Libri, ebooks, contenitore, contenuto, moto, mezzo. Fine.
Inviato: mer 04 apr, 2012 7:20 pm
La recente pubblicazione del libro di alp (speriamo il primo di una lunga serie
dedicata al motoescursionismo) ha soffiato sul fuoco di un problema a cui ho
pensato spesso in questi ultimi tempi. Come molti lettori appassionati, ho
accumulato negli anni una massa spropositata di carta, in forma di libri e
riviste. Recentemente mi e' capitato di doverla spostare a causa di una piccola
ristrutturazione in casa. La cosa e' stata complicata dal fatto che lo
spostamento includeva il trasporto lungo una scala a chiocciola con i gradini
larghi 60 cm. Un ottimista avrebbe potuto notare l'aspetto positivo e
interpretare la cosa come un utile esercizio fisico, ma io ho solo maturato la
decisione che i tempi sono maturi per passare in modo esclusivo alle
pubbblicazioni in formato ebook (o meglio, in uno qualsiasi dei millemila
formati alternativi che esistono). Alla peggio, la prossima volta spostero' un
paio di hard disk e una pila di DVD in piu', con grande sollievo per la mia
schiena.
Questa decisione farebbe inorridire un bibliofilo. Si puo' rinunciare a una
stampa di qualita', in particolare per pubblicazioni che includono foto? Devo
confessare che io stesso, pur non essendo particolarmente legato alla fisicita'
del libro, non rimango insensibile a certe vecchie edizioni, magari lasciate per
anni e anni nella biblioteca del nonno, con le pagine un po' ingiallite e quel
persistente odore di polvere e di anni. Eppure sono convinto che questa
transizione sia la cosa giusta da fare. Anche i manoscritti miniati a mano dai
monaci medievali avranno avuto il loro fascino, ma credo che nessuno oggi
pretenderebbe dei lavori del genere, accontentandosi di un banale libro
stampato. Io credo che gli ebook e relativi lettori siano l'equivalente
dell'invenzione della stampa. Portarsi dietro in poche centinaia di grammi
un'intera biblioteca, comprare un libro da casa e poterlo leggere praticamente
subito e' una cosa altrettanto rivoluzionaria, che vale bene la rinuncia a
qualche, pur piacevole, informazione sensoriale.
E, in fondo, a che cosa stiamo rinunciando? Rinunciamo solo al contenitore, che
potra' anche essere, in qualche caso, un'opera d'arte, ma il contenuto rimane
intatto, anche piu' fruibile. Ed e' il contenuto la cosa piu' importante, quello
che trasporta le idee dell'autore, quello che appassiona, stimola e fa crescere
il lettore, non il mezzo che, fino ad oggi, era indispensabile per portarci
tutto questo. Vale insomma lo stesso discorso che in questo forum abbiamo fatto
ripetutamente per le moto: come per queste, il libro e' un mezzo, non un fine.
Questo e' un punto di vista un po' estremo, e' vero. Tutti noi siamo qui perche'
siamo appassionati di moto. Se l'unico punto importante fosse l'aspetto
escursionistico, ora staremmo leggendo un forum del CAI o cose del
genere. Ognuno di noi e' attratto, in modo piu' o meno intenso, dall'oggetto
moto, e' inutile nasconderlo. Il punto e' che la moto resta uno strumento, per
quanto piacevole. Se l'aspetto escursionistico ed esplorativo non fosse
preponderante, ci accontenteremmo di girare in piste da cross, trial park o
circuiti di enduro; ma sono convinto che, per ognuno di noi, questa prospettiva
sarebbe comparabile agli arresti domiciliari.
