Aundi’jstuvu ruminica? ‘Nchianammu ra hiumara ra Catuna!
Inviato: gio 08 mag, 2008 8:53 pm
Aundi’jstuvu ruminica? ‘Nchianammu ra hiumara ra Catuna!
8:30. Solito distributore di benzina, faccio il pieno e scambio le solite quattro chiacchiere con Stefano, appassionatissimo fuoristradista 4X4. Esordisco con un “Aundi’jstuvu ruminica?” (che tradotto in italiano significa: dove siete stati domenica?). Lui mi guarda mentre riempie il serbatoio di uno scooter e mi sorride sornione: “ ‘Nchianammu ra hiumara ra Catuna!” (che vuol dire: siamo saliti dalla fiumara di Catona!).
Se 2+2 fa 4 capite bene che a quel punto il mio interesse verso le sue poche parole, bisbigliate appena dietro uno sguardo complice, quasi da “carbonaro”, si è centuplicato. Circa dieci minuti per un piccolo breafing ed eccomi pronto per il programma del giorno: 0-1300! E’ lo sbalzo altimetrico a cui ci sottoporremo: partenza sulla spiaggia e arrivo in fuoristrada al Passo di Praca (e per me a Gambarie).

Ed ecco i nostri eroi all’appuntamento del Sabato mattina: da sinistra Eros (KTM 450), Nino (Honda XL 250) e Tino (KTM 450). Un gruppo già rodato ma è la prima volta che si tenta questo percorso (principio di serendipità!). Il sole non è ancora alto ma la temperatura è già gradevole. Non so come facciano sotto quei caschi integrali!

Ho già eliminato la giacca a vento e il casco invernale. Dalle parole del caro Stefano ho capito che oggi sarà dura e, a pensarci, si suderà. Con Nino abbiamo già stabilito di tenere un’andatura motoalpinistica e approfittare per guardarci un po’ intorno. Eros oggi mi sembra in gran forma e credo che farà di tutto per farmi pentire di quello che ho scritto di lui nella nostra ultima uscita.
La fiumara è in piena. In alcuni tratti percorriamo la traccia sabbiosa. Più su ci sono brevi tratti che dobbiamo affrontare a vista poiché manca una qualsiasi linea da seguire. E dove si interrompe la tràzzera ci tocca risalire il corso d’acqua immersi in 30-40 cm di gelo per alcune decine di metri ogni volta. Mai bagnato tanto i piedi in moto!

Dove non si passa deviamo lungo gli argini e ci imboschiamo fra alberi di pesco fioriti di rosa, bianchi frutteti di mandorlo fioriti e agrumeti ancora vivi. Invadiamo un aranceto alla ricerca di un tratturo che possa permetterci di raggiungere San Roberto ma ci imbattiamo nel suo gentilissimo proprietario che, oltre a darci buone indicazioni sul tracciato da percorrere, ci invita a raccogliere quante arance vogliamo.

I Kapponi viaggiano assieme, Nino ed io manteniamo l’andatura turistica. Una grande sorpresa oggi: Eros ha spolverato uno stile di guida impeccabile con impennate e curvoni veloci degni della migliore scuola di enduro. Che sia andato al Ciocco questa settimana a frequentare qualche corso intensivo di Fabio Fasola? E’ irriconoscibile! Riesce persino a star dietro a Tino che di esperienza con l’enduro ne ha da vendere.

Passare fra le sterpi selvatiche è veramente difficile. In queste occasioni mi rendo conto dell’utilità dei paramani (che non ho!): i rami catturano le leve e mi sbilanciano costringendomi ad andare al passo. Qualche volta siamo finiti in sentieri che finivano in campi arati o seminati e allora è una bella sudata fare manovra per tornare indietro facendo attenzione a non provocare danni alle coltivazioni.

