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Primavera a Iannàcoli

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alp
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Primavera a Iannàcoli

Messaggio da alp » mar 18 mar, 2008 8:52 pm

Primavera a Iannàcoli, fra il mare e il cielo.


Prima parte
(il tempo è ladro: quando guardo nelle tasche, mancano sempre delle ore alla mia giornata)


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L’intenzione era di andare sulla neve. Cavalcando con le nostre moto fra i campi di fiori ci siamo accorti che era ormai troppo tardi: era arrivata la primavera! E così, coi nostri maglioni inzuppati di sudore, ci siamo goduti prati di camomilla e ginestra a non finire.


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Panorama sull’Etna dalla ripida salita, subito dopo la partenza, nella zona di Vito Superiore. In basso, gli edifici della Facoltà di Architettura.


In lontananza, il vulcano più alto d’Europa ci guardava sghignazzando. La sua altezza, che varia nel tempo a causa delle continue eruzioni, si aggira attualmente sui 3.340 m. s.l.m. Visto così, a distanza, non sembra, ma Il suo diametro è di circa 45 chilometri. Che spettacolo: il mare e la neve del vulcano!

Per quella mattina saremmo dovuti essere in cinque. Causa febbre, il nostro nuovo motortripper “acasile”, al secolo Antonello, ci dà forfait. Sarà per la prossima settimana. L’appuntamento è davanti alla chiesa di S. Brunello (ma esiste davvero un S. Brunello o si chiama, più seriamente S. Bruno? Qui la zona la chiamano così!).


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Primo piano del WR di Ciccio. Sullo sfondo, la nostra “stella polare”: l’Etna!

Grossa novità: vi ricordate le ultime uscite col papà di Al, il famoso Ciccio, col suo mitico XR125? Sì è preso un fiammante, anche se usato WR250F. Che dire: gli abbiamo “fatto la festa!”. Peppe è riuscito a inserire la sua Africa Twin nel registro delle moto d’epoca. Oggi faremo una grande uscita, quindi. Destinazione Iannàcoli, fra il mare e il cielo.

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Africa Twin, Alp e WR: compatibilità del motoalpinismo!


La molla del precarico del WR non è stata allentata: Ciccio, che non supera il metro e settanta, ha qualche difficoltà nelle manovre da fermo, specie se il terreno è sconnesso o pendente. Meglio non rischiare. Per ora lo vedo, giustamente, molto misurato. Attentissimo nelle manovre. Volutamente cerchiamo di proporre un percorso che gli dia la possibilità di abituarsi al nuovo assetto di guida (e, soprattutto, ai tanti CV!). Da dire subito che Ciccio ha un grande passato motociclistico ma niente di particolare per quanto riguarda l’enduro specialistico: chi l’avrebbe mai detto che avrebbe iniziato in età non più adolescenziale!


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Briefing prima di entrare nel vivo del percorso.


La prima parte del tracciato affronta con decisione le alte colline dietro la Fortezza di Pentimele. La carrareccia si impenna in un primo tratto, poi procede tranquilla in altipiano con spettacolari affacci sullo Jonio e sul Tirreno. Le condizioni di visibilità odierne, causa una certa foschia dovuta alla presenza dello Scirocco, ci hanno impedito di vedere chiaramente la costa della Sicilia.


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Ciccio comincia a provare l’ebbrezza della potenza.


Attraversiamo una zona piena di sabbia. Le pareti di lato si presentano con profondi buchi. Cercando attentamente è possibile individuare rare conchiglie, segno evidente della presenza del mare quando, qualche millennio fa, questi territori erano evidentemente sommersi. Ha piovuto alcuni giorni fa e il nostro passaggio non alza polvere. Viaggiamo sparpagliati ma ad andatura turistica. Al è sempre il primo, freme! Peppe si gode il panorama. Ciccio è impegnato con la sua “prova su strada” ed io chiedo scusa per le mie fermate fotografiche.


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Nonostante la mole, Peppe riesce a dominare la sua possente Honda senza grossi problemi, godendosi il paesaggio e bloccando la comitiva nei punti più interessanti paesaggisticamente (le sue sono le foto più belle)


Dimenticavo di dire che Peppe ha un passato da regolarista e da fotoreporter di “Motocross”. Nel suo approccio alla impostazione di una foto c’è la ricerca dell’inquadratura e della composizione. Tecnica ed esperienza si coniugano con la passione per le moto in una storia lunga circa 35 anni. Lui si che è uno con l’idea fissa della moto totale. Ci segue sulle mulattiere col suo grosso pachiderma, gironzola tranquillamente nel traffico caotico della città o si lancia in velocità lungo l’autostrada. Dire dual sport credo sia limitativo nel suo caso.


