Slow Ride manifesto
Inviato: sab 25 ott, 2008 11:30 pm
Slow Ride manifesto
Elogio della lentezza
(non si vive di sola adrenalina)
La velocità moderata è uno degli aspetti caratterizzanti della pratica e dell'attitudine motoalpinistica, e se ne è di sfuggita parlato più volte, ma vorrei dedicargli una breve riflessione specifica.
Che con la velocità aumenti il pericolo è una costatazione cosi scontata che non varrebbe la pena parlarne, ma non sono certo che tutti abbiano un'idea corretta sul quanto aumenta.
Il rischio complessivo è il prodotto della probabilità che un incidente avvenga per l'entità del danno da esso eventualmente causato. Entrambi i fattori crescono in misura più che proporzionale con il crescere della velocità. Il risultato è che ad un aumento del 20% della velocità (ex. da 50 a 60 Km/h) il rischio raddoppia, mentre al raddopiare della velocità il rischio è 16 volte maggiore.
Questo non solo in base a considerazioni teoriche: osservazioni sistematiche sulla casistica degli incidenti stradali portano a queste stesse considerazioni, come potete vedere in questo breve documento australiano (versione italiana)
E i rischi non aumentano solo per chi guida, ma nella stessa misura anche per i malcapitati che gli si trovano davanti: un pedone investito da una macchina che va a 40 Km/h ha buone probabiità di cavarsela, ma già a 60 la situazione si inverte e il poveraccio è all'80% spacciato.
Tornando al motoalpinismo mi pare evidente che l'amore ed il rispetto della natura in tutte le sue forme sia incompatibile con un atteggiamento di guida che pone deliberatamente a rischio se stessi e gli altri.
Però non mi pare corretto vedere la lentezza solo in negativo, come mancanza di velocità. In realtà si tratta solo di capire quale sia la velocità giusta per affrontare un certo percorso. E se poniamo decidiamo che in quel punto van bene 20 Km/h non ha nessun senso confrontare questo dato con quello che sarebbe possibie fare nello stesso punto tirando per il collo una enduro racing. E' un confronto del tutto irrilevante, da cui non può discendere alcuna considerazione di merito.
Dirò di più: e' ora di smetterla di considerare l'andare piano come una sorta di ripiego per motociclisti rimminchioniti, pavidi, o semplicemente costretti a piu' miti consigli dai postumi di catastrofici incidenti.
La velocità va stabilita in relazione a ciò che è opportuno e ci da piacere, non in relazione a quella massima che si può raggiungere (e che pertanto inevitabilmente qualcuno del gruppo cerca di raggiungere... ).
Ma quale è la velocità che ci da piacere? Dipende da cosa deriva il nostro piacere. Purtroppo quando si parla di motocicletta mi pare che si debba ancora fare i conti con la mistica dell'adrenalina, ovvero quella droga potente che il corpo secerne quando è in gioco la nostra sopravvivenza, mandando al massimo il fisico e la mente, inibendo le sensazioni di incertezza, paura e dolore, perchè quando dobbiamo combattere o fuggire un pericolo mortale semplicemente non possiamo permettercele.
Il paradosso è che rischiamo la vita per innescare reazioni corporee la cui ragione d'essere è salvarci la vita.
Se fossi nei panni del Grande Progettista mi girerebbero le scatole non poco a vedere questo uso indebito delle mie creazioni. Roba da far come minimo decadere la garanzia...
Ma l'adrenalina non e' il solo neurotrasmettitore che produce effetti interessanti sulla mente, anzi ce ne sono una caterva. L'esercizio fisico moderato stimola la produzione di tutt'altre sostanze direttamente connesse con le sensazioni di benessere e piacere, quali endorfine, dopamine e l'anandamide. Quest'ultima e' una specie di cannabinoide endogeno, per cui se tornate da una passeggiata in moto con l'espressione beata di chi si e' fatto una canna non avete proprio di che stupirvi...
Questo vale per l'esercizio moderato: quando invece si passa a quello esasperato si entra in una condizione di stress, collegato alla sensazione di continuo pericolo, a cui il corpo si prepara appunto con iniezioni di adrenalina. Pero' e' una condizione che costa cara all'organismo, anche a livello di altri neurotrasmettitori che vengono inibiti.
