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Uno sguardo alle pubblicazioni sulla moto e sulla cultura della moto
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Ernesto
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Messaggio da Ernesto » dom 23 mar, 2008 9:34 pm

Latinoamericana
di Ernesto Che Guevara

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Sono qui per seppellire un libro, non a tesserne l'elogio.
Ovvero vorrei perlarvi di un libro, Latinoamericana, che sconsiglio di leggere, per quanto possa suonare attraente. Si tratta infatti, come dice un pò ammiccante il sottotitolo, di "Un diario per un vaggio in motocicletta", scritto nientepopodimeno che dal giovane Ernesto Che Guevara.
Parla del viaggio compiuto nel 1951 da Guevara, all'epoca ancora inquieto studente di medicina a Buenos Aires, e il suo amico Alberto Granado, risalendo l'America Latina fin in Venenzuela. Ne è anche stato tratto un film dal titolo ancora più ammiccante, "I diari della motocicletta", che non ho visto e non conto di vedere, e che non mi pare avvia avuto vasta eco.
Tornando al libro lo sconsiglio a chi, come me, lo prendesse immaginando di trovarvi un racconto un po' epico, un testo "on the road" magari po' romantico, una specie romanzo di formazione per quello che sarebbe presto diventato uno dei personaggi mitici del XX secolo, anzi il mito per eccellenza.
Potrebbe invece essere un testo molto interessante proprio per chi fosse interessato a scoprire aspetti meno noti proprio del mito del "Che", consapevole che conoscere l'uomo che c'è dietro può essere alquanto smitizzante.

Cosa non mi è piaciuto del libro? Innanzitutto l'accento editoriale sull'aspetto di viaggio motociclistico è alquanto fuorviante. La scalcinata "Poderosa II", la moto che porta faticosamente a spasso nella prima parte del viaggio i due protagonisti, tira le cuoia definitivamente a pag.43, stroncata dall'usura, dalle continue cadute, dalle riparazioni approssimative. Stroncata soprattutto, mi verrebbe da dire, dalla superficialità e dell'indifferenza del narratore.

Va be' direte, mica per tutti la manutenzione è arte: si parla del "Che", mica di un Pirsig qualsiasi.
Il guaio vero del libro è che questa indifferenza sembra coprire tutto, dai luoghi alle situazioni, dagli animali fino ai popoli oppressi in cui si imbatte il protagonista, e che ci si aspetterebbe dovrebbero almeno loro si, se non una biella, toccare l'animo di un futuro rivouzionario.
Un indizio ce lo da proprio il "Che" all'inizio della narrazione, dicendo "Non è questo ... semplicemente 'un racconto un po' cinico'; per lo meno, non vuole esserlo". E' proprio il caso di dire "excusatio non petita..."!

In verità l'autore ci tiene a dire di non essere più la stessa persona che ha iniziato il viaggio. Ci vogliamo credere? Il fatto è che non spiega in cosa consista il cambiamento, nè tantomento sembra prendere le distanze da quella apparente indifferenza che lo fa sembrare più un ragazzotto della borghesia argentina postbellica, un po' annoiato ed in cerca di emozioni da raccontare al ritorno nei circoli universitari, piuttosto che l'eroico rivoluzionario romantico ed utopista dell'iconografia ufficiale.

E infine da uno che si chiama Ernesto, che se ne va in giro in motocicletta per la Cordigliera delle Ande, un atteggiamento un po' più motoalpinistico, e uno straccio di documentazione fotografica, era lecito aspettarsela, o no!? (l'immagine sotto, ahime', viene dal film...)
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carlo
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Re: Latinoamericana

Messaggio da carlo » mar 25 mar, 2008 5:42 pm

Ernesto ha scritto:"I diari della motocicletta"
Il film l'ho visto, il libro no(n l'ho letto). Devo dire che, avendo apprezzato il film, dopo la tua recensione sono curioso di leggere il libro :)

A suo tempo avevo scritto qualcosa paragonando il film allo ZAMM. Se riesco a trovarlo magari lo riposto qui

