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alp
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Messaggio da alp » ven 20 giu, 2008 6:38 pm

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Enduro+Cross+Trial=Motoalpinismo?
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Foto 13


MotoMatematica

Mi domando se l’equazione di cui sopra sia valida o no! E’ una riflessione che mi frulla nella mente da qualche giorno, dopo l’ultimo giro in cui abbiamo fatto alcune eccezioni alle ferree regole del motoalpinismo. Beh, per farvi capire meglio vi racconterò i fatti, poi apriremo una discussione in proposito, se è il caso.

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foto 18

Qui di seguito, un anticipo del giro con alcune foto dei momenti in cui sono riuscito a fermare i miei compagni di viaggio (tre enduristi, capirai!!!).
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foto 22

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foto 12

(lavori in corso…
Un po’ di pazienza!)
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Buon motortrip,

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Messaggio da alp » sab 21 giu, 2008 10:53 pm

ENDURO

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Escursione Selvaggia

Tino, “Maiolino” ed Eros, tre enduristi D.O.C., mi hanno accompagnato in questa escursione selvaggia fra colline alte, fiumare e pietroni, una varietà di paesaggi che abbiamo attraversato in un giro di un centinaio di km. Perché selvaggia? Beh! Abbiamo affrontato tutta una serie di fuoripista davvero interessanti e, per la prima volta, siamo riusciti a percorrere la fiumara di Mélito da Bagaladi al mare in linea diretta, andando dove finiva la strada in terra realizzata da qualche motopala per permettere il passaggio dei coltivatori della zona ai loro poderi. Abbiamo, così, evitando i 15 e più km di tornanti asfaltati ed è stato veramente interessante addentrarsi fra i canjon e le montagne di sabbia detritica, depositata nel corso dei secoli lungo il letto del corso d’acqua.

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Abbiamo attraversato sentieri stretti, tràzzere anguste e prati selvatici, pianori desertici e colline brulle in una giornata in cui, come al solito, non avevamo una meta, il cielo era plumbeo e sembrava volesse diluviare: cercavamo semplicemente il sole e l’abbiamo trovato.

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Si parte

Avevamo uno dei soliti appuntamenti in uno dei soliti posti ma, cosa insolita… aveva già cominciato a piovere. Tino arriva all’incontro con la “pancia piena”: ha portato con sé un barattolo pieno di fragole e ciliegie, dono della sua segretaria.

Il cielo è sempre più nero. Poco male, ci spostiamo sullo Jonio. E così, fatto il pieno allunghiamo di una ventina di km per avviarci nella risalita lungo un sentiero che prende l’avvio nei pressi della proprietà del Barone Catizzone, un nobile che alla fine dell’800 era proprietario, o meglio padrone, di tutto il territorio circostante la sua villa signorile (ormai solo un rudere).

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Era dalla scorsa primavera che, con Pino e il suo Kawasaki KLX300, non attraversavo più questi luoghi e, si sa, con il cambio delle stagioni, gli agricoltori arano, seminano e rinvangano il suolo per cui non è stato per niente facile andare a recuperare i nostri angusti sentieri fra sterpi e pietraie.

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La mulattiera tosta


Per definizione, si tratta di una via percorribile coi muli, certamente non in auto, sia per la limitata ampiezza della carreggiata sia per la forte pendenza e il fondo non troppo aderente. Su un tipico percorso enduristico, affrontiamo una mulattiera bella tosta (sarà che ero ancora a freddo ma, alla fine della salita ero col fiato corto). E’ bello sentire il terreno sotto le ruote che diventa sempre più ripido. La salita è una sfida con te stesso, ma sai che tutto ha un limite e, conoscendo la strada, sai già come dosare lo sforzo per non ritrovarti privo di risorse a neanche un decimo del giro. Eppure, forse per mancanza d’allenamento (beh, diciamo che ero convalescente dopo una settimana di colica renale) ma c’ho lasciato il fiato!!!

