Giornata fredda ma senza nuvole. Sono appena le sette e mezza ma si sa, quando in programma c’è un’uscita con gli amici in moto, non si vede l’ora di partire. Un paio di telefonate per confermare il luogo dell’appuntamento: il viadotto Cellantoni! Oggi saremo due coppie: due motoalpinisti e due quad (uno sport ed un’utility) e abbiamo intenzione di affrontare un giro lungo ad andatura turistica, da veri gentlemen dello sterrato.

Viaggiamo affianco alla Fiumara dell’Annunziata e più in alto incontreremo tanto di quel fango… da farci dimenticare di fare le foto. Come sempre, quando ci troviamo di fronte alle difficoltà, l’istinto di sopravvivenza predomina sulle motivazioni estetiche.

Con Pino decidiamo di partire da Vito (ben conosciuta dal nostro Frank!) per attraversare Sant’Antonino infangandoci nella fiumara. Il terreno è argilloso e, quando piove tanto come in questa stagione, l’esondazione del corso d’acqua crea tutt’intorno agli argini una fanghiglia davvero difficile da attraversare. Nonostante ciò, arriveremo a Limbone con un certo anticipo rispetto ai nostri compagni carrellati che hanno fatto un lungo giro su asfalto. L’attesa è piacevole: un gran bel sole e uno splendido vulcano sullo sfondo.

Qui non c’è bisogno di alcun commento: Pino si sta per addormentare, è già infreddolito. L’inizio è preoccupante. Speriamo che il nostro fido condottiero si riprenda subito altrimenti siamo fregati. Proverò a offrirgli un buon caffè al bar del prossimo distributore di benzina. In fondo l’Etna fuma fra la neve.

Primo piano del vulcano arrabbiato.
Visto che non arrivano telefoniamo per spostare il nostro incontro in contrada Livinelli così, approfittando del tempo a disposizione, prenderemo un caffè doppio. Rombi conosciuti in lontananza (nel silenzio della montagna qualsiasi rumore rimbomba!). Eccoli! Facciamo le presentazioni. Pino, che dopo aver preso una sventola per una di strada è tornato con la coda fra le gambe sugli amati sterrati, Tonino, col suo Yamaha utility abbiamo ormai percorso tanti km insieme arrivando anche fuori provincia, Loris, suo fratello, ormai da oltre dieci anni in Piemonte, partecipa a campionati di quad anche a livello internazionale. Pericolo! Mi sono detto, e subito ho proposto che loro andassero avanti. Molto compostamente, devo dire elogiandoli entrambi, hanno sopportato le nostre andature escursionistiche prendendosi una bella pausa di relax e gustandosi la varietà dei panorami che questo giro di un centinaio di km ha offerto loro.

Tonino si diverte a gironzolare sotto una cascata.

E qui il quad recupera il sentiero con fatica.
Partiamo infilandoci nella Fiumara della Cartiera dove ci attendono dei guadi interessanti e qualche cascata impossibile. Scatto le prime foto e noto con piacere il gusto che provano nel fermarsi e guardarsi intorno. Per fortuna si riesce a by-passare senza troppi intoppi i punti difficile grazie ad alcune carreggiabili appena spianate dalla gente del luogo con le loro motopale. Riusciamo perciò a raggiungere senza troppe difficoltà la Mandra del Fucirù dove, ancora una volta ci fermiamo a bere un sorso e fare qualche chiacchiera.

Si by-passa l’ostacolo con piccoli artifici.
Continuiamo lungo l’altipiano viaggiando intorno ai 1200m slm per poi scendere rapidamente a Chiumputu. Il gruppo procede compatto, manteniamo tutti la medesima andatura turistica. Ogni tanto Loris “impazzisce” e spara il suo quad lungo le curve ampie derapando in controsterzo. Ma la ragione, per fortuna, prende poi il sopravvento e il nostro baldo giovane ritorna compostamente alla nostra andatura motoalpinistica.

Ogni tanto incontriamo qualche cancello chiuso che ha la funzione di impedire che le mandrie si allontanino troppo. Attraversiamo e, approfittando della sosta, facciamo una bevuta, poi richiudiamo lo steccato e ripartiamo facendo attenzione agli animali liberi al pascolo.

Raggiungiamo uno dei punti più alti della Fiumare del Sant’Agata. Il ponte che l’attraversa è stato tranciato in due di netto. L’unica possibilità che abbiamo di proseguire il nostro viaggio è provare il guado, anche se profondo. La “fifa” è tale che ci dimentichiamo di immortalare il passaggio e la gioia per esserci riusciti ci fa procedere senza sosta per una decina di km. Risalire a Cufalo è poco più di un attimo. La particolarità di questo tour odierno è che siamo partiti dal livello del mare e abbiamo raggiunto 1400 m in due ore. Siamo ridiscesi a 400 m in neanche un ora e poi risaliti nuovamente a 1200 e ritornati a zero nelle tre ore successive. Considerata la sosta pranzo e le fermate fotografia-acqua-pipì una giornata piena, fino al tramonto.

