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SuperHank
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Messaggio da SuperHank » ven 31 lug, 2009 7:29 pm

SLO EXPRESS
ONE DAY IN SLOVENIJA!

PROLOGO
Una storia si po' iniziare a raccontarla in diverse maniere e questa di SuperHank e della Slovenia può cominciare con questa copertina:

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Speciale MOTOCICLISMO Vacanza in moto 1994.

Nella foto sono 2 i soggetti importanti; la moto, una Cagiva T4 350 4T, conciatissima da rally raid; e non potrebbe essere altrimenti, visto che il paesaggio naturale è una delle lagune salate nelle Ande Boliviane. Del secondo soggetto posso dire che varrebbe come “Viaggione della vita”, il viaggione che so non farò mai; del primo soggetto posso dire che , pur non avendo mai posseduto tale moto, sono comunque legato alla marca, fin dal 1991, e tutt'oggi circolo ancora con 2 vetuste Cagiva.
Ma quello che lega quel giornale a questa storia non è la copertina, ma uno degli articoli all'interno.
La mia copia, che possiedo tuttora, fu acquistata per disperazione in una edicola di Jesolo Lido in una bestiale domenica di agosto del 1994.
Erano già 4 anni che avevo il 125, ma non ero ancora riuscito a fare un viaggio estivo come Dio comanda! Passino i primi 2 anni, ero ancora minorenne, e andai a rimorchio della compagnia discotecara in campeggio a Jesolo, la Rimini del Veneto.
L'estate precedente invece c'era stata la maturità, il viaggio full immersion nella London town dei pub, ma ancora niente viaggio in moto: ero solo, non conoscevo uno straccio di amico con la 2 ruote e la passione del fuoristrada.
Nel 1994, finalmente il mio ex compagno di Liceo Ru si prese un vecchio Gilera 125, la bellissima R1S 125, ma giusto appena finita la sessione di esami estiva si infilò sotto un'auto con la moto, e quindi si rese indisponibile per una vacanza in sella.
Ripiegammo, ma fu un bel ripiego, sul tour della Toscana in camper, preso a scrocco dal fratello di un amico.
Il ferragosto invece lo onorammo con una demenziale trasferta Jesolana, dove il meglio che ottenemmo fu di essere importunati da venditori di pasticche, dormire in auto teneramente abbracciati, rompermi le palle in spiaggia a livelli stratosferici.
Così entrai in edicola e comprai quella rivista, e all'interno trova un articolo rivelazione: la cronaca di un giro in Slovenia: FAVOLOSO! Foreste interminabili, strade bianche a volontà, e perdi più facili, alla portata della Guzzi dell'autore del pezzo: l'ideale per una enduro stradale come la mia Cagiva Tamanaco 125 di allora.
Ci dovevo andare, decisi.
E ci andai, l'anno dopo, contro tutto e contro tutti.
Tampinai Il vecchio Ru per mesi perché mi seguisse in quell'avventura, tralasciai la fidanzata di allora per andare una settimana via in moto, tremai durante l'autunno inverno quando mi ruppi il piede, in moto ovvio! e fui sottoposto a 2 operazioni per ridurre la frattura, e superai tutte le paure indotte dall'incidente (non in me, ma negli altri!) riguardo l'andare in moto; e questo fu il risultato:

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confine di caporetto 1995.

Furono 6 gg indimenticabili; tutto filò liscio come l'olio, percorremmo dai 200 ai 300 km al dì fra le montagne della Slovenia, ma c'era moltissimo ancora da esplorare.
Purtroppo Ru non si rese più disponibile a viaggiare; al ritorno sbiello il Gilera, e anche se arrivò a casa con le sue ruote, pur malconce, non se la sentì più di fare così tanta strada: quello che per lui era l'apice, per me era solo l'inizio di un curriculum da viaggiatore in moto.
Qui il racconto completo:

http://www.xr-italia.com/forumxr/index. ... ic=14022.0

Nel 1997 replicai e raddoppiai, unendo alla Slovenia la Croazia, con un nuovo compagno, Jurj; le cose non andarono del tutto bene, ma fu comunque un gran giro anche quello, che ci vide in azione dalle isole della Dalmazia su su fino ai confini sloveni con l'Austria, passando per l'Istria.