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Ciccio sembra che già dopo alcuni km di sterrata veloce abbia ormai preso confidenza con la sua Yamaha. Le magagne potrebbe incontrarle sul duro: pietraie, canaloni, contropendenze ripide. Ma per oggi gli concediamo un periodo di rodaggio, non siamo cattivi (come Al che, domenica scorsa se l’è portato lungo una sterrata maledetta. Forse voleva farselo fuori ed ereditare il WR?).


Arriviamo sull’asfalto che conduce al convento delle suore di clausura prospiciente Archi. Pensare che lì dentro c’è una delle maestrine della scuola elementare delle mie figlie, non so perché, mi mette un certo disagio. Abbandono questo triste pensiero e guido il gruppo verso Ortì infilandomi, poco prima del paese, in una stretta mulattiera che conduce, attraverso i campi, al nuovo campo di golf di Montekiarello. Siamo a 750m slm e il versante della collina che attraversiamo è esposto a occidente. Riprendiamo fiato e scattiamo qualche foto.


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L’Africa Twin riposa mentre Peppe fa la pipì.

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Qui Peppe mi ha beccato mentre giocavo fra migliaia di camomille.

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Comporre una foto non è un gioco da ragazzi. Peppe è un Maestro.

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Questa è venuta bene solo perché Peppe mi ha segnato per terra il punto in cui avrei dovuto mettere gli stivali per scattare la foto. Beh! Ce la siamo presa proprio comoda oggi. Altro che enduro.

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Ora che ci penso, guardando la foto, ho notato che dietro c’era proprio un bel precipizio. Forse è per questo che Peppe mi diceva sempre “indietro, indietro, indietro!”.

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Arrivata l’ora della messa, Peppe ci saluterà per rientrare in città dalla strada provinciale. E’ Domenica delle Palme!


Il nostro giro in fuoristrada riprende nei pressi di Monte Scelludia, precisamente lungo il versante orientale, lungo una carrareccia infestata da rami che porta verso la Testa di Badia, sempre a quota 750m slm. Procedendo verso l’interno, la pista si restringe sempre più, fino a diventare una semplice tràzzera in mezzo al bosco di pini. Questa è zona di cinghiali che, allo stato brado, ràzzolano in cerca di ghiande sotto le grandi querce ai bordi del bosco.


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Il fascino del verde colorato da tanti fiori ti fa dimenticare la fatica che fai per arrivare in zone tanto impervie. E poi, il gusto è proprio quello!


L’ultima volta che sono venuto da queste parti era aperta la caccia. Da lontano ho intravisto, lungo il sentiero che stavo percorrendo in moto assieme a Tino, una strana figura semifosforescente. Rallento nell’avvicinarmi a questa inquietante presenza e, “a distanza di sicurezza”, chi vedo? Il Preside della mia scuola attrezzato di tutto punto per la “caccia grossa”. Bardato di cappellino fosforescente, walky-talky, fucile a pallettoni, mimetica e stivaloni. Stava “postiando” il cinghiale: faceva in modo che, assieme agli altri cacciatori del suo gruppo, progressivamente si accerchiasse l’animale in una zona molto impervia che potesse metterlo in difficoltà. Da quel giorno, ogni volta che il mio Preside propone qualche iniziativa e desidera che io vi partecipi “simpaticamente” mi minaccia ricordandomi il suo fucile a pallettoni (per intenderci: con un colpo è in grado di uccidere un cinghiale anche a 30 metri).


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Immersi fra tanti fiori di camomilla: niente di più rilassante!


Procediamo a stento, ormai le tràzzere sono pressoché abbandonate dai pochi pastori rimasti nella zona. Girando da queste parti ho avuto modo di fermarmi incrociando “gente del posto” a fare due chiacchiere sul tempo, la stagione, il raccolto e il bestiame. Strano a dirsi ma, a quanto pare, la lingua ufficiale dei pastori della zona è l’arabo. Si tratta, infatti, per quanto ho potuto capire, di immigrati clandestini, senza permesso di soggiorno, in attesa della solita sanatoria per venire allo scoperto. Intanto continuano a fare il loro lavoro di sempre rimanendo nascosti e vivendo con semplicità del poco che l’allevatore e proprietario del bestiame dà loro per campare. Triste vita la loro! Altro che motoalpinismo!


