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“Japriti, passat’e cchiuriti!”

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“Japriti, passat’e cchiuriti?”

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alp
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“Japriti, passat’e cchiuriti!”

Messaggio da alp » sab 27 ott, 2007 7:40 pm

“Japriti, passat’e cchiuriti!”
Una vecchia escursione a Saguccio nel 2003

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E’ stata una delle mie prime avventure in moto, fuoristrada. Forse è per questo che ha lasciato in me un ricordo indelebile. Era in dicembre, nel 2003, poca esperienza ancora (moto acquistata da 7 mesi e, fino ad allora, mai andato prima in fuoristrada con le moto).

Una giornata invernale, umida e uggiosa, a tratti spuntava il sole, ma il tempo era fresco. Si sale lo stesso in montagna. Mi accompagna Cesare con la sua fidata Fantic 300 degli anni ’80. E’ una delle prime uscite insieme. Io mi affido a lui tecnicamente, lui si affida a me logisticamente e si va insieme in tutta sicurezza.

Il nostro programma è quello di fare un giro ad anello in quota. Partendo da Reggio, abbiamo intenzione di salire col carrello sugli altipiani a 1000m slm., lasciare l’auto, montare in moto e girare per una sessantina di km fra sterrati per un’intera giornata.

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Carichiamo le moto sul carrello e partiamo per i Piani di Lopa a quota 1150m slm, un altipiano a ridosso di Monte Gornella (più a Nord-Est), dove stabiliamo il nostro “campo base”: lasciamo la nostra Pandina 4X4 con il carrello nel terreno di ‘Gnaziu, un amico di Cesare, allevatore di capre. Arriviamo da lui che son già le 10 e il fresco di montagna ci stimola un certo languorino. ‘Gnaziu ci capisce al volo e ci invita con lui ‘nto catoiu, il luogo magico dove parteciperemo al “sacro” rito della preparazione della ricotta (con naturale e conseguente abbuffata!).

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Pioviccica. Il senso del dovere ci chiama e, stoicamente, prepariamo le moto e ci avviamo ad affrontare il nostro percorso che, da Saguccio, ci porterà prima a Quarantapani (verso Sud) e poi virerà verso Monte Peripoli intorno a quota 1300m slm. Proseguiremo, poi in pianura, verso Nord, in direzione di Portella D’Alato (1316m slm) e raggiungeremo le Pietre Bianche e i Piani di Cufalo (1386m slm). Da qui ci arrampicheremo in zona Pietro Polito (1561m slm) per arrivare ai 1680m di Cacciadiavoli attraversando il Puntone di Lappa, dove visiteremo le rovine della Baracca del Brigante e torneremo alla Panda attraversando le zone di Tre Limiti e della Fragolara. Il programma sembrava OK.

Partiamo dai Piani di Lopa, lasciandoci alle spalle ‘Gnaziu, la sua ricotta e il suo pane di grano. C’è una leggera pioggerellina. La voglia di andare in moto non ci ha fatto desistere dalla nostra escursione e così affrontiamo la prima parte del nostro giro, avvicinandoci a Saguccio, un villaggio di pastori e agricoltori lungo la Fiumara di Mèlito. Il borgo sembra disabitato: ci vivono ormai solo un paio di famiglie legate fra loro da vincoli di parentela. Da queste parti c’è ancora il rito ancestrale di sposare i cugini, e dico sposare e non sposarsi perché la scelta del partner viene realizzata dai genitori degli sposi, solitamente per rafforzare i legami parentelari.

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Ci fermiamo ad ammirare il panorama che si affaccia sulla Fiumara del Tuccio e sul Mar Jonio. La pioggerellina continua a cadere incessantemente ma noi ci ostiniamo a proseguire nel nostro viaggio. E’ la prima volta che ci addentriamo in questa zona. Abbiamo una cartina IGM 1:25000, sufficientemente dettagliata.

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Il tragitto da Saguccio a Quarantapani è caratterizzato da una decina di sorgenti canalizzate in fontanelle caratteristiche da cui sgorga acqua purissima. Con la pioggia incessante che continua a cadere non abbiamo proprio sete e passiamo oltre senza soffermarci troppo su queste preziose fonti di ristoro, indispensabili per abbeverare gli animali al pascolo, soprattutto nel periodo estivo. Il fondo è fradicio, il terreno è ormai fanghiglia, un vento teso comincia a spirare da Sud, riportando la brezza marina che dal Mar Jonio risale lungo la Fiumara di Mèlito. Nei tratti veloci sentiamo freddo. Ci fermiamo per imbottirci un bel po’ (ancora non sappiamo che salendo incontreremo anche la neve!).

