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L’antica Via Consolare Popilia

Inviato: mer 04 lug, 2007 12:47 am
da alp
L’antica Via Consolare Popilia


E chi lo dice che il motociclista che va sugli sterrati sia rude e ignorante?

Per dimostrare il contrario, eccomi organizzare un tour culturale, una passeggiata lunga un centinaio di Km che da Solano ci porta, attraverso l’Aspromonte occidentale, a scendere sul mare, a Cannitello. Una passeggiata che ci catapulta nel II° secolo avanti Cristo. Niente male attraversare in una giornata ventitre secoli di storia: è l’antica Via Consolare Popilia.


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La via Popilia nei pressi di Solano.


Nel 132 a.C. la magistratura romana autorizzò la costruzione della strada per congiungere stabilmente Roma con la "civitas foederata Regium" estrema punta della penisola e affacciarsi, così , sullo stretto di Messina. Ad iniziare tale opera fu il console Lucio Popillius Laenas e fu portata a termine dal pretore T. Annius Rufus, motivo per il quale fu chiamata anche via Annia. La via consolare univa Capua, dove formava un bivio con la via Appia, a Reggio Calabria. Le principali stazioni indicate nel "cippo di Polla", partendo da Capua erano: Nuceria, Moranum, Cosentia, Valentia, ad fretum, ad statuam, Regium.


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La via Popilia, proveniendo da Vibo Valentia, passava per Taurianova e proseguiva per Seminara, nei pressi dei Piani della Corona, da Solano scendeva per guadare la fiumara di Favazzina, quindi raggiungeva la “Statio ad Mallias”. Qui ripiegava verso lo stretto nel territorio di Fiumara.


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Raggiunto Campo-Santa Lucia si divideva in tre braccia: uno verso l'imbarco di Cannitello (ad columna); il secondo verso l'imbarco di Catona (ad statuam); il terzo attraversava a fiumara di Telese (torrente Catona) nei pressi di Santo Cono di Rosalì e giungeva al nodo di Modenella dove si diramava in tre direzioni: una dirigeva a Reggio Calabria; la seconda verso la fortezza di Arghillà (che sarà il nostro punto di partenza, dove ci siamo dati l’appuntamento con gli amici); infine, la terza verso Calanna.


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Per duemila anni fu l'unica via di comunicazione possibile. Col tempo e senza manutenzione diventò impraticabile per buona parte dell'anno, contribuendo così a quell'isolamento cui fu costretta la Calabria per molti secoli e protrattosi fino all'arrivo dei francesi del Murat, nel 1805.


La mia proposta telefonica agli amici credo abbia sortito effetti di perplessità! Fra gli “intellettuali” del gruppo un bagliore di interesse, fra i più “rudi e puri” un senso di vertigine (conati di vomito?). Riesco a convincerli e ci diamo il solito appuntamento alla villetta di Peppe, ad Arghillà. Solite quattro chiacchiere di briefing e partenza per il nostro viaggio nella storia antico-romana, un’immersione indietro nel tempo di oltre due millenni.


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Il tour ha, perciò, inizio ad Arghillà. Direzione Solano, la nostra prima tappa. E’ questo un borgo di 1000 anime posto alle pendici dell’Aspromonte, in una zona boscosa e di eccezionale interesse naturalistico. Da Solano, con molta circospezione prendiamo l’antica via Popilia, pavimentata ancora con le originali pietre levigate dai Romani. Più che la paura di percorrere un sentiero “chiuso”, la nostra circospezione era dovuta, mi rendo conto, ad una forma di referenziale rispetto per la storia di quella strada, E’ strano pensare che stiamo calpestando una pietraia levigata da duemila anni di passaggio di carri, cavalli e pneumatici. E’ ancora più strano pensare che questa strada storica non sia tutelata e protetta in alcun modo. Buon per noi!