Tipico esempio e' l'inibizione della serotonina, e' poi vi sentite nervosi, depressi e non riuscite a dormire...
Se riusciamo a resistere alla tentazione di aggredire e divorare il tracciato avremo quindi un doppio beneficio: la nostra attenzione, non più interamente sequestrata dal controllo del mezzo, potrà mostrarci dettagli dell'ambiente in cui siamo immersi che prima ci sfuggivano, e le sostanze che si libereranno lentamente in noi ci consentiranno di godere ancora più intensamenente di paesaggi, forme, odori e colori che prima facevano da sfondo sbiadito alle nostre evoluzioni.
Anzi triplo: andando piano il piacere dura di più!
Questo non significa bandire completamente l'idea di velocità: essa è infatti strettamente legata a quella della motocicletta. Per quanto piano si possa andare, saremo sempre molto più veloci di chi va a piedi o in MTB, potremo coprire senza troppo sforzo distanze proibitive altrimenti, potremo fare escursioni fantastiche anche disponendo di pochissimo tempo.
Oltretutto dare gas con intelligenza servirà in molte occasioni, per superare un ostacolo (se sei incerto...), per sfuggire ad una branco di cani, per evitare di intorpidirsi e distrarsi troppo, o semplicemente per giocare un po'.
L'essenziale è che la velocità sia una scelta, una opzione da giocare con intelligenza, non un riflesso condizionato, un atteggiamento compulsivo da cui si ha quasi paura di uscire, forse nel timore di smarrire l'identità o l'affiliazione al gruppo.
Mi pare una situazione analoga all'uso del sale in cucina. Il sale in piccole dosi esalta il sapore dei cibi, ma aumentando la dose si finisce per sentire solo il suo sapore, e fa pure male...
Chi è abituato a mangiare salato sente molto disagio a diminuire la dose, perchè all'inizio tutto appare scialbo. Occorre un periodo di rieducazione del gusto affinché si possa incominciare a riscoprire il gusto dei vari sapori, che il sale aveva coperto.
La velocità è il sale della motocicletta, ma se per apprezzare il bitume ce ne vuole forse una buona dose, quando la ricetta comprende boschi e montagne, fiori e colline, fiumi e laghi, be'... appena un pizzico o si rovina tutto!
Elogio della lentezza
(non si vive di sola adrenalina)
La velocità moderata è uno degli aspetti caratterizzanti della pratica e dell'attitudine motoalpinistica, e se ne è di sfuggita parlato più volte, ma vorrei dedicargli una breve riflessione specifica.
Che con la velocità aumenti il pericolo è una costatazione cosi scontata che non varrebbe la pena parlarne, ma non sono certo che tutti abbiano un'idea corretta sul quanto aumenta.
Il rischio complessivo è il prodotto della probabilità che un incidente avvenga per l'entità del danno da esso eventualmente causato. Entrambi i fattori crescono in misura più che proporzionale con il crescere della velocità. Il risultato è che ad un aumento del 20% della velocità (ex. da 50 a 60 Km/h) il rischio raddoppia, mentre al raddopiare della velocità il rischio è 16 volte maggiore.
Questo non solo in base a considerazioni teoriche: osservazioni sistematiche sulla casistica degli incidenti stradali portano a queste stesse considerazioni, come potete vedere in questo breve documento australiano (versione italiana)
E i rischi non aumentano solo per chi guida, ma nella stessa misura anche per i malcapitati che gli si trovano davanti: un pedone investito da una macchina che va a 40 Km/h ha buone probabiità di cavarsela, ma già a 60 la situazione si inverte e il poveraccio è all'80% spacciato.
Tornando al motoalpinismo mi pare evidente che l'amore ed il rispetto della natura in tutte le sue forme sia incompatibile con un atteggiamento di guida che pone deliberatamente a rischio se stessi e gli altri.
Però non mi pare corretto vedere la lentezza solo in negativo, come mancanza di velocità. In realtà si tratta solo di capire quale sia la velocità giusta per affrontare un certo percorso. E se poniamo decidiamo che in quel punto van bene 20 Km/h non ha nessun senso confrontare questo dato con quello che sarebbe possibie fare nello stesso punto tirando per il collo una enduro racing. E' un confronto del tutto irrilevante, da cui non può discendere alcuna considerazione di merito.