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Avvistando l’attraversamento della fiumara incontriamo un pastore con la moglie. Perplesso ci chiede, con cortesia, “aund’jti?!” (dove andate?). Sconcertato nell’apprendere la nostra destinazione ci avverte che, lungo la sterrata avremmo incontrato diversi cancelli chiusi, per evitare l’accesso libero delle mandrie al pascolo. “Japriti, passat’e cchiuriti!” (aprite, passate e chiudete!), “No problem” direbbe qualcuno! Il pastore ci avverte, inoltre, che sarà impossibile passare dall’altro lato del fiume perché è in piena: il livello d'acqua si è sollevato e il letto è costituito da sassi sferici di un certo diametro (inoltre le sponde son quasi verticali con un dislivello di 60-80 cm). Sarà un’impresa: “mission impossibile!”.

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Giunti al guado, un fremito attraversa la mia schiena: non è il freddo, credo sia la paura nel vedere quant’acqua c’è fra noi e l’argine sinistro. L’abbondante pioggia dell’ultima settimana ha gonfiato la fiumara rendendo estremamente difficoltoso il passaggio. Non mi fido delle mie capacità e cedo la mia moto a Cesare che trialisticamente affronta l’attraversamento senza alcun indugio. Più avanti, a complicare la situazione, la pioggia e i temporali degli ultimi giorni hanno fatto franare delle rocce a picco sulla carreggiabile, bloccandola al passaggio dei mezzi a quattro ruote. Per noi il problema non è poi così grave: ci passiamo sopra, ma che fatica! In alcuni passaggi, devo ammettere che ho paura: cedo la moto a Cesare che, con la sua esperienza trialistica si divincola fra i massi come un ragazzino giocherellone su una BMX.
Saliamo delicatamente lungo il versante Sud-Occidentale della montagna. Di fronte alle frane più difficili ci siamo arrampicati a piedi sui massi franati per eliminare i più grossi (erano costituiti di materiale facilmente friabile) e abbiamo creato così, con i sassi più piccoli e piatti, un possibile passaggio trialistico (giusto per Cesare!).
Dopo circa 5-6 Km, finiscono le frane e la carrareccia si trasforma in un’ampia (per le moto) carreggiabile fino ad incrociare l'asfalto in località Quarantapani. Per me è finito un incubo! Ci dirigiamo subito a sinistra e proseguiamo per circa 3 Km per reimmetterci su uno sterrato e risalire verso Nord seguendo la carrareccia principale che con un leggero dislivello ci porta dopo 6 Km al Monte Peripoli (1300m slm) attraversando una fitta pineta in località Renazzola di Peripoli.

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Proseguiamo per 3-4 Km in un fitto bosco di pini e faggi. Per fortuna la pioggia è finita, il freddo no, anzi si intensifica a mano a mano che andiamo su. Attraversiamo Portella D'Alato e ci inseriamo in una carrareccia ampia che sale a Cacciadiavoli. E qui cominciano i guai, quelli seri: la neve. Alla mia prima esperienza motoalpinistica invernale, questo incontro assomiglia ad un appuntamento col diavolo. Quante volte scivolerò? Tornerò a casa? Mi verranno a recuperare? E come? I pensieri più neri contrastano col bianco accecante della neve e della nebbia che comincia a circondare le nostre moto, impedendoci di vederci ad una distanza di una decina di metri. Mi accorgo di non avere grip! Tengo le marce alte per evitare di sgommare. Di fare foto neanche ci penso: sono tutto teso nella guida e preoccupato di non cadere. Cesare ha troppa potenza e il suo 2T lo fa scivolare un paio di volte (il ragazzo come accelera si ritrova giù per terra). L’altezza (o meglio, la bassezza) delle nostre moto ci aiuta tanto: riusciamo a tenere entrambi gli stivaloni ben piantati. Dopo un po’ cominciamo a imparare i trucchi dell’andar su neve: evitare di passare in linea sulle tracce per evitare di scivolare sul ghiaccio (Cesare mi consiglia di transitare lungo i margini dove la neve è più morbida e facilità l'aderenza!).