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Sono questi, senza dubbio, i momenti che preferisco: sei in mulattiera, in piedi sulla moto inclinata verso l’alto. Il motore è su di giri, vai con le marce basse e lavori bilanciando col corpo in avanti e indietro, a destra e a sinistra, come un frullatore.

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Libertà

Di chi sarà mai il profilo in bianco e nero che c’è all’inizio del report? E’ lui! Tino col suo Kappone! Affrontando la via libera, lo spirito enduristico emerge prorompente. Corre di qua e di là, quasi senza meta.

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Dopo alcuni km difficili, ampi spazi si aprono alla nostra vista e a questo punto è difficile tenere i giovanotti a freno: come impazziti hanno cominciato a volteggiare liberi, fuori dai sentieri e dagli stretti tratturi. Via! Liberando la fantasia!

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Visto che il fuoripista ha avuto successo decidiamo di continuare e ci divertiamo a fare qualche altro tratto di terreno incolto fra sterpi ed erbacce, seguendo la direzione a occhio. La carreggiabile rimaneva sulla nostra destra, in basso, a un centinaio di metri in linea d’aria, e noi volteggiavamo fra le onde delle cime delle colline. Divertente!!!!

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La scelta della giusta via

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Riscendiamo verso la strada e ci infiliamo lungo una carrareccia che ci porta a San Basilio, uno dei paesi in cui si incrociano molti dei nostri percorsi fuoristradistici. A raggiera, infatti, partono dal paese numerosi sterrati. Noi prenderemo quello verso Est e continueremo lungo la dorsale jonica a mezzacosta.

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Provo a fare una vecchia tràzzera, poco fuori dal paese ma non mi ci raccapezzo più: i contadini hanno terrazzato una vasta area e il tratturo in cui passavano le pecore non esiste più. Le povere bestie saranno costrette ad andare a tentoni per un paio di volte, poi il loro fiuto naturale e l’orientamento che le contraddistingue le porterà lungo la via più facile.

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Intanto noi facciamo dietro front e ci infiliamo in un sentiero alternativo che poi, salendo, sembra finire. “Maiolino ed Eros, avanti, si lanciano in verticale. Tino li segue ma lo fermo suonando e facendogli segno che non è da lì. Ma anche lui va. Torno indietro e riconosco il punto in cui deviare. Intercettata la sterrata li raggiungo: avevano tagliato completamente la pista evitando un giro di alcune centinaia di metri. Ma che pendenza! E, considerando che le mie non sono gomme da enduro, sarei certamente scivolato tentando di risalire lungo la verticale (qui le enduro racing si vede che vanno!!!!!).

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Si gironzola fra carreggiabili in disuso (direbbe qualcuno). In effetti gli sterrati ogni tanto necessitano di una certa manutenzione perché le frane qui in primavera sono frequenti per le piogge violente e improvvise. Incrociamo un trattore e ci fermiamo buttandoci oltre il margine del prato. Ci saluta con un “va scialati!!!”.

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Scialarsi è un termine che si usa dalle nostre parti. Importato dal mondo arabo (forse deriva da “in sh’Allah!”: che Dio sia con voi), qui da noi ha assunto un connotato leggermente differente perché sta ad indicare quando una persona si diverte proprio! Mio cognato Helge, che è danese, ama molto questo termine, lo usa sempre per farmi capire il suo stato d’animo dopo i giri in bici qui da noi in montagna.

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Concludiamo questa prima parte del racconto, quella enduristica, con alcune riflessioni:
1. Abbiamo attraversato aree in cui il terreno era incolto. E’ bello uscire dal sentiero ma ciò è possibile e auspicabile esclusivamente quando non si arreca danno ai campi seminati.
2. Gironzolare senza fretta fa parte della fine Arte del Motoalpinismo. Oggi abbiamo corso e mi riprometto, quindi, di rifare lo stesso giro con più calma, per potermi godere meglio le bellezze dei paesaggi (e magari scattare qualche foto fatta meglio).
3. Immaginate essere in 8 o in 10? Nooooo! Quando si “esce dal seminato” è bene non dare troppo nell’occhio e fare poco rumore: pochi ma buoni!

