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troy secondo me

Inviato: mer 25 feb, 2015 12:56 pm
da tanta robbbba
C’era un signore, come ce ne sono tanti solo che questo signore in particolare è nato in Australia e di quel paese-continente ne riassume l’infinita grandezza e l’ampiezza di vedute.

Si chiama, o meglio i suoi genitori lo chiamarono Troy e lui non ebbe nulla da ridire al riguardo nemmeno in seguito, mentre sono stati i suoi avi a consegnargli fieri il cognome di Bayliss.

Nessuno sa bene come nascono certi amori appassionati, dico quelli che segnano per sempre la vita di una persona ma a tutti ne sono evidenti gli effetti: basta osservare come guarda una moto da corsa per capire il grado di profondità della sua passione.

Anni fa, quando era un pilota a tempo pieno entrò nella leggenda quando durante una gara s’infortunò seriamente ad un testicolo e ad un mignolo. I medici, preoccupati per il pieno recupero del mignolo e a causa del trauma testicolare non vorrebbero farlo scendere in pista per la gara seguente ma lui non esitò a chiedere l’amputazione della falange “gli altri mica aspettano che guarisca il mio dito per correre” sentenziò con quella spaccona ruvidezza che è propria degli uomini veri. Fu molto meno accondiscendente per quanto riguardava il testicolo ma come biasimarlo. Si presentò in griglia di partenza del Gran Premio di San Marino con un dito in meno e una palla straziata ma a lui ne poteva bastare anche una sola per far farsi onore davanti ai suoi avversari: vinse entrambe le manche.

La sua è una storia incredibile, dove la passione ha prevalso su tutto e tutti.

Sino ai 28anni fece il carrozziere a tempo pieno, limitandosi a prendere parte a gare locali grazie alle collette dei suoi amici del bar, soldi con i quali poteva permettersi l’iscrizione e qualche treno di gomme. A tutto il resto pensava lui inondando i circuiti locali di manate di gas e classe che gli permisero di mettersi in mostra tanto che durante una tappa del mondiale SBK in Australia gli venne offerta l’occasione della vita: un posto in griglia come wild card, ossia una specie di lascia passare che le federazioni ospitanti delle varie gare del mondiale hanno a disposizione per concedere una possibilità ai piloti indigeni.

Troy non modificò di una virgola il suo atteggiamento ed ottenne due piazzamenti di valore assoluto (quinto se non ricordo male).

Qualcuno in Ducati lo notò e gli offrì, alla soglia dei 30anni e con un palmares in bianco e nero, un sella e un bicilindrico per misurarsi con i piloti del mondiale SBK.

Seguirono tre titoli mondiali suoi, oltre ad aver aggiunto indiscutibilmente valore a quello di chi lo vinse negli anni in cui Bayliss si classificò secondo, quarto o sesto.

Ma la sua è leggenda quotidiana, come quando nel 2006 chiese alla Ducati, come premio per la sua seconda vittoria nel mondiale SBK, di poter essere schierato al via dell’ultima prova del Motomondiale quella che avrebbe decretato Campione del Mondo Nicky Hayden che con 3 vittorie in meno di Valentino, una in meno di Capirossi e Melandri, divenne uno dei campioni mondiali meno vincenti della storia – primato detenuto da Emilio Alzamora che nel 1999 si laureò campione del mondo nella classe 125 senza aver vinto nemmeno una gara! Quella volta Emilio ebbe la meglio su un giovanissimo Marco Melandri che quell’anno di gara ne vinse ben 5 ma pagò a caro prezzo troppi ritiri per cadute (e sfiga…), tanto che perse il titolo a favore di Alzamora per un solo punto…

Ma torniamo a quell’ultima gara del motomondiale del 2006.

Troy ha 36anni ed è fresco vincitore del suo secondo titolo mondiale dopo aver avuto la meglio sull’inglese Toseland (detto il pianista sia perché era diplomato in conservatorio come musicista “vero” sia perché le sapeva suonare belle dure quando gli serviva farlo), Haga (la versione con gli occhi a mandorla di Randy Mamola: tre volte vice campione del Mondo per “meriti” di testa…) e Corser (altro australiano cui puzzava certo più la vita degli altri che non la sua e quindi capace di vincere 2 mondiali in SBK grazie alla sua tenacia e al suo coraggio). Se osserviamo i nomi dei piloti e possiamo intuire con chi hanno dovuto battagliare Troy e la sua Ducati non da meno sono i blasoni dei suoi avversari meccanici: Honda per il Pianista, Yamaha per Mamola d’oriente e Suzuki per l’altro Troy. Questo tanto per sbarazzarsi di ogni dubbio circa il fatto che Bayliss vincesse grazie ad una moto superiore alle altre…

Ma eravamo al cospetto di questo 36enne fresco campione del mondo SBK. Chiunque al suo posto, ripensando a quando faceva il carrozziere in Australia agognando di poter scendere in pista con una moto, una qualsiasi, su una pista qualsiasi, dopo un traguardo del genere avrebbe solo voluto potersi rilassare per godersi appieno il momento della vittoria.

Ma Troy Bayliss non è uno qualunque.

Ha l’argento vivo sulla pelle e frigge dalla voglia di andare in moto e quindi pensò “se non lo chiedo ora, ora che nessuno potrebbe negarmelo, quando avrò mai un’altra possibilità di farlo?”.

