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Kill SuperHank Vol. I°

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SuperHank
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Kill SuperHank Vol. I°

Messaggio da SuperHank » ven 17 giu, 2011 1:17 pm

CILIEGIA TOUR
Un luminoso mattino di tarda primavera, cielo terso ed aria fresca: cosa di meglio, per riprendersi da un faticoso week end di riposo familiare, che fare un bel giro in moto? Magari un giretto esplorativo, segaccio, corde e carrucole nello zaino, cartine topografiche nella tasca della giacca, GPS saldamente aggrappato al manubrio, una vaga idea di dove andare, alla ricerca di nuovi sentieri, il mio enduro preferito!
Ed eccomi in sella alla fida XR, pronto a nuove avventure.
Le scivolose mulattiere di argilla e “sasso nero”, le singolari pietre basaltiche tanto diverse dalle bianche calcari che sono la maggior parte dell'anima delle montagne vicentine, caratterizzano la prima parte del mio giro, e stanno ad indicare che sono nella media valle dell'Astico, terreno di caccia dei miei amici thienesi, come il Faga e il Korradok; ero passato di qui solo pochi mesi prima , durante la IWTF, e, complice fango e pioggia, c'erano stati i primi casini, col gruppo spezzato a metà e disperso; non so ancora che, di qui a 2 settimane, ripasserò gli stessi sentieri di nuovo col Faga e con l'Hurrycane, “L'Uomo-che-non-va-mai-in-moto”, con sempre lo stesso fango e il solito corredo di moto cadute, scivolate, impastate, ecc.; ma oggi c'è siccità, da diverso tempo, per cui il fondo è duro come l'asfalto e velocemente mi sposto verso est.

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The Man in Blue; sosta in un caratteristico borgo.

Attraverso la valle ed affronto la salita di San Valentino, sempre del solito sasso moro, da prestare molta attenzione, perchè, presa un po' di quota, non ci si accorge che alla propria DX, nascosto dalle piante, c'è un precipizio di diverse decine di metri; anni fa un endurista precipitò di sotto, una colonna mozza ne è la lapide a ricordo; non lo conoscevo, ma ogni volta che passo mi fermo per un saluto, con stupore mi accorgo che sto transitando qui nel giorno esatto del 12° anniversario della tragedia: forse non è un caso … ed ancora di più mi colpisce il disegno a matita di una moto da enduro, e la firma “Papà ti voglio bene” …
Angustiato in tristi pensieri giungo alla contrada vicina, dove posso scegliere: direttissima hard o mulattiera soft? Ma sono i cani della casa a decidere per me, slegati dalla catena mi corrono contro e per evitarli prendo l'Hard. Le prime rampe le supero bene, mi pianto in un punto ma con qualche aggiustamento ne sono fuori.

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Direttissima 1.

“Sono un Gallo! Sono un Gallo!” squittisco felice, ma l'ultimo tornante mi frega: lo prendo troppo stretto e la moto mi disarciona, finisco a terra, ma la soffice terra perdona la mia goffaggine.
Con una fatica disumana rimetto il ferro in piedi, nonostante siano solo le 10 il caldo è soffocante.

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XR al tappeto.

Una provvidenziale fontana, con panchina, mi permette di sbracarmi riprendere forze e liquidi: cazzarola, devo ancora iniziare la sezione esplorativa e sono già alle corde!
Breve trasferimento ed individuo il sentiero a scendere; sembra promettere bene, a parte il divieto di transito, ma tanto … è lunedì! Invece mi trovo il pensionato che cura il suo pezzettino di bosco, che mi attacca la solita solfa “ è chiuso, non si può, non si passa, hanno messo il cancello ed il sentiero è chiuso ...” effettivamente si faceva bruttarella, la traccia, e per non questionare col vegliardo torno sui mie passi e faccio la deviazione facile che già conoscevo, che purtroppo contempla molto asfalto.

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Guardate che degrado … sicuramente causato dalle moto, elementare Watson!

