IL MOTORADUNO A SORPRESA!
Inviato: ven 17 ott, 2008 9:06 pm
IL MOTORADUNO A SORPRESA!
Parte Prima: La Sorpresa!
Venerdì pomeriggio: shopping con la famiglia al più grosso ipermercato della provincia. Dietro di me sento qualcuno che mi chiama: è il “maiolino” che, subito dopo i convenevoli, chiamandomi da parte, con fare “carbonaro“ mi chiede a bassa voce, con fare sospetto e atteggiamento circospetto, se parteciperò al motoraduno che si terrà l’indomani. Perplesso gli dico che non ne so nulla e chiedo ulteriori delucidazioni. Mi sembra strano che ci sia una manifestazione di questo genere e non se ne sappia niente in città. Che sia proprio tutto segreto! Dopo una lunga chiacchierata decidiamo che ci saremmo rivisti il giorno dopo sul luogo dell’appuntamento per svelare l’arcano.
Mi giro e rigiro nel letto senza prendere sonno. Dubbi amletici attanagliano la mia concentrazione. Poi la stanchezza prevale e allora Morfeo interviene facendo il suo dovere. Antiche leggende narrano che il dio del sonno portava con sé un mazzo di papaveri con cui, sfiorando le palpebre dei dormienti, donava loro realistiche illusioni. Elucubrazioni notturne echeggiano nella mia mente motoalpinistica: chi ci guiderà per sterrati impervi? dove andremo? quali andature sosterremo? Già mi immagino “imparpigliato” in qualche caduta mentre qualcuno mi sorpassa veloce in un sentiero troppo stretto (le mie esperienze di motoraduni non sono mai state felici!).
Suona la sveglia, colazione veloce ma sostanziosa. Recupero l’attrezzatura un po’ da una parte e un po’ dall’altra, in giro fra cantina, armadi vari e garage. Ogni volta ho sa sensazione di aver dimenticato qualcosa e, immancabilmente, me ne accorgo dopo una mezz’oretta dalla partenza. Stavolta mi accorgerò (ero già arrivato all’appuntamento con gli amici) di aver lasciato a casa la bomboletta ripara gomme (che per fortuna non è servita!).

Alle nove eccomi in paese, a Mosorrofa. Avevo avvertito Peppe, un amico con cui facciamo insieme sci escursionistico, che mi aspettava al bar di fronte a casa sua. Due chiacchiere, un saluto e mi avvio alla piazza dove mi aspetto di incontrare il gruppo… stranamente non sento i soliti rombi di marmittoni: che tutti gli enduristi della zona si siano votati al motoalpinismo rigido (avendo optato per regolarissimi scarichi Euro 15)?
In piazza vedo per primi “maiolino” ed eros, poi saluto Pino e… perplessi ci guardiamo, ognuno cercando nell’altro una risposta al quesito: ma dove sono gli altri? Si perché intorno a noi abbiamo un gruppo di scooteristi e qualche moto stradale. La perplessità aumenta quando si avvicina l’”Assessore” che ha organizzato il tutto su uno scooterone nuovo fiammante con tanto di portapacchi da cui escono vettovaglie varie e da cui si sentono profumi di “mangiogna” (roba da mangiare) invitante.
OK, in quattro e quattr’otto si chiarisce l’arcano: è un raduno stradale! Gli enduristi si guardano perplessi. “Ormai siamo in ballo e dobbiamo ballare!” - faccio io. “Vorrà dire che, strada facendo, vedremo di trovarci qualche sterrata che ci porti a destinazione evitando di farvi consumare i copertoni tassellati” - continuo. Già perché, a quanto pare, le gomme da enduro su asfalto tendono a logorarsi molto facilmente (scoperta recente di un motoalpinista che ha sempre usato gomme da trial). Ci uniamo, quindi, al gruppo degli scooteristi un po’ più tranquilli e con le idee chiare sul da farsi.
Intanto arrivano altri enduristi autoctoni: Domenico col suo vecchio DR650, una Yamaha XT, una XR400 datata, un Husky e un HM da cross di un ragazzo ‘ngiuriato (ingiuriato, soprannominato) “u’killer!”, il ché è tutto un programma. Il gruppo comincia a socializzare, si raccontano leggende relative all’uno e all’altro dei presenti e degli assenti. Così, dopo la foto di rito si decide di partire: la prima tappa è l’area di pic-nic di Nardello, la meta finale è Polsi.

