[size=150]ATTENZIONE[/size]: oggi dalle 13:00 circa il forum sara' utilizzabile in sola lettura per operazioni di manutenzione. L'operazione dovrebbe durare alcuni minuti,

MUCCHE AL PASCOLO 2017 - L'ENCIERRO

Qui troverai resoconti di escursioni e raduni realizzati in Piemonte, Lombardia, Liguria, Valle D'Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna
Rispondi
SuperHank
Messaggi: 689
Iscritto il: lun 04 giu, 2007 12:42 pm
Località: Vicenza

MUCCHE AL PASCOLO 2017 - L'ENCIERRO

Messaggio da SuperHank » mar 15 ago, 2017 11:40 pm

MUCCHE AL PASCOLO 2017 - L'ENCIERRO

ENCIERRO: uno degli eventi principali in numerose feste popolari spagnole, la più famosa delle quali è la Festa di San Firmino a Pamplona. Consiste in una corsa libera di un branco di tori per le vie cittadine, dal recinto in cui sono tenuti fino all’arena dove si svolge la corrida; il pubblico partecipa correndo assieme alle bestie, cercando di non farsi incornare o calpestare.

MUCCHE AL PASCOLO: facile giro turistico per moto da enduro, del tipo monocilindriche e bicilindriche dual sport ( definite affettuosamente “mucche”), su percorsi di media montagna asfaltati e sterrati, fino ad un ristoro in quota, possibilmente presso malghe o rifugi (il cosiddetto “pascolo”). Organizzato dal sottoscritto ed i suoi amici, in primis il Faga; ambientazione: montagne del Triveneto.

Cosa unisce queste 2 realtà? Nulla, almeno fino al 2017. Le prime 3 edizioni delle “M.a.P.” erano state un grande successo di partecipazione e divertimento per tutti i partecipanti; almeno 30 moto sempre presenti, piacere di guida e della buona tavola, relax nella guida, senza strafare; partenza con calma da Areamoto Zanè , curiosando in negozio da Giorgio; caffettino di metà mattina, pausa pranzo; nel pomeriggio si dava il “rompete le righe”, molti tornavano a casa, con altri si proseguiva ancora un po’, ma comunque la parte più sostanziosa della girata era già avvenuta nel mattino. A sera si portavano a casa circa 150 km di contentezza.

Però dopo un po’ viene la voglia di cambiare e, perso in un flusso di coscienza, seguivo un filo di pensieri che faceva più o meno così: mucche, animale placido e pacioso, tranquillità, facilità, rilassatezza, quasi noia, meglio 100 anni da pecora che uno da leone o il contrario, quindi difficoltà, asprezza, resistenza e determinazione, e forza, chi la dura la vince, allora ci vuole una vera corsa in moto, ma le mucche non corrono, invece i tori si, addirittura in Spagna ci corrono assieme, anzi davanti, per non farsi incornare! E poi la Red Bull, ed il toro è anche simbolo del nostro motoclub … Come si chiama l’evento, non ricordo, Corrida, no, vediamo, ecco … Encierro! E così è nata l’idea di Mucche al Pascolo 2017 – L’Encierro! Non più la gitarella per tutti ma un giro infinito per enduristi con gli attributi … dall’alba a mezzanotte, 450 km di percorso a cavallo di 2 regioni e 4 province.

Di primo acchito ci veniva da pubblicizzare il vecchio-nuovo evento come gli anni passati, attraverso i vari social sul web, nei gruppi di appassionati di enduro attivi nel Triveneto e dintorni; e così ci comportavamo, salvo poi fare una parziale marcia indietro. Perchè? Perché troppo il polverone alzato, metaforicamente sul web e realmente sulle strade sterrate della regione, dai troppi eventi in off road organizzati dai più disparati gruppi, con tutto il solito corollario di lamentele dei residenti o degli altri usufruitori della montagna, tam tam mediatico ed intervento finale delle autorità preposte a controllare, reprimere, sanzionare. ed allora non insistevamo nel promuovere il nostro giro, parola d’ordine: basso profilo.