Scendo in fondovalle a Laverda, vorrei salire il versante opposto per una opportuna sterrata ma … strada privata! Vabbè, il mio quinto senso e mezzo mi dice di lasciar perdere, continuiamo su asfalto: mi sorge il dubbio che questa uscita esplorativa mica sia tanto fruttifera.
Finalmente la dea bendata mi arride a Crosara, nella fattispecie di una stupenda mulattiera in “saliso”, il selciato, sasso piantato ed arrotondato che nei secoli e millenni passati era sinonimo di grandi vie di comunicazione: è la strada armentaria romana, che, nomen omen, conduceva gli armenti, il bestiame, dalla pianura ai pascoli montani. Non so se sia effettivamente romana, da quello che conosco di storia locale furono abitate già nel paleolitico, ne fanno testimonianza i resti archeologici al Bostel di Rotzo e i graffiti in Val d'Assa; la storia racconta che tribù germaniche chiamate “cimbri”, popolo barbaro proveniente dallo Jutland, furono sconfitti dal console Gaio Mario nel 101 a.c. ai Campi Raudii, che gli archeologi pongono prevalentemente nei pressi di Vercelli (anche se un'altra corrente di pensiero li situa nei pressi di Rovigo); la leggenda vuole che i superstiti cimbri siano fuggiti sugli altipiani veneto trentini, dove vivranno per secoli in autonomia, originando la lingua e cultura cimbra … ma in realtà pare che la comunità cimbra si sia formata nel secolo X per l'afflusso di coloni tedeschi e bavaresi, chiamati dai feudatari locali per colonizzare i territori montani. I ritrovamenti romani sono sempre in pianura, c'è perfino un centro commerciale sorto nei pressi di un campo romano chiamato, appunto, “Campo Romano”; ma allora nei 10 secoli precedenti al 1.000 chi abitava lassù? Qualche raro romano, qualche sopravvissuto erede delle tribù paleolitiche?
Mah …

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La via è molto suggestiva.

Di sicuro la strada è bella da percorrere, affascinante coi suoi secoli di storia, dalla pendenza lieve che ne denota l'importanza e l'attitudine ad essere percorsa con i mezzi del tempo, bestie e carretti … ed anche con quelli odierni a 2 ruote, se non fosse per un antipatico cerchio rosso all'inizio ….
Quando termina proseguo su più anonime sterrate boschive, aperte a colpi di buldozer dai boscaioli. In pochi minuti sono in vetta ad una montagna, attorno panorama a 360° sulla pianura e sui contrafforti dell'Altipiano:

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Pianura e collina.

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Montagne.

Fatico un po' a trovare una via che mi permetta di scendere dalla montagna, le indicazioni della mappa non sono corrette, le varie tracce che dovrebbero proseguire in fondovalle in realtà si perdono nel bosco, ma dopo alcuni tentativi trovo un affascinante single track in discesa che mi porta dove voglio, l'ultimo tratto addirittura dentro il letto di un torrente in secca, fichissimo!

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Solitari casolari nel bosco.

Quando esco dal torrente, a fianco della strada, noto con la coda dell'occhio una pattuglia delle Benemerita apposta per il controllo stradale … con noncuranza mi giro e rientro nel torrente, doppia goduria, una sterrata mi porta lontano dal posto di blocco. Sto scoprendo bei percorsi ma, purtroppo, la maggior parte sono vietati, e non col solito cartello generico che vieta andar per prati e boschi, ma con puntuali tabelle poste all'inizio del sentiero o strada che sia, non c'è possibilità di accampare scuse del tipo “non sapevo ...” , “ non ho visto ...”!
è un mondo difficile, è dura la vita del fuoristradista …
Salgo ancora, sconfinando dai boschi per entrare nei pascoli, sempre su strada, beninteso: ma l'aspra roccia a scaglie taglienti cede il passo ad una più confortevole terra ed alla soffice erba, che di qui a poche settimane sarà la pastura di tanto bestiame; per adesso le mucche sono ancora in pianura, le malghe chiuse, le stalle sbarrate, gli agriturismi chiusi; posso godere di tutto questo in solitudine, cavalcando le creste delle colline come onde oceaniche, la mia moto il surf, giù e su, su e giù ...

