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Storia vera della quale non sono stato il protagonista

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vajmax
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Storia vera della quale non sono stato il protagonista

Messaggio da vajmax » ven 13 apr, 2012 12:44 pm

La racconto per mostrare il lato, meno conosciuto perché meno praticato, del motociclismo d'avventura. È un fatto vero accaduto sui jebel del Rif, Magreb marocchino, luogo dove ho viaggiato più volte da ragazzo a causa della mia passione sfrenata per il fumo e nel quale ho trascorso, più o meno, due anni complicati e difficili, andandoci diverse volte anche con una XT 500, una Suzuki DR 600 Dakar, e la mia Honda XR 600, moto con le quali ho girato in lungo e in largo il Marocco, ma questa storia mi ha visto solo come ospite in fattoria, testimone della follia umana dalla quale non mi ci posso escludere.


... Lui era un disabile, e se aveva altre abilità queste non erano immediatamente visibili, e stava seduto su uno di quei quei motorini a tre ruote col manubrio lungo che conferisce al mezzo una stabilità da pattinatore alla sua prima esperienza, e caracollava felice sul suo mezzo a due tempi che sparacchiava irregolare, perché a quell’altezza devi smagrire la miscela per la rarefazione dell’aria e lui (il disabile), l’unica rarefazione che conosceva era alle sue ossa, che scricchiolavano in sintonia col mezzo il quale, a un certo punto, si è trovato di fronte un nugolo di ragazzini urlanti che gli gesticolavano di fermarsi. Preso dal panico, il disabile, con un piccolo scarto, ha innescato nel mezzo una paurosa serie di sbandate che l’hanno indirizzato giù dalla scarpata di terra, verso le case più in basso. I marocchini di Tamelzite sono rompicoglioni, ma brave persone, e l’hanno immediatamente soccorso con tutti i riguardi, accarezzando quei poveri resti, e del motorino, e del disabile che, inchiodato al motorino da due cinture incrociate di cuoio, l’aveva seguito nei suoi rimbalzi fino in fondo alla ripida scarpata di una trentina di metri alta. L’hanno ospitato in fattoria di Stito per due mesi e, una volta guarite alcune piccole fratture, gli hanno fatto la sorpresa di fargli trovare il motorino come nuovo e, già che c’erano, gli hanno riempito il telaio di zero-zero di qualità (hashish buonissimo) per farsi scusare. Lui è ripartito felice e un po’ preoccupato per la frontiera. Non se ne è più saputo nulla, ma l’atroce sospetto è che non gli sia stato facile evitare il successivo gruppo di ragazzini che sicuramente lo avrebbe aspettato sulla carretera in prossimità di uno dei numerosi villaggi che costellano quei monti, così apparentemente e falsamente tranquilli, come i sugheri che li punteggiano degradando fino al mare...
Incantato è bello solo se non si è la manopola del gas...

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