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Il manto levigato, poco alla volta si trasforma e saliamo lungo uno sterrato che conduce, dopo alcuni chilometri di bel bosco, fino al pianoro di Castaiace (742m slm). Intorno a noi boschi di pino, castagni e lecci. Arriviamo al Puntone Tronazzo (896m slm) dove ci fermiamo a rinfrescarci un po’ con acqua fresca di fonte. Infine arriviamo al borgo di Lacerello (1013m slm) e ci fermiamo, poco oltre, da Cosimo per le colazioni: pane di grano cotto col forno a legna, olio e olive nere della Piana di Gioia Tauro, origano locale: cosa vuoi di più dalla vita? Vino rosso di Scilla! Servito a temperatura ambiente. Sono le 11 di mattina e, secondo il “Prof. Pino”, il vino buono fa sempre bene! Sosta di una mezz’ora per “smaltire” l’alcool con le amarene raccolte in un terreno poco distante e via verso Pidima per riprendere l’antica Via Consolare seguendo la Fiumara di Telese, all’altezza di una frazione di San Roberto.


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Scendiamo dagli altipiani verso il mare e, come al solito, abbiamo di fronte lo stretto di Messina col suo panorama mozzafiato. Peppe, da ex fotografo di “Motocross” vuole immortalare moto, personaggi e natura. La sosta è d’obbligo ma è anche un piacere sentire la magia di quel momento in cui, con gli amici, tutti assieme, contemporaneamente, in sintonia, assapori il gusto del motoalpinismo, senza fretta.


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Post scriptum:
Mi scuso per alcune foto, ma sono state realizzate con una fotocamera usa e getta in mesi diversi, qualcuna risale a due anni fa, la maggior parte sono di domenica scorsa.

L’antica Via Consolare Popilia

Inviato: mer 04 lug, 2007 9:35 am
da sambuca
Che bei posti! come vi invidio!!

L’antica Via Consolare Popilia

Inviato: mer 04 lug, 2007 1:04 pm
da SuperHank
Come mi piacciono questi racconti storici, addirittura all’epoca dei romani! Dalle mie parti al massimo arriviamo alla 1° guerra mondiale!
Concordo che pare quasi incredibile che possiate passarci sopra, ma se non l’hanno distrutta 2000 anni di intemperie, di sicuro non lo possono fare i tasselli dell’Alp…dubito che le nostre tanto moderne strade di asfalto resisterebbero 2000 anni, se lasciate a se stesse…Romani, che gente!

Però, caro Alp, in questo report mi caschi in flagrante reato: tu che predichi “il decalogo del Motoalpinista”, mi giri in giro con un ragazzo con cross senza targa e fari!
Non si fa, non si fa…

Ciao
Alves

L’antica Via Consolare Popilia

Inviato: mer 04 lug, 2007 6:15 pm
da alp
SuperHank ha scritto:...Però, caro Alp, in questo report mi caschi in flagrante reato: tu che predichi “il decalogo del Motoalpinista”, mi giri in giro con un ragazzo con cross senza targa e fari!
Non si fa, non si fa…

Ciao
Alves

Caro Alves,

mi hai beccato!!!! Avevo completamente rimosso dalla mia memoria episodica quell’uscita. Ebbene si, ho peccato! Ma a mia discolpa voglio raccontarti i fatti.

Qualche anno fa, quando non conoscevo ancora i vari sterrati, andavo alla ricerca di indigeni per scoprire nuovi percorsi.
Ero placidamente a mare a chiacchierare con lo zio del Principe (il ragazzo con cross, come lo definisci e che io soprannomino il Principe perché quell’anno aveva recitato questa parte ad uno spettacolo teatrale che rievocava la storia del Principe Ruffo di Calabria) e gli chiedevo se conoscesse qualche sentiero per fare trekking in zona. Lui personalmente non ne aveva mai fatti ma mi assicura che avrebbe chiesto a suo nipote che, su per le montagne, girava in moto.

Puoi immaginare la mia meraviglia nello scoprire che avrei potuto approfittare di quella magnifica occasione per farmi guidare in giro per sterrate da un esperto dei luoghi. E così mi faccio dare il numero di cellulare e, lo chiamo subito. “Ciao P., mi ha dato il tuo numero tuo zio, mi ha detto che sei un esperto di sterrati, qui nella zona. Ho anch’io una moto… Che dici, ce lo facciamo un giro nei prossimi giorni?” Dall’altro lato del telefono sentivo una certa titubanza, forse perplessità.