E l'escursionismo non e' necessariamente l'unico fine. Per tornare ai libri, in
questo messaggio ho scritto due righe sulle analogie che vedevo tra lo "Zen e
l'arte della manutenzione della motocicletta" e "I diari della
motocicletta". Una cosa che non ho detto esplicitamente li', ma e' in realta'
piuttosto ovvia, e' che sia nel libro che nel film (e, presumo, nel libro del
Che da cui il film e' tratto) la moto e' il mezzo che permette ai protagonisti
di crescere come persone, diventando individui che, in modi molto diversi, hanno
cambiato il mondo (nel caso di Pirsig, almeno i suoi lettori). Se non e'
serendipita' questa...
dedicata al motoescursionismo) ha soffiato sul fuoco di un problema a cui ho
pensato spesso in questi ultimi tempi. Come molti lettori appassionati, ho
accumulato negli anni una massa spropositata di carta, in forma di libri e
riviste. Recentemente mi e' capitato di doverla spostare a causa di una piccola
ristrutturazione in casa. La cosa e' stata complicata dal fatto che lo
spostamento includeva il trasporto lungo una scala a chiocciola con i gradini
larghi 60 cm. Un ottimista avrebbe potuto notare l'aspetto positivo e
interpretare la cosa come un utile esercizio fisico, ma io ho solo maturato la
decisione che i tempi sono maturi per passare in modo esclusivo alle
pubbblicazioni in formato ebook (o meglio, in uno qualsiasi dei millemila
formati alternativi che esistono). Alla peggio, la prossima volta spostero' un
paio di hard disk e una pila di DVD in piu', con grande sollievo per la mia
schiena.
Questa decisione farebbe inorridire un bibliofilo. Si puo' rinunciare a una
stampa di qualita', in particolare per pubblicazioni che includono foto? Devo
confessare che io stesso, pur non essendo particolarmente legato alla fisicita'
del libro, non rimango insensibile a certe vecchie edizioni, magari lasciate per
anni e anni nella biblioteca del nonno, con le pagine un po' ingiallite e quel
persistente odore di polvere e di anni. Eppure sono convinto che questa
transizione sia la cosa giusta da fare. Anche i manoscritti miniati a mano dai
monaci medievali avranno avuto il loro fascino, ma credo che nessuno oggi
pretenderebbe dei lavori del genere, accontentandosi di un banale libro
stampato. Io credo che gli ebook e relativi lettori siano l'equivalente
dell'invenzione della stampa. Portarsi dietro in poche centinaia di grammi
un'intera biblioteca, comprare un libro da casa e poterlo leggere praticamente
subito e' una cosa altrettanto rivoluzionaria, che vale bene la rinuncia a
qualche, pur piacevole, informazione sensoriale.
E, in fondo, a che cosa stiamo rinunciando? Rinunciamo solo al contenitore, che
potra' anche essere, in qualche caso, un'opera d'arte, ma il contenuto rimane
intatto, anche piu' fruibile. Ed e' il contenuto la cosa piu' importante, quello
che trasporta le idee dell'autore, quello che appassiona, stimola e fa crescere
il lettore, non il mezzo che, fino ad oggi, era indispensabile per portarci
tutto questo. Vale insomma lo stesso discorso che in questo forum abbiamo fatto
ripetutamente per le moto: come per queste, il libro e' un mezzo, non un fine.
Questo e' un punto di vista un po' estremo, e' vero. Tutti noi siamo qui perche'
siamo appassionati di moto. Se l'unico punto importante fosse l'aspetto
escursionistico, ora staremmo leggendo un forum del CAI o cose del
genere. Ognuno di noi e' attratto, in modo piu' o meno intenso, dall'oggetto
moto, e' inutile nasconderlo. Il punto e' che la moto resta uno strumento, per
quanto piacevole. Se l'aspetto escursionistico ed esplorativo non fosse
preponderante, ci accontenteremmo di girare in piste da cross, trial park o
circuiti di enduro; ma sono convinto che, per ognuno di noi, questa prospettiva
sarebbe comparabile agli arresti domiciliari.
E l'escursionismo non e' necessariamente l'unico fine. Per tornare ai libri, in
questo messaggio ho scritto due righe sulle analogie che vedevo tra lo "Zen e
l'arte della manutenzione della motocicletta" e "I diari della
motocicletta". Una cosa che non ho detto esplicitamente li', ma e' in realta'
piuttosto ovvia, e' che sia nel libro che nel film (e, presumo, nel libro del
Che da cui il film e' tratto) la moto e' il mezzo che permette ai protagonisti
di crescere come persone, diventando individui che, in modi molto diversi, hanno
cambiato il mondo (nel caso di Pirsig, almeno i suoi lettori). Se non e'
serendipita' questa...