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Monti del Triglav, verso passo Vrsic (Moistrocca in italiano), 1997.

Qui il racconto completo:

http://www.xr-italia.com/forumxr/index. ... ic=16019.0

Poi l'oblio sulla Slovenia; una puntatina nel 2001, affascinante ma in un altro contesto, col Gruppo Speleologico a visitare alcune cavità del Carso; altri viaggi, Tunisia, Corsica, Alpi, poi i casi della vita mi tolsero tempo per ritornare.
Ma io volevo tornare in Slovenia!
Anche a costo di andarci e ritornarci in una giornata! Nel 1995 feci 1200 km in 6 giorni, sarei riuscito nel 2009 a fare lo stesso percorso in una sola giornata? Forse con l'enduro stradale da 750 cc che 200 km di autostrada se li beve come aperitivo potevo farcela, anzi, come dice il mio amico B.H.Obama, “Yes we can!” e allora perché non provarci?

VERSO EST

E cosi una mattina all'alba, anzi ancor prima che il sole si innalzi oltre la linea dell'orizzonte, parto verso l'est.
Il cielo è cupo ed ingombro di nubi, ahi, non vorrei mai dovermi fare 1000 km sotto l'acqua, è troppo anche per SuperHank.
Ovviamente la scelta obbligata è l'autostrada, e non mi piace; a chi può piacere farla in moto? È la negazione del piacere motociclistico, ed in più è anche pericolosa, il motociclista in autostrada è vaso di coccio fra vasi di ferro.
Però posso tenere medie immaginabili su strada, e i 240 km fino al confine scorrono veloci.
Nel 1995 e 1997 il trasferimento lo feci per strade statali, e fu assai logorante.
Col 125, enduro stradale, non fu neanche malaccio, era comodo e piacevole da guidare, sopratutto sulle statali friulane, decisamente meno trafficante di quelle venete; i nostri 125 tenevano con tranquillità velocità di crociera nell'ordine di 90-100 km/h, d'altronde avevano 6 marce, ma io e Ru ci impiegammo comunque 1 giorno ad andare e un giorno a tornare, ma eravamo dei pivelli! Partenza ad ore tarde, soste continue, fine della guida nel tardo pomeriggio.
Nel 97 con l'XR600 fu un incubo: non avevo stradalizzato più di tanto quel puledro di razza da fuoristrada, per cui non riuscivo a tenere una media di viaggio oltre gli 80 km/h, con vibrazioni devastanti per il mio povero culo! Una giornata intera per fare 380 km da Schio fino a Cittanova in Istria, nostra prima meta.
Stavolta col 750 le cose cambiano, l'autostrada è scelta obbligata per far presto, però noto con dispiacere che fino a 115 km/h la moto è stabilissima, ma oltre, accelerando con forza, il mezzo inizia a serpeggiare in maniera allarmante, e oltre i 130 km/ la cosa si fa paurosa! Rimango su una velocità di crociera di 115 km/h, che per un 750 bicilindrico è ben poca cosa. Però, se accelero con gradualità impercettibile, raggiungo i 130 senza innescare le oscillazioni! Misteri della dinamica!
Ma aggiungo che una moto preparata per il fuoristrada non va bene in autostrada: gli specchietti pieghevoli non reggono alla spinta dell'aria, e a 130 km/h si flettono indietro, e le vibrazioni che ricevono dal motore Ducati rendono comunque difficoltosa la loro consultazione. Le gomme tassellate sono fonte di altre vibrazioni e di instabilità.
Ritornato a casa, monterò sul 750 gomme stradali e le farò equilibrare; risultato: 159 km/h misurati col GPS, ed avevo ancora qualche centinaio di giri motore da sfruttare: così va bene!
Ma perché tutto questo discorso sulla velocità? Perché nel mentre che guidavo non mi passava più, e i pensieri erano questi, e sorbiteveli anche voi.
Così, preso da queste elucubrazioni velociste, mi allontano sempre più da casa lungo la A4; i fiumi scandiscono l'avvicinamento: il Sile, il Livenza, il Piave, finalmente il Tagliamento che segna il confine col Friuli.
Le nubi che chiudono l'orizzonte assumono connotanti più definiti: non sono nubi. È il profilo delle montagne slovene, sono vicino alla metà. Esco dalla A4 e il raccordo autostradale mi porta rapidamente verso il confine, dove mi godo una meritata colazione al bar: me lo merito, non sono ancora le 8.00 AM e sono in piazza a Gorizia!

