Questo merita un aneddoto, di quelli che i nonni raccontano al bar con l'occhio che brilla per i ricordi di gioventù manco fossero evocativi della carica di Balaklava:
c'era una volta un giovane rampollo che assieme al cugino, lo stesso che ora condivide le gioie pseudoenduristiche con lui 25 e passa anni dopo, decide di approfittare del caldo dopopranzo di un giorno di fine luglio per una rapida seduta di allenamento in un campetto "spontaneo" a pochi km da casa.
Vestizione rapida, sistemazione e controllo del tascapane (sic!) con dentro olio, benza, candela e chiave relativa - praticamente una molotov vagante- apertura del cancello di casa, avviamento con poderosa scalciata, superamento dell'incrocio, e...mmmooooooo... morta!!
vabbè, candela... l'impavido poggia la moto sulla cancellata del vicino, armeggia nel tascapane e ne sortisce il terrore delle nocche di qualunque ventenne appassionato di moto: la chiave per candele!!
Dpo un paio di sbucciate sadiche e relativi sanguinamenti, conditi da smadonnamenti in puro sinistrapiavese, la candela è sostituita.
Scalciata potente, n'altra... altra ancora. Silenzio. Bon, si va a spinta. casco, pettorina, maglia in acetato, stivali, guanti, pantaloni in nylon. Il sole di luglio martella impetoso quel ragazzotto che fa 3, poi 4 volte avanti e indrè per l'incrocio spingendo come un matto.
Dalla fronte stillano lampadine industriali di sudore, gli occhi sono chiusi e brucianti, iil cranio martella. E' il tracollo: la spagnola viene malamente buttata a terra in mezzo all'incrocio e, in un impeto folle che simboleggia la resa finale, presa ripetutamente a calci con aspra disperazione, la colonna sonora fa chiudere le finestre alle donnine pie delle case lì attorno. Tra una pedata e l'altra, l'occhio casca sul rubinetto della benzina.
Ci siamo capiti....