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Podàrgoni

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alp
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Podàrgoni

Messaggio da alp » sab 17 nov, 2007 5:24 pm

Podàrgoni



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Panorama di Podàrgoni. A destra della fiumara si intravede lo sterrato che abbiamo risalito fino al paese che sta a monte


Uscita in piccolo gruppo: 3! Il numero perfetto.
Range d’età: 17-52 anni. Due generazioni di sbalzo! Nipoti e nonni. Mancano i genitori e un motivo ci sarà: rappresentando gli adulti, costituiscono il fronte più razionale della popolazione. Oltre i 50 anni si ritorna bambini, è un dato scientificamente acclarato. 35 anni di distanza. Anni luce per qualsiasi attività da fare assieme. Non per il motoalpinismo. Ed eccoci qua!
Destinazione? Seguiamo il bel tempo. Esiste un obbiettivo di massima: divertirci. Il dove è irrilevante.


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Le ficarazzare sono in fiore. Ancora non fa tanto freddo. Il tempo è buono ed è piacevole passare qualche ora fra amici all'aria aperta


Fra le tante nuvole in cielo, l’unica zona limpida è in direzione Est-Nord-Est, e come nel caso del tropismo vegetale (vedi girasole) ci sentiamo attratti dalla naturale fonte di luce e di calore. Puntiamo verso Ortì attraverso lo sterrato che ha inizio a Vito, nei pressi dell’Università.
Il terreno è sufficientemente umido da evitare la fastidiosa polvere. Procediamo, comunque, a distanza, a velocità media. La strada sterrata, non asfaltata per motivi economici, è solitamente utilizzata dagli agricoltori della zona e sarebbe pericoloso affrontare le curve col rischio di inforcare un trattore.


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Sosta con lo sfondo di Messina


Ogni tanto ci fermiamo per ammirare serenamente il panorama. Ci allontaniamo sempre più dal mare verso la catena appenninica meridionale. Il “nipotino” non scalpita come ci si aspetterebbe da ragazzi della sua età col “mostriciattolo” che ha fra le mani (TM125), rispetta i nostri ritmi da “nonni” e sa che più di tanto non possiamo andare (ma sul “brutto”, lì si che l’esperienza viene fuori e ti aiuta a salire dove è veramente ripido!).

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Al tenta di fare pipì ma adesso gli arrivo di sorpresa alle spalle e gli faccio "bù!"

Dopo una decina di km di facile sterrato che ci porta fino al paese, attraversiamo l’altipiano dove è situato il “Montekiarello Golf Club”, un esclusivo ambiente dove il nostro Pino (Yamaha 350 tedesca) si diletta con le sue mazze e le sue palle (ogni allusione è puramente casuale) e dove, probabilmente, passeremo qualche ora all’aria aperta fra una trentina d’anni (quando, cioè, non ce la faremo più a fare motoalpinismo).

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Il nostro Pino (u'tedescu), campione di golf e kamikaze del parapendio

Procediamo sull’asfalto fino a incrociare uno sterrato prima di arrivare a Cerasi e ci infiliamo su una carreggiabile interpoderale che sale di un paio di centinaia di metri in quota per poi ridiscendere fino a Podargoni. E’ un facile sterratone fra alberi di castagni. Si gira in un ambiente umido e ricco di humus. Il terreno è morbido e non bagnato. E’ un piacere attraversare il bosco nella frescura fra odori profondi (un odore può essere profondo?). Cavalchiamo respirando tranquillamente. Non abbiamo l’affanno della carenza d’ossigeno da arrampicata faticosa.

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Sterrato piacevolmente umido, dove gli odori della terra e delle foglie in decomposizione profumano "profondamente"!

Il paese è semidisabitato. Ci vivono, ormai, non più di 80 persone. Il nome è di origine greca (2500 anni qui c’era la Magna Grecia) e sta a indicare che il paese è situato “ai piedi del monte”. Da non molto è stato dichiarato Borgo Medievale di rilevanza storico-ambientale. Si vive d’agricoltura. Come ai primi del ‘900, si coltiva l’ulivo e le ulive vengono lavorate ai tre frantoi presenti nella zona (dei quali uno ancora lavora l’olio a freddo con la pressa in pietra). La produzione è limitata ad una quantità d’olio minima ma di qualità pregiata.