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Certo che, rispetto al pachiderma, si prova una strana sensazione di leggerezza a bordo dell’alpetta.


Bando alla tristezza. Riprendiamo il cammino. Vari saliscendi per girare intorno alle colline che circondano la zona di Iannàcoli. Mulattiere, carrarecce, tratturi si alternano in ordine sparso costringendoci, qualche volta, ad abbassare la visiera del casco per passare senza graffi fra la vegetazione che ha ormai occupato lo spazio di transito.


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Ogni tanto fa bene provare “l’ebbrezza della libertà dalla forza di gravità” (leggi: passare dall’Africa Twin all’alpetta).


Guadagniamo, finalmente, lo sterrato ampio, dove possiamo fermarci un po’ a riposare. Il nostro sguardo va sempre lontano, in direzione dell’Etna. E’ il nostro riferimento nell’orizzonte sciroccoso di una mattinata di foschia primaverile. Stamattina, nessuno di noi avrebbe mai immaginato tanto caldo. Sotto le nostre giacche a vento abbiamo maglie zuppe di sudore. Evitiamo di alleggerirci per non ammalarci sicuramente con un improvviso colpo di vento freddo. Subiamo e constatiamo, senza una certa compiacenza, che è ormai arrivata la buona stagione. E’ tempo di migrare verso gli alpeggi più in alto. La prossima escursione provvederemo a transumare le nostre “mucche” in aree più fresche: comincia il bello!


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Su una moto così ho ancora paura di salire, dopo la caduta col mio BMW F650. Chissà domani…


Puntiamo decisamente a Nord verso il Ponte Coppola dove ci salutiamo con Peppe che rientra a casa presto oggi. Noi continuiamo verso Nord-Est per poi risalire verso il Mulino del Principe lungo un facile sterrato che, salendo di quota, si restringe fino a scomparire nella solita tràzzera piena di rami e spine, dove ci tocca fare attenzione a leve freno e frizione per non inchiodarci fra le erbacce secche.


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Ciccio che attraversa la tràzzera piena di sterpaglia.

Fine prima parte
(continua)
A presto e...
Buon motortrip,

alp

Fabio F
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Primavera a Iannàcoli

Messaggio da Fabio F » mar 18 mar, 2008 11:07 pm

Come sempre belle foto e posti magnifici.
Quando ho visto la prima foto con l'Etna sospeso in aria, mi sono emozionato (sarà deformazione professionale ?).

PS: è stata una giornata durissima per le povere camomille :lol: :lol:

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max37
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Primavera a Iannàcoli

Messaggio da max37 » mar 18 mar, 2008 11:25 pm

non poteva che essere un giro tranquillo con tutta quella camomilla :lol:
Max37

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La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

SuperHank
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Primavera a Iannàcoli

Messaggio da SuperHank » mer 19 mar, 2008 6:10 pm

Che dire?
Al solito complimenti!
Per le foto, per la penna, per l’amore verso la propria terra, per lo spirito di viaggio; e anche di gruppo: una motoalpinismo, una bicilindrica da viaggio e una enduro racing, assortimento completo!
Molto suggestivo il passaggio su quella sterrata sul crinale; poi, il mare e l’Etna sullo sfondo sono grandiosi.
Il bello di questa nostra Italia è che, mentre voi siete già immersi nei fiorellini della primavera, i miei ultimi giro sono stati all’insegna della neve, del freddo e della nebbia!
Ciao
Alves

alp
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Primavera a Iannàcoli

Messaggio da alp » gio 20 mar, 2008 5:39 pm


Primavera a Iannàcoli, fra il mare e il cielo.

Seconda parte.


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L’Etna è sempre lì, a fare da riferimento nell’orientarci fra i monti. Rassicurante! L’unica vetta innevata all’orizzonte. Ci concediamo qualche breve sosta per bere e approfittare del carico energetico delle albicocche secche che tiro fuori dallo zaino (ormai gli amici mi prendono in giro, come se fossi Eta “Beta”). In lontananza intravedo i ruderi del vecchio mulino. E’ lì che dobbiamo arrivare ma la carreggiabile punta altrove. Passeremo fra le fresche frasche.