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Messaggio da max37 » dom 22 giu, 2008 10:06 am

posti splendidi come sempre
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La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

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Messaggio da alp » sab 28 giu, 2008 1:11 am

Parte II

CROSS


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Da adolescente, negli anni ’70, il fuoristrada era il cross. Quelli che facevano regolarità erano crossisti di seconda scelta. Il trial non esisteva, almeno dalle mie parti. Ricordo la polvere, il caldo, l’odore di olio di ricino bruciato dei due tempi e i tanti colori delle moto (non come oggi: verde/Kawa, rosso/Honda, blu/Yamaha, giallo/Suzuki). Mio fratello Walter correva con un’Honda ufficiale nel campionato regionale e vinceva. Quante cadute!

Allora avevo la passione per la vela. Tutto quel caos che c’era nelle gare di cross mi dava un senso di fastidio. Mi sentivo fuori luogo in mezzo a tutto quel trambusto. In effetti, col tempo, ho capito che avrei dovuto coniugare la mia passione per le moto con quella per la natura, il mio desiderio di tranquillità con quello esplorativo. Ed ora eccomi qua, superato il mezzo secolo, a gironzolare sulla piccola alpetta in compagnia di enduristi tosti in cerca di un fatidico campo di cross in mezzo ad una fiumara che dalle pendici dell’Aspromonte scende giù fino al Mar Jonio.

A questo punto della nostra giornata avevamo finito di girovagare senza meta in cerca, semplicemente, di un po’ di sole, lontano dalle nuvole cupe portatrici di burrasca. Avevamo una mission: raggiungere il campo di cross che doveva essere in una delle fiumare più lunghe dello Jonio. Trovarlo non sarebbe stato difficile: una “mission possibile!”

Raggiungiamo Fossato da monte seguendo una lunga e facile discesa sterrata che, nell’ultimo tratto, diventa un po’ più scoscesa. Gli amici corrono, io procedo. Mi guardo intorno e il sole rende luminose le foglie degli alberi. C’è una festa di fiori, di colori e di odori. La polvere alzata in aria da chi mi ha preceduto (i tre moschettieri) offusca tutto, vista e olfatto sono resi ottusi da milioni di granelli di pulviscolo atmosferico che galleggiano nell’aria e aspettano il mio arrivo per infilarsi negli occhi.

Accidenti! Mi fermo e prendo la bottiglietta dell’acqua. Me la “sparo” negli occhi sperando di debellare una presunta congiuntivite. Ma sì, che vuoi che sia! Eventualmente c’è Tino che mi darà la soluzione: è il nostro oftalmologo itinerante. Riparto e, ovviamente, prima di recuperare gli altri, passano almeno 10 minuti. Una volta raggiunti, ho dimenticato il fastidio agli occhi: acqua santa!



Le paludi

La particolarità di questa zona è che è tutto grigio. Il terreno ha questo strano colore. Siamo abituato ad una pavimentazione beige, marrone, verde, secondo la prevalenza di terra asciutta, umida o di erba ma grigia è proprio curiosa. Correndo (sono l’unico motoalpinista del gruppo!) è difficile fotografare, è già difficile rimanere in piedi sulla moto riportando a casa le ossa tutte intere. Il mio è un tentativo di star loro dietro (mal riuscito!) e di godermi il paesaggio (anche qui non è che mi sia potuto distrarre dalla guida più di tanto!). Ma conosco bene questa zona: ha un suo fascino particolare specie nelle giornate piovose, quando le nuvole, la nebbia e la pioggia creano un’atmosfera ovattata di totale opacità, con sfumature che vanno dal grigio chiaro a quello scuro; niente colori!