Immagine
Gli eroi dell'Encierro

Tra defezioni ed aggiunte dell’ultima ora ci siamo ritrovati a partire in 9, quasi tutti del MC Cogollo, tutti già conosciuti ed, almeno in parte, già rodati da innumerevoli girate assieme. Ad essere precisi partivamo in 8, perché alle 7.00 A.M. Ice De Muri aveva ancora da sfornare il pane, ci avrebbe raggiunto da qualche parte in montagna, cosa della quale tutti dubitavano. Ma avevamo lo stesso di che deliziare la nostra curiosità: il Faga con che moto si sarebbe presentato, il Tenerè 660 “in divenire” una replica Dakar, l’XT 600 blu o chissà cos’altro? L’ineffabile, inimitabile Hurrycane Aramini, al rientro dopo anni in un vero giro off road con gli amici, come si sarebbero comportati, lui ed il suo Boxer giallo nero? E restando in casa BMW, il Ciota dove avrebbe portato la sua mastodontica GS 1150? E la nuova moto del Gian quante pedalate avrebbe necessitato per partire? E Icio come sarebbe stato sulla Supertenerè 750? E la mia Elefant cosa avrebbe rotto? Capite, la giornata si preannunciava densa di aspettative!

Si partiva per le prime colline alla periferia di Thiene, affrontate innumerevoli volte, l’ideale riscaldamento: su in Cà Vecia, giù a Lugo, su verso le Mare; quivi la mia moto dava segni allarmanti, tendeva a spegnersi! Costernato paventavo terribili guasti elettrici, ma ad un controllo più accurato mi accorgevo di avere il freno posteriore completamente bloccato: disabituato all’uso dei pesanti stivali da motocross sull’Elefant, non mi ero accorto di guidare con il pedale leggermene premuto; risultato: ferodi surriscaldati e pinza bloccata. Sosta forzata di raffreddamento, irrorando di tanto in tanto la pinza di acqua, ed in pochi minuti moto efficiente come prima.

Immagine
Freni caldi

A questo punto eravamo vicini alla strada del Covolo, teatro di innumerevoli sfide all’ultima derapata, uno dei luoghi topici della epopea dei “Banditi del Tassello”, di cui Hurrycane fu il massimo esponente: non potevamo non percorrerla assieme, quasi appaiati, in onore dei vecchi tempi. Subito a seguire gli altrettanto mitici Giaroni, una pista sterrata che con alcuni tornanti attraversa una colata di brecciame smosso, spalmata sul fianco del monte. La guida, ossia il sottoscritto, segue diligentemente la via, ma tutti gli altri Banditi si divertono a tagliare il pendio per la massima pendenza: ragazzini!

Immagine
I banditi del tassello

Io invece sono furioso, il supporto dei 2 fari supplementari che ho montato sul manubrio ha ceduto, e me li trovo penzolanti tra manubrio e cupolino; in qualche modo rabbercio il mezzo, e proseguiamo per Monte Corno. Velocemente attraversiamo le prime ondulazioni dei 7 Comuni, monte Corno, Turcio, Ekar, cave di marmo, Valbella, val Frenzela.

Immagine
Al Corno

Immagine
Cave di marmo

Immagine
Tori all'attacco 1

Immagine
Tori all'attacco 2

Alla Madonna del Buso mi fermo per ricompattare il gruppo, ma gli ultimi non arrivano: ?!? purtroppo arriva il messaggio: tornare indietro, incidente!
E che incidente! Quando noi arriviamo vediamo tutti sani e salvi, e non capacitiamo come il K 1200 del “Presidente” sia comodamente posteggiato 5 METRI SOTTO la scarpata stradale; ma chi ha visto certo non dimenticherà tanto facilmente una simile scena: all’uscita di un minuscolo ponte su una valletta, piccolo affluente laterale del torrente di val Frenzela, di sui stavamo seguendo il corso, il poderoso 1200 austriaco, nellìaffrontare la semicurva a destra, derapa improvvisamente a sinistra, lanciandosi, pilota compreso, nel vuoto! Impattando il motore sullo spigolo del ponte, privo di parapetti, ‘assieme moto e pilota innesca un 360° nell’aria, dividendosi; il pilota atterra su dei cespugli, al posto delle pietre circostanti, salvandosi la vita; la moto finisce a terra, cavandosela solo con una maniglia rotta: un doppio miracolo!!!!!!!!!!