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Gorizia, Piazzale della Transalpina.

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Di qua del cippo è Italia, aldilà, dove passa il ciclista e dove c'è la stazione, è Slovenia.

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Fino al 2004 era così (foto da google earth).

Nel 1947, con i trattati di pace, gran parte della provincia di Gorizia passò alla Jugoslavia; anche buona parte del territorio del comune di Gorizia venne annesso alla repubblica comunista, tra cui la stazione ferroviaria. Fino al 2004, anno di entrata della Slovenia nella comunità europea, la piazza era attraversata da un basso muretto in cemento sormontato da una recinzione, che fu abbattuto in pompa magna con frasi altisonanti del tipo “Dopo Berlino crolla l'ultimo muro in Europa!”. In realtà era solo un simbolo; passati gli anni più duri dell'immediato dopoguerra, c'è sempre stato interscambio tra le 2 comunità frontaliere, erano dotati di valichi riservati a loro e di pass speciali.
Fra il 2004 e il 2007 la piazza fu un luogo di libera circolazione, ma per entrare in Slovenia occorreva sempre presentare i documenti ai valichi.
Ora non più; la Slovenia ha aderito agli Accordi di Schengen, e sono scomparsi del tutto le guardie di frontiera con l'Italia. In più fa pure parte dell'area “Euro”, per cui nemmeno più cambiavalute alla frontiera, difficoltà a capire il valore della moneta straniera, negozianti che cercano di fregare il turista sul resto … tutto molto più comodo, indiscutibilmente, ma niente più la piccola magia del valicare la frontiera, il controllo dei documenti, il “Nulla da dichiarare?” le monetine estere da regalare ai bambini.

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Gorizia, l'Isonzo e i ponti di Salcano.

Perso in questi pensieri sono entrato in Slovenia, c'è sempre una percettibile differenza tra 2 paesi: le scritte slave sono incomprensibili: quella sarà una farmacia o un ferramenta? Boh...
E i semafori sono diversi, l'arancio appare anche tra il rosso e il verde, e sulle prime mi fa un po' di confusione.
Ma dove vado io non ci sono semafori.
Guadagno quota sulla pianura che si sta già arroventando nell'afa dell'estate, ed entro nel vallone di Chiapovano, una vallata carsica che separa l'altopiano della Bainsizza dalla Selva di Tarnova e dai monti d' Idria.
I nomi, altra questione; queste terre furono italiane fra le 2 guerre, ed avevano nomi italiani; con l'occupazione Jugoslavia gli italiani tanti o pochi che fossero, se ne andarono, e con essi i loro nomi; adesso tutte le carte hanno nomi slavi, però dove è possibile mi piace chiamare i luoghi col nome italiano, non per sciovinismo, ma per rispetto della storia, e per semplicità dello scrivere: non ci sogneremmo mai di chiamare Londra “London” in una conversazione!

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Chiapovano 2009.

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Chiapovano 1997: non è cambiato nulla!

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Onore all'Armata Rossa!