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Il borgo di Podàrgoni

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Le fontenelle

Ci abbeveriamo alle fontanelle e lasciamo il borgo avviandoci lungo la fiumara. Troviamo rocce di piccole dimensioni e acciottolato smosso che non ci dà grossi problemi di aderenza. Salendo verso il paese che sta più a monte, a un certo punto, il pendio si fa più ripido ma mai impossibile. Ancora qualche centinaio di metri fra alberi di ulivo e raggiungiamo un’altra splendida fontana per un’altra sana bevuta d’acqua.

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17 anni: l'età dell'enduro

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Quando il terreno si fa duro, Al tira fuori la grinta

Da qui prendiamo una traversa che ci condurrà alla salita clou del giro. Appena un km d’asfalto e, ad una curva, guido il gruppo sulla verticale che si inerpica ripidissima verso Nord, a incrociare la dorsale appenninica che affonda nello Stretto di Messina. Ripida, su terreno ciottoloso, smosso, con profondi canaloni in mezzo. Qui tecnica, motore, esperienza e forma fisica fanno la differenza. Chi l’ha fatta tutta in una tirata è arrivato trafelato. Chi si è fermato per problemi di trazione ha approfittato per riposarsi ma ha dovuto spingere per ripartire.


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Finalmente un po' di riposo dopo tanta fatica

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Riuscirà stavolta il nostro eroe a non essere disturbato mentre fa la pipì?

E dopo una breve sosta di ristoro per “fare un goccio”, ripartiamo alla volta di Gambarie dove il 2T deve fare il pieno di benzina e noi di proteine e carboidrati. Tre panini alla griglia con capicollo, pecorino, ulive e funghi bagnando il tutto con “qualche” bicchiere di vino (il “nipotino” si accontenta della Coca Cola). Il meritato riposo non dura tanto. Squilla il telefono: è il fratellino del “nostro piccolo” che gli ricorda che dopo un paio d’ore hanno una partita di calcio. Se l’era scordata completamente. Ci salutiamo. Rientrerà dall’asfalto (lo raccomandiamo, appena arriva a casa di mandarci un SMS per assicurarci che il ritorno è andato bene).

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Vai cucciolo!!!

Riprendiamo in due il nostro giro scegliendo un lungo e facile rientro di un paio d’ore. Scenderemo lungo una fiumara fino al mare. Lasciamo il centro abitato seguendo la via principale verso la costa jonica. Da quota 1200 lasciamo l’asfalto ed entriamo in un bosco di foglie secche che ci accompagnerà fino ai 900m slm dove avrà inizio la ripida discesa verso il letto della fiumara fra terra grigia e piccoli sassolini smossi.

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Nel bosco e...

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Sulla carrareccia

Arriviamo sulla fiumara incrociando un vecchio borgo di poche anime: Colachecco. Ci vivono ormai soltanto i pastori della zona. Per arrivarci niente strada asfaltata perché ad ogni temporale la fiumara distrugge tutto. Solo una carrareccia in terra battuta che diventa impraticabile in caso di burrasca. Qui avere il 4X4 è un fatto di sopravvivenza e ad ogni curvane incrociamo piccole Panda, con carrellino al seguito, stracariche di legna.

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Una casa diroccata

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Il riposo del guerriero

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Il guerriero è proprio stanco. Non ne vuole sapere di ripartire

Beviamo alla solita fontanella, il tempo di scattare qualche foto e ci apprestiamo a rientrare a casa guadando innumerevoli rigagnoli d’acqua. Un altro giorno è trascorso girovagando liberamente fra boschi, fiumare e borghi ormai disabitati. Domani si riprenderà il lavoro. Domani ricominceremo con gli orari da rispettare e l’ansia del parcheggio.
Domani.


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L'ultimo guado
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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=burba=
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Podàrgoni

Messaggio da =burba= » sab 17 nov, 2007 8:48 pm

Uau! Che bei paesaggi!! :shock: E bello anche il tm! 8)
--------LUNGA VITA AL 2T--------
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max37
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Località: Dueville ( Vi ) Moto: Cagiva Navigator 1000 Beta Alp 200

Podàrgoni

Messaggio da max37 » dom 18 nov, 2007 2:20 am

veramente posti incantevoli.
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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