Immagine
!!!!!!!!!!!!!!!!

Siamo tutti abbastanza sconvolti, paradossalmente il più rilassato è il Presidente, sicuramente a causa dello shock subito; dopo 20 minuti buoni di costernazione e riposo, ci poniamo il problema di recuperare il KTM dal fondo della scarpata. La malagevole traccia che lo risale ha una pendenza di 45° di almeno 6 metri, su fondo smosso e cedevole: pare impossibile trascinare una moto di 250 kg per di li, si considera la possibilità di recarsi alla più vicina fattoria per chiedere l’assistenza di un trattore. Ma poi c’è chi tira fuori una corda, chi una cinghia, perché non provare a fare da soli? In 3 teniamo ritta e spingiamo la moto dal basso, mentre gli altri, divisi in 2 gruppi, tirano le corde; ci diamo il tempo, come gli schiavi sulle galee, al “3!” tutti e 8 diamo una poderosa spinta con tutta la forza che abbiamo … ed incredibilmente, balzo a balzo, la moto risale la china ed in capo a 10 minuti è di nuovo sulla strada: l’unione fa la forza, è pura verità!
Ci rimettiamo in viaggio, consci di dover recuperare il tempo perduto; ma il destino, seppure in modo più benevolo, si accanisce a ritardare la nostra avanzata: un enorme trattore, caricante fusti d’albero, occupa integralmente la sede stradale, e non accenna minimamente a lasciarci spazio; con contorsionismi vari e passaggi dentro un fosso, ne veniamo comunque fuori.

Immagine
boscaioli dispettosi

Immagine
Verso il Trentino

Causa questi ritardi, abbandoniamo momentaneamente il fuoristrada fino a Primolano, ma guidare negli interminati spazi dei pascoli di Marcesina è sempre un appagamento dell’animo motociclista, anche se sotto alle ruote vi è il triste asfalto. l’interminabile discesa in Valsugana termina a Primolano, dove dovremmo incontrarci con Icio Ice; il nostro amico non si vede, i cellulari non prendono, andiamo alla sua ricerca ed ovviamente lo troviamo placidamente assiso al baretto dietro la chiesa, a nemmeno 50 metri da dove stavamo aspettando, angustiati dalla calura opprimente: ma non sentiva il nostro rombo, non poteva venirci incontro? No, lui è lo “Scorretto” per definizione! Degna di nota la sua tenuta, pantaloni in panno e maglioncino leggero, entrambi in tinta beige, elegante ma sportswear, ideale per fare fuoristrada!!
Affrontiamo le Scale di Primolano, con i sempre affascinanti ruderi delle fortificazioni ottocentesche, per poi affrontare in off road le erte pendici di Cima Campo; il ghiaione che costituisce il fondo stradale mette a dura prova i conduttori di motopesanti, soprattutto le bicilindriche, che scavano il terreno invece di avanzare, mentre le leggere monocilindriche di GioZic, Gian e Faga volano sulle pietre. In volata raggiungiamo il forte Leone. La maestosa fortezza italiana, che era uno dei cardini dello sbarramento Brenta Cismon nel primo conflitto mondiale, ora, debitamente restaurata e conservata, fa da quinta alle numerose famiglie in gita che salgono qui, a 1.500 m.s.l.m., per i loro pic-nic: sarebbe una bellissima utopia sperare che tutte le opere di guerra e morte nel mondo facessero questa fine!

Immagine
come alla Dakar

Immagine
Libertà

Mi concedo, nel breve tratto sugli ariosi poggi che ci separano dal rifugio, la proibita libertà di guidare, ovviamente a passo d’uomo, senza casco, con la brezza di montagna che agita i capelli ed asciuga il sudore, sensazioni oramai dimenticate da decenni per i motociclisti. L’orologio segna le 11.00 abbondantemente passate, sono oltre 4 ore che siamo in sella ed avremmo ancora un considerevole tratto di strada per raggiungere il rifugio Vederna, nostra mangiatoia per il pranzo; ma non si può dire di no ad un aperitivo al rifugio di Cima Campo, che si trasforma in un cicchetto a base di taglieri di salumi e formaggi, sottaceti, pane, birra e Vino; ma si sa, la montagna mette appetito!

