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Un week-end come pochi!

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alp
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Un week-end come pochi!

Messaggio da alp » mer 10 nov, 2010 8:57 pm

IL SOLE

Ora però basta dormire, Brianza e gli altri amici di motor trip stanno aspettando il report della seconda giornata.

Ancora fa fresco quando al mattino presto apro la finestra del cottage di legno per guardare che tempo fa fuori. Il sole brilla, riscaldando timidamente il prato imbevuto dalla brina notturna. Sulle moto un filo d’acqua. Le oche saltellano tra una jeep e un quad rovistando fra ganasce e freni a disco o in cerca di chissà cosa. Fuori sento le voci dei miei compagni d’avventura che iniziano a chiacchierare commentando qualche buffa caduta di ieri e le ansie (nascoste da sfottò!) per quello che ci aspetta oggi.



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Gennarone “Awanagain” appena alzato… e già è tutta allegria!!!



Esco in veranda e urlo un gran saluto collettivo. Nonostante la stanchezza accumulata nelle lunghe ore trascorse in moto il giorno precedente, un sorriso ebete è stampato sulla faccia di tutti noi: ci aspetta un’altra giornata dura, di fatica e sudore e speriamo che, anche oggi, non piova.


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Sopra, uno dei gemelli infreddolito e sotto alp, il rude uomo d’Aspromonte che nulla teme e a cui l’andropausa ha ormai tramortito i recettori termostatici.
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Abbiamo passato una prima giornata “sul filo del bagnato” deviando la traiettoria del nostro viaggio dove vedevano in alto nuvoloni grigi. I più esperti controllano le moto, quelli meno si concentrano sulle foto e la sistemazione degli zaini. Controlliamo che non rimanga nulla in camera e carichiamo tutto sulla Range Rover di servizio.


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Il gruppo alle prime ore del mattino, ancora fa freddo e c’è molta umidità.

La colazione non sarà ricca come al solito e la cena non è stata all’altezza delle aspettative (escludendo le linguine ai funghi). Non moriremo di fame, comunque. Bruno e i suoi amici sono arrivati: 5 moto e un jeeppone, nove persone in tutto, compreso il figlio del nostro anfitrione.

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La vecchia Honda 500 2t di Bruno, un antico cimelio da battaglia.

Si fa il pieno in paese e si decide il percorso da fare: direzione sud-est. Non passiamo nemmeno, come l’altra volta, a fare le foto di gruppo davanti al monastero: troppo poco enduristico! L’idea originaria era quella di arrivare alle Cascate del Marmarico ma, immediatamente, i nostri ospiti ci allertano che una frana impedisce di percorrere lo sterratone e saremmo costretti a seguire la strada provinciale. Si decide, quindi, di limitare il giro al tratto sterrato sicuramente percorribile e di arrivare alla Ferdinandea seguendo una carreggiabile che il mal tempo avrà ridotto ad un campo di battaglia. Si vedrà!


LA ZONA UMIDA DELLA LACINA

L’entusiasmo della partenza ci aiuta molto nell’affrontare gli impervi ostacoli che troviamo lungo il sentiero che sale ripido da Sharo Gambino, una delle tante stradine che dal centro si snodano verso oriente: ampi canaloni longitudinali e trasversali sembrano messi lì apposta per mettere alla prova le nostre abilità di giocolieri.

Giacomo, Pino ed io avevamo già percorso questa zona durante un raid di perlustrazione nei primi giorni di luglio. A bordo di un grosso pick-up, con tanto di carrello al seguito, eravamo partiti da casa nelle prime ore del mattino e, raggiunta Serra avevamo girato col mio GPS marino nel tentativo di trovare i sentieri che in precedenza avevamo individuato per fare un circuito toccando Bivongi. Ore e ore di giri intorno a incroci improbabili, alla fine siamo dovuti rientrare, con la coda fra le gambe e la promessa che non avremmo abbandonato la nostra idea ma avremmo ritentato successivamente. Altra cosa che ricordo intensamente di quel viaggio è la pioggia torrenziale che per circa mezz’ora ci ha braccato senza tregua e che a turni alterni ci ha accompagnato per l’intera giornata, specialmente alla fine quando abbiamo desistito dai nostri intenti esplorativi.


