Due giorni indimenticabili
Inviato: dom 06 set, 2009 12:48 am
Due giorni indimenticabili
Diario di un’avventura motoalpinistica a Serra San Bruno

Ci sono giorni che scorrono senza lasciare traccia alcuna, giorni senza storia, senza memoria. Ci sono giorni, invece, che rimarranno impressi nella nostra mente per sempre, a ricordo memorabile di un evento che ha avuto un particolare significato per la nostra esistenza. E ancora, ci sono giorni che sembrano di un’altra vita, forse perché staccati dal contesto quotidiano e immersi in pieno in una dimensione completamente diversa.
I due giorni che andrò a raccontare sono di quelli vissuti attimo dopo attimo, con tale intensità da meritare un posto particolare nella memoria di un giovane anziano (come definiva spesso le persone della mia età il mio Prof. di geriatria). C’è da dire pure, per citare Peppe (uno dei protagonisti della nostra storia), che con questa avventura abbiamo voltato pagina nella storia dell’enduro reggino. Le competizioni motociclistiche fuoristrada tendono a estinguersi nel tempo. Cresce, invece, la voglia di escursionismo e, nella memoria collettiva dei motociclisti di Reggio, nessuno aveva mai realizzato un giro su sterrati per due giorni di seguito. Il motoalpinismo va avanti facendo nuovi proseliti, giovani leve (il più giovane del gruppo è una matricola universitaria) e anziani signori (due ultracinquantenni). Il tempo confermerà la bontà di questo nuovo modo di concepire la pratica di un off-road compatibile con l’amore per la natura e il rispetto per le esigenze di chi pratica altri sports, vive o lavora in montagna.
Dalle chiacchiere al progetto
Quel pomeriggio, per caso, incontro Giacomo. Chiacchierando del più e del meno mi accenna ad una idea, condivisa con Nino e Natino, di realizzare un giro in fuoristrada di due giorni, in sacco a pelo. Devo aver fatto una faccia strana al sentire il suono delle sue ultime parole: fuoristrada, due giorni, dormendo all’aperto! Se un week-end in moto per sterrati poteva rientrare in qualche modo fra i miei programmi a breve termine (beh, pensare di farlo a lungo termine, a 70 anni, non mi ci vedo proprio!), certo non ipotizzavo minimamente il pernottamento in sacco a pelo e neanche in tenda (altra chance concessami da Giacomo in alternativa).
Faccio cadere apparentemente il discorso mentre un paio di milioni di neuroni cerebrali iniziano una intensissima attività elettrochimica. Poi, poco prima di congedarmi butto lì una battuta: “e se andassimo in un agriturismo?” Dieci minuti dopo avevamo già preso i primi accordi di massima e fissato un appuntamento orientativo per discutere operativamente del progetto: una serata in pizzeria.
Il progetto
Passano circa una quindicina di giorni dall’incontro casuale con Giacomo, giorni in cui mi dedico intensamente alla ricerca delle carte topografiche di quella che mi sembra una zona interessante da esplorare con le nostre moto. Anche se, di solito, il luogo dove si va non è importante in sé (perché ciò che conta è andare e farlo in buona compagnia e per sterrati, in mezzo ai boschi), avendo ricevuto qualche giorno prima una e-mail dal nostro Ernesto, (l’attuale Amministratore del forum), in cui mi comunicava che avrebbe trascorso un periodo di vacanze in Calabria, ho pensato che questa sarebbe stata un’ottima occasione per conoscerci di persona. Sapevo fino a quando si sarebbe trattenuto a Ricadi, in un villaggio turistico sulla costa tirrenica, e così ho cercato di far coincidere la motoescursione con l’incontro con lui. Ci saremmo incontrati finalmente!
Prima di tutto su una comune carta stradale individuo la meta: Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia. Quindi, facendo riferimento all’archivio dell’Istituto Geografico Militare Italiano, identifico le cartine delle zone attraversate da ipotetiche linee che seguono, in parte, il costone della catena montuosa che separa lo Jonio dal Tirreno e, in parte, linee che lambiscono aree di un certo interesse paesaggistico, fra la mia città e il luogo di destinazione. Riesco a recuperare otto IGM 1:25000 che inizio a studiare come se si trattasse della mia terza tesi di perfezionamento. Sul mio tavolo da lavoro c’era di tutto: carte topografiche, bussola, goniometro, compasso, matite colorate, evidenziatori di vario genere. Inquadrato il “campo d’azione” ho cominciato a fotocopiare le “zone-chiave” dalle mastodontiche carte IGM per iniziare la mappatura del tracciato di massima: una prima ipotesi che servirà ad analizzare la fattibilità del percorso.