Immagine
Cima Campo

Immagine
Relax

Nel mirino, prima della pausa pranzo, avremmo ancora la discesa al lago Senaiga, il passo Brocon ed infine la lunga salita all’alpe Vederna, ed in più la imperativa sosta distributore, ed è mezzogiorno! Sposto il pranzo alle 14.00, sperando che il SMS arrivi in baita, e decido di tagliare il Brocon, sperando di recuperarlo nel pomeriggio. La discesa al lago non delude mai, una piacevole sterrata che scende nell’ombra del bosco, ogni tanto incantevoli radure con baite e malghe, dove si ammirano le lontane cime dei Lagorai e delle Pale di San Martino, e ciliegina finale, l’attraversamento del lago sulla passerella sospesa.

Immagine

Immagine
Ponte sospeso

Rifornimento a Lamon, e ci troviamo proiettati nei lunghissimi tunnel della strada per il Primiero; l’Encierro si sta realmente rivelando un giro a 360°, per piloti usi a tutte le strade, dal sentiero nel bosco alla sterrata ai passi alpini alle velocissime gallerie che li trapassano. Finalmente arriviamo all’inizio della lunghissima sterrata (13 km) che porta al Vederna, e qui inizia lo show; protagonisti il sottoscritto, il Faga ed Icio. Tengo la guida del gruppo ad andatura moderata, ma ad ogni tornante i 2 loschi figuri mi puntano, tanto per farmi capire che si può andare più forte. Allora aumento il ritmo, e loro sempre sotto, in ogni curva mi vedo affiancare dalle ruote anteriori; e qui comincio ad incazzarmi, giro il gas ancora di più, anche se le gomme in pessimo stato mi impediscono di scaricare a terra tutta la cavalleria del 750 Ducati, ed allora guido sporco, allargando al massimo ogni curva, per togliere spazio di manovra agli avversari. So che sotto il casco quel bastardone del Faga se la ride sotto ai baffi che non ha; infatti il mariuolo ben presto si defila dalla lotta, godendosi la battaglia fra me ed Icio. Ma contenere lo “Scorretto” è impresa ardua, la sua insistenza viene premiata da un mio errore, lascio un varco in cui si infila, superandomi; da lì in avanti cercherò di non perdere il contatto, ma di riprendere il comando non se ne parla: diavolo di un Ice! Commento del Faga: la migliore sfida vista negli ultimi 2 anni!
Dopo molti minuti arriva il resto del gruppo, e tutti siamo ricompensati dalla bellezza di questo luogo; salendo l’impervia ripa che precipita a picco sulla valle del Cismon, non si immagina certo cosa aspetta lassù: una curva e ti trovi sul margine di un ondulato altipiano a pascolo, adagiato alla schiena del monte Pavione; un lago di verdissima erba, fluttuante in onde smosse dal vento, punteggiato da piccole baite, fienili, capanni di legno; bianche sterrate solcano il lago verde, indugiando in pigre curve, per poi perdersi negli anfratti dell’acrocoro, promettendo meravigliose vie nascoste; una candida chiesetta alpestre, con tanto di piccolo campanile a cuspide, sottile da sembrare una matita, impreziosisce l’alpe, e da un poggio un rifugio in legno, rispettoso di tutti i canoni del classico locale di alta montagna, ci attende per il desinare.