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Il gruppo esplorativo col jeppone e il carrello di servizio

Il lago della Lacina é un lago artificiale che si trova nella conca da cui nasce il fiume Alaca. La zona umida della Lacina, in origine, prima della costruzione della diga e la creazione del bacino artificiale, era ricca di paludi e acquitrini. E’ un paradiso per i naturalisti perché sono presenti oltre 300 specie vegetali, di cui oltre il 25% molto rare. Nel 1980 venne presentato il progetto per la realizzazione della diga, per complessivi 30 milioni di metri cubi di acqua E’ stata completata verso la fine degli anni '90 e, nella zona orientale, sono state costruite numerose pale eoliche che creano un paesaggio extraterrestre di indubbio fascino.

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Giacomo con lo sfondo del Lago di Lacina e le sue pale eoliche

Le prime difficoltà le incontra il jeeppino che deve deviare ed io ne approfitto e lo seguo a ruota. Ciò nonostante, proprio nel punto più ripido e viscido, ecco che faccio il bis derapando lievemente e appoggiandomi al bob laterale che accompagna, come una barriera di protezione, la “scalinata”. Poco male! Niente danni. Si procede.
Gli altri, come sempre, sono avanti e me li ritrovo in attesa. Ogni tanto faccio difficoltà a orientarmi agli incroci ma il mio senso topografico riesce a sopperire alla scarsa velocità ed evito di perdermi più di una volta.


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Quando il gruppo si ricompatta qualcuno approfitta per scattare qualche foto (io, come al solito, devo ancora arrivare).

Il terreno è ottimo così come la temperatura. La velocità di crociera del gruppo è eccessiva per i miei gusti. Non mi importa se mi devono aspettare: non voglio rischiare di farmi male e passare qualche mese ingessato. Cammino e rifletto sullo “stile” di questa escursione, ben diverso da quella realizzata più di un anno fa. Allora eravamo alla prima esplorazione, tutti un po’ intimoriti e tenevamo un’andatura accettabile. Oggi, invece, sembra che abbiano chiuso l’accesso alla sterrata e ce l’abbiano riservata tanto corrono tutti quanti, in barba a chi arriva dalla parte opposta.

Il popolo degli enduristi è fatto così: corri più velocemente possibile da un punto ad un altro, non importa cosa c’è in mezzo, davanti a te solo qualcuno da superare e nient’altro che possa attirare la tua attenzione. Non basta un bel panorama o una catena di monti in lontananza, ciò che conta è ridurre il tempo di percorrenza fra due punti: la partenza e l’arrivo (più corri più vali!). Non condivido questo genere di motivazione al viaggio e così mi ritrovo spesso solo, dietro a tutti, a trotterellare tranquillo osservando la natura intorno a me e cercando di allontanarmi il più possibile dal rumore dei loro marmittoni e dalle esalazioni dei tubi di scappamento (il Range a gasolio di fumo ne faceva davvero troppo per i miei gusti!).

Dietro un veloce curvone vedo qualcuno fermo: un quad ai margini della sterrata, dentro una canaletta di scolo. Nessun danno al pilota né al mezzo. Anche per stavolta il nostro Gennarone l’ha fatta franca, per fortuna! Poteva davvero farsi male. Pare che l’andatura non fosse delle più lente. Dopo qualche minuto si riparte e, stavolta, un senso di maggiore prudenza pervade il gruppo nella sua totalità: basta un attimo di distrazione per farsi davvero male!


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Awanagain, fra fratture e fortuna non si sa mai chi ha la meglio!
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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max37
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Messaggio da max37 » mer 10 nov, 2010 9:05 pm

peccato che con la chiavetta non riesco a caricare tutte le foto
Max37

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La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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frank
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Messaggio da frank » sab 13 nov, 2010 1:59 am

bello...davvero...a quanto vedo quella tua alpetta ti porta ovunque tu voglia...complimenti per tutto :D
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alp
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Messaggio da alp » mer 17 nov, 2010 5:48 pm

LA FERDINANDEA


La carreggiabile che ci ha permesso di arrivare alla Ferdinandea a tratti è stata impegnativa ma mai insuperabile. Numerosi bivi hanno messo a dura prova la nostra capacità di scouting: impossibile tentare di ritornarci da soli e orientarci a occhio, anche perché Bruno e gli altri amici di Serra ci hanno guidato tagliando la via principale attraverso tantissime scorciatoie. Nell’ultima parte, una decina di chilometri, la carreggiabile si presentava larga e semipianeggiante, con un terreno fangoso a tratti ma con punti di rischio ben in evidenza. Arrivo che sono tutti a fare già le foto di rito. “Ehi, aspettate, ci sono anch’io!”.


