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Fuoristrada con gli EnDURIsti di San Giorgio

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alp
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Fuoristrada con gli EnDURIsti di San Giorgio

Messaggio da alp » lun 28 apr, 2008 9:49 pm

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Fuoristrada con gli EnDURIsti di San Giorgio.






Gli EnDURIsti di San Giorgio non sono uno dei tanti Ordini cavallereschi quali l’Ordine di S. Giorgio, detto “della Giarrettiera”, l’Ordine Teutonico, l’Ordine militare di Calatrava d’Aragona, il Sacro Ordine Costantiniano di S. Giorgio, ecc. C’è da dire però che San Giorgio, cavaliere e martire, è considerato il patrono dei soldati, degli scouts, , degli armaioli, degli schermitori, degli arcieri, dei sellai e della cavalleria. E perché non degli enduristi (che di cavalleria ne hanno tanta)?
L’icona classica è quella che rappresenta San Giorgio che uccide il drago. La leggenda comparve nel Medioevo, al tempo delle Crociate. Si narra che nella città di Silene in Libia vi era un grande stagno, tale da nascondere un drago, il quale si avvicinava alla città e uccideva con il fiato quante persone incontrava (doveva avere un alito proprio cattivo, poveretto!). I poveri abitanti gli offrivano, per placarlo, due pecore al giorno e quando queste cominciarono a scarseggiare, offrirono una pecora e un giovane tirato a sorte.
Un giorno fu estratta la giovane figlia del re, il quale terrorizzato offrì il suo patrimonio e metà del regno, ma il popolo si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane fanciulla piangente si avviò verso il grande stagno.
Passò proprio in quel frangente il giovane cavaliere Giorgio, il quale saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessina, promettendole il suo intervento per salvarla e quando il drago uscì dalle acque, sprizzando fuoco e fumo pestifero dalle narici, Giorgio non si spaventò, salì a cavallo e affrontandolo lo trafisse con la sua lancia, ferendolo e facendolo cadere a terra.
Poi disse alla fanciulla di non avere paura e di avvolgere la sua cintura al collo del drago; una volta fatto ciò, il drago prese a seguirla docilmente come un cagnolino, verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li rassicurò dicendo: ”Non abbiate timore, Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: Abbracciate la fede in Cristo, ricevete il battesimo e ucciderò il mostro”. Allora il re e la popolazione si convertirono e il prode cavaliere uccise il drago facendolo portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.
Il titolo di questo nostro racconto richiama alla mente cavalcature epiche che hanno fatto la storia del medioevo. Templari che dedicano la loro vita alla difesa della Chiesa Cattolica. No, non sono i Cavalieri di San Giorgio ma, più semplicemente, si tratta del gruppo di enDURIsti “DURI” che ha l’abitudine di vedersi al sabato pomeriggio davanti alla Chiesa di San Giorgio per fare un giro fuoristrada.

Stavolta c’è uno strappo alla regola: forse invogliati dalle foto dei paesaggi di Pietra K viste sul forum o per le storie mitologiche che Antonello racconta dopo le nostre ultime uscite, una parte del gruppo decide di venire con noi per un giro, comunque, di mezza giornata. Tino e Al hanno già fatto le loro belle esperienze di enDURO con questo gruppo di forsennati. Io, finalmente, ho deciso di superare le mie perplessità e, nonostante le esperienze non proprio esaltanti di un motoraduno di qualche anno fa, decido di partecipare a questa uscita facendo anch’io, per stavolta, uno strappo alla regola (ma quale regola?).

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E’ un sabato come tanti. Bella giornata di sole. Oggi siamo in sei, in ordine alfabetico: Al, Eros, “Maiolino”, Nino, Tino ed io. Le moto sono quelle che si vedono in foto: due KTM 450, un’Honda CRF 450 ed un XR 250, un TM 125 e la mia alpetta. L’XR è stata una piacevole sorpresa! Una motina onesta, vecchiotta ma ancora affidabile, tenuta con cura dalle mani esperte di Nino che è riuscito a cavarsela nonostante i copertoni non fossero il massimo (quando c’è la manetta!).

Risaliamo la Valanidi II, una delle tante fiumare che si trovano intorno alla nostra città, e “Maiolino” prospetta di prendere la carrareccia che sale dal Ciosso (e non il famosissimo Ciocco toscano di cui si parla sempre su Motociclismo Fuoristrada) per attraversare Lifraca e arrivare a San Basilio per poi continuare verso oriente, a mezza costa. Troppo semplice!