Immagine

Immagine
Paradiso

Immagine
Pappa

CI accomodiamo sotto il portico, a vista di tutta la magnificenza appena descritta, comparabile solo alle splendide portate che ci vengono servite : un tripudio di crostini, assaggini, salumi, formaggi che viziano il palato con la loro bontà, anticipando una buonissima bigolata di cui la locandiera ci porta direttamente la pentola in tavola, accompagnata da un divertito “servitevi e finiteli tutti!” e sorvoliamo su vino e birre!! Sono questi i momenti per cui è bello girare in compagnia, godere in semplicità della montagna e della buona tavola con gli amici.
Ripartire dopo simili libagioni è sempre una impresa, ma in qualche modo si riesce a rimontare in sella; al piccolo trotto scendiamo verso la val Noana, per una ombrosa e fresca sterrata fra i boschi. Non ero mai stato in val Noana, una corta laterale del Primiero, snobbandola per la sua brevità e per il fatto di essere cieca: ma mi sbagliavo. La strada che la percorre è, in alcuni tratti, letteralmente aperta nelle pareti di roccia strapiombanti, talmente vicine i 2 versanti che in alcuni punti pare quasi che la montagna voglia richiudersi su se stessa, intrappolando gli incauti viaggiatori. E non sono certo il solo ad esserne affascinato: Giozic mi chiede lumi, di sicuro vorrà tornare con altra compagnia.
Siamo ad Imer, nei lunghi raccordi della “tangenziale” al paese ci divertiamo come ragazzini con accelerate sorpassi, anche se non si dovrebbe, poi il lungo tunnel del TOTOGA ci spara dritti dritti nella valle del Vanoi, per affrontare la salita asfaltata al passo Brocon. Arriviamo nei suoi tornanti appena dopo un acquazzone estivo, di cui ci prendiamo gli ultimi spruzzi; così, per rendere ancora più completa la maratona motociclistica odierna, abbiamo la corsa in salita su fondo bagnato!

Immagine
Rain

Al passo caffettino d’obbligo, col solito cabaret di facezie ed arguzie al banco; ma quello che più mi piace è osservare le compagnie di motociclisti che incrociamo ed immaginarmi i loro pensieri quando ci vedono; sono tutte, dico tutte, tremendamente, assolutamente conformate al dress code della loro categoria motociclistica: tourer, sport tourer, cruiser, custom, ecc., tutti con moto di media grossa cilindrata, tutte ragionevolmente recenti, tutte di serie od al massimo personalizzate con accessori da catalogo ufficiale, tutte o quasi della stessa marca; e l’abbigliamento non è da meno, impeccabili divise dagli stivali al casco, tutto rigorosamente abbinato. Invece noi … siamo strani: moto da turismo ma con degli alieni tasselli, vecchie enduro con accessori di “fantasia”, abbigliamento dallo stile cross-enduro con contaminazioni turistiche al vintage hipster fino al maglioncino da scooterista di città; siamo sconcertanti, direi quasi eretici, agli occhi del motociclista regolare, e questo mi piace assai!
Le nuvole piovose sono alfine sconfitte dal sole di giugno, che torna a scaldare i nostri scafandri di poliestere e plastica; la lunga discesa sterrata dal Brocon scorre liscia, anche perché la parte più sconnesse del tracciato, per come la ricordavo, è stata sistemata e livellata; il tratto mediano però, quello di ghiaia grossa, è rimasto immutato e le grosse bicilindriche soffrono, affondando nel sedime instabile, allungando i tempi di percorrenza. Il pomeriggio volge verso il tramonto quando raggiungiamo la S.S. di fondovalle a Ponte Serra; a Valdobbiadene ci aspetta un raffinato agriturismo dove banchetteremo, ma abbiamo ancora voglia di guidare sporco: ed allora propongo un fuori programma decisamente più enduristico, un mix di monotracce pietrose sul fianco assolato della montagna, per poi continuare con piste fangose nelle umide faggete in quota; e qui finalmente la truppa mostra segni di insofferenza, tipo Hurrycane che è uomo da Erzberg, da secco, da pietraia africana, il fango non è il suo elemento. Al passo Croce d’Aune chiudiamo col fuoristrada, velocemente scendiamo a Pedavena, attraversiamo Feltre e velocemente scendiamo lungo il Piave fino alla capitale del Prosecco.
Avevo detto che si cenava in un agriturismo, e forse i ragazzi pensavano ad una sistemazione rustica … invece li lascio a bocca aperta con l’arrivo alle “Rive de Milan”: il vialetto fra i vigneti ci porta al casale sulla cima della collinetta, dove nel porticato ci attende il nostro tavolo riservato; location da matrimoni, eleganza, turisti stranieri ai tavoli e noi sporchi, infangati e puzzolenti; ma Valentino, il titolare, non fa una piega, è abituato ad avere enduristi, si interessa al giro ,alle moto, ci intrattiene da professionista.
Satolli, quando ci alziamo per il ritorno a casa nessuno si aspetterebbe ancora fuoristrada, gli accenni ad una notturna erano stati presi per facezie da commensali … avrei voluto vedere le facce sotto ai caschi quando abbiamo preso la prima sterrata nei campi, e quando la abbiamo abbandonata per una pista infrattata in boschetti paludosi lungo il torrente! E così i tori dell’Enduro corrono l’ultimo Encierro nella notte trevigiana, sulle piste polverose nella pedemontana del Grappa; per chi sta davanti è tutto bello, il nero della notte ed il cielo stellato, ma quelli delle retrovie sono costantemente immersi in un polverone da nebbia padana, che nemmeno i faretti supplementari riescono a dissipare. Siamo proprio alle ultime battute del giro; le luci di Bassano sono il virtuale traguardo del giro: piazza Castello, con la sua movida godereccia del sabato sera, ci accoglie per l’ultima bicchierata.