Ciao
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Re: Latinoamericana

Messaggio da Ernesto » mar 25 mar, 2008 6:07 pm

carlo ha scritto:Devo dire che, avendo apprezzato il film, dopo la tua recensione sono curioso di leggere il libro :)
Fai benissimo: in fondo una stroncatura e' solo un invito alla lettura un po' provocatorio. :wink: Pero' poi non dire che non ti avevo avvertito...
carlo ha scritto:A suo tempo avevo scritto qualcosa paragonando il film allo ZAMM. Se riesco a trovarlo magari lo riposto qui
Caspita, devono averlo rielaborato parecchio per fartelo paragonare allo ZAMM, che nella mia percezione e' agli antipodi di Latinoamericana!
Spero tu riesca a ritrovare e condividere con noi il tuo scritto.

PS: immagino la sensazione di deja-vu che deve averti preso vedendo apparire i due post insieme...!

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Messaggio da SuperHank » mer 26 mar, 2008 2:34 pm

Ce l'ho nella mia biblioteca.
L'ho letto molti anni fa, e sinceramente non ricordo molto a livello di sensazioni, il che è tutto dire.
Ma non mi sembrava male, dopotutto.

Ma Che Guevara è oramai mito, per certi correnti di pensiero ed anche per molti produtori di merchandising (quante magliette, spille, bandiere, ecc.), difficile dare un parere obiettivo.

Concordo con la delusione che il vaggio in moto duri solo le prime pagine.

Ciao
Alves

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Re: Latinoamericana

Messaggio da carlo » mer 26 mar, 2008 4:33 pm

Ernesto ha scritto:PS: immagino la sensazione di deja-vu che deve averti preso vedendo apparire i due post insieme...!
effettivamente... :)

Ho ritrovato la robaccia che avevo scritto (luglio 2004). A parte la correzione di alcuni errori, la riporto integralmente, nonostante ci siano riferimenti non molto ovvi per chi non segue it.hobby.motociclismo (dove e' stato postato)

Ciao
-----------------
Subject: Lo Zen e i Diari della Motocicletta

\begin{delirio}

Forse qualcuno di voi avra' visto "I diari della motocicletta". Magari si sara'
anche chiesto cosa c'entra il film con le moto, visto che la motocicletta
scompare dal film dopo un po', e prima non e' certo la protagonista. Una
situazione simile a quella del libro "Lo Zen e l'arte della manutenzione della
motocicletta", il piu' amato/odiato dai motociclisti, in cui c'e' una parte
iniziale che in qualche modo tiene fede al titolo, e poi comincia a parlare di
tutt'altro.

In apparenza, si tratta di cose completamente diverse; ma forse ci sono piu'
corrispondenze tra le due opere di quanto appaia a prima vista. In entrambe, si
parla di viaggi. La prima tratta del viaggio in moto, e in seguito, a moto
irrecuperabile, a piedi, di un uomo e un suo amico; la seconda parla del viaggio
in moto di un uomo e suo figlio.

Nello "Zen" si parla di come il viaggio in se' sia piu' importante della
destinazione. Nelle pagine iniziali l'autore afferma: "I programmi sono
volutamente vaghi, abbiamo più voglia di viaggiare che non di arrivare in un
posto prestabilito". L'idea e' ribadita anche nella parte del libro che parla di
escursionismo, dove le cose piu' belle si vedono spesso lungo il sentiero che
porta in cima, piu' che su quest'ultima. Nei "Diari", i due protagonisti non
arrivano neanche alla destinazione che si erano prefissati, ma non per questo il
viaggio ha su di loro un'influenza minore. In entrambi i casi, il viaggio fisico
e' accompagnato da un viaggio interiore, che porta i protagonisti a raggiungere
una nuova consapevolezza, e causa in loro profondi cambiamenti. Ernesto Guevara
impara a conoscere meglio la situazione dell'America Latina, cosa che in seguito
lo trasformera' nel Che; il protagonista dello "Zen" arrivera' a riscoprire una
parte di se stesso che era stata cancellata dalla sua memoria.