Le strade della ex-Jugoslavia sono costellate di cipi commemorativi della lotta partigiana; qui, a distanza ravvicinata, una bianca lapide che riporta qualche episodio della guerra partigiana contro i nazifascisti ( a destra), e un monumento più particolare: i resti di un areo militare che, mi è parso di capire, è precipitato, in tempi più recenti, in loco con il logico e tragico corollario di morti.
Ovunque la Stella Rossa, simbolo della repubblica socialista. Perchè la Jugoslavia si fondava esclusivamente sulla lotta partigiana, sulla ideologia comunista, sul pugno di ferro del Maresciallo Tito; terminati gli ultimi 2, tutto andò a scatafascio.
Ma la Stella Rossa, come il "Muro di Gorizia", non può non stuzzicare la mia mente; d'altronde, sono nato nei '70, e guerra frdda e comunismo, che per un ventenne sono già materia da libri di scuola, per quelli della mia generazione sono i primi ricordi; rammento i telegiornali dei primi anni 80, quando facevano vedere le parata dei missili atomici sulla Piazza Rossa a Mosca, e i vecchi bacucchi del Politburo col colbacco ben calcato in testa ad assistervi; le miriadi di articoli di giornale, dove spiegavamo la corsa algli armamenti, quante bombe avevano i sovietici, quante gli americani, e quante volte potevano distruggere il mondo; e non dimenticare poi tutti quei film sul tema, da "wargames" dove il moccioso mago dei computer rischiava di fare andare il mondo in una guerra atomica, o "Alba Rossa", dove il colorado veniva invaso da Cubani e Nicaraguensi; e il terrificante "The day after" con gli USA atomizzati da un attacco sovietico; e ultimo ma non ultimo, l'immenso Rambo, idolo dei giovani anni 80.
Leggevo fior di libri sull'argomento, Clancy, Le Carrè, e tutte le altre spy-story da best seller.
C'è poco da dire, ciò che non si conosce spaventa ma anche seduce, e quanto poco si conosceva la realtà del comunismo? Perfino i Beatles cantavano “Back in U.S.S.R.”, i Police “Miss Gradenko”, Sting “Russians”.
All'università invece ebbi un approccio più scientifico, “Sistemi Economici Comparati” fu uno degli esami più interessanti che sostenni, ricordo lo stupore nello studiare il funzionamento della economia sovietica, i dati aggregati che che il GOSPLAN disarticolava fino ad allocare le risorse ed assegnare gli obbiettivi alle singole unità produttive: l'utopia della pianificazione, e le storture che provocava nella realtà.
Ma ecco che, perso nella storia, mi accorgo che finalmente ho incontrato lo sterrato!

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Finalmente sullo sterrato sloveno.

Da Chiapovano valico le montagne che chiudono a sud est il vallone; si scollina ad un passo senza nome, poi la bianca sterrata ghiaiosa scende vertiginosamente, scavata nella roccia, nelle profonde valli del Trebusa, affluente dell'Isonzo.

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Galleria.

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è proprio una sterratona coi fiocchi!

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Il filo della luce ci dice che non siamo proprio lontani dalla civiltà.

Giunto in fondovalle, risalgo la valle verso la località di Mrzla Rupa; il paese successivo, Gorenja Trebusa, non è nulla più che un grumo di case con l'immancabile monumento agli eroici partigiani, ed un ufficio postale che lo collega con il mondo.
Sono felice, perché ritrovo le condizioni e le sensazioni di 14 anni prima: le strade sono asfaltate solo in prossimità del paese, appena se ne esce riprende lo sterrato, facile e scorrevole, d'altronde ci sono case isolate, queste sono strade utilizzate quotidianamente da persone per lavoro e spostamento; è una sensazione a cui non siamo più abituati in Italia: uscire dal paese, prendere lo sterrato, unica possibilità per raggiungere il paese successivo! noi lo sterrato dobbiamo andare a cercarlo, andare negli angoli più dimenticati delle montagne per trovare qualcosa scampato alla cementificazione.
Intanto però mi accorgo di un problema: non può esserci una uscita senza un problema!
La frizione idraulica del Cagiva fa le bizze, stacca e non stacca, a momenti la leva arriva a toccare la manopola senza opporre resistenza, in altri pare ritornare in pressione: uhmm, la cosa non mi piace per nulla.
Arrivo così a Mrzla Rupa, un quadrivio di sterrate sul culmine di una specie di passo: a destra una sterrata scende, mentre a sinistra altre 2 proseguono mantenendosi in quota.
Apro la cartina per un consulto, per cercare la mia meta, perché, per quanto labile, una meta bisogna darsela, come scusa per viaggiare.
La mia meta sono le chiuse della Belca, strane opere idrauliche di cui avevo visto le foto sul web.
Il web, appunto. Nel 95, basandomi solo sulle guide cartacee, individuai come metà di interesse l'ospedale partigiano Franja, costruito all'interno di un canyon inaccessibile; è situato più ad est, vicino a Cerkno, ed attraversammo in senso longitudinale tutte queste vallate. Delle chiuse forse non sospettai nemmeno l'esistenza, forse non erano nominate nella guida, forse si ma non detti loro attenzione. A.D. 2009, con Gooogle Earth fai un volo d'uccello sulla zona che ti interessa, e su Panoramio ti vedi le foto di luoghi notevoli fatte da turisti come te: comodissimo, anche se poco romantico.
Così ho scoperto l'esistenza delle chiuse.
Ma ecco che un polverone si alza dalla vallata opposta; resto di stucco: una lunga teoria di 4x4, alcuni accrocchiati da raid estremo, altri più civili, risale la valle, mi passa davanti, ed imbocca decisa la discesa che ho appena salito. Le targhe sono francesi, ovviamente: i francesi la sanno lunga in fatto di avventura, non l'hanno inventato loro la Paris-Dakar, il Touquet e tante altre gare ed eventi estremi in moto e non? Non potevano non conoscere la Slovenia.
Ci salutiamo con cordialità, da grandi viaggiatori a grandi viaggiatori.

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Dakariani in Slovenia.

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Cippo del Regno d'Italia.
Sotto la banale indicazione stradale in lamiera (peraltro in ottime condizioni, come tutto qui in Slovenia), noto un blocco di marmo a terra: lo osservo meglio, e scopro essere un cippo stradale del Regno d'Italia, con le indicazioni chilometriche e le direzioni. Tra le 2 guerre questa era Italia, provincia di Gorizia. Molte cose dice quel cippo atterrato: la forzata italianizzazione di queste terra durante il fascismo, la rivalsa degli slavi durante la guerra, la perdita di queste terre da parte italiana, l'esodo degli italiani.
Meditando queste cose, apro lo sportellino del serbatoio della frizione idraulica per un controllo: vuoto, non un filo d'olio!! Sfido che la frizione non va!
Ovviamente non ho olio DOT4 con me, sarebbe troppo; sono a 300 km da casa in un altro stato, la cosa potrebbe farsi oltremodo seccante: vi pensate telefonare al fratello (mio abituale riferimento per i “recuperi moto”): “Ciao, per favore, vieni a prendermi, ho la moto rotta”; “si, ok, dove sei?” “IN SLOVENIA!”; no, devo arrangiarmi.


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Sconforto.

Riparto in direzione delle chiuse, anche se non so qual'è la direzione! Infatti percorro almeno 6-7 km di una splendida sterrata nel bosco, ma questa, invece di scendere in valle, guadagna quota e finisce per confluire in un strada asfalta: delle chiuse nemmeno l'ombra.
Torno a Mrlza Rupa e scendo da dove sono saliti i dakariani francesi.
Comincio a scendere, passo alcune case, sbaglio ancora un bivio, ritorno sulla principale, la strada continua a perdere quota, infilandosi in un canyon stupendo, che diventa sempre più stretto, con le pareti rocciose che in alto hanno ciuffi di alberi sulla sommità.

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Dentro valli sempre più selvagge.

Avvicinandomi all'impluvio scorgo qualcosa fra le chiome degli alberi, entro nel bosco, percorro un tornante ed eccola, la prima chiusa.
La costruzione è molto singolare e da principio non ne capisco la funzione; sul web l'avevo presa per un ponte coperto, in muratura, una sorta di “Ponte di Madison County” in salsa slovena, ma la strada non attraversa la struttura, le passa affianco.
La poderosa base dell'edificio chiude la valle come un diga, ma sotto ci sono due aperture grandi che assomigliano ad un tunnel, in più c'è il tetto a punta che la ricopre, e 2 scale, di cui una a chiocciola, che scendono verso il livello del torrente: boh?
C'è una didascalia in 3 lingue, compresa l'italiano, ma la traduzione è esilarante, non so chi l'abbia fatta, ma ci sono delle frasi che non hanno alcun senso compiuto in italiano!
Con l'inglese e il disegno va meglio.
Questa opera non era progettata per esigenze di raccolta acqua per irrigazione o per far girare turbine elettriche, o mulini; il suo scopo era trasportare i tronchi tagliati dai boscaioli a valle. Dalle ripide montagne i boscaioli facevano cadere i tronchi a valle della chiusa; a monte la struttura accumulava l'acqua nel bacino, e quando c'erano abbastanza tronchi, i manovratori della chiusa aprivano la paratia (ora non più presente), e i tronchi fluitavano a valle con l'onda di piena.
Geniale!
L'opera andò in disuso negli anni '20, quando la costruzione di strade e la motorizzazione presero il posto dell'acqua.

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Mi par di vedere qualcosa ...

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SI! Eccole, le chiuse della Belca.

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Lato a monte.

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SuperHank in putrihove klavze na belci.

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Didascalia.

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Il salto.

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Interno 1.

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Interno 2.

Il caldo è soffocante, solo all'ombra provo un po' di refrigerio; per affrontare il tratto autostradale mi ero vestito con un pesante completo da mototurismo, ora non ce la faccio più, mi tolgo i pantaloni corazzati e passo a dei meno protettivi ma più freschi (si fa per dire) jeans; e per fortuna che ho il casco da cross (quello stradale l'avevo tolto già a Gorizia).

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Nel fondo del canyon.

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L'altra chiusa, più piccola.

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Le “piscine” dell'Idrijca, acqua fredda a volontà.

Più a valle c'è un'altra chiusa, più piccola; poi la sterrata scende a livello del terreno, con le pareti di roccia che quasi si toccano, molto suggestivo.
La sterrata termina alla confluenza del torrente Belca con l'Idrica, che formano un piccolo laghetto; l'acqua è limpidissima e fredda, si vede che è un posto da pic nic e bagni, la voglia sarebbe tanta, ma devo andare verso Idrija, a cercare cibo, benzina e soprattutto olio DOT4: la frizione sta tirando gli ultimi.
Idrija è un piccolo comune di 11.000 abitanti, ma dopo ore di foresta sembra una grande città. Questa era Italia, ma non ha nulla che possa ricrdalo, e probabilmente non l'ha mai aavuto, è in tutto e per tutto una città slava, semmai più affine all'Austria che all'Italia: assurdo che fosse stata annessa al nostro paese. Ma sopratutto è piena di semafori, li prendo tutti rossi, e senza frizione c'è da ridere! In uno passo con l'arancione, spero di non essere beccato dalla Policija, come farei a spiegargli che è colpa della frizione.
Trovo un benzinaio aperto, ha l'olio per circuiti idraulici, e vai!
Esco dal paese e mi piazzo in un campo per lavorare; smonto il coperchio della frizione, aspettandomi una porcheria di olio ovunque, sui dischi, sui carter … invece nulla, è tutto asciutto; mi vine il sospetto che nelle scaldate prese pochi giorni prima l'O-R si sia dilatato per il calore e abbia fatto trafilare olio, ma adesso pare a posto.
Rimetto l'olio, spurgo e rimetto in pressione il circuito, la frizione tiene, sono di nuovo in pista.

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Finalmente sosta pranzo, alla maniera dei cowboy, lungo il fiume, la birra in fresco nell'acqua.

Mi sarebbe piaciuto un pranzetto in qualche gostilna, a cevapcici e raznici, ma di tempo ne ho perso troppo; entro in un supermercato a comprare pane, formaggio e salumi; esilarante la scena al bancone: faccio “2” con le dita, indicando il pane, credendo sia chiaro che voglio 2 etti di affettato, e la banconiera mi taglia “2” fette di salame.
La mia prossima meta è il monte Nanos, un altipiano carsico sui 1.200 metri; per raggiungerlo devo attraversare una catena montuosa di cui non so il nome, in pratica devo risalire sui monti sopra Idrija, attraversare il monte Javornik, e sono arrivato.
Da Idrija devo passare per Loga d'Idria e Montenero d'Idria, ma non cercateli sulle carte: ora si chiamano con gli impronunciabili nomi di Idrijski Log e Crni Vrh! Non mi aspetto granchè da questo tratto, ma mi sbaglio: appena lascio la strada principale per Loga d'Idria scopro che mi porta in quota con una serie di tornantoni tutti sterrati! Magica Slovenia, spunta lo sterro anche quando non te l'aspetti.
Loga d'Idria, pur essendo segnato sulle mappe 1:100.000, sono 4 case in mezzo al nulla. Proseguo fra boschi e doline verso Montenero, da cui devo valicare lo Javornik, alto 1.240 metri, mantenendolo alla mia sinistra, in direzione del paese di Col.

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Villaggio sloveno di Crni Virh (Montenero d'Idria); la struttura a destra è una rastrelliera su cui appendere i covoni di fieno ad asciugare e seccare.

Ma a Col non ci arriverò mai. Fuori del paese vedo una sterrata staccarsi dalla strada principale, che sulla mappa aggira tutto lo Javornik da sud est: è mio!
Aggirato lo Javornik, non andrò comunque in direzione di Col: perché farlo, quando trovo una invitante sterrata che scende nei boschi?
Scendo in una lunga valle che si stende a sud est del monte Nanos, di cui comincio a scorgere il profilo alla mia destra; poi inverto la direzione, e riprendo a salire sulle ultime propaggini del Nanos, avendolo ora alla mia sinistra. 2 righe per descrivere circa un'ora di guida, quasi sempre su sterrato, quasi sempre nella foresta. Paesaggisticamente non dice molto (a parte un cervo, un vero cervo, non un capriolo, che mi attraversa la strada!) ma è impagabile la sensazione di guidare per decine di km su sterrate che non finiscono mai.

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Scena di vita nei boschi sloveni: un camion di qualche catena alimentare porta rifornimenti ad una casa isolata.

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Scena di vita nei boschi sloveni: enorme alveare montato su supporti, rapido da caricare al pianale di un camion; consigliato vivamente stare alla larga!

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Classica sterrate forestale slovena: fondo piatto e compatto, lieve breciolino, foresta ombrosa, ma sopratutto ... interminabile!

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Come nel 1995! RU nella Selva di Tarnova.

Finalmente raggiungo entro nell'altipiano del Nanos, un acrocoro allungato alla cui estremità c'è la cima maggiore, il Plesa, a quasi 1.300 metri di quota.
La vegetazione si fa più rada e bassa, lo sguardo spazia in lontananza fin verso l'Italia.
Nel 1995 io e Ru salimmo sul Nanos dal versante opposto, e non so perchè, non salimmo in vetta al Plesa; non so capacitarmi di quella scelta! Forse ritenevamo la strada difficile? Ma ora la faccio col 750! Divieti? Non ce ne sono! Bohhhhhh … errori di gioventù.

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La mia meta, il monte a destra nella foto, il Nanos.

In tutto questo girovagare non incontro quasi nessuno, ma in una fattoria il colpo di scena, il team prove KTM sta testando il nuovo modello austriaco destinato al motoalpinismo: SCOOP!
Ovviamente il mezzo è camuffato, non ha i classici colori arancio e nero, ma si intuisce l'elevaot contenuto tecnico della macchina, una mangia mulattiere come non se ne mai viste in precedenza.
Guardare per credere:

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Nuovo prototipo KTM per il motoalpinismo.

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L'altopiano del Nanos.

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Lo stesso nel 1995.

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La cima di avvicina ...

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Ma prima diciamo una preghierina, non si sa mai ...

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Elefant in S. Jeronimous church.

Sulla salita al Plesa mi fermo alla chiesa di San Jeronimous, stupendo balcone affacciato sulla valle della Vipava; si riesce perfino a scorgere Trieste e il mare!