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Gruppo al completo… finalmente!!!

La Ferdinandea, come area geografica, si espande lungo un territorio di oltre 3000 ettari compreso fra i Comuni di Mongiana e Serra San Bruno. Nella zona si trova una vasta vegetazione caratterizzata da boschi di faggi e abeti. L’origine toponomastica risale a Ferdinando II di Borbone, il quale a partire dalla seconda metà del 1800 la utilizzò come zona di caccia costruendosi una piccola villa. Successivamente venne adoperata come centro siderurgico e vi costruirono una ferriera, una caserma, edifici residenziali, scuderie e stalle.

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Davide, sempre col suo sorriso e la battuta pronta. Se non fosse venuto… ci sarebbe mancato!


Con la nascita dello stato unitario il governo italiano vendette tutti gli stabilimenti siderurgici e i boschi ad Achille Fazzari che tentò di riavviare l’attività della fabbrica chiusa all'inizio del Regno d'Italia. Vani furono i suoi tentativi e alla fine riconvertì tutto in un'azienda agricolo-pastorale. Successivamente, nella zona, si realizzò un’azienda per la produzione di acqua minerale, una piccola centrale idroelettrica, e varie segherie. Oggi il tutto è semidiroccato, impossibile da vedere al suo interno perché pericolante e chiuso ai visitatori (misteri del turismo calabrese!).


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Dai che si riparte!


VERSO MONGIANA


A questo punto bisogna decidere alla svelta il da farsi: come al solito il nostro cronico ritardo (soprattutto per colpa della mia lenta andatura) non ci permette di poter ipotizzare realisticamente di raggiungere la meta agognata: ci metteremmo troppo ad arrivare alle cascate. Si decide, perciò, di continuare su strada sterrata fino a Mongiana, in direzione Ovest e lì fermarci a pranzare presso un ristorante conosciuto dalle nostre guide locali.


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Quaddisti in primo piano. Sempre loro: il gruppo HP4!!!


La carreggiabile continua ad essere ampia e non ci mette mai in difficoltà: si fila liscio su terreno poco pendente senza alzare polvere ma qualche pietrata, durante i sorpassi che mi fanno, la ricevo comunque (la prossima volta più che le protezioni in plastica metterò un’armatura in ferro con tanto d’elmo!).
Qualche goccerellina leggera si sente arrivare proprio quando stiamo per raggiungere il paese. Niente di grave, cinque o dieci minuti appena, giusto il tempo di metterci un po’ al riparo appena arriviamo al ristorante. La fame è tanta!



MONGIANA

Menù: affettati misti fatti in casa, pane di grano scuro (jermanu), crocchette di riso, birra e vino a volontà. Un pranzo piuttosto rustico in una location altrettanto casual: ci sistemiamo nel garage dell’albergo-ristorante (dopo aver messo fuori l’auto del proprietario e sistemato tavoli e sedie). Non è molto accogliente (anzi, devo dire che è proprio squallido) ma svolge egregiamente la funzione di ripararci dalla pioggerellina che, per fortuna, dura appena qualche quarto d’ora. In effetti siamo troppo sporchi (e cattivi!) per entrare nelle sale del ristorante.

I proprietari insistono per offrirci il caffè e farci visitare le camere proponendoci ottimi prezzi per la nostra prossima gita. Chi sa se continueranno a farci mangiare in garage? Scherzi a parte, cerchiamo di convincere il gruppo dei nuovi amici a proseguire per un tratto fino a Mammola, lungo una facile e ampia carrareccia che loro non conoscono. Nulla di fatto, però. Proseguiamo soli. Ci salutiamo ringraziandoli per la cortesia e l’attenzione che ci hanno dedicato. Promettiamo loro di fare altrettanto se verranno a trovarci sulle nostre montagne.




