Vetrate e vetri (fine e mezzo)
Inviato: mer 07 apr, 2010 7:48 pm
Il titolo del messaggio riprende quello di un articolo di Isaac Asimov che illustrava i due possibili modi di scrivere un
racconto/romanzo. Il primo e' quello di usare uno stile fiorito, complesso, con una scelta accurata delle parole, in modo da
ottenere una prosa elegante. Il secondo e' quello di usare uno stile scarno ed essenziale, mirando alla massima leggibilita' a
scapito dell'eleganza formale. Asimov paragonava il primo stile alle vetrate istoriate delle chiese, molto belle da vedere, delle
vere opere d'arte in se', ma che nascondevano all'osservatore quello che c'e' al di la' della vetrata stessa. Il secondo stile era
paragonato al normale vetro di una finestra, che e' fatto per essere il piu' trasparente possibile per non ostacolare la
visione. Il primo stile puo' produrre delle opere d'arte, ma spesso non e' facile per il lettore seguire la storia che racconta e,
al limite, la storia non e' neanche importante. Il secondo e' all'apparenza insignificante, ma consente al lettore di focalizzare
tutta la sua attenzione sulla storia retrostante senza essere distratto da fronzoli inutili.
Cosa c'entra questo con le moto? Recentemente si e' discusso di come sia importante, per qualcuno, avere una moto in grado di
suscitare emozioni, magari difficile da guidare ma che, proprio per questo, richiede un particolare impegno che alla fine risulta
gratificante esso stesso, per la soddisfazione di aver domato una belva non alla portata di tutti. Per contro, qualcun altro
apprezza di piu' le moto facili e tranquille, che non richiedono un grosso impegno nella guida (e nella manutenzione), ma che
consentono al pilota di concentrarsi sui percorsi, sui paesaggi, sull'aspetto turistico e naturalistico dell'escursione in
moto. In quest'ottica la moto diventa un mezzo per giungere in posti o passare per sentieri e gustarli in modo del tutto simile
all'escursionista a piedi o in mountain bike. Diventa insomma un mezzo di trasporto, cosa che urta la sensibilita' dei primi, per
cui la moto non e' un semplice mezzo ma il fine stesso dell'uscita. Sembra abbastanza chiara la somiglianza del primo gruppo con
lo "stile vetrata" (oggetto valido come fine in se') e quella del secondo gruppo con lo "stile vetro" (oggetto come mezzo,
tramite per godere di qualcos'altro).
Chi ha ragione? Asimov, convinto rappresentante dello stile vetro, osservava che gia' nel medioevo si producevano delle vetrate
che erano vere opere d'arte, mentre bisogna aspettare i tempi moderni per vedere vetri con superfici veramente piane e otticamente
neutri. Lo stile vetro puo' quindi apparire piu' povero e insignificante, ma non e' affatto inferiore tecnicamente. Nel nostro
caso l'analogia continua a reggere, nel senso che sin dalla nascita delle prime moto possiamo trovare motociclisti del tipo
vetrata, che avevano a che fare con mezzi ingestibili secondo gli standard moderni, ma forse proprio per questo si divertivano
ad andarci in giro. Solo recentemente, mi sembra, si comincia a sentire la voce di chi apprezza girare con moto che non
distraggono dall'esperienza del giro, sia per facilita' di guida che per silenziosita', quasi ignorando che nell'immaginario
motociclistico un motore scorbutico dal sound alto e rabbioso e' generalmente visto come una gran cosa. E questo e' forse dovuto
piu' all'atteggiamento e alla ridotta tolleranza da parte della maggioranza dei non motociclisti verso i motociclisti che alla
disponibilita' di moto ragionevolmente performanti senza pagare un prezzo troppo alto in termini di guidabilita' e rumore.