Sulla strada gli scooteroni si scatenano e ancora di più l’Hornet che nei tornanti d’asfalto è la regina indiscussa. Le grosse enduro non sono da meno, specie qualcuno con le gomme talmente lisce da sembrare montate apposta per andare in pista. Dietro al gruppo mi godo le scene dei vari sorpassi fra i tornanti in salita. Poi li perdo di vista, neanche degli scooter c’è più l’ombra. A questo punto resetto il mio cervello, rallento ulteriormente e mi dedico alla contemplazione naturalistica non disdegnando il panorama intorno a me. Mantenendo un’andatura turistica, osservo la cima del Monte Ulis (1049m slm) da cui, fra qualche anno, dovrebbe partire una grande cascata d’acqua proveniente da monte per tuffarsi giù con una condotta forzata e muovere delle turbine per la produzione di energia elettrica: niente male come idea!
Il gruppo viaggia più o meno compatto, gli stradisti godono mentre gli enduristi fremono e soffrono per i loro tasselli. “U’killer” non si preoccupa più di tanto: ha delle gomme che sembrano da supermotard per quanto sono lisce. Tira come un matto e ogni curva è una derapata in controsterzo. Fra gli enduristi, ogni tanto qualcuno cerca vie alternative all’asfalto ritrovandosi, nella maggior parte dei casi, a dover tornare indietro. E’ una zona molto ripida questa e i viottoli laterali più che collegare due luoghi diversi distanti fra loro servono semplicemente ad accedere ai poderi. Strade senza uscita, quindi, che finiscono dopo poche centinaia di metri. Arriviamo a superare la ripida salita e, finalmente, si profilano davanti a noi i Campi di Sant’Agata.
Da qui proseguiamo oltrepassando un paese fantasma: Cardeto Nord. In origine era stato costruito per ospitare gli sfollati di una importante alluvione che aveva semidistrutto il paese che a valle prende il nome di Cardeto. Un po’ per trascuratezza, un po’ per incapacità, i lavori sono andati talmente oltre i limiti (di tempo e di budget) che i finanziamenti non sono più bastati e i lavori sono stati sospesi. Le abitazioni sono, a tutt’oggi, abbandonate a loro stesse, prive di infissi, proprio come le città fantasma dei film americani (e ogni tanti si vedono anche dei cespugli secchi rotolare sotto il soffio del vento). Che tristezza!
Procediamo verso Sella Entrata a quota 1400m slm e, assieme al gruppo, puntiamo verso Nord immettendoci sull’ex SS 183. Tre o quattro km e usciamo deviando verso monte alla volta della nostra area di sosta nel Comune di Roccaforte del Greco che raggiungiamo in meno di un’ora dalla nostra partenza. Ci fermiamo con l’intenzione di bere un po’ d’acqua dalla sorgente vicina, poi si sa com’è, una cosa tira l’altra, un dolcino, il caffè (della solita mamma di Pino!). L’Assessore tira fuori una focaccia del diametro di mezzo metro che aveva attaccato alla parte superiore del portapacchi dello scooterone e tutti cominciamo a “strafogare”. Qualcuno vorrebbe aprire il vino ma è troppo presto. Aspettiamo tempi migliori. Fra una chiacchierata e l’altra si scoprono comuni amicizie (qualche compaesano da entrambe le parti) e passioni (qualcos’altro oltre le moto, il vino e il cibo…). E chi l’ha detto che l’acquisto di uno scooter invece della moto possa creare distanza fra le persone? In fondo (molto in fondo?) sono sempre e solo due ruote.


Il gruppo ancora compatto in sosta per un breve spuntino. Fra KTM, HM, Suzuki e Husqvarna si intravede anche qualche elegante scooterone. Ma chi l’avrebbe detto a quei “cattivoni dei Cavalieri di San Giorgio” che avrebbero condiviso il pasto con degli scooteristi! Con queste foto li sp…niamo definitivamente! In effetti, da quando i loro “compari” hanno saputo che hanno partecipato a questo motoraduno hanno iniziato a sfotterseli. Detto fra noi, pare che gli si voglia giocare una “sola”, come dicono a Roma, annunciando che ci sarà un motoraduno (con tanto di bando di partecipazione su Internet) e all’appuntamento arrivare tutti con vespini, ciclomotori vari, pantaloncini corti e ciabatte da spiaggia). Che ci volete fare, gli enduristi sono così!!!
Gli enduristi continuano a fremere. Fra noi “tassellari” ci guardiamo con aria di complicità. Qualcuno propone di seguire una via alternativa per riunirci poi al gruppo nel luogo di destinazione. Non lo ripete due volte e già si sparge la voce. Il programma viene approvato senza troppe discussioni: al prossimo incrocio prenderemo la via verso nord passando per Portella di Mastrangelo, poi al bivio successivo imboccheremo la carreggiabile che scende al Casello Forestale di Vocale. Attraverseremo le Sambuchette e il Puntone La Croce prima di arrivare anche noi a Polsi. Il gruppo stradale seguirà l’asfalto passando da Serro Cerasia.