VERSO MAMMOLA


Alcuni km di asfalto prima di imboccare la comoda strada in terra battuta che ci permetterà di scendere di quota per il prossimo rifornimento. L’esposizione verso sud innalza la temperatura. Incrociamo auto che percorrono tranquillamente questa carreggiabile per tagliare parecchi km di curve a gomito. Dobbiamo fare attenzione quando comincia l’asfalto e la carreggiata si restringe a poco meno di due metri: ritrovarsi in velocità con un camion dietro la curva non è una bella sorpresa! Tutto fila liscio!

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Sosta alla fontanella per il pieno d’acqua.

Due bottigliette di plastica da mezzo litro sono state più che sufficienti per dissetarmi fra una fontana e l’altra. La moto non mi ha dato nessun problema: ho cercato di mantenere la pressione delle gomme al punto da non pizzicarle scontrandomi con la roccia ma neanche perdere aderenza sul fango. Le due piccole cadute non hanno provocato danni (ho semplicemente poggiato la moto sul bob di terra adiacente). La messa in moto, che ultimamente mi sta creando qualche intoppo, è stata sempre pronta e il faro sta portando avanti il proprio lavoro con estrema efficienza.

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Le soste svolgono una funzione fondamentale nell’escursionismo motociclistico: permettono un indispensabile riposo del guerriero e, soprattutto, stimolano un sano sfottò!

Facciamo il pieno alla Tamoil e ci fermiamo a prendere un caffè. Un bimbo di poco più di due anni appena ci vede entrare al bar comincia a strabuzzare gli occhi. Gente così conciata non l’aveva mai vista. Temo che da un momento all’altro cominci a strillare di paura. Poi intravede fuori le moto e allora il suo visino si trasforma improvvisamente mostrando il migliore dei suoi sorrisi, facendo il segno dell’accelerazione del gas con la manina destra e sputacchiando il suo “vruuuuummmm” dalla piccola boccuccia rosa. Vorremmo, a quel punto, fargliene provare una ma la mamma apprensiva preferisce di no: “farai un giro la prossima volta che passiamo di qua, quando sarai più grande!”. E’ sicuro che correrà ad affacciarsi alla finestra di casa ogni volta che sentirà il rombo di una moto… avete dimenticato cosa si prova ad essere bambini?
Usciamo, controlliamo gli zaini e mettiamo in moto alla volta del “sentiero dei greci”. Ci voltiamo verso l’ingresso del bar: in braccio alla sua mamma il bimbo ci saluta con la sua manina: siamo grandi!



IL SENTIERO DEI GRECI

E’ uno dei tratti più interessanti dell’intero viaggio. Da Mammola si procede verso il Fiume Torbido, si sale al Passo Sella e si raggiunge il Passo della Limina tangendo il Santuario di San Nicodemo. A piedi si impiega non meno di tre ore, in moto sono sufficienti una ventina di minuti saltando da una quota minima di 240m slm agli 850 della Limina. La parte di territorio attraversata dal Sentiero dei Greci è caratterizzato dalla presenza di una vegetazione variopinta che cambia in virtù dell’altezze: boschi di faggi, di pini, di lecci, di castagni, querce ed ulivi (varietà mammolese) nelle quote più basse. Accanto a tutta questa varietà di vegetazione prospera nel sottobosco una flora più piccola: l’erica (dalla cui radice si ricavano pregiate pipe), l’agrifoglio, il pungitopo (asparago di bosco), la felce (usata dai pastori per confezionare le ricotte fresche). Da segnalare le numerose specie di funghi mangerecce che scatenano, in questa stagione autunnale, una frenetica ricerca da parte di famiglie intere che sfrecciano con le loro utilitarie assolutamente prive di 4 ruote motrici.

Anche la fauna è ben rappresentata. Specie diverse, ben adattate, trovano un habitat ideale: il cinghiale, la volpe, la lepre, il tasso, il ghiro (specie protetta). Molti uccelli popolano la zona: il fagiano, il falco, il corvo, le colombe selvagge ed altre specie minori. Non è raro vedere gruppi di cavalli semi-selvaggi che pascolano nella verde prateria dell’altipiano della Limina. Questo sentiero può essere percorso tutto l’anno visto che il punto di massima altitudine non supera i 900m slm..
Si sale che è una meraviglia con terreno estremamente variabile: dalle pietre smosse al fango, dalla sabbia alla terra battuta. In pochi km si prova di tutto: un’ottima palestra per imparare ad andare in moto fuori dall’asfalto. Il gruppo si ferma ad un campetto di cross utilizzato dai ragazzi del posto. Preferisco continuare e affrontare un impervio sentiero in compagnia di un amico (già mi immaginavo superato a sassate da tutto il gruppo).