Facendo bene i calcoli, dell’intero tragitto solo un terzo era conosciuto. Dovevo assolutamente recuperare informazioni di prima mano sul resto dell’itinerario se volevo che il gruppo riuscisse a portare a termine l’impresa. Penso subito a Giuseppe, un amico col quale avevamo percorso insieme un bel giro cinque anni fa: è del posto (il terzo di centro) e di sicuro accoglierà la mia proposta con entusiasmo. Adesso non ricordo bene se ho telefonato prima io a lui o se, viceversa, è stato lui a inviarmi una e-mail, fatto sta che le notizie girano e, forse già prima che lo contattassi telefonicamente, aveva saputo che lo cercavo. In un paio di minuti ci siamo subito capiti: gli avrei mandato le cartine per posta elettronica, per saperne cosa ne pensava. Giuseppe ci avrebbe guidato lungo la parte centrale del nostro itinerario, supportato da qualche dritta di suo cugino Massimo, espertissimo fuoristradista in 4X4 di tutta la regione. Mi metto in contatto direttamente con lui e ricevo una e-mail con un magnifico articolo di una delle più prestigiose riviste di fuoristrada in cui egli accompagnava il giornalista lungo un itinerario che, parzialmente, avremmo percorso nel nostro tragitto. Bene! I conti cominciavano a tornare. A questo punto l’incognita del tragitto si riduceva drasticamente ma non tanto da eliminare i dubbi. Era necessario uno studio molto approfondito. Per ora poteva essere sufficiente questa bozza di itinerario da presentare al gruppo.
Una serata in pizzeria
Fra una birra ghiacciata e qualche pizza, il gruppo si riunisce per la prima volta per decidere, in linea di massima “che fare”. Oltre ad alcuni dei protagonisti di questa avventura, sono presenti anche altri due amici, venuti per l’occasione un po’ per “annusare che aria tira”: Antonello e Pino R. ma, impegni di varia natura impediranno loro di partecipare. Davvero un peccato perché sono stati vitali in alcune delle uscite più interessanti dell’ultimo anno.
Con grande professionalità, Pino comincia a elencare buona parte del materiale che sarà opportuno portare con noi: camere d’aria, chiavi inglesi, GPS, VHF professionali (di quelli che necessitano di patentino), ferri per smontare i copertoni, compressore d’aria, olio per le catene, falsa maglia, candele, filtri dell’aria, Fast ripara gomme, fascette, funi per il traino e quant’altro avrei potuto immaginare soltanto leggendo l’appendice al libro Long Way Round, di Ewan McGregor e Charley Boorman. Possibile che per due giorni ci sarebbe servita tutta quella roba? E pure avendola, l’avremmo saputa usare? Sarebbe stato opportuno farci seguire da una jeep carica di bagagli e rifornimenti di vario genere o avremmo dovuto stracaricarci di roba? Le discussioni sembravano non portare a nulla, poi il buonsenso ci ha fatto escludere il mezzo di appoggio. Avremmo caricato tutto sulle moto e fatto rifornimento ai distributori di benzina. Per questo motivo abbiamo escluso le domeniche, quando è difficile trovare un benzinaio aperto e le officine sono tutte chiuse. Si è stabilito, quindi, di fare rifornimento in due punti lungo il percorso. Consegno le mappe a Pino che si occuperà di fotocopiarle per ognuno di noi. Prossimo appuntamento dopo una settimana per la consegna delle cartine, la divisione del bagaglio tecnico e la precisazione del percorso, tappa per tappa.