….
(continua)
Parte Prima: La Sorpresa!
Venerdì pomeriggio: shopping con la famiglia al più grosso ipermercato della provincia. Dietro di me sento qualcuno che mi chiama: è il “maiolino” che, subito dopo i convenevoli, chiamandomi da parte, con fare “carbonaro“ mi chiede a bassa voce, con fare sospetto e atteggiamento circospetto, se parteciperò al motoraduno che si terrà l’indomani. Perplesso gli dico che non ne so nulla e chiedo ulteriori delucidazioni. Mi sembra strano che ci sia una manifestazione di questo genere e non se ne sappia niente in città. Che sia proprio tutto segreto! Dopo una lunga chiacchierata decidiamo che ci saremmo rivisti il giorno dopo sul luogo dell’appuntamento per svelare l’arcano.
Mi giro e rigiro nel letto senza prendere sonno. Dubbi amletici attanagliano la mia concentrazione. Poi la stanchezza prevale e allora Morfeo interviene facendo il suo dovere. Antiche leggende narrano che il dio del sonno portava con sé un mazzo di papaveri con cui, sfiorando le palpebre dei dormienti, donava loro realistiche illusioni. Elucubrazioni notturne echeggiano nella mia mente motoalpinistica: chi ci guiderà per sterrati impervi? dove andremo? quali andature sosterremo? Già mi immagino “imparpigliato” in qualche caduta mentre qualcuno mi sorpassa veloce in un sentiero troppo stretto (le mie esperienze di motoraduni non sono mai state felici!).
Suona la sveglia, colazione veloce ma sostanziosa. Recupero l’attrezzatura un po’ da una parte e un po’ dall’altra, in giro fra cantina, armadi vari e garage. Ogni volta ho sa sensazione di aver dimenticato qualcosa e, immancabilmente, me ne accorgo dopo una mezz’oretta dalla partenza. Stavolta mi accorgerò (ero già arrivato all’appuntamento con gli amici) di aver lasciato a casa la bomboletta ripara gomme (che per fortuna non è servita!).

Alle nove eccomi in paese, a Mosorrofa. Avevo avvertito Peppe, un amico con cui facciamo insieme sci escursionistico, che mi aspettava al bar di fronte a casa sua. Due chiacchiere, un saluto e mi avvio alla piazza dove mi aspetto di incontrare il gruppo… stranamente non sento i soliti rombi di marmittoni: che tutti gli enduristi della zona si siano votati al motoalpinismo rigido (avendo optato per regolarissimi scarichi Euro 15)?
In piazza vedo per primi “maiolino” ed eros, poi saluto Pino e… perplessi ci guardiamo, ognuno cercando nell’altro una risposta al quesito: ma dove sono gli altri? Si perché intorno a noi abbiamo un gruppo di scooteristi e qualche moto stradale. La perplessità aumenta quando si avvicina l’”Assessore” che ha organizzato il tutto su uno scooterone nuovo fiammante con tanto di portapacchi da cui escono vettovaglie varie e da cui si sentono profumi di “mangiogna” (roba da mangiare) invitante.
OK, in quattro e quattr’otto si chiarisce l’arcano: è un raduno stradale! Gli enduristi si guardano perplessi. “Ormai siamo in ballo e dobbiamo ballare!” - faccio io. “Vorrà dire che, strada facendo, vedremo di trovarci qualche sterrata che ci porti a destinazione evitando di farvi consumare i copertoni tassellati” - continuo. Già perché, a quanto pare, le gomme da enduro su asfalto tendono a logorarsi molto facilmente (scoperta recente di un motoalpinista che ha sempre usato gomme da trial). Ci uniamo, quindi, al gruppo degli scooteristi un po’ più tranquilli e con le idee chiare sul da farsi.
Intanto arrivano altri enduristi autoctoni: Domenico col suo vecchio DR650, una Yamaha XT, una XR400 datata, un Husky e un HM da cross di un ragazzo ‘ngiuriato (ingiuriato, soprannominato) “u’killer!”, il ché è tutto un programma. Il gruppo comincia a socializzare, si raccontano leggende relative all’uno e all’altro dei presenti e degli assenti. Così, dopo la foto di rito si decide di partire: la prima tappa è l’area di pic-nic di Nardello, la meta finale è Polsi.