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E’ stato un paio d’anni fa (vedi foto invernale qui di sopra) che, con Pino, ci siamo avventurati da queste parti in una giornata di pioggia (entusiasmo da “ragazzi”!). Quant’acqua abbiamo preso quella volta! E ricordo che, per ripararci dalla pioggia, a un certo punto ci siamo fermati sotto la tettoia di una baracca, lasciando le moto a prendere acqua. Che difficoltà a rimettere in moto la mia Alpetta! Ho fatto una decina di km completamente scarburato! Poi, come per miracolo (forse avevo fatto evaporare tutta l’acqua dal carburatore o dalla candela) ha ripreso a funzionare normalmente. Prodigi dell’alta tecnologia!!!!

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La Fiumara di Mélito

A valle delle Paludi si arriva alla grande Fiumara di Mélito. L’incrocio è un po’ un casino: quasi una decina di sentieri si interseca fra loro per cui è facile sbagliarsi e noi ci riusciamo facilmente. Torniamo indietro dopo aver imboccato una carreggiabile che ci avrebbe portati sull’asfalto: MAI!!!!

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Si riparte , quindi, verso Chorìo, dove “Maiolino” spera di poter fare qualche giro nella pista da cross lungo il letto della fiumara. Andiamo a vedere. In effetti, più che la pista da cross, la mia curiosità mi ha spinto a provare a scendere la fiumara da Bagaladi al mare, evitando tutta una serie di tornanti asfaltati veramente noiosi.

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Non me ne intendo di cross ma girare in tondo è come andare sulla giostra. Uno spirito esplorativo come il mio si sente quasi in gabbia a ruotare come una trottola (trottola in milanese si dice pirulapirla, o mi sbaglio?) nel circuito. Polvere a non finire! Volete mettere la bellezza di girare una curva e ritrovarsi improvvisamente di fronte ad un nuovo panorama?

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I tre enduristi, trasformatisi in un secondo in crossisti, si lanciano fra le curve paraboliche come dei forsennati. Anche se hanno gli integrali, gli si legge in viso che se la stanno proprio spassando. Faccio qualche foto, bevo un po’ e, quando i nostri eroi, stanchi per le fatiche del circuito, si fermano, Tino tira fuori le fragole e le ciliegie che ci ha mandato la sua segretaria (mooooolto premurosa, direi!). In un paio di minuti ce le facciamo fuori tutte. Poi non resisto più e sollecito la partenza. Dobbiamo giungere fino al Mar Jonio, mancano ancora una decina di km di fiumara, manca un sentiero da seguire, manca l’acqua e il tempo stringe. Dovremo lanciarci a occhio alla ricerca dei passaggi migliori fra rocce e guadi: niente male! E poi, arrivati al mare dovremo rientrare a Reggio (altri 30 e più km che nessuno di noi vuole fare su asfalto).

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L’andatura è piuttosto lenta. In piedi sulle moto cerchiamo di guardare in fondo per capire il passaggio più facile fra i pietroni trascinati a valle dalla fiumara. Dobbiamo by-passare numerose briglie (impossibile saltare oltre un metro!) inventandoci tragitti inesistenti fra la sabbia e le rocce. Guadi e pietroni si susseguono, talvolta ci infiliamo in terreni che sembrano sabbie mobili ma, per fortuna, il ridotto peso delle moto ci permette di galleggiare. Insomma, con non poca fatica (viaggiare con le gomme da trial sulla sabbia è faticoso!) arriviamo al mare e, quindi, in paese dove decidiamo di fermarci per fare benzina.

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Pausa gelato

Un quarto d’ora di pausa, non di più. Si è fatto tardi, tanto che Eros decide di rientrare dalla SuperStrada dopo aver offerto gentilmente il gelato a tutti. Noi facciamo alcuni km d’asfalto per poi infilarci nella Fiumara di Molàro e risalirla fin verso Serro Giubileo.