In primo piano Eros, protagonista indiscusso di questa nostra avventurosa risalita della fiumara. Dietro di lui Tino che, come un’angelo custode, lo marca stretto. Tentiamo vari tratturi ma senza troppo successo. Come già annunciato stamattina dal caro Stefano, arrivati alle persiane di plastica (si, proprio così, mi ha detto testualmente: “pigghiati pa’mmunti aundi truati i persiani n’terra”) prendiamo una larga e pianeggiante carreggiabile dopo essere, finalmente usciti dalla “savana”. Ripuliamo le moto dai rami che uscivano da tutte le parti e socializziamo col pastore di turno (cane, non persona!) il quale, all’inizio non sembrava gradire molto la nostra presenza (qualche ringhio di troppo stava per mettermi in fuga!).

Ci rifocilliamo ben bene: non manca mai l’acqua né la cioccolata. Oggi ho esagerato con qualcosa di troppo: torroncini (residuo di Natale) e snack al frumento (per mantenermi leggero!) ed un brik di succo di pesca. Se non mi aiuto così sono spacciato in mezzo a questi ragazzoni!

Ci avviamo lungo la strada bianca verso monte fino a superare Fiumara di Muro, un borgo di quattro case, luogo dove è nato e ha vissuto fino all’adolescenza Mino Reitano, cantante di musica leggera (famosa negli anni ’70 la sua canzone “gente di Fiumara”). Un tratto d’asfalto appena messo ci permette di raggiungere San Roberto in pochissimi minuti. Da qui seguiamo per 2 km la strada che ci porta al bivio fra Acquacalda e Lucia e ci immettiamo lungo lo sterratone che sale verso il punto di guado della fiumara di Catona. Sbagliamo il primo sbocco e, superato il guado andiamo a infossarci su per un salitone piuttosto difficile e irto, con pietre smosse e rami trasversali: difficilotto!
Andiamo su per circa un centinaio di metri, poi mi fermo a osservare attentamente cosa ci aspetta verso monte: il sentiero è ormai infestato dalle sterpi e poco più su una frana ostruisce il passaggio. Non abbiamo intenzione di far troppa fatica oggi. Riformattiamo il gruppo e ci fermiamo un attimo a decidere il da farsi. Un po’ di riposo, una bevuta e qualche foto. Il tempo di ripartire è arrivato! Ma verso dove?

Fine prima parte(continua)
8:30. Solito distributore di benzina, faccio il pieno e scambio le solite quattro chiacchiere con Stefano, appassionatissimo fuoristradista 4X4. Esordisco con un “Aundi’jstuvu ruminica?” (che tradotto in italiano significa: dove siete stati domenica?). Lui mi guarda mentre riempie il serbatoio di uno scooter e mi sorride sornione: “ ‘Nchianammu ra hiumara ra Catuna!” (che vuol dire: siamo saliti dalla fiumara di Catona!).
Se 2+2 fa 4 capite bene che a quel punto il mio interesse verso le sue poche parole, bisbigliate appena dietro uno sguardo complice, quasi da “carbonaro”, si è centuplicato. Circa dieci minuti per un piccolo breafing ed eccomi pronto per il programma del giorno: 0-1300! E’ lo sbalzo altimetrico a cui ci sottoporremo: partenza sulla spiaggia e arrivo in fuoristrada al Passo di Praca (e per me a Gambarie).

Ed ecco i nostri eroi all’appuntamento del Sabato mattina: da sinistra Eros (KTM 450), Nino (Honda XL 250) e Tino (KTM 450). Un gruppo già rodato ma è la prima volta che si tenta questo percorso (principio di serendipità!). Il sole non è ancora alto ma la temperatura è già gradevole. Non so come facciano sotto quei caschi integrali!

Ho già eliminato la giacca a vento e il casco invernale. Dalle parole del caro Stefano ho capito che oggi sarà dura e, a pensarci, si suderà. Con Nino abbiamo già stabilito di tenere un’andatura motoalpinistica e approfittare per guardarci un po’ intorno. Eros oggi mi sembra in gran forma e credo che farà di tutto per farmi pentire di quello che ho scritto di lui nella nostra ultima uscita.
La fiumara è in piena. In alcuni tratti percorriamo la traccia sabbiosa. Più su ci sono brevi tratti che dobbiamo affrontare a vista poiché manca una qualsiasi linea da seguire. E dove si interrompe la tràzzera ci tocca risalire il corso d’acqua immersi in 30-40 cm di gelo per alcune decine di metri ogni volta. Mai bagnato tanto i piedi in moto!