“Andiamo più su?” faccio io, che mi sono autoattribuito il ruolo di guida (e, in fondo, il gruppetto dei “nuovi” si aspetta un lungo percorso mai fatto prima). Si accetta con qualche perplessità: “Nino (noto endurista e concessionario Honda, n.d.r.) mi ha detto che l’ultima volta che l’ha fatta è stata dura!” fa “Maiolino”.

Facciamo un giro di sguardi per capirci l’un l’altro e si decide di andare. A San Nicola prendiamo, perciò, la mulattiera che da quota 400 ci porterà su per 300m di dislivello sugli altipiani preaspromontani. Risaliamo lungo il ripido argine sinistro di uno degli affluenti della fiumara principale. Ci inerpichiamo sul versante settentrionale del monte. Il verde dell’erba è intenso, quasi scuro. Siamo in una zona molto umida. L’odore della terra bagnata fa risuonare nel mio intimo ricordi ancestrali legati all’infanzia trascorsa in montagna, nel villino di un’anziana zia dal carattere e dal portamento nobile e una profonda saggezza dentro.

Il rumore della marmitta di Tino risveglia i miei pensieri. Si sale ripidamente e i muscoli delle braccia sono sotto tensione. In piedi sulle pedane, calcolo il passaggio più facile fra due pietroni. Si, ci passo, ma 2 m dopo un sasso di una trentina di cm di diametro mi fa sobbalzare la ruota anteriore (le forcelle dell’Alp sono quelle che sono!) e mi sbilancio appoggiandomi lateralmente alla parete di terra e arbusti: nessun danno! Le protezioni da portiere di Hockey-in-line funzionano! La velocità era modestissima.

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Appena si comincia il fuoristrada impegnativo, il caldo comincia a farsi sentire: nonostante Al rimanga imperterrito col suo integrale, Nino inizia il suo strip-tease “sotto gli occhi perplessi” di “Maiolino”. E’ anche probabile che il mio giovane scudiero sentisse caldo, ma per non mettermi in difficoltà (visto che la sua famiglia me lo ha affidato) rimane in posa per la foto con l’armatura al completo.

Quella che andremo a percorrere sarà una mulattiera non dura ma durissima (che ne dici Eros?). Sassi dalle dimensioni variabili tra i 10 e i 40 cm di diametro costituivano il manto sul quale ci saremmo arrampicati per qualche km, senza via di scampo (nel senso che qualunque traiettoria non avrebbe permesso di evitare lo sconnesso).

Già alla prima contropendenza si presentano i problemi. Con un pizzico di prudenza, da anziano signore di mezz’età, affronto l’ostacolo: una ventina di metri difficilotti in cui un pavimento di grandi sassi rende difficoltoso il passaggio, impossibile ai mezzi a 4 ruote perché non c’è lo spazio fisico per poter passare. D’altra parte, il vantaggio di avere un “bassotto” (l’Alp) lo si apprezza in queste occasioni, quando la possibilità di mettere un piede per terra fa la differenza.

E’ il momento di Al che, come vedete, va su tranquillo, ormai tecnicamente perfetto. La sua TM, nonostante le voci di corridoio, si sta dimostrando sufficientemente affidabile. Negli ultimi mesi in cui stiamo uscendo assieme ha solo avuto un piccolo problema di calo di pressione (no, non si è collassata!) dal tappo del radiatore che faceva perdere il liquido di raffreddamento. Cambiato il tappo, andato via il problema.

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Su quella motona (la K!) immaginavo un endurista smaliziato. Eros, invece, sta facendo ora le sue prime esperienze fuoristrada (ha una Harley in garage!). Ha cominciato proprio bene, sia per la moto (che per qualcuno rimane soltanto un sogno!) sia per la difficoltà della mulattiera. Ci vuole del coraggio a seguire ciecamente personaggi come il “Maiolino”. Vi giuro che non lo sapevo e non avrei mai immaginato che su quel Kappone ci fosse un giovanotto ancora poco rodato all’off-road. Altrimenti avrei evitato la proposta della scelta più “HARD!”. Per questa “forzatura” faccio slittare la responsabilità a “Maiolino”. Non c’è niente di più cattivo che portare un neofita su un tracciato duro: non rientra certo nella filosofia del motoalpinismo (non nella mia)!