Immagine
the end

ma di energia per far festa ne rimane poca, dopo 400 km di intense emozioni di guida, il giro è di analcolici, per tutti, d'altronde non siamo più di primo pelo! È mezzanotte quando ripartiamo verso Thiene, e man mano lungo la strada il gruppo si sfalda, ciascuno imbocca la sua personale via di casa.
Un ultimo saluto con la mano, e la magia dell’Encierro finisce, vivendo per sempre nei ricordi ci chi c’era.

Ciao
Alves

Avatar utente
carlo
Messaggi: 4182
Iscritto il: mar 19 giu, 2007 4:37 pm
Località: Quartu S.Elena (CA) - Sardegna

MUCCHE AL PASCOLO 2017 - L'ENCIERRO

Messaggio da carlo » mer 23 ago, 2017 6:41 pm

Gran bel racconto. Mi ha fatto venire voglia di vedere dal vivo i posti che hai
descritto. Dovresti farti pagare dalle pro loco/assessorati al turismo... :)
Mappe utenti e motocavalcate/mulatrial
Quartu S.Elena, CA - Pianeta Terra
Honda CRF 230 F Easy Trail '04
I buoni vanno in paradiso, i cattivi vanno fuoristrada

Avatar utente
Misso
Messaggi: 1573
Iscritto il: gio 03 dic, 2009 1:49 pm
Località: Parma --- BetaAlpenstein250, ApriliaPegasoTrail660

MUCCHE AL PASCOLO 2017 - L'ENCIERRO

Messaggio da Misso » gio 24 ago, 2017 12:24 pm

FAN-TAS-TI-CO !!!! :thumbsup: :clap:

Complimenti, il racconto è contagioso e son già con la testa a immaginare qualcosa di analogo con la mia nuova Aprilia Pegaso Trail.... :D

Sai dirmi qualcosa sulle gomme che avevano le varie moto e sulla loro resa in un giro così eterogeneo?

SuperHank
Messaggi: 689
Iscritto il: lun 04 giu, 2007 12:42 pm
Località: Vicenza

MUCCHE AL PASCOLO 2017 - L'ENCIERRO

Messaggio da SuperHank » lun 28 ago, 2017 4:46 pm

carlo ha scritto: Dovresti farti pagare dalle pro loco/assessorati al turismo... :)
sarebbe giusto, girare ha i suoi costi! ;)
Sai dirmi qualcosa sulle gomme che avevano le varie moto e sulla loro resa in un giro così eterogeneo?
Guarda, non saprei essere preciso, c'era di tutto, dagomme prettamente stradali a tassellate.
quelli con gomme più da off avevano le solite TKC80, le Karoo e simili.
io avevo delle Pirelli MT 21, un pò più da off, su strada occore stare attenti alla tenuta e moderare il gas per non stracciarle in poco tempo.

Ciao
Alves

Rispondi