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Erfoud

Uno spazio per descrivere le nostre avventure fuori dai dai confini dell'usuale. Raccontiamo i nostri viaggi e le nostre esperienze, lungo itinerari percorsi con qualsiasi mezzo, scarpe incluse, purché siano anche itinerari della mente
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vajmax
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Erfoud

Messaggio da vajmax » ven 13 apr, 2012 10:21 am

Al sud del Marocco c’è un basso paesone, scagliato giusto sul confine che divide il Sahara marocchino da quello mauritano, miele appiccicoso per gli amanti delle jeep e gli enduristi che vogliono affrontare la sfida col deserto. È un posto di case tutte basse, dello stesso colore della sabbia che ti fa sentire perso prima ancora di entrare nel deserto, quello vero, che non ho altre parole per descrivere diverse da "affascinante incubo". Io arrivo lì con un’incazzata elaborata Honda XR, quella che usavo per le gare di enduro, con un carburatore Mikuni da quarantuno, invece che da trentasei (getto del massimo), un doppio scarico in titanio della LeoVinci tutto aperto che, quando arrivo, la gente guarda in alto, canna d’alluminio cromata invece che in ghisa, manubrio in Avional come sui Jet d’ultima generazione, pignone grosso da ripresa e corona in Ergal da cinquantaquattro denti, Gomme GaraCross con camera rinforzata antiforature (le mousse non le avevano ancora inventate), filtro aria della K&N così largo che ci potevo mettere dentro un kilo di fumo e avrebbe funzionato lo stesso, forcelle maggiorate e ammortizzatore potenziato, faretto piccolo americano, pedane allargate per non spezzare la pianta dei piedi dopo i salti alti e decals sul serbatoio che vantavano le modifiche fatte a una bestia che, già di serie, costringeva metà degli acquirenti a regalarla, ammaccata, al chirurgo che li doveva operare il giorno dopo. Dicevo, che arrivavo con un ghigno di soddisfazione sui denti inscuriti dai sipsy di kife della montagna, con dietro la mia compagna, che non vuole che faccio nomi perché si vergogna, pronto a umiliarlo, sto deserto del cazzo. A Erfoud dormo poco in un hotel che mi terrà lo scarso bagaglio il giorno dopo, quando gli farò vedere alle dune chi sono io. Alla mattina presto sono a cavallo del bolide, con mia moglie dietro che mi estorce gli ultimi giuramenti sulla prudenza da tenere. Io ho ventisei vecchie fratture fatte sul duro che scalpitano per vendicarsi, approfittando dell’indifesa e morbida sabbia...
Scatto deciso sulla pista di toule ondulé alto trenta centimetri, che ti obbliga a gasare sui cento all’ora per non smontare la moto e mia moglie, che il deserto non l’ha visto e manco sentito perché l’ha attraversato a occhi chiusi e tra le urla... Seguo, come fan tutti, i pali del telegrafo, finché arrivo alla prima oasi (se vogliamo così chiamare uno squallido gruppo di case che segnava la fine degli stessi pali). Beviamo un’aranciata che sudiamo prima che arrivi allo stomaco e c’inoltriamo nel deserto, quello vero, senza pali a indicarti la strada. Chi crede che non ci si possa perdere perché c’è la pista segnata, non conosce la creatività dei camionisti marocchini che, per non spaccare i loro mezzi, tracciano continuamente nuove e diverse piste per evitare le spaccature infide piene di fesh-fesh (sabbia finissima e instabile), che si formano per la legge che vuole l’eccezione sposare la regola. Io faccio lo stesso e abbandono la pista cattiva, sperando nella misericordia di un Padreterno col quale le mie plurifratture dicevano avessi un credito. Comincia così la montagna russa delle dune. Minchia che paura. La velocità va mantenuta alta e, col passeggero (che urlava), non potevo guidare in piedi. A un tratto, in una vertiginosa discesa, presa a ottanta all’ora, noto che giusto alla fine c’è un canale scavato pieno di sabbia fine... l’insieme di ingranaggi, gomme e scarichi comincia a cambiare il timbro incazzato e ruggente del motore in un urlo di terrore, che i freni non possono rallentare e che si spegne nel tonfo sordo dell’impatto, che ci ribalta in una sabbia che di morbido aveva solo l’apparenza. Mi alzo frastornato e, ignorando mia moglie a terra svenuta, corro a controllare il cerchione davanti il quale, grazie al credito col Creatore, era riuscito a sfondare il bordo di sabbia del canale senza acciaccarsi. La moto, dopo una raddrizzata qua e là, ci riporta a Erfoud alla stessa obbligata andatura dell’andata, con mia moglie che urlava, ma molto più incazzata. Dopo un centinaio di chilometri, tutti uguali, mi fermo a un distributore di benzina, vicino alla cittadina, e noto una Suzuki incattivita appoggiata al muro. Chiedo al benzinaio di chi è, ché non vedevo nessuno in giro... Lui mi dice che era di una francese morta la mattina sulla pista che avevamo appena percorso, e che anche uno spagnolo ci aveva rimesso una gamba qualche ora più tardi della francese. Scopro infine, di seguito, che a Erfoud c’è un corpo di polizia, specializzato, che tutte le sere si addentra nel deserto alla ricerca dei dispersi, con camion e jeep, e che negli hotels è obbligatorio comunicare la decisione di addentrarsi tra le dune, che i marocchini considerano una delle forme più imbecilli di suicidio, adatta ai mollicci abitanti che odorano di gallina bagnata, del nord del mondo.
Incantato è bello solo se non si è la manopola del gas...

stepper
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Erfoud

Messaggio da stepper » ven 13 apr, 2012 11:31 pm

Bravo bel viaggetto tra le dune , complimenti anche alla tua compagnia di avventura , la mia non mi segue nemmeno al distributore .
C' è sempre un 'posto nuovo da scoprire

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