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Fra terra e cielo.

Ma questa voleva essere solo una divagazione piacevole, oggi non ho intenzione di stare in alto, voglio scoprire tracce e percorsi nella pedemontana, per cui vado a cercare l'ennesimo sentiero a scendere … e lo trovo, ovviamente.
La prima parte corre tra i pascoli, poi rientro nel bosco; classica mulattiera larga un paio di metri, buona solo a mezzi a 2 ruote e bestie, tortuosa e dal fondo accidentato; quindi scendo a velocità moderata, lo vedo all'ultimo momento, o forse lo vedo una frazione di secondo dopo averne sentito l'aggancio alla moto, istintivamente mi allungo all'indietro piegando il più possibile la schiena ma schiacciando la mentoniera del casco sul petto, e frenando alla disperata, attendendo la dolorosa lacerazione di vestiti e pelle … ma mi va di lusso, quel maledetto filo di ferro, SPINATO, era abbastanza basso da andare ad impigliarsi fra fanale e manubrio della moto, risparmiandomi!
Scampato il pericolo, un diluvio di insulti ammorba l'aria dei 7 Comuni: se lo avessi avuto fra le mani in quel momento, l'autore della bella pensata, lo avrei strozzato con il suo stesso filo!
A destra, scendendo, il sentiero era orlato da una doppia fila di filo spinato, sostenuto da paletti o legato a piante, all'apparenza uso a contenere le bestie, anche se quel bosco incolto non mi sembra tanto pasturabile per gli armenti, forse forse per degli ovini … un criminale ha staccato un tratto di filo, quello superiore, e lo ha annodato ad un ramo posto sull'altro lato del sentiero, ovviamente senza posizionare alcuna fettuccia o straccio che ne indicasse la presenza: maledetto, che tu possa marcire all'inferno, per quello che hai fatto!

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L'Honda ha mandato in tensione il filo, ha fatto da freno come per l'atterraggio sulle portaerei … d'altronde l'XR è un caccia!!!!

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Notare il solido avvolgimento sul ramo.

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I danni: borsetta strappata e guaine cavi accelaratore strappate.

Tolgo il tutto, tagliando direttamente il ramo che sosteneva il filo, e gettando tutto giù per il bosco. Scendendo, speravo quasi di incontrare qualcuno del luogo, che magari mi sgridasse, per rinfacciarli il filo e minacciarlo di querele; in contrada, per un attimo penso di mettermi a suonare ai campanelli per rintracciare il proprietario del podere, ma poi rinuncio … ed ora me ne pento, avrei dovuto andare in fondo alla vicenda.
Nelle mie mire ora c'è un sentiero che taglia la mappa dritto come un fuso, un freccia rossa sul verde dei prati; individuatone l'inizio, mi inoltro tra e muri di pietre che ne racchiudono la traccia, quand'ecco che un ostacolo mi si para innanzi, una serie di gradini e spuntoni di roccia; parto alla bersagliera, ma proprio quando ho superato l'ostacolo più erto vengo disarcionato dalla moto e mi ritrovo sdraiato a terra, ma riuscendo a tenere la posizione della moto, anzi, riesco pure a rimetterla in piedi ed in cavalletto, in una posizione impossibile!
Tanto vale rilassarsi, tirar fuori salame e pane per la mia pausa pranzo, sdraiato nell'erba, appoggiato ad un masso, in pace con me stesso e col mondo.
Passeggio un po' lungo il sentiero, convincendomi, nonostante la palese difficoltà, a tentarlo; non è assolutamente la pendenza a renderlo tale, anzi, rampa iniziale a parte, si sviluppa praticamente in piano; il problema è il fondo, o meglio, il non-fondo; non è una traccia battuta, perchè il terreno è vergine, erba ed arbusti che crescono rigogliosi nelle intercapedini fra le rocce calcaree affioranti, queste ultime numerose in modo imbarazzante: è una tipica formazione carsica minore, i cosiddetti Campi Solcati, o Carreggiati, o Karren, (perchè ricordavano i solchi delle ruote dei carri) dovuti sempre alla azione dissolutiva dell'acqua che scorre sulla superficie rocciosa, creando spaccature e fenditure, creste e spuntoni, dove, depositandosi terriccio, poi cresce la vegetazione.
Seguire la traccia non è semplice, non si capisce bene dove passare ed avanzo a passo d'uomo incespicando ad ogni metro; se supero un gradino poi la ruota si impunta sul successivo, giro attorno ad un ostacolo per evitarlo ma 2 metri dopo ce n'è uno peggiore; per orientarsi sono piantati nel terreno paletti in legno col segnavia del sentiero, la stessa logica dei pali sulle strade innevate e sulle piste desertiche. In più, il sole del mezzogiorno batte impietoso sulla mia testa, e le pietre aumentano l'effetto “carboni ardenti”. Non posso certo affermare che sia divertente guidare qui sopra, e non trovo nome migliore, per battezzare questo sentiero, di chiamarlo “sassetti”!.

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Un parcheggio facile facile …

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Sui Sassetti.

Uscito vivo dai Sassetti, il sentiero proseguirebbe in salita, ma un enorme albero caduto mi impedisce l'ascesa; poco male, devio su sterrata ed asfalto per andare verso il paese di Rubbio, per il caffettino dopo panino; sono soddisfatto, ho attraversato tutta la pedemontana, portandomi sulla verticale della città del Grappa, in off-road … ma non finisce qui, ho ancora sentieri da percorrere!

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Direttissima per la pianura.

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Ho anche il pubblico, sull'annoiato andante, ad assistere alla mia performance!

Questo micidiale sentiero precipita a valle, prima nella ariosa apertura dei prati, poi infrattato nel bosco, ma sempre con un fondo massacrante, continui spuntoni di pietra e sasso smosso, tanti tanti tornanti stretti e con gradoni (che in un paio preferisco accompagnare la moto); giunto alla fine, non posso non tirare un sospiro di sollievo misto ad un sorriso di soddisfazione!
Ancora, con qualche inevitabile errore di rotta, stradelle sterrate nelle minuscole colline a ridosso della pianura, e mi ritrovo alle spalle di un noto castello:

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Il castello Superiore di Marostica.

Il giro mica finisce qui: sono ritornato in direttissima sull'Altipiano, per una mitica mulattiera di cui avevo tanto sentito parlare, un diluvio infinito di tornanti dal fondo spacca cerchioni: ma mi sono dimenticato delle foto, da tanto ero preso!

Ciao
Alves

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Kill SuperHank Vol. I°

Messaggio da max37 » ven 17 giu, 2011 4:58 pm

certo che quel filo poteva fare ben altri danni
Max37

http://www.tecnicamotori.it/

La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

SuperHank
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Messaggio da SuperHank » ven 17 giu, 2011 8:08 pm

max37 ha scritto:certo che quel filo poteva fare ben altri danni
Mi è andata di lusso ... :D

Ciao
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Messaggio da rerechan » ven 17 giu, 2011 10:54 pm

Bel report, anche se un po' guerrigliero.....
Ma l'ultima mulattiera di cui parli e' quella che da Marostica va a Tortima?
chi va piano,
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)

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Messaggio da SuperHank » sab 18 giu, 2011 4:42 pm

rerechan ha scritto: Ma l'ultima mulattiera di cui parli e' quella che da Marostica va a Tortima?
:wink: :wink: :wink: :wink:

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Messaggio da rerechan » dom 19 giu, 2011 1:56 pm

Un diluvio infinito di tornanti.... appero'... ultimamente sto proprio imparando a gestire la moto sui tornantini strettini...
se e' quella ... e' quella di cui mi parlavano i ciclisti dicendo che in moto era da evitare... ce la faccio con la scorpetta?
chi va piano,
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)

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