Sulla strada gli scooteroni si scatenano e ancora di più l’Hornet che nei tornanti d’asfalto è la regina indiscussa. Le grosse enduro non sono da meno, specie qualcuno con le gomme talmente lisce da sembrare montate apposta per andare in pista. Dietro al gruppo mi godo le scene dei vari sorpassi fra i tornanti in salita. Poi li perdo di vista, neanche degli scooter c’è più l’ombra. A questo punto resetto il mio cervello, rallento ulteriormente e mi dedico alla contemplazione naturalistica non disdegnando il panorama intorno a me. Mantenendo un’andatura turistica, osservo la cima del Monte Ulis (1049m slm) da cui, fra qualche anno, dovrebbe partire una grande cascata d’acqua proveniente da monte per tuffarsi giù con una condotta forzata e muovere delle turbine per la produzione di energia elettrica: niente male come idea!
Il gruppo viaggia più o meno compatto, gli stradisti godono mentre gli enduristi fremono e soffrono per i loro tasselli. “U’killer” non si preoccupa più di tanto: ha delle gomme che sembrano da supermotard per quanto sono lisce. Tira come un matto e ogni curva è una derapata in controsterzo. Fra gli enduristi, ogni tanto qualcuno cerca vie alternative all’asfalto ritrovandosi, nella maggior parte dei casi, a dover tornare indietro. E’ una zona molto ripida questa e i viottoli laterali più che collegare due luoghi diversi distanti fra loro servono semplicemente ad accedere ai poderi. Strade senza uscita, quindi, che finiscono dopo poche centinaia di metri. Arriviamo a superare la ripida salita e, finalmente, si profilano davanti a noi i Campi di Sant’Agata.
Da qui proseguiamo oltrepassando un paese fantasma: Cardeto Nord. In origine era stato costruito per ospitare gli sfollati di una importante alluvione che aveva semidistrutto il paese che a valle prende il nome di Cardeto. Un po’ per trascuratezza, un po’ per incapacità, i lavori sono andati talmente oltre i limiti (di tempo e di budget) che i finanziamenti non sono più bastati e i lavori sono stati sospesi. Le abitazioni sono, a tutt’oggi, abbandonate a loro stesse, prive di infissi, proprio come le città fantasma dei film americani (e ogni tanti si vedono anche dei cespugli secchi rotolare sotto il soffio del vento). Che tristezza!
Procediamo verso Sella Entrata a quota 1400m slm e, assieme al gruppo, puntiamo verso Nord immettendoci sull’ex SS 183. Tre o quattro km e usciamo deviando verso monte alla volta della nostra area di sosta nel Comune di Roccaforte del Greco che raggiungiamo in meno di un’ora dalla nostra partenza. Ci fermiamo con l’intenzione di bere un po’ d’acqua dalla sorgente vicina, poi si sa com’è, una cosa tira l’altra, un dolcino, il caffè (della solita mamma di Pino!). L’Assessore tira fuori una focaccia del diametro di mezzo metro che aveva attaccato alla parte superiore del portapacchi dello scooterone e tutti cominciamo a “strafogare”. Qualcuno vorrebbe aprire il vino ma è troppo presto. Aspettiamo tempi migliori. Fra una chiacchierata e l’altra si scoprono comuni amicizie (qualche compaesano da entrambe le parti) e passioni (qualcos’altro oltre le moto, il vino e il cibo…). E chi l’ha detto che l’acquisto di uno scooter invece della moto possa creare distanza fra le persone? In fondo (molto in fondo?) sono sempre e solo due ruote.


Il gruppo ancora compatto in sosta per un breve spuntino. Fra KTM, HM, Suzuki e Husqvarna si intravede anche qualche elegante scooterone. Ma chi l’avrebbe detto a quei “cattivoni dei Cavalieri di San Giorgio” che avrebbero condiviso il pasto con degli scooteristi! Con queste foto li sp…niamo definitivamente! In effetti, da quando i loro “compari” hanno saputo che hanno partecipato a questo motoraduno hanno iniziato a sfotterseli. Detto fra noi, pare che gli si voglia giocare una “sola”, come dicono a Roma, annunciando che ci sarà un motoraduno (con tanto di bando di partecipazione su Internet) e all’appuntamento arrivare tutti con vespini, ciclomotori vari, pantaloncini corti e ciabatte da spiaggia). Che ci volete fare, gli enduristi sono così!!!
Gli enduristi continuano a fremere. Fra noi “tassellari” ci guardiamo con aria di complicità. Qualcuno propone di seguire una via alternativa per riunirci poi al gruppo nel luogo di destinazione. Non lo ripete due volte e già si sparge la voce. Il programma viene approvato senza troppe discussioni: al prossimo incrocio prenderemo la via verso nord passando per Portella di Mastrangelo, poi al bivio successivo imboccheremo la carreggiabile che scende al Casello Forestale di Vocale. Attraverseremo le Sambuchette e il Puntone La Croce prima di arrivare anche noi a Polsi. Il gruppo stradale seguirà l’asfalto passando da Serro Cerasia.
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(continua)