Alla partenza dello spezzone difficile mi sembra poco convinto: forse è solo prudenza! Va avanti per un po’, poi si intraversa e, altruisticamente, “Maiolino” (che probabilmente sente i sensi di colpa per aver portato sulla “cattiva strada” il suo “compagno di giochi”) si affretta a scendere a piedi per dare una mano. Anche Tino li raggiunge. Veloce consulto ed Eros parte deciso, dopo aver raccolto i suggerimenti “segreti” dei più esperti.

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“Maiolino”, sant’uomo, insegue come un segugio il suo pargolo, come un padre affettuoso il suo bambino. Beh, deve proprio sentirsi una certa responsabilità sulle spalle. O forse, più che seguire “il suo protetto” sta, più semplicemente, cercando di evitare di farsi mettere sotto dal prode Tino, a cavallo della sua possente Kappona che si arrampica sicuro, come se niente fosse.

Tornanti a U pieni di sassi grossi come grandi mele e canaloni che attraversano il tratturo ora longitudinalmente ora trasversalmente ora (tanto per complicare le cose) obliquamente sono un grosso problema per Eros che, abituato alla sua Harley, su strada, ha difficoltà a dosare la potenza della sua KTM (il vantaggio dei pochi CV dell’alpetta, il tiro ai bassi e la “bassezza” da terra vanno tutti a facilitare noi meno esperti!).

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Ogni tanto cerco di bloccarli per fare qualche foto, ma è altrettanto faticoso che arrampicarsi su per la mulattiera. Fermati, metti la moto col cavalletto in modo che non cada, togli la fotocamera dallo zaino, allontanati, urla di sistemarsi (talvolta, anzi quasi sempre, è del tutto inutile), inquadra, scatta, e risistema il tutto per ripartire. Che fatica per gli amici di motortrip!

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Dopo alcuni km tosti il terreno migliora decisamente e anche la pendenza si ammorbidisce. Andiamo su tranquilli lungo la striscia priva d’erba creata dal calpestio delle bestie che periodicamente attraversano la tràzzera. L’ultima volta che siamo passati da qua, con Tino, abbiamo incontrato un pastore e ci siamo fermati a chiacchierare. Almeno il nostro intento era quello. Con sorpresa abbiamo scoperto che il giovanotto era un immigrato (clandestino?) proveniente dallo Sri Lanca che viveva in montagna da alcuni mesi, in attesa che le cose si sistemassero col tempo (sanatoria). Gli avevano affidato un gregge di caprette e lui stava fra i monti a pascolare, continuando a vivere come aveva fatto da quando era nato. Era questo che si aspettava dal sogno italiano? Miseria e povertà fanno da regine nell’universo aspromontano. Cosa è cambiato recentemente? Che qui il pastore di vent’anni fa ormai affida il proprio gregge a questi poveri disgraziati che arrivano dall’altro mondo e, per un tozzo di pane, sono disposti a fare una “vita da cani” (praticamente uguale a quella dei cani pastore che accompagnano le bestie).

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Ma torniamo a noi, dopo questa parentesi di riflessione. Nella foto di sopra, Al segue la stretta scia del tratturo, ormai diventato pianeggiante e libero da quei grossi sassi che hanno creato in me una specie di elettroshock per le vibrazioni. Arrivato al rudere più su, quando mi sono fermato c’era già “Maiolino” e , sconvolto mentalmente, ho pensato che fosse il mitico San Giorgio che stava inforchettando il drago (forse perché aveva fra le mani un grande ramo con cui faceva finta di tirare con la spada).

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Qui, addirittura, prendiamo un breve tratto in discesa. Nino con la sua fida XR 250 e la pettorina nera dà veramente l’impressione di un cavaliere errante, o no?! E poi è la volta di Tino che ormai è diventato un tutt’uno con la sua nuova Kappona.

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La bellezza di questa tràzzera sta nel suo essere selvaggia. Ormai ci passano solo i pastori che vengono con i loro animali al pascolo da Allai o da Sant’Antonio, due borgate contadine della zona. Come avranno fatto a costruire l’abitazione, che è ormai un rudere, che incontreremo più su?

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Asini! Si, proprio loro. Così lenti, pazienti, sicuri, prudenti, sobri e discreti (sembra la descrizione del motoalpinista. Ma allora siamo asini?). Caricati come degli sherpa, erano i 4X4 degli inizi del secolo scorso. Venivano utilizzati per i lavori più pesanti e faticosi. Uno zio di mia moglie aveva un asino che usava per il suo lavoro in campagna e una leggenda di famiglia racconta che quando gli è morto si è dovuto trasferire in Australia per poter mantenere la moglie e i sette figli!