Procediamo in maniera scorrevole e godiamo del silenzio fra gli alberi. Siamo ben lontani dalle situazioni rumorose che ci hanno accompagnato il giorno prima. Ora possiamo fermarci, se ci pare, e guardarci intorno senza fretta. Pennelliamo i dossi e ammorbidiamo l’ingresso alle frequenti cunette, deviamo le buche di fango e azzardiamo qualche sgommata all’uscita dei tornanti. Viaggiamo leggeri.



IL GRUPPO SI RICOMPATTA

Dopo tre quarti d’ora il gruppo ci raggiunge. E’ tardi, siamo tutti stanchi e decidiamo di proseguire dall’asfalto visto che fra poco farà buio. Percorriamo i primi 15 km ancora accompagnati dalla luce del tramonto. L’ora e mezza a seguire saremo avvolti dal buio. Specie su un tratto di 6 km di sterrato non è stato facile destreggiarsi fra le tenebre con le luci in dotazione sulle enduro racing. Preferiamo ripercorrere la strada dell’andata. Mi fanno andare avanti (visto il mio faro). Seguo a ruota Pino ma, troppo tardi, ci rendiamo conto di aver perso il seguito. Per telefono ci comunicano di essere molto indietro così li aspettiamo al bivio di Gesumino, prima di ritornare alla provinciale. Pare che ad un incrocio non sappiano più che strada prendere.
Di nuovo insieme! Ci contiamo. Manca poco a concludere il giro. Abbiamo passato due giornate piene di buona aria di montagna, ottima compagnia e sana fatica. Il gruppo scanzonato e burlone ritornerà certamente su questi sentieri, ne sono sicuro, anche se l’autunno è ormai inoltrato e con l’inverno arriverà la neve a impedire il passaggio sui punti più alti.
Una quindicina di km e raggiungiamo l’ultimo distributore di benzina. Il tempo di fare un pieno a 35 km da casa e il gruppo si saluta calorosamente. Ci si divide fra chi deve prendere una strada e chi un’altra per fare prima. I soliti cenni di arrivederci fra chi ha condiviso due intere giornate di meravigliosa avventura fra natura e motori, amici e passioni, sapori genuini e profumi ormai perduti.
Ciao ragazzi, a presto.
A presto e...
Buon motortrip,

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Messaggio da Brianza » gio 18 nov, 2010 1:10 am

Veramente una grande avventura. :shock:

Molto bello e ricco di particolari il tuo racconto.

Complimenti a tutti.:wink:

ciao
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Messaggio da carlo » gio 18 nov, 2010 3:34 pm

Bellissima uscita! E, a giudicare dal numero di partecipanti, sarebbe anche adatta per un raduno di motortrippers... peccato
che sia lontano da quasi tutti noi... :?
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Messaggio da alp » gio 18 nov, 2010 9:25 pm

carlo ha scritto:Bellissima uscita! E, a giudicare dal numero di partecipanti, sarebbe anche adatta per un raduno di motortrippers... peccato
che sia lontano da quasi tutti noi... :?
In effetti c'ho pensato più d'una volta ma Reggio è troppo a Sud!!! Chi sa che non lo si possa riorganizzare con un gruppetto di motortrippers la prossima primavera...
A presto e...
Buon motortrip,

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domyjames
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Messaggio da domyjames » lun 22 nov, 2010 8:13 pm

GRAZIE MILLE LINO SEI SEMPRE MITICO NEI TUOI RACCONTI

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max37
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Messaggio da max37 » lun 22 nov, 2010 9:12 pm

sei pregato di presentarti nell'apposita sezione e di non scrivere in maiuscolo che nel linguaggio informatico equivale a gridare

grazie
Max37

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Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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Messaggio da husqvarna100 » mar 23 nov, 2010 10:38 am

Finalmente il nostro cantore calabro si e' rimesso in azione.
Certo che non poteva scegliere un momento e una situazione migliore
per togliersi di dosso la ruggine.
Se superi indenne questa il tuo futuro motoalpinistico e' destinato ad
essere moooolto lungo.

Claudio.

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