Questa è la zona di Consolato, un caro amico trialista, ottimo meccanico che vive in una splendida villa con giardino insieme alla moglie (giudice della Federazione Motociclistica Italiana per le competizioni di trial) e al loro piccolo bimbo, già appassionatissimo di motori. Ogni tanto passavo a trovarli ma ultimamente, dopo che gli è stato scoperto un problema alla retina, il suo oculista gli ha vietato di praticare il fuoristrada e di fare sforzi intensi e prolungati che potrebbero provocargli un distacco. Ha dovuto lasciar perdere le competizioni e gli allenamenti e la sua Techno, ormai, è tutta impolverata. Che tristezza! Mi dispiace saperlo inattivo, uno come lui. Ma non ce la faccio proprio a chiacchierare del più e del meno deviando il discorso dalle moto.


...continua...
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Messaggio da max37 » sab 28 giu, 2008 2:09 am

grandissimi
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La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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Messaggio da alp » mer 02 lug, 2008 12:59 am

Il trial

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Ci voleva proprio il gelatino! Quando pensi che non hai più dove recuperare risorse ecco che una piacevole esperienza gustativa può ricaricarti di energie. Il tempo sta per scadere (siamo tutti in riserva, chi più chi meno deve rientrare a casa). Non mi voglio fare sfuggire un’occasione come questa: dopo l’enduro e il cross bisogna fare anche un po’ di trial.

Dopo numerosi saliscendi raggiungiamo finalmente la “zona” dove ho intenzione di farli immergere nel fantastico “mondo del trial”. Non me ne vogliano i veri trialisti. Il sentiero che abbiamo seguito era stretto e roccioso, poco adatto alle alte moto da enduro, poco adatto al loro limitato angolo di sterzo, poco adatto alla loro esuberante potenza. E’ per questo che, rispetto al nostro standard di marcia, il tracciato che abbiamo seguito a questo punto l’abbiamo definito, impropriamente, trialistico.




Il gregge


Mi studio mentalmente la carta della zona e prendiamo una via solitamente attraversata dalle bestie al pascolo…
E, immancabilmente, eccole davanti a noi. Rallento, mi fermo, spengo il motore e chiedo al pastore se vuole che aspettiamo qualche minuto affinché il gregge possa raggiungere lo spiazzo che c’è più a monte e farci passare. Ci pensa su un attimo e rimaniamo d’accordo così. Nel silenzio della sosta sentiamo il rombo di moto lontane che arrivano verso di noi. Anche il pastore se ne accorge e corre subito avanti per evitare danni.

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E’ un gruppo di tre superattrezzati enduristi. Non ci conoscevamo. Uno di loro esordisce: “Ma voi siete il Professore?” indicandomi. Da notare il “voi” reverenziale che solitamente si dà, dalle nostre parti, alle persone anziane e poco colte. E’ evidente che girano strane voci su un extraterrestre, cioè un extraendurista, in sella ad un’alp. Una delle tante leggende metropolitanenduristiche. Non c’è nessun’altro “tipostrano” in tutta la provincia! Quattro chiacchiere e si riparte, in direzioni diverse. Loro erano appena partiti dalla città, noi stavamo avvicinandoci ad un fatidico sentiero trialistico, la ciliegina sulla torta di questa bella giornata in moto.


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Verso il trial


Chiarisco: non si tratta del trial del terzo millennio, quello acrobatico, quanto di quello anni ’70. Percorsi che, a detta del “Maiolino”, sono oggi frequenti nelle competizioni di enduro (quelle toste!). Affrontiamo il sentiero in prima e cominciamo a poggiare i piedi per terra dopo alcune centinaia di metri dall’imbocco del tratto hard. Intorno a noi, verso valle, campi di ulivi e terrazze con muretti a secco. Dubito che i miei due compagni di viaggio si siano dilettati a guardarsi intorno: è una questione di mentalità. Io non mi soffermo quasi mai alla strada che ho di fronte: devo osservare ciò che mi circonda e allungare lo sguardo verso l’orizzonte, scalare un monte con gli occhi o penetrare con l’attenzione fin giù al mare. E’ più forte di me!!!

