anALPhaBETA ha scritto:.
allora spiega almeno un altro passaggio enduristicamente fondamentale!
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Urka
![[Scioccato] :shock:](./images/smilies/icon_eek.gif)
ma io
micalososesonolegittimato dalla mia esperienza, a fare l'insegnante!
Poi di tecniche enduro ne ho solo da imparare, se parlo è per esperienza diretta
crossistica e di 30 anni fa
![[Occhi al cielo] :roll:](./images/smilies/icon_rolleyes.gif)
riportata alla meno peggio ai giorni d'oggi con le macchine d'oggi.
Comunque per non sottrarmi all'invito (che non si fa mai bella figura, nevvero...) mi cimenterò in una cosa facile, vista alla mia maniera, così poi magari si innesca una discussione interessante e utile:
LA CURVA
In Enduro la curva ha conformazioni molto variegate, sia per il proprio raggio, sia per la pendenza cui la dobbiamo affrontare, sia per il tipo di fondo, sia per la velocità. Il denominatore comune a tutte le possibili variabili, secondo me, sta nel fatto che il movimento dev'essere sempre e comunque fatto in fasi armonizzate fra di loro, così che ne risulti un unico, fluido procedimento.
Le fasi della curva, dal Vangelo secondo Nolimit, sono:
- approccio
- entrata
- percorrenza
- uscita
Approccio
Avvicinandosi a una curva nel 90% dei casi, forse anche di più, bisogna ridurre la propria andatura, ossia scalare e frenare. Per far questo, si lavora per di più col freno posteriore, mentre l'anteriore interviene appena appena per aggiungere direzionalità laddove ce ne sia bisogno (ricordando che, dandoci troppo, il freno anteriore ripaga con moneta sgradevole, leggi scarto del pneumatico con conseguente musata sulle brecche
![[LOL] :lol:](./images/smilies/icon_lol.gif)
)
Mentre si frena si va a cercare il rapporto ideale per affrontare la curva alla velocità che abbiamo deciso guardandola e valutandone il fondo. Una discreta percentuale di questa decisione è comunque affidata alla cabala.
E il corpo che fa? Personalmente, mantengo la classica posizione crossistica "di attacco", ossia arrivando in curva allargo i gomiti per gestire meglio il manubrio e le asperità, mantengo una posizione centrale (in piedi se la curva è veloce, seduto se si tratta, ad esempio, di un tornantino in salita) e inizio a metter fuori il piedino, con gamba tesa ma morbida, punta del piede a 45° (circa, mica ci dobbiamo portare un goniometro!) in fuori, e inizio a metter giù la moto nella traiettoria che abbiamo individuato come la migliore. Di solito, ove presente, preferisco sempre puntare l'anteriore in un qualsiasi appoggio, invito o sostegno, benchè minimo. Ma molto spesso, ahimè, non ce n'è alcuno, per cui ... ma ne parleremo nella fase 2, ossia:
L'ENTRATA in curva
Entrando in curva, ossia cominciando il tratto curvilineo vero e proprio dall'inizio fino al punto di corda, il peso scivola in avanti verso il serbatoio, a caricare l'anteriore e scaricare il posteriore, mentre il peso grava per quanto possibile sulla gamba all'esterno curva in modo da esercitare pressione sulla pedana esterna, per garantire un minimo di contrasto alla tendenza allo sbandieramento del retrotreno in accelerazione e minore scarto in caso di asperità. I gomiti sono sempre larghi, ma non rigidi, in modo da far lavorare le braccia come fossero un ammortizzatore di sterzo e per poter eventualmente avere la possibilità di effettuare una correzione di traiettoria, evidentemente problematica se le mostre estremità sono dei bastoni steccati.
[ricordiamoci che nei tornantini stretti la tecnica ideale è quella di far girare la moto per effetto della combinazione frenata-accelerata-scodata = la gamba interviene, salvo rari casi e manico estremo, a far da perno]
La moto viene inclinata sempre più (quanto necessario alla effettuazione della manovra - leggi: per rimanere dentro la curva senza venire sparati fuori). Il piedino interno (quello della gambina protesa) va a cercarsi il fondo senza entrarci in contatto, a meno che non sia necessario: tenerlo a sfiorare il terreno aiuta nella reattività e nella tempestività della "pedata" che dovesse rendersi necessaria. Su fondi morbidi o comunque noti, si può addirittura far scorrere mezza pianta sul terreno, certi che nessuna sorpresa arriverà a darci una legnata nel ginocchio. Ma in Enduro non si gira, ahimé, in pista, e l'incognita fa parte del divertimento.
Sempre senza gas, ormai dentro alla curva, e con la testa rivolta a guardarne la fine naturale siamo pronti per la fase 3
La percorrenza
All'inizio la moto si fa scorrere, oppure, in pendenza accentuata, la si fa salire con il minimo necessario di gas in modo che non si pianti. Quanto lo si decide lì per lì a seconda della situazione, e sovente "si canna", ma non è un dramma. Basta ricordare, sempre, che una curva fatta troppo piano è soggetta alla 1a legge di Newton o "legge di gravitazione universale". Volgarmente detta: ad andar troppo piano si cade.
Queste frazioni di secondo ci hanno portato, piedino fuori e gomiti larghi, palline adagiate sul serbatoio, alla corda della curva. Lì si deve fare, finalmente, una cosina simpatica: si da il gas.
![[Linguaccia] :P](./images/smilies/icon_razz.gif)
Rimanendo nella posizione di percorrenza, si accelera in modo più o meno graduale (secondo i gusti) e contemporaneamente si contrasta la tendenza (a) ad allargare la curva- inclinando maggiormente la moto e (b) allo scodare della ruota motrice, dosando di manetta e premendo sulla pedana esterna mentre giocando di manubrio si fanno impercettibili controsterzi per riprendere la traiettoria. Il peso è quanto più possibile in avanti, i gomiti sempre larghi, il peso caricato sulle piastre di sterzo col busto piuttosto perpendicolare al terreno. In sostanza una sorta di Rigoletto col casco, che ha però la sua funzione. La posizione di attacco esprime qui la sua massima funzione. La testa è rivolta a guardare quanto più avanti è possibile sul percorso.
L'uscita
bene, siamo ancora in piedi (incredibile ma succede anche a me
![[LOL] :lol:](./images/smilies/icon_lol.gif)
) e siamo in accelerazione. Ora, per beneficiare al massimo di quel che stiamo facendo, poche ma indispensabili cosette:
- lasciare che la moto si raddrizzi seguendone (non senza una certa malfidenza) l'andamento col corpo
- arretrare il peso sulla sella o sulle pedane, a seconda che si stia seduti o in piedi in modo da appesantire il retrotreno aumentandone il grip e dando modo alla ruota di scaricare quanta più coppia possibile senza sprecarne
- riportare i gomiti in posizione parallela alla sella (per quanto consentito dalla situazione) in modo da poter lavorare nuovamente in senso antero-posteriore
- mantenere il corpo in asse con la moto, bilanciando il nostro peso in modo equo ed imparziale su entrambe le pedane,
- alleggerire l'avantreno e caricare il retrotreno, arretrando ancora e appendendosi letteralmente al manubrio
- darje er gasse
E pronti per la prossima!!!
![[Figo] 8)](./images/smilies/icon_cool.gif)
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