Me lo immagino al telefono con i grandi capi di Ducati nel dopo gara in cui s’aggiudicò il titolo 2006: “vorrei correre una gara anche nel Motomondiale, avrei una gran voglia di vincere anche in quel campionato”. E come si fa a dire di no ad uno che è partito dall’Australia quasi 30enne e che t’ha regalato due titoli mondiali imponendosi da mister nessuno sul tetto del Mondo?!?! Un terzo titolo mondiale in SBK sarebbe arrivato nel 2008….

Una precisazione: i mondiali sono mondiali ma certi lo sono più di altri. In una gerarchia molto chiara il valore del Motomondiale è superiore a quello della SBK e non di poco, quindi un campione del mondo della SBK sarebbe teoricamente inferiore a un pilota del motomondiale. A quell’ultimo round del Motomondiale ci sono due piloti a giocarsi il titolo un tal Valentino Rossi su Yamaha e Nicky Hayden su Honda e l’ultima parola non è affatto detta!

C’è solo una cosa che può rendere ancora più mortale una piscina d’asfalto con dentro due squali – Valentino e Nicky – aggiungerne un terzo: Troy Bayliss, già pericolosissimo di suo figuriamoci se non ha nulla da perdere ma solo un titolo da rendere planetario! Certo ci sono le gomme Bridgestone e non le Pirelli con le quali corre da anni Troy in SBK, una moto che sebbene sia sempre una Ducati è ben altra bestiaccia rispetto a quella che ha usato per tutto il campionato di Superbike. Per Troy non ci sono problemi, basta dargli una moto, un set di pneumatici e quindi chiarirgli se la pista va affrontata in senso orario od antiorario: a tutto il resto pensa lui, costi quel che costi fosse anche una falange (sui testicoli è però sempre rimasto leggermente più suscettibile).

A questo punto la conclusione è implicita nelle premesse: nel 2006 Troy Bayliss non solo ha vinto il mondiale SBK ma nell’unica occasione che ha avuto a disposizione s’è tolto pure lo sfizio di imporsi in una gara – e non una qualsiasi – del motomondiale guidando una moto per lui nuova, con gomme nuove e con in teoria il cuore in paradiso per la gioia del titolo appena vinto!

Arriva poi il momento di appendere il casco al chiodo, anche per Troy Bayliss.

Il suo ritiro è tanto sentito e clamoroso che il suo numero di gara, il 21, viene ritirato dalla federazione e quindi rimarrà eternamente suo.

Tutto questo sino a domenica scorsa, già perché il numero di telefono di Troy Bayliss non è di quelli che uno cancella solo perché non è più un pilota e quindi torna utile quando un pilota del mondiale SBK non può partecipare alla gara d’esordio di questa stagione 2015. Fatalità si tratta di un pilota Ducati e dato che la gara d’apertura si corre in Australia qualcuno in Ducati ha la bella idea di rispondere alla sua chiamata.

“ciao Troy Bayliss”
“si…sono sto cippa di papavero della Ducati”
“ecco mi andrebbe di sostituire il vostro pilota ufficiale nella gara di Philip Island. Ditemi solo a che ora arrivate che mi faccio trovare in pista con la tuta e il casco addosso” - ultimamente in Ducati sono cambiate parecchie cose ma almeno nel reparto Corse sono rimasti fedeli alla loro tradizione
“la moto è tua, grazie” – già perché quando è uno Troy Bayliss ad offrirsi per guidare una moto, è la casa madre a ringraziare lui.

Ecco come d’esser andata, ed eccolo al via a 46anni dopo quasi 5 di inattività.

Le gare del campionato di SBK si svolgono in due manche, intermezzate da una gara riservata alle supersport (derivate dalla serie ma 600cc e non 1000 come le SBK). Durante gara-1 Troy ha battagliato con i migliori, tra cui Sykes che di mondiali ne ha vinto uno oltre ad essersi piazzato due volte secondo a fine stagione. Certo non ha corso il rischio di salire sul podio ma voi ne conoscete un altro che dopo anni di inattività sale quasi per caso su una moto ed è in grado di gareggiare con onore in un mondiale? In gara-2 è emerso tutto il suo carattere, tanto che fottendosene della tenuta delle coperture le ha sgretolate sino al punto di doversi fermare per cambiarle. Inesperienza? Tutt’altro! Gran foga, di quella che di solito hanno i 15enni alle prime armi e non un veterano come Bayliss.

A chi gli ha chiesto come si trovasse con queste moto moderne e quindi con l’elettronica molto sviluppata ha risposto serafico: “ci sono solo un più bottoni sul manubrio ma la sostanza non cambia: sono sempre delle moto” – e se questo può essere vero in quanto è lui a dirlo, è altrettanto vero che un pilota di razza lo è a 28anni mentre fa serenamente il carrozziere e lo è a 46anni quando quasi per caso si schiera dopo anni di inattività al via di una gara del mondiale SBK.


Grazie Troy

troy secondo me

Inviato: mer 25 feb, 2015 8:54 pm
da carlo
Sei veramente bravo a raccontare le storie! :score10: :#1:

troy secondo me

Inviato: gio 26 feb, 2015 12:15 pm
da husqvarna100
Siamo al cospetto di un CAMPIONISSIMO!
Bravo allo scrittore. :thumbsup: