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Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta

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Ernesto
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Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta

Messaggio da Ernesto » dom 23 mar, 2008 9:55 pm

Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta
di Robert Pirsig

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Ne abbiamo già parlato incidentalmente un altro post, ma penso ne meriti uno dedicato.

Questo libro mi perseguita da quando sono entrato nel forum: volevo parlarne nella sezione filosofia, e avevo preso a rileggerlo per mettere a fuoco le tematiche. Ma è come un pozzo senza fondo, più ti immergi più scopri ambienti e materiali che richiedono ulteriore analisi e elaborazione. Non solo nel libro: Internet è pieno di echi e di riflessioni in qualche maniera collegate a questo libro e al suo autore.

Qualche giorno fa mi ero messo al PC intenzionato a distillare uno degli aspetti adatti a ricavarne un post per il forum, ed ero andato su rete per documentarmi un po', quando mi sono imbattuto nella foto in alto e altre simili. Quello che vedete è proprio Robert Pirsig, ovvero l'autore, ma anche protagonista del romanzo fortemente autobiografico, e seduto dietro a lui c'è il figlio Chris, e quella è la loro moto, oggetto delle riflessioni del romanzo. In altre foto si vedono anche Sylvia e John, con la loro BMW, anch'essi personaggi fondamentali, e sono tutti impegnati in un viaggio che li portò nel 1968 (fanno giusto 40 anni...) dal Minnesota alla California, e che fa da base al libro pubblicato nel 1974.
http://ww2.usca.edu/ResearchProjects/Pr ... -1968-trip

Per chi ha letto (più volte...) il romanzo, fa uno strano effetto. E' come se scopriste su YouTube un video dove il Capitano Nemo mostra l'interno del Nautilus e ne descrive i principali apparati. Come se i Ragazzi della Via Pal avessero ripreso col telefonino le loro battaglie di strada.
Anche la moto è stata una sorpresa: mi aspettavo qualche gloriosa e volubile bicilindrica inglese, e invece vedo un simbolo familiare. Approfondisco e scopro che si tratta di una Honda CB77 del 1964, una SuperHawk 305, mentre John è su una BMW R60. Non l'avrei detto, negli USA degli anni sessanta Honda era già un classico.

C'è moltissiomo altro su rete, anche se come prevedibile per lo più in inglese. In italiano, ispirato al libro ed altri scritti di Pirsig, c'è il sito sulla Metafisica Della Qualità. http://moq.org/italia/
Non tutti gli articoli inglesi sono tradotti, ma qualcosa di interessante si può comunque trovare.

In inglese c'è questa bella intervista all'autore, che mescola ancor più materiali biografici e letteratura.
http://books.guardian.co.uk/departments ... 36,00.html

C'è addirittura l'intero libro in PDF: http://www.bartneck.de/work/researchPro ... ig/zen.pdf

Insomma è tempo di venire alla questione principale: è un libro sublime o una palla assurda?E' ovviamente l'uno e l'altro, dipende dall'ottica in cui ci si pone. Se c'è gente che riesce ad appassionarsi al chiacchiericcio di ragazzetti stravaccati su di un divano, a beneficio di telecamere quasi nascoste, allora penso ci si possa anche appassionare al viaggio, nello spazio e nella memoria, di un uomo che cerca disperatamente di riconciliare il sentimento con la ragione, la bellezza con la tecnologia, e attraverso questo ricostruire il suo rapporto col figlio e con il proprio passato.

Scorre sullo sfondo l'America delle "back road", le strade secondarie che percorrono gli spazi dilatati degli stati centrali, l'America di provincia rassicurante ed inquietante al tempo stesso. Anche perchè il protagonista è bello inquieto del suo. L'impressione iniziale di un tipo ben saldo nelle proprie fondamenta razionali si sgretola presto sotto i colpi di un passato che batte sempre più forte per uscire dalla scatola in cui è stato rinchiuso anni prima. Il passato dello scrittore, che affiora anche dalle pagine del libro, parte da un ragazzino balbuziente e insicuro, con quoziente di intelligenza fuori scala (170) che ne fa uno studente incompreso e disadattato, ed in seguito un militare, un professore ed un genitore altrettanto disadattato. Alla ricerca di una sfuggente verità metafisica, smarrisce pezzo a pezzo il senso delle cose, fino ad incappare nelle maglie della legge e della psichiatria, che ferma la sua corsa impazzita con una serie di scariche elettriche nei lobi frontali.

L'unico consiglio che posso darvi come aspiranti lettori, per non incagliarvi anzitempo nelle secche filosofiche della narrazione, è selezionare tra le varie correnti che percorrono il romanzo quella che più vi cattura, ammesso che ce ne sia una, e leggere più di sfuggita il resto.
Tanto tutto in una sola lettura non ci sta. Tornarci a distanza di qualche tempo da la garanzia di leggere un libro diverso ogni volta.
Forse per inquadrare meglio questo libro può essere utile conoscere un dato curioso. Tra i best-seller internazionali (5 milioni di copie vendute) è quello che detiene il record del maggior numero di rifiuti da parte degli editori: ben 121 dissero di no al manoscritto. Che fiuto!