Chi c’è c’è, chi non c’è non c’è
Purtroppo, lo spostamento logistico della data del tour ha impedito ad alcuni di noi di poter partecipare. Nino M., ad esempio, sarebbe venuto volentieri se avessimo stabilito di partire sabato mattina: avrebbe fatto uno strappo alla regola. Ma mancare due giorni dal negozio sarebbe stato troppo. Peccato, sarà per un’altra volta. Peppe, il cugino di Giacomo, pur avendo risposto con entusiasmo all’invito, desiste all’ultimo momento per un’influenza. Viceversa, abbiamo delle “new entry”: Francesco, col suo WR 250 F, Peppe con l’Africa Twin e Tonino con un’Alp 4.0.
Sul lungomare, in una piacevole serata di metà luglio, il gruppo si riunisce su una panchina. Ordine del giorno: identificare i partecipanti effettivi, prenotare l’agriturismo e dividerci l’attrezzatura tecnica da portare oltre alla definizione più precisa delle tappe relative al percorso. Con noi c’è anche Antonio ma, purtroppo, non potrà venire neanche lui. L’agriturismo viene scelto sulla base della sua collocazione in un ambiente semplice, selvaggio e accogliente. E’ economico ma sicuro per il “pernottamento” delle moto. Sulla definizione del percorso siamo un po’ in alto mare. Ci affideremo a Giuseppe che conosce bene la tappa intermedia, per il rush finale faremo riferimento ai suggerimenti di Massimo e… un po’ d’avventura non guasta! Ci contiamo e superiamo la decina: tanti per un’escursione esplorativa in cui non conosciamo almeno un terzo del percorso. Decidiamo, perciò di introdurre un supporto tecnologico che Nino aveva utilizzato in precedenza per un’escursione in Sicilia: il GPS. Nel nostro caso avremmo dovuto memorizzare dei Way-Points identificati prima sulla carta IGM e poi su GoogleEarth. Vedremo!?!
A questo punto il gruppo decide l’aggiornamento al briefing due giorni prima della partenza. Per quella data dovremmo già aver scaricato su almeno due GPS i Way-Points della terza tappa, quella “sconosciuta a tutti”!
I Way-Points (WP)
I WP sono dei precisi punti definiti sul GPS da due coordinate (latitudine Nord e Longitudine Est) ed eventualmente anche dall’altitudine sul livello del mare. Sono di fondamentale importanza per orientarsi in luoghi sconosciuti in quanto avendo una cartina (su cui si è stabilito in precedenza un luogo-chiave), si riesce a stabilire con precisione dove si è. Dalle carte IGM 1:25000, segnate col rosso per identificare gli sterrati percorribili si parte con il confronto in parallelo relativamente alla visione in natura su GoogleEarth. In corrispondenza di bivi-chiave si segna il punto e lo si identifica con un numero progressivo (per by-passare l’identificazione in termini di gradi, minuti primi e secondi di latitudine e longitudine). Il problema è quando il tracciato passa nel sottobosco dove si perdono le tracce visibili dall’alto. L’altra difficoltà non indifferente consiste nel travasare il file contenente tutto l’insieme di una settantina di WP sul GPS. Vari tentativi falliti sembravano non confermare la convinzione che saremmo riusciti a navigare strumentalmente: formato kml o kmz? Questo è il dilemma. Altro che “to be or not to be” di amletica fama.
Il briefing
Davanti ad una coppa di gelato, sotto una fresca, pineta l’ultima riunione, la più tecnica. Presenti Pino, Nino ed io (più tardi ci raggiungerà Peppe). Ancora nulla sul travaso dei WP! La situazione sembra critica, anche perché non avere il supporto tecnologico satellitare significa avere la certezza del punto raggiunto solo in corrispondenza di siti particolarmente evidenti sulla mappa, cosa non sempre possibile. Nino, comunque, sembra abbastanza tranquillo dei fatti suoi. Sta per laurearsi in ingegneria elettronica e ne ha fatto una questione di principio. Le sue conoscenze tecniche e la sua perseveranza gli daranno ragione a breve.
L’appuntamento è per giovedì mattina, al solito rondò, alle otto in punto. La prima cosa da fare sarà distribuirci il materiale fra di noi. Sappiamo bene che non partiremo in orario ma dobbiamo darci un tono. Nei pochi giorni prima della partenza ci scambiamo informazioni sulle ultime novità: La mezza pensione in agriturismo è stata confermata e chi ha dato la sua disponibilità a partecipare ha confermato con la prenotazione. Saremo in undici: una bella squadra!