Una breve pausa di meritato riposo.
La pineta della Renazzola di Peripoli è nel suo massimo splendore. Gli alberi verdi hanno una tinta così intensa da sembrare finti. Da qui abbiamo lambito, dopo una decina di km, il bordo superiore della frana Colella, un luogo in cui il dissesto idrogeologico si può cogliere in tutta la sua inquietante potenza come fenomeno inarrestabile ma che non costituisce pericoli diretti per le attività dell’uomo, mentre, il paesaggio risultante lascia strabiliato l’osservatore con la variegata bellezza di
colori e di forme che le rocce alterate assumono. Uno smottamento di terreno davvero imponente staccatosi a monte della fiumara più vicina a Roccaforte del Greco, una grossa comunità montana abitata da una importante minoranza etnica grecanica. Lo scivolamento dei depositi recenti ha permesso che affiorassero le formazioni metamorfiche del periodo paleozoico: gneiss occhiadini, filladi e scisti biotitici, fortemente alterati sotto forma di sabbioni detritici giallastri e verdastri o, come argille con colorazioni grigio-azzurrognole e anche nerastre, lo scenario che ne risulta è estremamente suggestivo!

La frana vista dall’alto.
Perdendo quota attraversiamo Murgi e raggiungiamo la Contrada Marosofiglia per poi risalire nuovamente a quota 1200 sui Piani di Lopa. Cominciamo ad avere un certo appetito e, all’unanimità si decide di fermarci alla Lanterna, un ristorante-bar, per mangiare qualcosa.

Sullo sfondo i monti innevati che abbiamo affrontato.
Piccolo spuntino a base di affettati e formaggi non senza un sorso di vino (non dei migliori!). Pane non ce n’è e dobbiamo accontentarci di biscotto di grano ammorbidito con acqua. Fuori si ghiaccia e noi siamo accovacciati al camino e asciughiamo come meglio possiamo le nostre felpe sudate. Chiacchiariamo col proprietario del ristorante e approfitto per chiedere informazioni su una mia ex alunna appena laureata in medicina. Dopo un’oretta di sosta riuscire è un’impresa. Fa freddo e ci rimettiamo in sella con l’intenzione di evitare di farci del male con qualche brutta scivolata.
Il buon senso ci impone di non andare alla ricerca di chissà cosa. Siamo già abbastanza stanchi e soddisfatti della bella giornata trascorsa. Le ultime ore del rientro sono di solito le più pericolose. Dopo un bicchierotto i muscoli si rilasciano e si corre il rischio di essere deconcentrati nella guida. Stabiliamo perciò di riprendere lo sterratone carreggiabile già percorso all’andata.

L’Alpetta un po’ intimorita in attesa di ritornare sulla neve.
La velocità è di crociera. La discesa non molto ripida va affrontata con prudenza, anche se il vino invita a lasciarsi andare. Arriviamo a fondo valle rincuorati dalla temperatura più mite, ma ora ci tocca risalire fino ai 1200 m. Il terreno è friabile e anche su quattro ruote la prudenza non manca. Sull’altipiano spira un vento teso. Fa decisamente freddo e non vediamo l’ora di immetterci fra gli alberi che avvolgono lo sterrato che ci ricondurrà verso il mare.
Arriviamo al guado della Cartiera che son già le quattro. Il sole è basso, la temperatura pure e si avvicina l’ora del rientro. Pochi km e raggiungiamo il carrello su cui dovranno essere caricati i quad. E’ stata una gran bella giornata: sole, freddo, un bel gruppetto d’amici, un breve spuntino e tanta sterrata. Quanto basta per rientrare a casa contenti. Ci si saluta con calore e si affrontano gli ultimi km di asfalto prima di raggiungere casa. Stasera avrò a cena degli amici e devo preparare la tavola. Giusto il tempo di fare una doccia e … alla prossima.
P.S.: Durante il pranzo ho appreso con piacere che in provincia di Torino, con l’arrivo di Cota sono stati aboliti buona parte dei divieti di transito per le sterrate pedemontane. Questo ha rinvigorito certamente tutto il mondo che ruota intorno al tassello e ha ridato forza alle motivazioni escursionistiche che, ormai, in molti stavano perdendo per l’impossibilità di poter girovagare in lungo e in largo per i monti.

Breve pausa per l’acqua.
Personaggi e interpreti:
Pino

Tonino

Loris

Ed io

Concludiano con le ultime foto



E un caro saluto a tutti voi