Vecchie vie, anzi antiche. Percorse in saliscendi dai carri che trasportavano grano e ulive al Mulino del Principe per la “passatura”. Oggi il mulino è ormai un rudere. Ne rimangono ben pochi ancora funzionanti coi vecchi sistemi “a freddo”. Non più di tre nella zona. Queste antiche vie sono oggi invase dalla sterpaglia che ha risucchiato nel suo ventre quello che l’uomo, in secoli di storia, aveva tenacemente costruito pietra su pietra. E, a proposito di pietre, giusto per provarle tutte, ecco alla fine degli stretti passaggi un po’ di sconnesso per mettere alla prova le mie forcelle. Per fortuna che ho messo un olio meno viscoso: va decisamente meglio e poi, con la pressione degli pneumatici a 0.6 atm dietro e 0.8 avanti e stando in piedi ammortizzando sulle ginocchia (finché tengono) si riesce a sopravvivere “ai bombardamenti”.


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In questo spiazzo riusciamo, finalmente a togliere dalle moto un bel po’ di rami fra i raggi, dal pedale del freno posteriore e sotto il telaio.

La risalita verso il paese è il tratto che preferisco: ogni tanto arrivano, col vento a favore, zaffate di odore di brace miste a profumo di carne arrostita, patate e peperoni. Si, il paese è vicino e la fame comincia a farsi sentire. Non vedo l’ora di azzannare un bel panino e un (si fa per dire) bicchiere di vino. Ormai siamo in quota: a 800m il freschetto ti ritempra, specie girando sotto l’ombra degli alberi, percorrendo i versanti settentrionali delle montagne.


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L’elegante Yamaha blu con lo sfondo verde della natura.


Un vecchio ponte su un fiume frena i nostri entusiasmi. Sembra ormai andato: ce la farà a tenerci mentre passiamo? Come al solito, sono il primo ad affrontare l’incognita (della serie: qui vi ho portato io e perciò tocca a me levarvi dall’impiccio). Tutto bene, e meno male che non deve passare l’Africa Twin! E’ la volta di Al col suo TM 125 che vola deciso da una sponda all’altra in pochi secondi (neanche il gusto di provare il brivido di starci sopra e vedere se i tronchi, un po’ rinsecchiti, si flettono un po’). Per ultimo Ciccio, prudente come al solito ma ormai padrone del mezzo.



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Momenti forti, in cui gli odori e i colori delle immagini che abbiamo di fronte ai nostri occhi rimarranno impresse indelebilmente nella nostra memoria (a rinfrescare le giornate troppo uguali della nostra futura vecchiaia).

Pensare al guado del fiume, dopo la sudata della mattinata e il vento fresco apparente d’alta quota…brrrrrrrr!!!!!!!! Ringraziamo nella nostra mente chi ha costruito il ponte. Due grossi tronchi dal diametro di quasi un metro e un’intelaiatura a traversine di fasci di legno di una decina di cm di sezione. Il sistema di fissaggio è a incastro. Gran bel lavoro! Son già tre anni che dura alle piene primaverili, quando la neve si scongela e, oltre all’acqua defluiscono a valle anche detriti pietrosi di grosse dimensioni.


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Il vecchio ponte tiene ancora!

Superato il ponte abbiamo da affrontare un tratto di sterpaglia selvaggia che si attacca dappertutto: stivali, raggi, mozzi e giacca sono pieni di erbacce. Conosco bene la tràzzera e so che a breve dovremo affrontare un tratto in salita ripida con fondo terroso. Partiamo sparati (è solo un modo di dire e non vorrei che gli enduristi che leggono capissero male) per risalire lungo il pendio stretto e ci avviamo, quindi, in quella zona che la gente del posto chiama “a palumba” (la colomba).

La giornata continua a proporci il suo cielo sciroccoso: colore grigio con qualche infiltrazione di luce più abbagliante, molto caldo e un filo di vento da Sud. Finalmente mi è arrivato lo pneumatico anteriore e ciò mi permette di guidare in distensione, senza grossi problemi a stare ogni tanto in posizioni più comode caricando l’avantreno. Tutto fila liscio… come l’olio, fin quando ci ritroviamo lungo una mulattiera percorribile fino a quest’estate. Dietro un curvone a gomito ho una strana impressione. Fermo la moto, scendo lungo la ripida discesa piena di pietroni e la mia prudente perlustrazione rivela il tratturo improvvisamente interrotto proprio lungo un difficile guado da attraversare in salita con contropendenza. Dobbiamo rinunciare. Troppo difficile. Torniamo indietro. Anche la prudenza è da considerare come uno dei fattori principali del motoalpinismo.