............
continua
Diario di un’avventura motoalpinistica a Serra San Bruno

Ci sono giorni che scorrono senza lasciare traccia alcuna, giorni senza storia, senza memoria. Ci sono giorni, invece, che rimarranno impressi nella nostra mente per sempre, a ricordo memorabile di un evento che ha avuto un particolare significato per la nostra esistenza. E ancora, ci sono giorni che sembrano di un’altra vita, forse perché staccati dal contesto quotidiano e immersi in pieno in una dimensione completamente diversa.
I due giorni che andrò a raccontare sono di quelli vissuti attimo dopo attimo, con tale intensità da meritare un posto particolare nella memoria di un giovane anziano (come definiva spesso le persone della mia età il mio Prof. di geriatria). C’è da dire pure, per citare Peppe (uno dei protagonisti della nostra storia), che con questa avventura abbiamo voltato pagina nella storia dell’enduro reggino. Le competizioni motociclistiche fuoristrada tendono a estinguersi nel tempo. Cresce, invece, la voglia di escursionismo e, nella memoria collettiva dei motociclisti di Reggio, nessuno aveva mai realizzato un giro su sterrati per due giorni di seguito. Il motoalpinismo va avanti facendo nuovi proseliti, giovani leve (il più giovane del gruppo è una matricola universitaria) e anziani signori (due ultracinquantenni). Il tempo confermerà la bontà di questo nuovo modo di concepire la pratica di un off-road compatibile con l’amore per la natura e il rispetto per le esigenze di chi pratica altri sports, vive o lavora in montagna.
Dalle chiacchiere al progetto
Quel pomeriggio, per caso, incontro Giacomo. Chiacchierando del più e del meno mi accenna ad una idea, condivisa con Nino e Natino, di realizzare un giro in fuoristrada di due giorni, in sacco a pelo. Devo aver fatto una faccia strana al sentire il suono delle sue ultime parole: fuoristrada, due giorni, dormendo all’aperto! Se un week-end in moto per sterrati poteva rientrare in qualche modo fra i miei programmi a breve termine (beh, pensare di farlo a lungo termine, a 70 anni, non mi ci vedo proprio!), certo non ipotizzavo minimamente il pernottamento in sacco a pelo e neanche in tenda (altra chance concessami da Giacomo in alternativa).
Faccio cadere apparentemente il discorso mentre un paio di milioni di neuroni cerebrali iniziano una intensissima attività elettrochimica. Poi, poco prima di congedarmi butto lì una battuta: “e se andassimo in un agriturismo?” Dieci minuti dopo avevamo già preso i primi accordi di massima e fissato un appuntamento orientativo per discutere operativamente del progetto: una serata in pizzeria.
Il progetto
Passano circa una quindicina di giorni dall’incontro casuale con Giacomo, giorni in cui mi dedico intensamente alla ricerca delle carte topografiche di quella che mi sembra una zona interessante da esplorare con le nostre moto. Anche se, di solito, il luogo dove si va non è importante in sé (perché ciò che conta è andare e farlo in buona compagnia e per sterrati, in mezzo ai boschi), avendo ricevuto qualche giorno prima una e-mail dal nostro Ernesto, (l’attuale Amministratore del forum), in cui mi comunicava che avrebbe trascorso un periodo di vacanze in Calabria, ho pensato che questa sarebbe stata un’ottima occasione per conoscerci di persona. Sapevo fino a quando si sarebbe trattenuto a Ricadi, in un villaggio turistico sulla costa tirrenica, e così ho cercato di far coincidere la motoescursione con l’incontro con lui. Ci saremmo incontrati finalmente!
Prima di tutto su una comune carta stradale individuo la meta: Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia. Quindi, facendo riferimento all’archivio dell’Istituto Geografico Militare Italiano, identifico le cartine delle zone attraversate da ipotetiche linee che seguono, in parte, il costone della catena montuosa che separa lo Jonio dal Tirreno e, in parte, linee che lambiscono aree di un certo interesse paesaggistico, fra la mia città e il luogo di destinazione. Riesco a recuperare otto IGM 1:25000 che inizio a studiare come se si trattasse della mia terza tesi di perfezionamento. Sul mio tavolo da lavoro c’era di tutto: carte topografiche, bussola, goniometro, compasso, matite colorate, evidenziatori di vario genere. Inquadrato il “campo d’azione” ho cominciato a fotocopiare le “zone-chiave” dalle mastodontiche carte IGM per iniziare la mappatura del tracciato di massima: una prima ipotesi che servirà ad analizzare la fattibilità del percorso.