I due modi di vivere la moto sono cosi' inconciliabili come appare? Anche se le differenze appaiono radicali, io credo che ci sia
comunque un aspetto unificante fondamentale: entrambi i gruppi cercano la stessa cosa, e cioe' l'emozione. I primi la trovano
nella moto in se' e nel modo in cui riescono a controllarla, i secondi la trovano in quello che la moto consente di fare, e cioe'
vagabondare. Ma chi non prova emozione nell'andare in moto semplicemente non la usera' mai.
racconto/romanzo. Il primo e' quello di usare uno stile fiorito, complesso, con una scelta accurata delle parole, in modo da
ottenere una prosa elegante. Il secondo e' quello di usare uno stile scarno ed essenziale, mirando alla massima leggibilita' a
scapito dell'eleganza formale. Asimov paragonava il primo stile alle vetrate istoriate delle chiese, molto belle da vedere, delle
vere opere d'arte in se', ma che nascondevano all'osservatore quello che c'e' al di la' della vetrata stessa. Il secondo stile era
paragonato al normale vetro di una finestra, che e' fatto per essere il piu' trasparente possibile per non ostacolare la
visione. Il primo stile puo' produrre delle opere d'arte, ma spesso non e' facile per il lettore seguire la storia che racconta e,
al limite, la storia non e' neanche importante. Il secondo e' all'apparenza insignificante, ma consente al lettore di focalizzare
tutta la sua attenzione sulla storia retrostante senza essere distratto da fronzoli inutili.
Cosa c'entra questo con le moto? Recentemente si e' discusso di come sia importante, per qualcuno, avere una moto in grado di
suscitare emozioni, magari difficile da guidare ma che, proprio per questo, richiede un particolare impegno che alla fine risulta
gratificante esso stesso, per la soddisfazione di aver domato una belva non alla portata di tutti. Per contro, qualcun altro
apprezza di piu' le moto facili e tranquille, che non richiedono un grosso impegno nella guida (e nella manutenzione), ma che
consentono al pilota di concentrarsi sui percorsi, sui paesaggi, sull'aspetto turistico e naturalistico dell'escursione in
moto. In quest'ottica la moto diventa un mezzo per giungere in posti o passare per sentieri e gustarli in modo del tutto simile
all'escursionista a piedi o in mountain bike. Diventa insomma un mezzo di trasporto, cosa che urta la sensibilita' dei primi, per
cui la moto non e' un semplice mezzo ma il fine stesso dell'uscita. Sembra abbastanza chiara la somiglianza del primo gruppo con
lo "stile vetrata" (oggetto valido come fine in se') e quella del secondo gruppo con lo "stile vetro" (oggetto come mezzo,
tramite per godere di qualcos'altro).
Chi ha ragione? Asimov, convinto rappresentante dello stile vetro, osservava che gia' nel medioevo si producevano delle vetrate
che erano vere opere d'arte, mentre bisogna aspettare i tempi moderni per vedere vetri con superfici veramente piane e otticamente
neutri. Lo stile vetro puo' quindi apparire piu' povero e insignificante, ma non e' affatto inferiore tecnicamente. Nel nostro
caso l'analogia continua a reggere, nel senso che sin dalla nascita delle prime moto possiamo trovare motociclisti del tipo
vetrata, che avevano a che fare con mezzi ingestibili secondo gli standard moderni, ma forse proprio per questo si divertivano
ad andarci in giro. Solo recentemente, mi sembra, si comincia a sentire la voce di chi apprezza girare con moto che non
distraggono dall'esperienza del giro, sia per facilita' di guida che per silenziosita', quasi ignorando che nell'immaginario
motociclistico un motore scorbutico dal sound alto e rabbioso e' generalmente visto come una gran cosa. E questo e' forse dovuto
piu' all'atteggiamento e alla ridotta tolleranza da parte della maggioranza dei non motociclisti verso i motociclisti che alla
disponibilita' di moto ragionevolmente performanti senza pagare un prezzo troppo alto in termini di guidabilita' e rumore.
I due modi di vivere la moto sono cosi' inconciliabili come appare? Anche se le differenze appaiono radicali, io credo che ci sia
comunque un aspetto unificante fondamentale: entrambi i gruppi cercano la stessa cosa, e cioe' l'emozione. I primi la trovano
nella moto in se' e nel modo in cui riescono a controllarla, i secondi la trovano in quello che la moto consente di fare, e cioe'
vagabondare. Ma chi non prova emozione nell'andare in moto semplicemente non la usera' mai.