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Mentre i nostri cavalieri chiacchierano di pistoni e fasce elastiche io mi intrufolo all’interno del rudere e, con mia grande sorpresa, trovo quest’antica pressa per l’uva. E’ strano come uno strumento così “prezioso” sia stato ridotto così. E’ proprio malconcio!

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Finalmente arriva Nino, con la sua semplicità e la sua simpatia. Ci fermiamo ancora un po’ al rudere a chiacchierare e aspettare il “nostro” Eros. Giù, fra Kapponi, si stanno sostenendo a vicenda. O meglio, Tino sta facendo la “scopa” perché la strapotenza del KTM, se non gestita perfettamente, con un dosaggio ottimale del gas, fa brutti scherzi nelle curve a gomito piene di sassoni.

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Il rumore del marmittone di Eros ci annuncia che stanno arrivando e tiriamo un sospiro di sollievo. In fondo, siamo un po’ tutti in apprensione per “il nostro novizio”, anche se non lo diamo a vedere per non metterlo ancora più in ansia.

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Ripartiamo recuperando prati di margherite in fiore e, soprattutto, l’agognata pianura. La pianura crea in noi tutti un gran senso di serenità. Si viaggia lisci, tranquilli, senza rischi. Il sole è già alto in cielo. Abbaglia forte. Ci distanziamo per non respirare polvere. Ormai il tratturo si è trasformato in una comoda carrareccia.

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Anche il nostro Eros è ormai a suo agio (dopo le difficoltà superate!). Grandi e facili curvoni semipianeggianti si alternano a stretti tornanti. Ogni tanto sembra che la carreggiabile finisca oltre un dosso o dietro una curva più stretta delle altre. Ogni tanto la carreggiabile si restringe nuovamente. Ma fra pochi km recupereremo l’asfalto.

Raggiungiamo il borgo di Fossato, svoltiamo sull’asfalto verso il paese e ci rechiamo al cimitero. Da lì inizia una bella sterrata che ci porterà fino ad un incrocio importante, dove ci fermiamo a decidere sul da farsi. Deviando a Sud andremmo verso il mare lungo una carreggiabile di una decina di km che ci porta diritti al distributore di benzina sulla SS 106 (da lì poi potremmo risalire verso monte). Fa caldo e all’unanimità decidiamo di proseguire a mezza costa per risalire poi lungo la strada che conduce al Puntone di Lappa. Ci immettiamo, quindi sulla fiumara che ci condurrà verso San Lorenzo.

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Risalendo verso San Lorenzo attraversiamo campi coltivati a ulivo ma, quando lasciamo la carreggiabile per seguire lateralmente un tratturo ecco che l’ambiente ritorna ad essere selvaggio. Il primo piano di Tino in velocità è la tipica inquadratura da enduro, la troviamo spesso sulle riviste specializzate (ovviamente fatta come si deve!). Non c’è, però, il senso del motoalpinismo. E’ difficile ritrovarlo in questa uscita che ha assunto una chiara identità enduristica (ho perso in partenza nonostante la presenza di Nino con l’XR 250!).

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Già qui siamo su un altro pianeta! Da fermo, coi piedi per terra, senza l’armatura (casco) e con la “motoretta”, il sorriso di Nino tradisce una filosofia motociclistica ed esistenziale diversa, sicuramente più motoalpinistica.

Tornando all’enduro, ecco l’Eros in piena azione in un’immagine a tutto campo. A quanto pare, anche lui, come Tino, riesce a coniugare l’andare in moto per strada e off-road utilizzando due differenti moto. In entrambi i casi con moto specialistiche (la Tuono di Tino è una vera e propria bomba!). Al contrario, uso l’alpetta per il fuoristrada come anche per andare a lavoro o accompagnare le figlie a scuola. Per me la moto è un compromesso fra tante possibili funzioni, in nessuna delle quali si ha un’alta specificità.

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Anche per Al, nonostante i suoi 17 anni, il ventaglio dei mezzi motorizzati è addirittura più ampio: TM 125 per il fuoristrada, Honda XR 125 per girare in città e un quad perché … non si sa mai! Questo mi fa riflettere sulla fortuna che hanno oggi i ragazzi rispetto ai nostri vecchi tempi (se avevi un motorino andava già più che bene). Beati loro!!!