Facendo bene i calcoli, dell’intero tragitto solo un terzo era conosciuto. Dovevo assolutamente recuperare informazioni di prima mano sul resto dell’itinerario se volevo che il gruppo riuscisse a portare a termine l’impresa. Penso subito a Giuseppe, un amico col quale avevamo percorso insieme un bel giro cinque anni fa: è del posto (il terzo di centro) e di sicuro accoglierà la mia proposta con entusiasmo. Adesso non ricordo bene se ho telefonato prima io a lui o se, viceversa, è stato lui a inviarmi una e-mail, fatto sta che le notizie girano e, forse già prima che lo contattassi telefonicamente, aveva saputo che lo cercavo. In un paio di minuti ci siamo subito capiti: gli avrei mandato le cartine per posta elettronica, per saperne cosa ne pensava. Giuseppe ci avrebbe guidato lungo la parte centrale del nostro itinerario, supportato da qualche dritta di suo cugino Massimo, espertissimo fuoristradista in 4X4 di tutta la regione. Mi metto in contatto direttamente con lui e ricevo una e-mail con un magnifico articolo di una delle più prestigiose riviste di fuoristrada in cui egli accompagnava il giornalista lungo un itinerario che, parzialmente, avremmo percorso nel nostro tragitto. Bene! I conti cominciavano a tornare. A questo punto l’incognita del tragitto si riduceva drasticamente ma non tanto da eliminare i dubbi. Era necessario uno studio molto approfondito. Per ora poteva essere sufficiente questa bozza di itinerario da presentare al gruppo.
Una serata in pizzeria
Fra una birra ghiacciata e qualche pizza, il gruppo si riunisce per la prima volta per decidere, in linea di massima “che fare”. Oltre ad alcuni dei protagonisti di questa avventura, sono presenti anche altri due amici, venuti per l’occasione un po’ per “annusare che aria tira”: Antonello e Pino R. ma, impegni di varia natura impediranno loro di partecipare. Davvero un peccato perché sono stati vitali in alcune delle uscite più interessanti dell’ultimo anno.
Con grande professionalità, Pino comincia a elencare buona parte del materiale che sarà opportuno portare con noi: camere d’aria, chiavi inglesi, GPS, VHF professionali (di quelli che necessitano di patentino), ferri per smontare i copertoni, compressore d’aria, olio per le catene, falsa maglia, candele, filtri dell’aria, Fast ripara gomme, fascette, funi per il traino e quant’altro avrei potuto immaginare soltanto leggendo l’appendice al libro Long Way Round, di Ewan McGregor e Charley Boorman. Possibile che per due giorni ci sarebbe servita tutta quella roba? E pure avendola, l’avremmo saputa usare? Sarebbe stato opportuno farci seguire da una jeep carica di bagagli e rifornimenti di vario genere o avremmo dovuto stracaricarci di roba? Le discussioni sembravano non portare a nulla, poi il buonsenso ci ha fatto escludere il mezzo di appoggio. Avremmo caricato tutto sulle moto e fatto rifornimento ai distributori di benzina. Per questo motivo abbiamo escluso le domeniche, quando è difficile trovare un benzinaio aperto e le officine sono tutte chiuse. Si è stabilito, quindi, di fare rifornimento in due punti lungo il percorso. Consegno le mappe a Pino che si occuperà di fotocopiarle per ognuno di noi. Prossimo appuntamento dopo una settimana per la consegna delle cartine, la divisione del bagaglio tecnico e la precisazione del percorso, tappa per tappa.