Comunque, il giorno e l’ora dell’appuntamento mi trovano puntuale davanti al suo garage. “Ehi Principe, mi porterai a visitare il tuo feudo con i vari possedimenti?” Entusiasta del ruolo di guida che gli ho attribuito, appena tira via il telone che copriva la moto, devo aver fatto una faccia proprio strana: “ma… questo è un Kappone da cross! Mica puoi venire su strada!?!?” Il Principe mi sorride sornione: “girare per le mie valli e i miei campi non è un problema” mi dice. E comincia ad armeggiare per metterla fuori dal garage. Per metterla in moto ha dovuto prendere la discesa che porta al mare e ci sono voluti almeno dieci minuti prima che riuscisse a metterla in moto con la seconda. Il rumore era assordante. Io soffrivo e lui godeva, io strizzavo occhi e orecchie, lui spalancava sorrisi ad ogni incremento di decibel (è uno strano popolo quello dei crossisti!).

Guardo la sua catena e mi accorgo che è molto lenta. “No, va bene!” mi risponde e così partiamo. Lui a razzo, io a lumaca, come al solito. Come al solito io ho portato dietro il malloppone degli attrezzi, non si sa mai. Dopo cento metri l’avevo già perso, volto a destra a un bivio e prendo la salita, faccio 500m e non sento più il suo rombo. Mi fermo, spengo il motore per ascoltare meglio ma non mi sembra di riuscire a sentire nulla. Strano, con quella marmitta o sarà già arrivato o gli si è spenta la moto. La seconda. Me lo vedo spuntare davanti in discesa (per lui) che tenta di riavviare il Kappone. Niente. Ci riprova con la pedivella, dopo aver consumato mezzo copertone con la seconda, fino a ingolfarlo. Gli chiedo “ma c’è benzina?”, lo vedo sorridere: è ingolfato, ho messo troppo olio nella miscela! Lo aiuto a spingere in discesa e, finalmente si avvia. Ripartiamo e non ti nascondo che il prologo di quest’uscita non mi ispirava molto. Sarà…

Procediamo. Lui avanti, “per non impolverarvi!” (mi dava del “voi”, come si usa per rispetto agli anziani nella cultura contadina). Seguo la polvere che alza ma dopo neanche un Km è già lontano e di polvere non ne vedo più. Non ci sono bivi e vado avanti tranquillo, alla mia solita andatura, godendomi il paesaggio. Dopo un quarto d’ora di cammino, risento il rombo e mi spavento un po’: sta tornando indietro, accosto molto lateralmente e mi fermo ai margini dello sterrato, lungo un rettilineo, per non rischiare che, in curva, mi arrivi addosso. Arriva a 80 all’ora impennato e si blocca, sgommando, ben oltre il punto dove ero fermo. Torna indietro e mi urla: “Ch’è successo? Perché vi siete fermato?” E a questo punto, pazientemente a cercare di fargli capire i motivi della mia andatura mentre mi guardava fra l’incredulo e lo sbigottito.

Riprendiamo al solito, lui avanti, molto avanti, io indietro, molto indietro, per non prendere polvere. Stavolta, stranamente, lo raggiungo. E’ fermo e guarda la corona: ha scatenato. Era facile prevederlo visto come era regolata lenta la catena. Ovviamente non ha attrezzi. Faccio il mio figurone sollevando la sella e tirando fuori il mio sacchetto pieno di chiavi inglesi, pinze e giraviti. Mettiamo a posto la catena e ripartiamo, al solito, lui avanti, molto avanti, io indietro, molto indietro. Ogni tanto sento la necessità di fermarmi a guardare intorno la campagna e il mare, in fondo.