Dove non si passa deviamo lungo gli argini e ci imboschiamo fra alberi di pesco fioriti di rosa, bianchi frutteti di mandorlo fioriti e agrumeti ancora vivi. Invadiamo un aranceto alla ricerca di un tratturo che possa permetterci di raggiungere San Roberto ma ci imbattiamo nel suo gentilissimo proprietario che, oltre a darci buone indicazioni sul tracciato da percorrere, ci invita a raccogliere quante arance vogliamo.

I Kapponi viaggiano assieme, Nino ed io manteniamo l’andatura turistica. Una grande sorpresa oggi: Eros ha spolverato uno stile di guida impeccabile con impennate e curvoni veloci degni della migliore scuola di enduro. Che sia andato al Ciocco questa settimana a frequentare qualche corso intensivo di Fabio Fasola? E’ irriconoscibile! Riesce persino a star dietro a Tino che di esperienza con l’enduro ne ha da vendere.

Passare fra le sterpi selvatiche è veramente difficile. In queste occasioni mi rendo conto dell’utilità dei paramani (che non ho!): i rami catturano le leve e mi sbilanciano costringendomi ad andare al passo. Qualche volta siamo finiti in sentieri che finivano in campi arati o seminati e allora è una bella sudata fare manovra per tornare indietro facendo attenzione a non provocare danni alle coltivazioni.

In primo piano Eros, protagonista indiscusso di questa nostra avventurosa risalita della fiumara. Dietro di lui Tino che, come un’angelo custode, lo marca stretto. Tentiamo vari tratturi ma senza troppo successo. Come già annunciato stamattina dal caro Stefano, arrivati alle persiane di plastica (si, proprio così, mi ha detto testualmente: “pigghiati pa’mmunti aundi truati i persiani n’terra”) prendiamo una larga e pianeggiante carreggiabile dopo essere, finalmente usciti dalla “savana”. Ripuliamo le moto dai rami che uscivano da tutte le parti e socializziamo col pastore di turno (cane, non persona!) il quale, all’inizio non sembrava gradire molto la nostra presenza (qualche ringhio di troppo stava per mettermi in fuga!).

Ci rifocilliamo ben bene: non manca mai l’acqua né la cioccolata. Oggi ho esagerato con qualcosa di troppo: torroncini (residuo di Natale) e snack al frumento (per mantenermi leggero!) ed un brik di succo di pesca. Se non mi aiuto così sono spacciato in mezzo a questi ragazzoni!

Ci avviamo lungo la strada bianca verso monte fino a superare Fiumara di Muro, un borgo di quattro case, luogo dove è nato e ha vissuto fino all’adolescenza Mino Reitano, cantante di musica leggera (famosa negli anni ’70 la sua canzone “gente di Fiumara”). Un tratto d’asfalto appena messo ci permette di raggiungere San Roberto in pochissimi minuti. Da qui seguiamo per 2 km la strada che ci porta al bivio fra Acquacalda e Lucia e ci immettiamo lungo lo sterratone che sale verso il punto di guado della fiumara di Catona. Sbagliamo il primo sbocco e, superato il guado andiamo a infossarci su per un salitone piuttosto difficile e irto, con pietre smosse e rami trasversali: difficilotto!
Andiamo su per circa un centinaio di metri, poi mi fermo a osservare attentamente cosa ci aspetta verso monte: il sentiero è ormai infestato dalle sterpi e poco più su una frana ostruisce il passaggio. Non abbiamo intenzione di far troppa fatica oggi. Riformattiamo il gruppo e ci fermiamo un attimo a decidere il da farsi. Un po’ di riposo, una bevuta e qualche foto. Il tempo di ripartire è arrivato! Ma verso dove?

Fine prima parte(continua)