Non abbiamo in realtà parlato degli aspetti moto-filosofici: quelli me li riservo per la sezione apposita, ma almeno mi sono tolto l'onere del libro in quanto tale. Da qualche parte dovevo pur cominciare...
Da chi ha letto il libro, o ha tentato di farlo, avrei piacere di ricevere commenti e valutazioni, e magari anche qualche ricordo del quando e come vi ci siete imbattuti, ed eventuali conseguenze dell'incontro (o scontro).
Ultima modifica di Ernesto il gio 01 gen, 1970 1:00 am, modificato 1 volta in totale.

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Messaggio da =burba= » lun 24 mar, 2008 11:42 am

Lo sto rileggendo per la seconda volta, a mio parere è un bel libro, alterna i momenti di viaggio vissuti direttamente da chi scrive con i pensieri che gli girano in testa.

p.s. cos'è un chautauqua?? :roll:
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carlo
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Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta

Messaggio da carlo » mar 25 mar, 2008 5:35 pm

Ernesto ha scritto:C'è addirittura l'intero libro in PDF: http://www.bartneck.de/work/researchPro ... ig/zen.pdf
Questo indirizzo da' un errore. Una rapida googlatina fornisce questo link (valido) come primo risultato:

http://www.design.caltech.edu/erik/Misc/pirsig.pdf
Insomma è tempo di venire alla questione principale: è un libro sublime o una palla assurda?E' ovviamente l'uno e l'altro, dipende dall'ottica in cui ci si pone
Secondo me hai assolutamente ragione. Sospetto che chi e' rimasto deluso dal libro si sia avvicinato aspettandosi un libro sulle moto, e si e' ritrovato tra le mani un libro di filosofia. C'e' un po' di moto-filosofia, un po' di escursione-filosofia (mi sembra di ricordare un punto in cui l'autore discute sull'importanza relativa della meta e del sentiero che porta ad essa), un po' (tanta) filosofia vera e propria a proposito della Qualita', e sicuramente altre cose che ora non ricordo. Insomma, ci sono tante note, forse anche un po' dissonanti, alcune delle quali possono far risuonare qualcosa nel lettore, e altre no (annoiandolo).

A me, una volta accettato questo fatto, era piaciuto molto. Ora credo che sia venuto il momento di rileggerlo (l'avevo letto qualche anno fa, prima di cominciare ad andare in moto)

Ciao
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Messaggio da Ernesto » gio 27 mar, 2008 1:24 pm

=burba= ha scritto:cos'è un chautauqua?? :roll:
Un po' e' spiegato anche nel libro, comunque e' una roba molto americana, un movimento fondato a fine Ottocento per promuovere l'educazione e l'intrattenimento della popolazione, che tra alti e bassi continua tutt'oggi. Tipico del chautauqua e' l'educatore itinerante, che gira per i villaggi remoti a portare il suo insegnamento, a grandi e piccoli, a meta' strada tra la maestina degli operai e il cantastorie.

Hai letto la postfazione al libro? (appare nelle edizioni successive all'84)
La realta' e la narrazione sembrano destinate ad un drammatico incrocio.

Volevo infine segnalare un bell'articolo nel sito del Liceo Parini: http://www.liceoparini.it/pariniweb/libro/zen.htm

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Messaggio da =burba= » ven 28 mar, 2008 4:55 pm

grazie ernesto... :wink:
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Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta

Messaggio da Tobitaka61 » mar 18 gen, 2011 1:10 am

Ernesto ha scritto:Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta
di Robert Pirsig

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Ne abbiamo già parlato incidentalmente un altro post, ma penso ne meriti uno dedicato.

Questo libro mi perseguita da quando sono entrato nel forum: volevo parlarne nella sezione filosofia, e avevo preso a rileggerlo per mettere a fuoco le tematiche. Ma è come un pozzo senza fondo, più ti immergi più scopri ambienti e materiali che richiedono ulteriore analisi e elaborazione. Non solo nel libro: Internet è pieno di echi e di riflessioni in qualche maniera collegate a questo libro e al suo autore.