Viaggiamo per 7 Km in salita sulla neve. Un’impresa che non scorderò mai! Fatica, sudore, caldo e freddo, sete, fame, dolore e quant’altro possa essere correlabile alla sofferenza. Che volete farci, noi motoalpinisti siamo fatti così, forse siamo un po’ masochisti!
Pensavamo che arrivando in cima e trovando l’asfalto, sarebbe stato tutto più facile. Neanche a dirlo; tutto ghiacciato. Siamo stati costretti a camminare facendo slittare gli stivaloni come se fossero le rotelline delle bici dei bambini che imparano a stare in equilibrio (per un campione regionale di trial come Cesare, un vero smacco). Scendendo di quota, con prudenza riusciamo a riconquistare l’asfalto e vi giuro che mai come allora l’ho benedetto. Ricordo ancora come ci siamo guardati appena messo piede sulla “terra ferma”.

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Il rientro da ‘Gnaziu’ è stato un susseguirsi di brividi, per il freddo, per il sudore attaccato alle maglie, per la fatica, la fame e la sete. Quando il nostro amico ci ha visti arrivare ci ha accolto nella sua calda casa. Il caminetto acceso è stato meraviglioso. Ancora una volta ci ha sfamati, come un buon padre, ci ha dissetati con dell’ottimo vino (ovviamente di sua produzione) e non ci ha mollato fino a che non abbiamo finito tutto quello che sua moglie Betta ci aveva preparato. Che ci volete fare, dalle nostre parti l’ospitalità è sacra.
Solo al tramonto abbiamo caricato le moto sul carrello, salutato gli amici e siamo rientrati a Reggio.
Un’avventura indimenticabile!

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“Road-Book” del percorso:

Piani di Lopa – Saguccio - Quarantapani – Cacciadiavoli – Tra Limiti – Fragolara – Piani di Lopa.

Si parte dall'incrocio fra la SS183 e la Provinciale che sale da Santa Venere (esattamente al Km 39-40 della Delianuova-Melito) in corrispondenza di un Ristorante-Bar-Tabacchi. Il luogo è facilmente raggiungibile da Melito (Statale per Bagaladi), da Gambarie (dista meno di una ventina di chilometri) e da Reggio (Provinciale da Gallina).

Imboccare la stradina asfaltata che dall'incrocio va verso Est e seguirla in discesa per qualche chilometro fino ad arrivare a Saguccio (1050m slm), un piccolo borgo di alcune case, da cui parte l'unico sterrato (non si può sbagliare!).

Si segue la splendida e panoramica carreggiabile che, dopo qualche chilometro scende al fondovalle della Fiumara di Melito. Qui bisogna attraversare il corso d'acqua che in inverno e primavera presenta un volume tale da rendere il guado estremamente impegnativo.

Le difficoltà non finiscono qui nella stagione invernale! A questo punto del percorso, si riparte per salire dal fondo valle lungo una carrareccia che è soggetta a frequenti frane e che sale delicatamente lungo il versante Sud-Occidentale della montagna.

Dopo circa 5-6 Km la carrareccia si trasforma progressivamente in carreggiabile fino ad incrociare l'asfalto in località Quarantapani. Prendere subito a sinistra e proseguire per circa 3 Km per svoltare a sinistra sullo sterrato prima di un'area attrezzata per pic-nic poco prima di un tornante destrorso.

Seguire la carrareccia principale che con un dislivello di 250m porta in circa 6 Km al Monte Peripoli (1300m slm) attraversando una fitta pineta in località Renazzola di Peripoli. Si prosegue per 3-4 Km di fitto bosco di pini e faggi fino ad attraversare la Portella D'Alato per ricongiungersi alla Roccaforte-Cacciadiavoli dopo una distanza altrettanto lunga (nei pressi del Monte Pietre Bianche prendere la carrareccia verso Nord).

Il percorso diventa asfaltato dopo 6-7 Km raggiungendo la larghissima Gambarie-Diga del Menta in località Cacciadiavoli dove il nostro percorso sullo sterrato finisce.

Da qui si può prendere a sinistra e scendere fino all'incrocio con la SS 183 (si arriva al Km 24) e si rientra ai Piani di Lopa prendendo la strada verso Bagaladi.
Ultima modifica di alp il gio 01 gen, 1970 1:00 am, modificato 1 volta in totale.
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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max37
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“Japriti, passat’e cchiuriti!”

Messaggio da max37 » dom 28 ott, 2007 12:47 am

ti fai sempre dei gran bei giri è ?
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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