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Tutti vanno forte. Io rimango indietro, Tino ed Al conoscono il percorso e dirigono il gruppo. Il “Maiolino” marca stretto Eros che è ormai lanciatissimo e Nino si diverte un mondo con la maneggevolezza del suo vecchio 250. Arrivati a Bagaladi c’è da risalire verso la Fiumara di Tuccio e lì comincio a perdere colpi, sbagliandomi su alcuni incroci fra strette tràzzere. Neanche a parlarne a fermarmi a fare foto. Ogni tanto qualcuno di loro torna indietro temendo che mi sia successo qualcosa: caspita come viaggio lento!

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Ma come non fermarsi a immortalare un paesaggio bucolico di questo genere? Il nostro “Maiolino” corre sereno col suo 450 fra campi di margherite in fiore. Il profumo è inebriante! Sarebbe bello potervelo far sentire ma la tecnologia informatica dovrà ancora fare tanto prima di riuscire a portarci virtualmente in luoghi che si possono raggiungere solo con le nostre fide due ruote.

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Risaliamo dal tratturo e, dopo alcuni km che abbiamo lasciato la grande fiumara, raggiungiamo la strada asfaltata. Abbiamo tutti una gran sete. Una brave sosta per bere davanti alla Casa Cantoniera prima di prendere la lunga salita che ci permetterà di raggiungere Portella d’Alato (1316m slm).

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Alcuni km d’asfalto, poi la carrareccia sterrata diventa sempre più “interessante”. Tutti avanti a me alzano grandi polveroni e i miei occhi diventano appiccicosi (sarà il caso di chiedere con urgenza una visita oculistica a domicilio? Visto che abbiamo l’oftalmologo con noi?!). Prendo le distanze dal gruppo e procedo col mio solito passo, un’andatura lenta che mi permette di assaporare le meraviglie del paesaggio montano.

Piano piano, la terra secca che avevano pestato fino a quota 800 si trasforma in un manto di aghi di pino, estremamente scivolosi: immaginate un tappeto viscido che, specialmente in curva, cede alla pressione dello pneumatico. Specie per chi va forte, una vera e propria trappola.

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Sosta di recupero: quattro chiacchiere, un po’ d’acqua e un mix di nocciole e frutta secca per riprendere le energie. Ne porto sempre con me, le ho trovate utilissime in più d’un’occasione.

Ricordo nel 2004, a Morano Calabro, un raduno di trial e un gruppo (fra cui io) che esce dal percorso per seguire una scia alternativa (principio di serendipità?). Bloccati in una rupe a strapiombo, non potendo tornare indietro, tentiamo di proseguire per cercare un fazzoletto di terra per girare le moto. Abbiamo percorso più di un paio di km in condizioni veramente difficili prima di trovare il punto adatto al dietrofront (vedi la prima foto di sotto). Arrivati lì, un compagno di cordata è crollato: non ne voleva sapere di rifare il pezzo a ritroso. Crisi isterica anche per mancanza di acqua e zuccheri. Gli facciamo il pieno (con acqua, mandorle tostate e fichi secchi), qualche parola rassicurante e ripartiamo. Morale della favola: Avere sempre dietro acqua e zuccheri per recuperare energia!

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Sempre più su. Tutto liscio perché stiamo viaggiando su un versante meridionale, sempre esposto al sole primaverile che ha sciolto la neve. Poi guardiamo l’ora e capiamo che per il TM di Al fra un po’ dovrebbe iniziare la riserva. Ci consultiamo: Nino deve essere a casa per pranzo. Si decide che loro scendano a fare benzina al paese, noi proseguiremo per un giro più largo. Appuntamento dal benzinaio per poi rientrare.

Due tentativi a vuoto per colpa, ancora una volta, della neve marcia e sciroccosa che ci ha impedito di arrampicarci su per una carrareccia che attraversa un bosco di lecci ma con esposizione a Nord: la temperatura fresca, dovuta alla poca assolazione della zona, ha mantenuto cumuli di neve non insormontabili ma abbastanza difficili da superare agevolmente. Perciò, visto che siamo in ritardo, decidiamo anche noi per l’asfalto. Si arriva così in paese e, fatto il pieno, si riparte per rientrare in città.

Concludiamo il reportage di questa giornata di mezz’aprile in Calabria constatando, ancora una volta, che la neve in quota è troppo difficile da superare. Abbiamo provato due percorsi alternativi senza avere la possibilità di passare oltre cumuli di neve pappa alta 40 cm. Diversamente dall’ultima uscita, sapendo a cosa andremo incontro, ci ritiriamo in buon ordine.