Qualche giorno fa mi ero messo al PC intenzionato a distillare uno degli aspetti adatti a ricavarne un post per il forum, ed ero andato su rete per documentarmi un po', quando mi sono imbattuto nella foto in alto e altre simili. Quello che vedete è proprio Robert Pirsig, ovvero l'autore, ma anche protagonista del romanzo fortemente autobiografico, e seduto dietro a lui c'è il figlio Chris, e quella è la loro moto, oggetto delle riflessioni del romanzo. In altre foto si vedono anche Sylvia e John, con la loro BMW, anch'essi personaggi fondamentali, e sono tutti impegnati in un viaggio che li portò nel 1968 (fanno giusto 40 anni...) dal Minnesota alla California, e che fa da base al libro pubblicato nel 1974.
http://ww2.usca.edu/ResearchProjects/Pr ... -1968-trip

Per chi ha letto (più volte...) il romanzo, fa uno strano effetto. E' come se scopriste su YouTube un video dove il Capitano Nemo mostra l'interno del Nautilus e ne descrive i principali apparati. Come se i Ragazzi della Via Pal avessero ripreso col telefonino le loro battaglie di strada.
Anche la moto è stata una sorpresa: mi aspettavo qualche gloriosa e volubile bicilindrica inglese, e invece vedo un simbolo familiare. Approfondisco e scopro che si tratta di una Honda CB77 del 1964, una SuperHawk 305, mentre John è su una BMW R60. Non l'avrei detto, negli USA degli anni sessanta Honda era già un classico.

C'è moltissiomo altro su rete, anche se come prevedibile per lo più in inglese. In italiano, ispirato al libro ed altri scritti di Pirsig, c'è il sito sulla Metafisica Della Qualità. http://moq.org/italia/
Non tutti gli articoli inglesi sono tradotti, ma qualcosa di interessante si può comunque trovare.

In inglese c'è questa bella intervista all'autore, che mescola ancor più materiali biografici e letteratura.
http://books.guardian.co.uk/departments ... 36,00.html

C'è addirittura l'intero libro in PDF: http://www.bartneck.de/work/researchPro ... ig/zen.pdf

Insomma è tempo di venire alla questione principale: è un libro sublime o una palla assurda?E' ovviamente l'uno e l'altro, dipende dall'ottica in cui ci si pone. Se c'è gente che riesce ad appassionarsi al chiacchiericcio di ragazzetti stravaccati su di un divano, a beneficio di telecamere quasi nascoste, allora penso ci si possa anche appassionare al viaggio, nello spazio e nella memoria, di un uomo che cerca disperatamente di riconciliare il sentimento con la ragione, la bellezza con la tecnologia, e attraverso questo ricostruire il suo rapporto col figlio e con il proprio passato.

Scorre sullo sfondo l'America delle "back road", le strade secondarie che percorrono gli spazi dilatati degli stati centrali, l'America di provincia rassicurante ed inquietante al tempo stesso. Anche perchè il protagonista è bello inquieto del suo. L'impressione iniziale di un tipo ben saldo nelle proprie fondamenta razionali si sgretola presto sotto i colpi di un passato che batte sempre più forte per uscire dalla scatola in cui è stato rinchiuso anni prima. Il passato dello scrittore, che affiora anche dalle pagine del libro, parte da un ragazzino balbuziente e insicuro, con quoziente di intelligenza fuori scala (170) che ne fa uno studente incompreso e disadattato, ed in seguito un militare, un professore ed un genitore altrettanto disadattato. Alla ricerca di una sfuggente verità metafisica, smarrisce pezzo a pezzo il senso delle cose, fino ad incappare nelle maglie della legge e della psichiatria, che ferma la sua corsa impazzita con una serie di scariche elettriche nei lobi frontali.

L'unico consiglio che posso darvi come aspiranti lettori, per non incagliarvi anzitempo nelle secche filosofiche della narrazione, è selezionare tra le varie correnti che percorrono il romanzo quella che più vi cattura, ammesso che ce ne sia una, e leggere più di sfuggita il resto.
Tanto tutto in una sola lettura non ci sta. Tornarci a distanza di qualche tempo da la garanzia di leggere un libro diverso ogni volta.
Forse per inquadrare meglio questo libro può essere utile conoscere un dato curioso. Tra i best-seller internazionali (5 milioni di copie vendute) è quello che detiene il record del maggior numero di rifiuti da parte degli editori: ben 121 dissero di no al manoscritto. Che fiuto!

Non abbiamo in realtà parlato degli aspetti moto-filosofici: quelli me li riservo per la sezione apposita, ma almeno mi sono tolto l'onere del libro in quanto tale. Da qualche parte dovevo pur cominciare...
Da chi ha letto il libro, o ha tentato di farlo, avrei piacere di ricevere commenti e valutazioni, e magari anche qualche ricordo del quando e come vi ci siete imbattuti, ed eventuali conseguenze dell'incontro (o scontro).

sono d'accordo..

a me è servito...a suo modo
speravo di leggere piu di moto, ma c'è sempre un perchè se ti ritrovi in mano certe cose in un determinato momento della tua vita..e mi ha cambiato

e alla fine, quanto mi ha fatto piangere...
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