Nei "Diari", una vecchia moto viene portata su strade sterrate o addirittura
innevate, in posti dove poche persone, anche con moto moderne e perfettamente
messe a punto, andrebbero da soli. Nello "Zen", il protagonista non fa viaggi
estremi, ma si spinge dove poche persone sono disposte ad arrivare nel campo
della manutenzione, arrivando fino a procurarsi un tornio per costruirsi da se'
alcuni pezzi. L'idea di spingersi oltre i limiti che una persona ragionevole non
vuole oltrepassare va oltre l'aspetto motociclistico, che anche in questo caso
e' solo marginale. Ernesto Guevara si sforza di essere coerente con le proprie
idee fino a rischiare di inimicarsi chi gli sta attorno (e, successivamente, a
dedicare la sua vita per un ideale e morire per sostenerlo). Il protagonista
dello "Zen", costruendo la sua visione filosofica del mondo, ha spinto le sue
riflessioni fino al punto da perdere la ragione.

Queste considerazioni hanno una qualche importanza in un newsgroup di
motociclismo? Dopotutto, l'abbiamo visto, l'aspetto motociclistico e' solo una
facciata, quindi perche' insistere a parlarne? E, per il resto, si tratta in
ogni modo di casi estremi, abbastanza lontani dall'esperienza quotidiana di un
uomo "normale".

Si parla spesso della differenza tra motociclisti e possessori di moto, o tra
motociclisti e Motociclisti, spesso senza arrivare a una spiegazione unica. Un
modo di vedere la cosa e' l'atteggiamento con cui ci si avvicina alla
moto. Qualcuno e' disposto a vivere la moto fino in fondo, sia che questo
significhi fare 1000 km in un giorno sotto la pioggia, o continuare ad allenarsi
per togliere un altro secondo al giro. O magari andare in giro ed amplificare al
massimo la propria attenzione, cercando di prevenire eventuali pericoli invece
di affidare la propria vita al caso e al buon senso di chi gli passa vicino. O
anche solo (solo?) a sopportare la scomodita' delle protezioni nel caldo estivo
e la perdita di tempo per indossarle/toglierle ogni volta. Questo lo porta a
migliorarsi sempre di piu' (piu' lontano, piu' veloce, piu' sicuro), fino ad
arrivare al proprio limite. E, una volta giunto li' e averlo riconosciuto,
magari superarlo, e continuare ad esplorare fino a trovare il prossimo. Anche
ora, questo discorso non e' limitato alle moto; questo non e' altro che cio' che
distingue gli uomini dagli Uomini, quelli che si lasciano trasportare
passivamente dagli eventi da quelli che cercano di dominarli.

\end{delirio}

Se siete giunti fin qui leggendo tutto, vi meritate un po' di quella robBa buona
che ho preso per scriverlo ;-)
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Messaggio da rxman » mer 26 mar, 2008 8:06 pm

il film l'ho visto anch'io
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Re: Latinoamericana

Messaggio da Ernesto » gio 27 mar, 2008 11:31 am

carlo ha scritto:Ho ritrovato la robaccia che avevo scritto
Grazie per averlo fatto. Non e' affatto robaccia...!
Effettivamente le analogie formali sono molte, anche se dei due il vero rivoluzionario continua a sembrarmi Pirsig.
Ma ammetto di essere molto legato per motivi personali allo ZAMM, quindi il mio giudizio e' senz'altro di parte.

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Re: Latinoamericana

Messaggio da carlo » gio 27 mar, 2008 7:07 pm

Ernesto ha scritto:il vero rivoluzionario continua a sembrarmi Pirsig
Limitandosi al contenuto dei libri/film, e' sicuramente vero.Il Pirsig della fine del libro e' profondamente diverso dal Pirsig che ha cominciato il viaggio. Ha subito un cambiamento radicale (una rivoluzione) e la cosa e' evidente. Nel caso di Guevara la cosa e' sempre vera, ma non e' ovvia se non si prende in considerazione il contesto (la storia successiva del Che)

Ciao
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