Procediamo come al solito per una buona mezz’ora poi, girando un curvone, me lo ritrovo in mezzo alla strada, all’ombra di un nespolo che imprecava: “porca…, ho finito la miscela!” C’era da aspettarselo! Scendo dalla moto, tolgo il casco e lo guardo. Lui mi guarda e mi fa “e ora che facciamo?” Gli chiedo a che punto del percorso siamo e in che direzione ci conviene andare per trovare un distributore di benzina. Decidiamo di nascondere la sua moto fra le frasche (per evitare che qualcuno, con qualche Ape, passando gliela potesse fregare caricandosela sul cassone!), spingendola in un dirupo. “E’ invisibile” gli faccio, “possiamo andare!”. E così, in due sulla mia Alpetta, affrontiamo salite e discese ripide prima di raggiungere, dopo una quindicina di km il bramato distributore che, fortunatamente, aveva l’olio per fare la miscela.

E’ ormai sera quando torniamo a recuperare la moto e, in sordina, rientriamo in paese.

Non ha fatto una gran figura quel Principe! Quella è stata la prima e l’ultima uscita assieme (lo giuro!).

Ho recuperato la carta IGM 1:10000 della zona (quella che si vede tra le foto è una parte) e ho studiato a tavolino il percorso che poi ho provato in un paio di uscite con Cesare, il fedele amico trialista che mi ha accompagnato con il suo Fantic 300 degli anni ’80, silenzioso e tranquillo.

Caro Alves, spero che questo mio supplemento nel racconto sia sufficiente a discolparmi del “grave comportamento” di cui, giustamente, mi accusi. D’altra parte, le azioni sono personali. In effetti, però, la presenza di queste foto potrebbe rappresentare un cattivo esempio. E allora… ecco che procedo eliminandole.

L’antica Via Consolare Popilia

Inviato: gio 05 lug, 2007 12:03 pm
da SuperHank
Il supplemento al racconto vale più del racconto stesso, troppo divertente!
Ma non devi scusarti, e nemmeno togliere la foto “incriminata”; qualcuno di molto importante ha detto “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, e chi sono io per ingiungerti di modificare la storia?
Ti assicuro che anche da noi, e perfino nell’asburgico Trentino, ci sono pirati che usano le moto da cross in giro a boschi!

E poi tutti ci siamo passati, in qualche uscita con personaggi folkloristici!
Se hai letto l’ultimo report che ho messo nella sezione cavalcate, capirai.
Nel 91 mi presi l’enduro 125, iniziai subito a fare off leggero, ma ero sempre solo, e così rimasi dai 16 ai 20 anni.
Dei miei amici nessuno aveva la moto, ne stradale ne enduro; tutti i fighetti che al tempo avevano le favolose Aprilia RX e Tuareg Rally 125, al massimo facevano le impennate davanti alle discoteche, la terra proprio non la vedevano.
Gli enduristi veri, dall’alto delle loro XR-TT-CR-YZ-Ecc., manco mi consideravano col mio misero Tamanaco (e in parte avevano anche ragione, non aveva le caratteristiche tecniche per tenere il passo di simili mezzi).
Ero la classica mosca bianca.

La mia ancora di salvezza in quegli anni fu Ru, mio ex compagno di liceo.
Per 2 anni giranno assieme, prima con una moto assemblata in casa con pezzi di vari mezzi, poi con una vera moto ma priva di documenti.
All’inizio si facevano campetti e pistine attorno al paese, ma poi ci spingemmo sempre più lontani da casa, rompendo regolarmente la moto nel luogo più distante!!
Dopo 2 anni di passione, finalmente riuscì a prendersi un 125 in regola, e da lì le cose cambiarono, organizzando giri come quello sul Garda, fino ai 6 gg in Slovenia.
Poi, quando presi l’XR600, entrai nel giro “grosso”, e ad oggi posso dire di conoscere tantissimi fuori stradisti, ho solo l’imbarazzo della scelta nel trovare compagni di uscite.


Ciao
Alves

L’antica Via Consolare Popilia

Inviato: gio 13 mar, 2008 6:37 pm
da acasile95
QUESTA LA DOBBIAMO PROPRIO RIFARE