Quel che ho fatto&visto a cui aggiungo questa piccola cronaca dei fatti visti dal sellone della mia Cicciona, è una di quelle esperienze destinata a rimanere indelebilmente impresse nella mia memoria nella sezione "emozioni forti".
Duncar (dunque nel dialetto delle mie parti, NdA), venerdì scorso ero a un matrimonio e un mio carissimo sodale di montagna mi dice "domani verso mezzo giorno parto per il rifugio Borletti per poi attaccare domenica il ghiacciaio dell'Ortles con gli sci da alpinismo". Quel ghiacciaio non e' alla mia portata: conosco rispetto e amo i miei limiti ma il rifugio, per dio, lo è. Si trova dopo il passo dello Stelvio, ridiscendendolo verso l'Alto Adige, alle porte di una località chiamata Tre Fontane (comune di Trafoi) da dove si stacca un sentiero e dopo 600mt di dislivello a piedi lo si raggiunge.
Lo Stelvio me lo tengo per l'indomani, mentre sabato mi sono "accontento" di fare l'Umbrail che e' più bello in discesa verso la Confederazione Elvetica.
Corro con il pensiero e la descrizione della giornata.
Prima di arrivare ai passi montani, di strada ce n'e' e lungo la via gli Dei offrono su un vassoio alato (non a caso) Mandello Lario.
Sono uno dei tanti lungo la superstrada che costeggia il Lago dopo Lecco ma all'altezza dell'indicazione dell'uscita di Mandello Lario sto per diventare speciale, anche se ancora non potevo saperlo!
La imbocco con l'intenzione di fare almeno una foto alla sede storica della Moto Guzzi. Il cancello non e' chiuso, sta a vedere che posso dare una sbirciata. Pero' c'e' un cartello con gli orari che non lascia spazio alla fantasia: aperto dal lunedì al venerdì da quell'ora li a quell'altra.
Oggi e' sabato.
Pero' c'e' uno strano tizio nella garitta, strano perchè dovrebbe essere chiuso e quindi non ne capisco la presenza. Ci guardiamo: io sono in estasi lui gia' solo per essere dove mi trovo, lui annoiato per lo stesso motivo.
Vabbe' ho ancora parecchia strada da fare, torno verso la cicciona non prima d'aver dato un colpo di telefono ad un amico guzzista per farlo rodere un po' (il sadismo e' un sentimento sottovalutato! E poi con amici canaglie come me alla fine non servirebbe nemmeno più aver dei nemici...).
Nel frattempo arriva un Franz a cavallo di una ktm 690 senza fronzoli.
Si sa che ho debole per le moto di Mattinghofen (si tratta di un affetto natomi da piccolo, tanto che da piccolo mi firmavo "MarKtm"....) e quindi lo saluto. Questi ricambia e mi chiede conferma circa il fatto di trovarsi sulla soglia dello stabilimento storico della Moto Guzzi per poi chiedermi se per caso fosse aperto il Museo.
"Non credo Franz, ci sono gli orari e pare che sia aperto solo dal lunedì al venerdì da quell'ora lì a quella là. Pero' dato che il cancello e' socchiuso proviamo a chiedere, magari due foto ce le fanno fare" - che chissà quando ti ricapita di trovarti qui, penso io.
Inaspettatamente il guardiano risponde dicendomi che oggi, sabato, eccezionalmente il Museo e' aperto. Che culo Franz! I nostri nonni si prendevano a fucilate e noi stiamo per goderci una visita al Museo Guzzi, e che visita! In pratica Giulio, incaricato di fare da guida, ci prende sotto la sua ala e ci regala quasi un'ora e mezza di storia Guzzi in super esclusiva. Franz non capisce una parola d'italiano, tranne certi nomi di modelli imprescindibili della storia Guzzi: utile e dilettevole prestarmi da interprete, con tutto quel che son costato all'azienda per i corsi d'inglese...
Ora non sto a tediavti, mi limito a citarvi che tra 2e4valvole, telai, steli rovesciati, iniezioni meccaniche, introduzione del cavalletto centrale (prima di apparire su non ricordo che Moto Guzzi nessuno c'aveva pensato prima!), galleria del vento, cambi automatici, otto cilindri otto (!!!), e Honor lap al TT con l'arzillo Bill Lomas che ha portato l'otto cilindri a 12.500rpm e centrali elettriche di proprietà per anni della Moto Guzzi ce ne sarebbe per scrivere un romanzo!
Ho sempre avuto un profondo affetto per le Moto Guzzi per via del fatto che e' stata la prima moto "vera" che ho acceso in vita mia! Peccato non avessi la più pallida idea di come fare a spegnerla, cosa che mi costo' un ceffone del quale ho ancora un vivo ricordo...
Ho fatto una marea di foto (purtroppo con il cellulare per cui la qualità è quella che è) ma ho deciso di postare solo quella di questo modello sperimentale dotato di sci retraibili con il quale sono stati fatti tutti i principali passi alpini: se avessi potuto scegliere che moto portarmi via non avrei avuto dubbi, lei! Ho deciso anche di lasciarvi la curiosità di andarci voi di persona a vedere quanto offre il museo.
Uscito dal museo con Franz, questo mi ringrazia per il servizio di traduzione e mi confessa di chiamarsi Jorg e non Franz....
Riprendiamo le nostre strade in solitaria, ognuno verso la sua meta: io verso nord e lui verso sud ma entrambre protetti dalle lunghi ali della storia della Moto Guzzi
Alla prossima