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Diciamo che non sono stato il primo a passare di qui, negli ultimi 700 anni!

Nell'ultimo tratto lascio la strada principale per la pista che costeggia la scogliera dell'altipiano; i solchi sono profondi e sconnessi, e tenere il 750 è faticoso; in più delle persone in vetta al monte mi guardano con compatimento, per cui ritorno sulla strada sterrata e raggiungo il rifugio sotto al ripetitore; da li sono 5 minuti a piedi per la vetta.

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La via si fa ardua, sopratutto con l'Elefante...

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Il dirupo a sinistra non perdona.


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In valle ferve l'attività della piccola Slovenia; 15 anni fa quel serpente autostradale non esisteva.

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E cima del Nanos fu; messa la pezza ad una mancanza di 14 anni prima.

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Pennichella in vetta al Nanos.

Ed eccomi, assai soddisfatto, in vetta al Nanos, dove innalzo la bandiera del sito brucone, pardon, indosso la maglia motobruca, a suggello dell'impresa.
Il mio giro prevedeva di oltrepassare Postumia, costegiare il lago fantasma di Cerknica, ed attraversare i 1.800 metri del massiccio del monte Nevoso (Sneznik), indi rientrare in Italia a Trieste.
Ma lo confesso, ero troppo stanco dalla sveglia antelucana; erano già le 16.30, fare il lago Circonio e il Nevoso voleva dire come minimo rientrare in Italia al tramonto, e non mi entusiasmava l'idea di 300 km di autostrada di notte; per cui, a malincuore ma sicuro di avere fatto la scelta giusta, mi dirigo verso Nova Gorica e il confine.
Slovenia, anche stavolta è stato un piacere!

Ciao
Alves

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rerechan
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Messaggio da rerechan » sab 01 ago, 2009 12:24 am

Appena ho tempo me lo leggo tutto.... gran belle foto, che atmosfera!!
chi va piano,
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)

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Messaggio da rerechan » lun 03 ago, 2009 12:47 am

oooo, bello...me lo sono letto tutto, complimenti.
certo che ci metti sempre la foto giusta al momento giusto....

Secondo me :roll: quel prototipo ktm :roll:
l'hanno sbagliato di brutto :twisted: ,
... :roll: come puo' mangiarsi mulattiere con la corona cosi' piccola :?:
:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
chi va piano,
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)

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max37
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Messaggio da max37 » lun 03 ago, 2009 3:30 am

complimenti
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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massimo s
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Messaggio da massimo s » gio 06 ago, 2009 11:34 pm

mitiko Alves !!!!!!!!!!
D-istruttore enduro :)

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walterxr
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Messaggio da walterxr » sab 08 ago, 2009 1:57 pm

Grande Alves!!! Che piacere rileggerti e ritrovarti dopo tanto tempo!

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Messaggio da SuperHank » lun 10 ago, 2009 10:20 am

walterxr ha scritto:Grande Alves!!! Che piacere rileggerti e ritrovarti dopo tanto tempo!
Piacere mio!
Insomma anche se ho cambiato nick mi hai beccato!

Ciao
Alves

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Messaggio da SuperHank » gio 13 ago, 2009 7:15 pm

Ma non è singolare che noi 3 (massimo s, Walterxr ed io) ci ritroviamo in un 3d, 9 anni dopo quello "famoso" sul vecchio soloenduro, dove parlavamo dei percorsi tra VR e TN, e dove vi ho conosciuto?
Vi ricordate?

Ciao
Alves

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Messaggio da massimo s » gio 13 ago, 2009 9:30 pm

si che ricordo, ma sono passati già 9 anni ??????????
D-istruttore enduro :)

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Messaggio da walterxr » ven 14 ago, 2009 1:19 am

Questa discussione è mitica, bisogna salvarla prima che vada perduta:

http://www.soloenduro.it/forum2003/solo ... 4&all=True

Qui Massimo K 400 cornedo chiede informazioni su Passo Buole, io rispondo che l'ho fatto con la Volvo 760 turbodiesel... XD

http://www.soloenduro.it/forum2003/solo ... 1&all=True

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