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Gli ostacoli sono grossi: tocco spesso con la leva del cambio (nei tornantoni a sin) e col freno (a dx). Qualche volto mi inchiodo con la ruota anteriore e allora devo fare marcia indietro. E’ molto faticoso ma è interessante attraversare questo ambiente così roccioso. Nell’antichità era certamente una mulattiera di servizio per portare a valle i prodotti della terra coltivati qui in zona. E mi sembra, visti i pietroni, che per arare un terreno si dovesse proprio faticare (hai voglia a eliminare sassi!).

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A essere sincero, arrivati giù, a quello che doveva essere l’incrocio con la carrareccia, prendo verso valle, anticipando in effetti il bivio. Per la prima volta ci siamo infilati in uno stretto sentiero, pieno di pietracce e erba secca molto alta, che impediva di vedere il fondo, dove mettere le ruote. Ho beccato un paio di pietroni col paramotore (in plastica) ma credo di non aver provocato danni (ci sono scivolato sopra!). Scendendo temevo che se avessimo incontrato qualche ostacolo insormontabile non saremmo riusciti a fare dietro front: il sentiero chiuso ai lati (a sin una parete alta, a dx il precipizio) e la forte pendenza ci avrebbero “fatto sudare 7 camice”. Anzi, credo proprio che sarebbe stato IMPOSSIBILE tornare indietro.

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Siamo stati fortunati. Siamo riusciti a uscire in una zona “conosciuta”, proprio vicino ad un grande ulivo secolare (una forza della natura!). Ogni volta che sei in difficoltà e ne vieni fuori il tuo corpo reagisce sciogliendo le infinite tensioni muscolari che si sono sovrapposte durante le fasi più emozionanti del tragitto. Finire un pezzo hard significa sempre avere una scarica di adrenalina che si esaurisce non appena ne vieni fuori.

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Epilogo


Non so se la somma algebrica di cui parlavo all’inizio di questo report sia corretta o no. In senso gestaltico devo dire che l’insieme del tour è diverso dalla semplice somma delle singole componenti di cui ho accennato. E’ sempre così: ogni giro ha un suo senso, un proprio valore. Di questa giornata voglio sottolineare l’asprezza del territorio selvaggio che abbiamo attraversato liberamente, la bellezza del fuoripista lungo l’oltre decina di km di fiumara e il tracciato hard/trial per i suoi paesaggi lunari.

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Ringrazio Tino che, da qualche anno ormai, sopporta la lentezza dei miei trasferimenti (le ciliegie e le fragole della sua segretaria erano squisite!), “Maiolino” per la pazienza che dimostra nei miei confronti (le fermate fotografiche) ed Eros che è ormai diventato un esperto (e ci ha anche offerto il gelato).

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In conclusione: non ho dubbi che il motoalpinismo sia ben diverso dal mettere assieme enduro+cross+trial! Fatto sta che lo stesso viaggio percorso da quattro amici viene vissuto da ciascuno in modo completamente diverso.

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Mi piacerebbe sapere la vostra idea in proposito. Grazie anticipatamente per le vostre risposte.

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p.s.: Qualsiasi viaggio, quando è percorso in buona compagnia, assume sempre le caratteristiche di un’avventura. Il viaggio che, da qui a qualche giorno, faranno i nostri migliori motortrippers , per il Primo Raduno Nazionale (anzi Internazionale se c’è anche Pino che arriva da San Marino), avrà una sicura eco a cui farà certamente seguito un susseguirsi di eventi analoghi e altrettanto importanti in altre parti della nostra splendida penisola. Credo che il numero giusto per questo genere di viaggi sia quello appena realizzato (12-15), meglio di meno che di più. Colgo ancora una volta l’occasione per augurare a tutti i cari amici del forum un buon raduno. Mi dispiace veramente tanto non poter esserci. Chissà...
A presto e...
Buon motortrip,

alp

SuperHank
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Messaggio da SuperHank » mer 02 lug, 2008 12:53 pm

In conclusione: non ho dubbi che il motoalpinismo sia ben diverso dal mettere assieme enduro+cross+trial! Fatto sta che lo stesso viaggio percorso da quattro amici viene vissuto da ciascuno in modo completamente diverso.
Mi piacerebbe sapere la vostra idea in proposito. Grazie anticipatamente per le vostre risposte
Report eccezionale come sempre!
Foto emozionanti, paesaggi affascinanti, di una bellezza selvaggia!