Il capo spedizione (chiedo scusa agli amici del gruppo per l’appellativo che mi sono attribuito) mostra tutto il suo buon senso (caratteristica tipica degli anziani, dirà certamente qualcuno) e guida tranquillamente verso un’altra uscita a monte. Proprio a un paio di km dal Passo di Praca dove avremmo dovuto riprendere l’asfalto, ad una curva a gomito, compare dal nulla un’auto. Piccolo infarto ma, per fortuna, il cardiologo non mi ha ancora montato l’ultimo modello di pace-maker, altrimenti sarebbe andato troppo in fuorigiri e probabilmente avrei “grippato”. La mia andatura da lumaca impedisce di provocare danni (forse è per questo che mi mandano avanti, altro che capo spedizione!). Proseguiamo verso monte. Altipiani si intervallano a zone di colore cupo. Arriviamo trotterellando fin su un altopiano a circa 1000m slm e ci fermiamo a riposare: si beve, si mette sotto i denti un po’ di frutta secca, si fa pipì e qualche foto.


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In posa con l’autoscatto (devo imparare a regolare il tempo perché, anche se non sembra, devo fare lo “scatto da centometrista” ogni volta).

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Sempre Lui: l’Etna, la nostra stella cometa che ci permette di orientarci sempre (sempre che non ci sia nebbia o nuvolo).

Arriviamo dal benzinaio a fare il pieno. Non finirò mai di stupirmi di fronte alla parsimonia dell’Alp! Due gocce e via in trattoria dove mettiamo, finalmente, in funzione gli unici muscoli che mi piace veramente attivare dopo una giornata di queste: i masseteri (prego Anna, la moderatrice del nostro forum che si occupa di medicina, di spiegare quali sono. Un po’ di partecipazione, via!). Preso dai fumi dell’alcol (non so se era meglio Pino che mi spingeva a bere con lui o Ciccio che dopo un bicchierino si è fermato e, capirete, mi sembrava male mandare indietro quasi ½ litro di Cirò rosso) sento venire da fuori un urlo soffocato: “porch………!!!!!!! Il radiatore perde!!!!!!!!”. E’ Al, arrabbiato e sconfortato davanti al suo TM ferito, probabilmente, dall’usura naturale del manicotto, ormai quasi spaccato dal calore. Non rimane che cercare di rimediare del liquido al distributore di benzina. Niente. Mi fiondo a folle velocità (sfiorando i 65km/h in discesa!!!!!!!!!) al paese vicino per tentare all’emporio. Tra una curva e l’altra penso a quanta roba strana c’è in quel posto: dagli attrezzi per il giardinaggio alle racchette da tennis, dagli ombrelli al pecorino, dal veleno per topi alle macchinette a ultrasuoni contro le talpe. Perché non dovrei trovare del semplice liquido refrigerante per il radiatore del TM del nostro Al? Girato l’angolo che porta all’emporio, la brutta sorpresa: chiuso! Non ci resta che rientrare.

La fine della giornata ha un sapore un po’ amaro. Con la coda fra le gambe rientriamo in anticipo sulle previsioni. Non ci rimane che puntare dritti a casa percorrendo la strada asfaltata. Un po’ delusi ma, si sa, un piccolo imprevisto fa parte del gioco, lo devi sempre mettere in conto e poi, meglio questo che cose ben più gravi. Rassegnarsi alla probabilità che capiti un evento casuale che impedisce di proseguire sulla via preventivata: anche questo è motoalpinismo!

Alla prossima.

P.S.: Ho provato il WR sull’asfalto. Alto, altissimo per il mio metro e 70. Potenza enorme. Ho avuto l’impressione (soggettiva) che fosse quasi più potente, a livello di CV totali, del Beta RR400 che monta il motore KTM ma, probabilmente, mi sbaglio. Ma come si fa a guidare un mostro così sulle pietraie se non sei alto almeno due metri? (questa è una domanda specifica per Andrea/Sambuca!!!!!!!!!!!).
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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Primavera a Iannàcoli

Messaggio da alp » gio 20 mar, 2008 5:44 pm

Fabio F ha scritto: PS: è stata una giornata durissima per le povere camomille :lol: :lol:
In risposta a fabio relativamente allo stress subito dalla camomilla c’è da dire che, come avrai potuto notare, intorno alla moto non c’è alcuna impronta. Infatti abbiamo fatto calare l’Alp con una gru portatile (di quelle che usano per i traslochi sui pick-up) per evitare di rovinare la flora incontaminata.

Scherzi a parte, non sono un naturalista estremista: si, la povera camomilla si sarà distrutta “leggermente”, non molto, però.
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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