, non avrei di certo percorso molti chilometri!

I miei piedi si staccano dal suolo e si posano sulle pedane del Fantic, e parto avvolto in una nuvoletta azzurrognola di miscela al 2%. Poche centinaia di metri e la carrozzabile sterrata si esaurisce nell’impennarsi del pendio verso gli scoscendimenti della montagna; individuo il sentiero che si inoltra nell’ombra del bosco, e l’avventura ha inizio.
Il sentiero si inerpica con regolarità nel pendio, traversi dalla moderata pendenza, sostenuti da muri a secco, si congiungono con secchi tornanti; è un sentiero di fattura militare, robusto e ancora solido a distanza di 90 anni dalla sua costruzione. Certo, la pendenza non era e non è elevata, per facilitare la salita delle truppe e dei muli, caricati dei pesanti equipaggiamenti militari, ma le dimensioni della “carreggiata” sono a misura di uomo e di quadrupede, e 9 decenni hanno fatto il resto!
Il fondo del sentiero non è compatto, ma costituito dal solito tappeto di sassi, variabili come dimensioni dalla noce al pomodoro, con qualche insidioso “melone” ogni tanto; la traccia è larga poco più del passo di un uomo, il resto dello spazio è stato fagocitato da erbe e piante cresciute nel frattempo, anche i piccoli smottamenti e il materiale trascinato dalle acque hanno ridotto la sezione utile al passaggio.
I tornanti sono oramai degli stretti angoli acuti, ma col trial è facile: il grande raggio di sterzo della moto mi consente di riuscire a chiuderli stando sulle pedane, e dove ciò non mi riesce poco male, “voleè” con la ruota anteriore staccata da terra e mi allineo al successivo traverso.
Raccontata così pare facile, ma l’impegno di guida è costante, non si tratta di una passeggiata, e comunque mi rendo conto che con l’enduro, per quanto ancora fattibile, sarebbe molto più dura: ogni tanto piccoli scali di roccia da superare, alberelli che intralciano la traiettoria, tornanti che richiedono manovre da fermo per passare; AndreaK and friends sono stati dei grandi a passare di qui.

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Prima di molte pause.

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Sempre più in alto!

La riserva d’acqua che ho con me finisce quasi subito, il calore è insopportabile e viene pure a mancare la copertura offerta dal bosco, che si dirada lasciando il posto ad alberelli ed arbusti tipici dei pendii assolati.
Ne fa le spese anche la qualità delle foto, che per la stanchezza sparo a casaccio nei momenti di pausa, senza alcun minimo studio dell’immagine.
Ora la mulattiera pecore il momento più suggestivo ed anche più facile dell’intera salita: si attraversano le bianche pareti calcaree percorrendone la base ingombra di detriti e sassi rovinati al suolo da chissà che altezze, per poi riprendere a salire tra le guglie attraverso una mezza dozzina di gallerie, anch’esse ingombre di frane e smottamenti.


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Il sentiero alla base delle pareti

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Che emozione!

Mi trovo però di fronte ad un ostacolo imprevisto, che però AndreaK aveva segnalato, ma in modo poco chiaro: “1) c'era una rampa ripida da passare con calma”…
Questa rampa ripida è in realtà uno sprofondamento del sentiero a forma di catino; la discesa è una rampetta di un metro o poco più, facile; lo spazio orizzontale fra salita e discesa, il fondo del catino, è un minuscolo tratto di sentiero di meno di 2 metri, praticamente mentre hai la ruota posteriore ancora sulla discesa quella anteriore tocca già la salita! Già, la salita: circa 3-4 metri di rampa ripida e dal fondo accidentato, rotto da rocce sporgenti, crepe e fessure! A sinistra la parete di roccia, a destra decine di metri di salto nel pendio ripidissimo, anche se costellato di alberelli e cespugli che nel malaugurato caso d caduta potrebbero fermare moto e pilota!
È evidente che per salire la rampa non si può partire da fermi dal centro del catino, non c’è spazio per la rincorsa: occorre lanciarsi dalla rampa in discesa e sfruttare l’inerzia acquisita per superare di slancio la successiva salita.
Per un momento ho pensato di abbandonare l’impresa; la salita è di quelle che con l’enduro fa paura, ti trovi messo a 45°, non tocchi con i piedi, se perdi il controllo della moto non hai appoggi laterali e voli a terra; anzi, voli nel vuoto e basta, nel malaugurato caso che si esca di strada a destra!
Ma il trial mi infonde coraggio, sopratutto per la facilità con cui si posa no i piedi a terra e il peso ridotto facile da controllare.
Respiro profondamente e parto; discesa, poi apertura decisa e costante dell’acceleratore, muscoli tesi, concentrazione a 1000, il tempo si ferma, la moto si inclina, la ruota posteriore aggredisce la roccia e la terra, il trial procede in linea retta, la ruota anteriore supera il ciglio della rampa, una piccola impennata e sono oltre l’ostacolo!!!!!
Grande, grande, grande, sono un grande, mi dico, bacio la terra come il fu papa polacco, posso proseguire l’ascesa! E intanto cresce l’ammirazione per Andrea, che tale passaggio l’ha fatto con l’enduro, mai lo farei con tali moto!