Non capisco bene che tipo di confronto vuoi su quanto hai scritto, però!
Che lo stesso viaggio sia vissuto da ognuno in modo diverso mi pare lapalissiano, è il bello di avere “teste” diverse.
Secondo me il “moto alpinismo” è una attitudine mentale: che uno abbia una trial 2008, una piccola Alp o un vecchio XT500, con tutte si può fare motoalpinismo.

Ciao
Alves

alp
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Escursione Selvaggia

Messaggio da alp » gio 03 lug, 2008 12:43 am

Caro Alves,
quello che tu dici sembra lapalissiano nel caso delle moto che tu consideri. Come ti sarai accorto, recentemente sto uscendo con gruppi di enduristi che tirano da matti e hanno certamente un approccio poco motoalpinistico. In queste circostanze ho avuto l’impressione che esista un qualche rapporto stretto fra moto e approccio all’escursione. Mi sembra di intuire che con moto veloci si abbia difficoltà a viaggiare guardandosi intorno e ammirando il panorama. Circa un anno fa sul forum scrivevo un pezzo intitolato “il mezzo non è il fine, il fine non è il mezzo” (http://motoalpinismo.forumup.it/viewtop ... oalpinismo) dove evidenziavo una serie di mie esperienze in fuoristrada assieme a motociclisti di differente “calibro” (quad, grosse bicilindriche, trial…). Nelle mie considerazioni, tuttavia, mancavano ancora esperienze specifiche con enduristi (me ne guardavo dal farle per paura!). Ebbene, dopo mesi di fuoristrada con amici su potenti 4T da 450cc (KTM, HM, Yamaha) mi sono reso conto che esiste una correlazione (e dico semplice correlazione) fra l’approccio al fuoristrada e il tipo di moto con cui si va. Non sto dicendo che se Ernesto guidasse un KLX 450 non avrebbe un approccio motoalpinistico (sto parlando semplicemente di guidare!). Ma se Ernesto arrivasse ad acquistare questo genere di moto, ciò sarebbe certamente il risultato di un processo di trasformazione del suo modo di considerare il fuoristrada su due ruote. Comprando un enduro professionale si rafforzerebbe in lui il desiderio di sfruttare le elevate potenzialità del mezzo e questo assumerebbe la connotazione di un fine, andando a tradire, quindi, la logica che non esiste un rapporto di diretta proporzionalità fra prestazioni del mezzo e approccio enduristico. D’altra parte è anche vero che un motoalpinista in mezzo ad un gruppo di enduristi ha certamente difficoltà ad “imporre” la propria andatura o il rispetto delle proprie esigenze paesaggistiche o contemplative.

In conclusione, dopo decine di uscite con enduristi D.O.C., devo constatare con un pizzico d’amarezza che, nella mentalità enduristica “il mezzo è il fine e il fine è il mezzo”. Ciò non significa, necessariamente, che ci debba essere per forza incompatibilità nella pratica del fuoristrada insieme.

La “crociata” dei motoalpinisti ha inizio, proprio in questi giorni di caldo luglio. Inizia col Primo Motoraduno del Forum. Un’esperienza in cui un gruppo di fuoristradisti a prevalente (non credo esclusivo) approccio motoalpinistico si incontra specificatamente per conoscersi, confrontarsi, chiacchierare, fotografare, mangiare e bere e… girare in moto (ops, quasi dimenticavo!). In questo contesto di piccolo gruppo a prevalente dimensione motoalpinistica, probabilmente la presenza (di straforo) di qualche endurista (in assoluta minoranza) potrebbe avere “effetti stravolgenti” sul suo futuro modo di concepire l’ ”andar per monti in moto”. Chissa!?!
A presto e...
Buon motortrip,

alp

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escursione selvaggia.