Post scriptum:
Desidero sottolineare che ogni riferimento a persone e luoghi citati in questo report è volutamente romanzato, per rendere il nostro racconto più interessante. Succede quasi sempre nei nostri resoconti di avventure fuoristrada che ci sia quel tanto di immaginazione romanzesca che serve a dare un pizzico di emozione e umorismo in più.
In particolare, qui è stato preso di mira il nostro Eros. Voglio pubblicamente chiarire che nutro una grande stima nei suoi confronti e che sicuramente ha dimostrato in questa occasione una dose di coraggio, perseveranza e motivazione alla pratica del fuoristrada fuori dal comune: così ci miglioriamo. Grande Eros!
Ultima modifica di alp il gio 01 gen, 1970 1:00 am, modificato 4 volte in totale.
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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Messaggio da mitnick » mar 29 apr, 2008 12:09 am

E' stato emozionante rivivere l' uscita fatta insieme agli amici sopra mensionati attraverso lo splendido racconto di Lino (del resto leggendo gli altri post di Alp nn c'è da meravigliarsi, è da ribattezzare "motoalpigiornalista" :lol: visti i suoi sempre coinvolgenti racconti). Spero quindi al più presto di poter affrontare insieme una nuova entusiasmante avventura!!!
Alla prossima e un saluto a tutti gli amici del forum.....

PS:sono nuovo del forum e a momenti dimenticavo di presentarmi :? , sono Nino, il ragazzo in sella alla "tanto invidiata" xl 250, nn è un amore??? (dai ke skerzo.... :lol: :lol: :lol:) a presto....

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Messaggio da max37 » mar 29 apr, 2008 12:46 am

che posti meravigliosi.
alcuni tratti erano davvero duri.

ps: io molte foto non riesco a vederle e ci sono dei numeri.
devi ancora inserirle oppure ho qualche problema?
Max37

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Messaggio da palmerino » ven 02 mag, 2008 5:33 pm

Complimenti: sembrava che non finiva mai, questa uscita. :D
Per l' Honda Xr 250 (xl o xr?), posso confermare che sale dappertutto anche con copertoni non molto tecnici: basta solo non lasciare mai il gas ed un pò di tecnica da parte del pilora.
Bella moto, visto che la uso anche nei trasferimenti stradali senza nessunissimo problema.
Se avessi ancora il mio Westfalia (furgone camperizzato: ci entrava giusto giusto una enduro) sarei venuto di corsa dalle vostre parti. :wink:
Bravi: la vita va vissuta e goduta... 8)

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Messaggio da mitnick » lun 05 mag, 2008 2:13 am

palmerino ha scritto:Honda Xr 250 (xl o xr?).................
Faccio chiarezza: è una vecchia XL 250, modestamente!!!! :wink: :lol: :lol:
Ciao e alla prox..........

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Messaggio da massimo s » lun 05 mag, 2008 4:39 pm

Belle foto, bei posti, ma ragazzi un consiglio: vedo che qualcuno non ha le ginocchiere, compratele e usatele, servono davvero !
D-istruttore enduro :)

alp
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Messaggio da alp » lun 05 mag, 2008 11:31 pm

massimo s ha scritto:Belle foto, bei posti, ma ragazzi un consiglio: vedo che qualcuno non ha le ginocchiere, compratele e usatele, servono davvero !
sono perfettamente daccordo con te!!!

e mi fa piacere che uno tosto come te dia questi buoni consigli.

Grazie massimo.
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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Messaggio da massimo s » mar 06 mag, 2008 12:07 am

Niente grazie,
ecco il risultato sabato di una banale scivolata su asfalto con la moto da enduro: la ginocchiera è carteggiata pure lei anche se non si vede.....e per fortuna che c'è e ha svolto il suo dovere !!!!

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D-istruttore enduro :)

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Messaggio da max37 » mar 06 mag, 2008 12:48 pm

vedo che non sono l'unico a mettere il culo per terra :lol:
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Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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Messaggio da .maverick. » mer 07 mag, 2008 11:45 pm

Complimenti per il racconto emozionante.

Sono nuovo del forum e anche io come voi ho la passione per l'offroad. Ho avuto due moto in passato e sono in procinto ad acquistare la terza: KTM 125.

Buon divertimento ragazzi e a presto!!



P.S.: Il ragazzo col Ktm 450 deve essere un piscio: ma esce in fuoristrada senza tuta? :lol: Una bella cravattina, no?!?!?

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