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Oltre la rampa.

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Guglie sul vuoto.

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Gallerie.

Le gallerie sono molto suggestive, perché si è oramai nel punto più alto delle pareti rocciose, la veduta verso valle fa venire le vertigini, ma se avessi letto con attenzione i resoconto di Andrea saprei che il peggio deve ancora venire!
La traccia che percorro va ora ad infilarsi in uno strettissimo canalone; i traversi tra un tornante e l’altro si fanno ridicolmente brevi, pochi, pochissimi metri, anche solo 2 o 3; i tornanti sono strettissimi, tutti angoli acuti chiusi dai muretti a secco che sostengono il traverso successivo del sentiero. Non c’è più spazio di manovra nemmeno per il trial, ogni svolta impone 2 o 3 manovre, e dopo 3 metri si è da capo con l’ennesimo tornante! Qualcuno lo supero di “schianto”, nel senso che impenno la moto e poi la lascio andare a schiantare la sua volata sulla parete di roccia, poi raccolgo il ferro e riparto verso il successivo supplizio!
Per la cronaca: i tornanti saranno oltre 50, alla fine!

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Il sentiero alla base delle pareti calcaree.

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Tipica situazione di questa sezione del sentiero: 3 traversi e 3 tornanti nello spazio di una foto!

si vedono bene i 3 traversi: quello in cui vi è la moto, la striscia d’erba con alberi è il secondo, il verde in alto a destra è l’inizio del terzo; frai 3, fuori campo, ci sono i tornanti. Notare come il monte sia praticamente verticale e il sentiero sia totalmente basato su di un supporto artificiale.

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Di questa foto potrei averne altre 50 uguali: moto a terra nel tornante e pilota disfatto a lato.

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pilota disfatto a lato: ma chi me l’ha fatto fare?

Finalmente il sentiero si apre un po’, il terreno si adolcisce, mi illudo che le mie fatiche siano al termine, ma è speranza vana!
Un lungo traverso di terra e radici, inclinato verso valle, termina con una svolta secca a destra, uno scalino di almeno un metro, sulla cui sommità c’è un’altra curva secca a sinistra, a cui fa seguito 2 metri di ripido scivolo in terra, indi un muretto a secco di circa mezzo metro (che poi scoprirò essere quel che rimane di una trincea ialiana); oltre il muretto finalmente alcuni facili gradini e una piazzola panoramica.
Al primo tentativo, non conoscendo l’ostacolo, arrivo sotto lo scalino di un metro e mi fermo; impossibile per le mie capacità superarlo, sia da fermo che di slancio. Allora provo ad aggirare il tutto compiendo un fuoripista nel pendio a lato, meno ripido del sentiero ma infestato di arbusti ed erba alta.
A colpi di impennate ed “alzate” di peso del Fantic riesco a portare la moto sotto al muretto; con una impennata da fermo metto la ruota anteriore oltre l’ostacolo, ma non c’è verso di fare lo stesso col posteriore; l’ostacolo in se non è impossibile, ma sono cotto stracotto, sono oltre il limite dell’esaurimento fisico e pure alzare la moto di peso mi è faticosissimo! Cercando di scavalcare l’ostacolo alfine la moto mi rimbalza indietro, ed la ruota anteriore torna giù, ma non è finita; provo a ripartire ma la moto scivola sempre più sullo scivolo di terra, do gas disperatamente, la ruota motrice impatta contro un sasso e il Fantic vola in aria ed io con lui, con un 360° cadiamo senza danni alla base di tutto il doppio ostacolo, sono da capo!!!!
Nonne uscirò mai da qui, è il primo pensiero che ho! Mi butto sotto un albero a riposare per un quarto d’ora, poi riprendo tutta la trafila in mezzo alle erbacce per aggirare l’ostacolo; con gran fatica e piccole conquiste, supero un ostacolo dopo l’altro, e riesco finalmente a superare il muretto della trincea: è FATTA!!! Sono in cima, c’è una strada sterrata che porta verso la civiltà.

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Missione compiuta!

Al piccolo trotto raggiungo la più vicina strada asfaltata, la soddisfazione è enorme; ciliegina sulla torta, 30 secondi dopo il mio ritorno nella legalità, incrocio una pattuglia della forestale, ma tutto ciò che vedono è un trialista su asfalto con tanto di targa regolamentare esposta, e nemmeno mi fermano! Una manciata di secondi e mi avrebbero beccato in flagrante!
Al riugio mi attenderà un ottimo piatto di bigoli all’arna e un assortimento di affettati da urlo, ma soprattutto un litro di acqua che non basterà minimamente a reintegrare tutti i liquidi persi.
Il ritorno sarà per vie molto più agevoli, e per fortuna visto che anche la moto ha pagato pegno per questa impresa: non so come ma mi si è rotto il tubo freno posteriore, quindi sono sceso solo con il freno anteriore.