Dirò di più: e' ora di smetterla di considerare l'andare piano come una sorta di ripiego per motociclisti rimminchioniti, pavidi, o semplicemente costretti a piu' miti consigli dai postumi di catastrofici incidenti.
La velocità va stabilita in relazione a ciò che è opportuno e ci da piacere, non in relazione a quella massima che si può raggiungere (e che pertanto inevitabilmente qualcuno del gruppo cerca di raggiungere... ).
Ma quale è la velocità che ci da piacere? Dipende da cosa deriva il nostro piacere. Purtroppo quando si parla di motocicletta mi pare che si debba ancora fare i conti con la mistica dell'adrenalina, ovvero quella droga potente che il corpo secerne quando è in gioco la nostra sopravvivenza, mandando al massimo il fisico e la mente, inibendo le sensazioni di incertezza, paura e dolore, perchè quando dobbiamo combattere o fuggire un pericolo mortale semplicemente non possiamo permettercele.
Il paradosso è che rischiamo la vita per innescare reazioni corporee la cui ragione d'essere è salvarci la vita.
Se fossi nei panni del Grande Progettista mi girerebbero le scatole non poco a vedere questo uso indebito delle mie creazioni. Roba da far come minimo decadere la garanzia...
Ma l'adrenalina non e' il solo neurotrasmettitore che produce effetti interessanti sulla mente, anzi ce ne sono una caterva. L'esercizio fisico moderato stimola la produzione di tutt'altre sostanze direttamente connesse con le sensazioni di benessere e piacere, quali endorfine, dopamine e l'anandamide. Quest'ultima e' una specie di cannabinoide endogeno, per cui se tornate da una passeggiata in moto con l'espressione beata di chi si e' fatto una canna non avete proprio di che stupirvi...
Questo vale per l'esercizio moderato: quando invece si passa a quello esasperato si entra in una condizione di stress, collegato alla sensazione di continuo pericolo, a cui il corpo si prepara appunto con iniezioni di adrenalina. Pero' e' una condizione che costa cara all'organismo, anche a livello di altri neurotrasmettitori che vengono inibiti.
Tipico esempio e' l'inibizione della serotonina, e' poi vi sentite nervosi, depressi e non riuscite a dormire...
Se riusciamo a resistere alla tentazione di aggredire e divorare il tracciato avremo quindi un doppio beneficio: la nostra attenzione, non più interamente sequestrata dal controllo del mezzo, potrà mostrarci dettagli dell'ambiente in cui siamo immersi che prima ci sfuggivano, e le sostanze che si libereranno lentamente in noi ci consentiranno di godere ancora più intensamenente di paesaggi, forme, odori e colori che prima facevano da sfondo sbiadito alle nostre evoluzioni.
Anzi triplo: andando piano il piacere dura di più!
Questo non significa bandire completamente l'idea di velocità: essa è infatti strettamente legata a quella della motocicletta. Per quanto piano si possa andare, saremo sempre molto più veloci di chi va a piedi o in MTB, potremo coprire senza troppo sforzo distanze proibitive altrimenti, potremo fare escursioni fantastiche anche disponendo di pochissimo tempo.
Oltretutto dare gas con intelligenza servirà in molte occasioni, per superare un ostacolo (se sei incerto...), per sfuggire ad una branco di cani, per evitare di intorpidirsi e distrarsi troppo, o semplicemente per giocare un po'.
L'essenziale è che la velocità sia una scelta, una opzione da giocare con intelligenza, non un riflesso condizionato, un atteggiamento compulsivo da cui si ha quasi paura di uscire, forse nel timore di smarrire l'identità o l'affiliazione al gruppo.
Mi pare una situazione analoga all'uso del sale in cucina. Il sale in piccole dosi esalta il sapore dei cibi, ma aumentando la dose si finisce per sentire solo il suo sapore, e fa pure male...
Chi è abituato a mangiare salato sente molto disagio a diminuire la dose, perchè all'inizio tutto appare scialbo. Occorre un periodo di rieducazione del gusto affinché si possa incominciare a riscoprire il gusto dei vari sapori, che il sale aveva coperto.
La velocità è il sale della motocicletta, ma se per apprezzare il bitume ce ne vuole forse una buona dose, quando la ricetta comprende boschi e montagne, fiori e colline, fiumi e laghi, be'... appena un pizzico o si rovina tutto!