Messaggio da husqvarna100 » gio 03 lug, 2008 2:41 am

Ciao Alp.
Sono stato assente per lavoro e mi ero persa la tua Equazione/Crociata
pro Motoalpinismo
ENDURO+CROSS+TRIAL=MOTOALPINISMO?
Nel tuo Report sei partito molto da lontano ma,da buon velista,avendo
ben presente il porto di arrivo.
Difficilmente le tre anime del fuoristrada,se intese solo a livello tecnico,
possono convivere.Troppa e' la differenza di prestazioni!
Nella norma,si acquista il mezzo che piu'si avvicini al tuo modo di
intendere la Moto,che altro non e'che la tua filosofia di vita nel momento
dell'acquisto.
Questa filosofia,per fortuna,cambia durante la vita di una persona,la
esperienza e la maturita' sono spesso causa di cambiamenti eclatanti.
Sono comunque convinto che non sia assolutamente il mezzo a fare
il Motoalpinista ma esclusivamente una predisposizione mentale.
Quattro amici con la stessa Moto,quasi certamente,vivranno la stessa
escursione in modo diverso.
Chi priviligera'il lato paesaggistico,chi la fotografia,chi la guida e chi
invece sara' gratificato dallo stare in compagnia.
Siamo fortunati perche' chi partecipa al nostro Forum e' gia' il risultato
di una buona scrematura.
Mi spiace che Tu non possa aderire al nostro Raduno,mi sarebbe
piaciuto fare una lunga chiacchierata,ci sono tra noi molte affinita'.
Avremo e troveremo l'occasione per farlo.
Questo sara' uno degli argomenti che affronteremo davanti alla Fiorentina
di Marco.

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Messaggio da Ernesto » ven 11 lug, 2008 1:05 am

Caro Alp, visto che oramai mi utilizzi come archetipo del motoalpinista (o piuttosto prototipo, questo sarebbe da chiarire) non posso esimermi dall'intervenire.
Tranquillizzati: non comprerò mai un KLX 450, appartiene ad un universo che escludo e che mi esclude. Qualunque sia l'equazione del motoalpinismo non è f(t), almeno per quanto mi riguarda.
Al massimo potrei comprare una T-ride, se la trovassi in buone condizioni a 3K€, ma solo per passare la betina a mia moglie e per poter godere ancor più delle escursioni, tranquillizzato dalla migliore ciclistica.

La distanza tra chi concepisce la velocità come godimento e chi la percepisce come ostacolo al godimento è grande, e non facilmente colmabile.
Però questo non deve abbatterci: le cose cambiano, anche se non in maniera prevedibile.

Due giorni fa sono andato a fare un breve giro con il pargolo e la sua crepitante KX80, nelle montagne dietro casa. Ad un certo punto mi sono fermato e gli ho trasmesso con tono solenne le regole del motoalpinismo (versione semplificata per i bambini, secondo l'ispirazione del momento).
Un po' più avanti abbiamo incrociato una anziana coppia che passeggiava. Naturalmente ho fatto cenno a mio figlio di rallentare e limitare per quanto possibile il rumore. Poco oltre lui mi affianca per comunicarmi urgentemente qualcosa.
Mi urla "Papà, hai visto quel vecchietto?"
"Si, certo"
E lui "io ho rallentato e l'ho salutato!"
"Giusto. E allora?"
"Mi ha sorriso!"
"Bene, ma perché' sei cosi agitato?"
"Sono... tanto contento!"

Non male per uno che cavalca un 2T racing da cross! 8)

PS: Teoremi a parte, Alp, i tuoi resoconti sono sempre più ricchi, e le foto più belle. Complimenti sinceri, e scusami se non te li faccio con la frequenza e solerzia che meriti (faccio troppo affidamento sulla telepatia :D ).
Ma mi spieghi come fai ad arrancare dietro al gruppo degli enDURI e poi aspettarli al varco e riempirli di foto??? :shock:
Sospetto che la tua fama di cantore delle fiumare sia oramai cosi diffusa da convincerli ad adeguare il loro passo pur di essere immortalati

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