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Ne valeva la pena!

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Verso valle.

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Ancora una immagine dei vaj affrontati poche ore prima.

Ciao
Alves

ciao ....

Inviato: dom 31 ago, 2008 9:49 pm
da andreabeta400
mitico ... ciao mi riconosci ? Ex Andreak ora mi chiamo Andreabeta400 come la moto che ho in questo momento. Be la lettura dei tuoi racconti provoca emozioni forti ... conservo tutti quello dov'ero presente anche io, un ricordo bello anzi bellissimo. Questo racconto è stato talmente "emozionale" che mi sono iscritto al forum per risponderti ! In ogni caso farlo con il trial da solo è stato un po rischioso ........ quand'è che ci troviamo per un giro? :D

MOTOALPINISMO D'AUTORE

Inviato: lun 01 set, 2008 12:43 am
da max37
fantastico questo sentiero

MOTOALPINISMO D'AUTORE

Inviato: lun 01 set, 2008 5:30 pm
da rerechan
Stupefacente..... hai scritto in una maniera molto entusiasmante, anzi, da suspence! A tratti sembra un racconto horror...
Meno male che anche il tuo angelo custode e' in grado di fare il percorso, c'e' chi ha un angelo meno bravo che lo segue e deve accontentarsi,,, mai lasciarlo indietro...

Re: MOTOALPINISMO D'AUTORE

Inviato: lun 01 set, 2008 7:16 pm
da carlo
SuperHank ha scritto: Immagine
Tipica situazione di questa sezione del sentiero: 3 traversi e 3 tornanti nello spazio di una foto!
Quando affronto sentieri simili (a piedi, in moto non mi azzarderei (almeno per ora) a fare percorsi con rischio di scivolata a valle) penso sempre a quanto dev'essere stata dura realizzarli. Ancora di piu' che a percorrerli in moto :D

Comunque complimenti per l'impresa e grazie del report (splendido, come sempre)

Ciao

MOTOALPINISMO D'AUTORE

Inviato: lun 01 set, 2008 7:36 pm
da alp
Sempre il solito: superi te stesso!

Il solitario cavaliere errante è proprio alla ricerca di...?

Ammetto che leggendo il racconto ho avuto qualche fremito di paura (il solito grande artista/scrittore): questo Alves fa proprio cose da matti (l'endurista/trialista solit...ario)!

Grazie per i tuoi in...soliti reports, sempre pieni di passione, fatica, sudore e... adrenalina pura!

MOTOALPINISMO D'AUTORE

Inviato: mar 02 set, 2008 10:02 am
da yoshi
complimenti per l'impresa ,invidio il coraggio e la determinazione con cui l'hai affrontata e anche l'avvincente stesura :D

MOTOALPINISMO D'AUTORE

Inviato: mar 02 set, 2008 10:21 pm
da xtr
Lo cerco gia' sulla cartina.... poi 1 giorno....chissa'!

MOTOALPINISMO D'AUTORE

Inviato: mar 02 set, 2008 10:35 pm
da nolimit
Meno male che ogni tanto ritorni.... Immagine

MOTOALPINISMO D'AUTORE

Inviato: ven 05 set, 2008 8:29 am
da SuperHank
Finalmente riesco a rispondere!
Intanto grazie a tutti per i complimenti!

Allora…
Ero al limite, ma non oltre quello della sicurezza personale!
È stata molto difficile anche per le condizioni climatiche: se invece di 35° all’ombra fossi stato in primavera autunno le forze sarebbero durate molto di più.
Non escludo di ritentarlo in periodi migliori, magari con qualcuno.
Le difficoltà tecniche, gradini, ostacoli, fatte col trial, non erano difficili, ma tante, e alla lunga stancano.
Poi quello che in foto si guarda con occhio “enduristico” e pare difficilissimo e pericolosissimo col trial non è tale: il trial è veramente un altro mondo, la moto è molto più controllabile che una enduro.
I punti veramenti tosti erano il doppio scalino finale, per la fatica, e il “catino”, per la pericolosità di volare a lato!
Resta però un sentiero da trial: sebbene il mio amico Andrea sia arrivato oltre le gallerie, poi la traccia diventa così stretta, i tornanti così impegnativi da chiudere che non c’è nessun divertimento a farli, ammesso che ci si riesca!
Questo vale sia in salita che in discesa, anzi, fare il sentiero in discesa con l’enduro è peggio, perché non hai spazio per far curvare il retrotreno della moto.

Ah, se volete sapere qual è ve lo dico pure, in privato: non vorrei mai che vi venisse la voglia di andare a provarlo…poi vi avrei sulla coscienza!

Ciao
Alves