Chi c’è c’è, chi non c’è non c’è
Purtroppo, lo spostamento logistico della data del tour ha impedito ad alcuni di noi di poter partecipare. Nino M., ad esempio, sarebbe venuto volentieri se avessimo stabilito di partire sabato mattina: avrebbe fatto uno strappo alla regola. Ma mancare due giorni dal negozio sarebbe stato troppo. Peccato, sarà per un’altra volta. Peppe, il cugino di Giacomo, pur avendo risposto con entusiasmo all’invito, desiste all’ultimo momento per un’influenza. Viceversa, abbiamo delle “new entry”: Francesco, col suo WR 250 F, Peppe con l’Africa Twin e Tonino con un’Alp 4.0.
Sul lungomare, in una piacevole serata di metà luglio, il gruppo si riunisce su una panchina. Ordine del giorno: identificare i partecipanti effettivi, prenotare l’agriturismo e dividerci l’attrezzatura tecnica da portare oltre alla definizione più precisa delle tappe relative al percorso. Con noi c’è anche Antonio ma, purtroppo, non potrà venire neanche lui. L’agriturismo viene scelto sulla base della sua collocazione in un ambiente semplice, selvaggio e accogliente. E’ economico ma sicuro per il “pernottamento” delle moto. Sulla definizione del percorso siamo un po’ in alto mare. Ci affideremo a Giuseppe che conosce bene la tappa intermedia, per il rush finale faremo riferimento ai suggerimenti di Massimo e… un po’ d’avventura non guasta! Ci contiamo e superiamo la decina: tanti per un’escursione esplorativa in cui non conosciamo almeno un terzo del percorso. Decidiamo, perciò di introdurre un supporto tecnologico che Nino aveva utilizzato in precedenza per un’escursione in Sicilia: il GPS. Nel nostro caso avremmo dovuto memorizzare dei Way-Points identificati prima sulla carta IGM e poi su GoogleEarth. Vedremo!?!
A questo punto il gruppo decide l’aggiornamento al briefing due giorni prima della partenza. Per quella data dovremmo già aver scaricato su almeno due GPS i Way-Points della terza tappa, quella “sconosciuta a tutti”!
I Way-Points (WP)
I WP sono dei precisi punti definiti sul GPS da due coordinate (latitudine Nord e Longitudine Est) ed eventualmente anche dall’altitudine sul livello del mare. Sono di fondamentale importanza per orientarsi in luoghi sconosciuti in quanto avendo una cartina (su cui si è stabilito in precedenza un luogo-chiave), si riesce a stabilire con precisione dove si è. Dalle carte IGM 1:25000, segnate col rosso per identificare gli sterrati percorribili si parte con il confronto in parallelo relativamente alla visione in natura su GoogleEarth. In corrispondenza di bivi-chiave si segna il punto e lo si identifica con un numero progressivo (per by-passare l’identificazione in termini di gradi, minuti primi e secondi di latitudine e longitudine). Il problema è quando il tracciato passa nel sottobosco dove si perdono le tracce visibili dall’alto. L’altra difficoltà non indifferente consiste nel travasare il file contenente tutto l’insieme di una settantina di WP sul GPS. Vari tentativi falliti sembravano non confermare la convinzione che saremmo riusciti a navigare strumentalmente: formato kml o kmz? Questo è il dilemma. Altro che “to be or not to be” di amletica fama.
Il briefing
Davanti ad una coppa di gelato, sotto una fresca, pineta l’ultima riunione, la più tecnica. Presenti Pino, Nino ed io (più tardi ci raggiungerà Peppe). Ancora nulla sul travaso dei WP! La situazione sembra critica, anche perché non avere il supporto tecnologico satellitare significa avere la certezza del punto raggiunto solo in corrispondenza di siti particolarmente evidenti sulla mappa, cosa non sempre possibile. Nino, comunque, sembra abbastanza tranquillo dei fatti suoi. Sta per laurearsi in ingegneria elettronica e ne ha fatto una questione di principio. Le sue conoscenze tecniche e la sua perseveranza gli daranno ragione a breve.
L’appuntamento è per giovedì mattina, al solito rondò, alle otto in punto. La prima cosa da fare sarà distribuirci il materiale fra di noi. Sappiamo bene che non partiremo in orario ma dobbiamo darci un tono. Nei pochi giorni prima della partenza ci scambiamo informazioni sulle ultime novità: La mezza pensione in agriturismo è stata confermata e chi ha dato la sua disponibilità a partecipare ha confermato con la prenotazione. Saremo in undici: una bella squadra!
............
continua