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Cuba libre

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alp
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Cuba libre

Messaggio da alp » sab 03 nov, 2007 1:44 am

Cuba libre
ovvero tre ore di fuoco

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Non si tratta del famoso e ottimo cocktail (50% Coca Cola e 50% Bacardi. A proposito, lo prenderò la prossima volta che passo dal MOTORTRIPcafè, al posto del solito pane e capicollo. Mi sto civilizzando, come vedete). La zona che abbiamo attraversato oggi si chiama Cuba, proprio come la famosa isola nel Mar dei Caraibi. Una volta qui era tutto sott’acqua (ma parliamo di parecchie migliaia di anni fa).

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Fossile ritrovato oggi mentre faticavamo a tirar fuori la moto insabbiata dentro a una scarpata


Al solito, Tino è in ritardo. Il tempo sembra promettere bene. Oggi facciamo un giro a bassa quota, verso la jonica. Abbiamo poco tempo a disposizione, dobbiamo rientrare per pranzo. Al massimo tre ore.

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Il sorriso stampato sulla faccia del Dott. XR, oculista famoso, risale a “prima della faticata su sabbia”

Destinazione Cuba. Non la patria di Fidel Castro ed Ernesto Guevara, il “Che”, ma una zona di vigne proprio a monte di Pèllaio, un’area assolata e sempre calda dove si produce il famoso “Vino di Pèllaro”.

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Fa molto caldo per essere a fine ottobre e la fatica che abbiamo fatto a far risalire l’XR400 di Tino da una scarpata dove lui si era infilato per cercare una misteriosa mulattiera è stata micidiale: una vera e propria sauna, proprio nella fatidica zona di Cuba (è proprio vero che “Cuba es mas caliente!”). Come siamo finiti in una scarpate, direte voi? Ora ve lo racconto.

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Nella cartina si vede la parte del percorso che ci interessa. Da Monte Cosentino (in basso nella cartina) a quota 481 m slm, abbiamo cominciato a scendere per mulattiere ripide e franose (vedi foto d’apertura). Sapendo che avremmo incontrato terreni friabili, abbiamo lasciato le moto in alto e fatto alcune centinaia di metri a piedi, per renderci conto della praticabilità del percorso. Era chiaro che fatta in discesa, quel tratto non poteva essere rifatto in salita: troppo ripida e poco grippata. Poco male: sapevo, avendola già fatta una volta, che la via d’uscita c’era. Bastava trovarla (il giro precedente risaliva ad almeno 3 anni fa e, ormai con la memoria non mi ci ritrovo facilmente)!

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Battiamo un paio di piste ma tutte arrivano in campi coltivati. E’ chiaro che si tratta di tratturi o di sentieri interpoderali. Arrivati in una zona sabbiosa (e vi chiederete cosa ci fa la sabbia a 185m slm) mi fermo a raccogliere i resti di una conchiglia. Già, qui qualche migliaio di anni fa era tutto sott’acqua.


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Un’amico inglese, attraversando questi luoghi, ci ha chiesto: “ma come, non ci sono campi da golf?”

Tino va avanti nonostante siamo entrambi convinti che non sia quella la strada giusta. Ma io ho un’Alpetta che ruota di 180° in un fazzoletto, lui con l’XR fa fatica, quindi mi dice che continua più avanti in cerca di uno spiazzo. Io faccio dietro front girando praticamente su me stesso e mi fermo ad una cinquantina di metri oltre, in corrispondenza di un incrocio fra tre viuzze.

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In lontananza sento il rombone della sua moto, poi più nulla. Penso che stia facendo il giro largo. Lo aspetto. Benedetto figliuolo! Gia l’ultima volta si era perso per strada. Dopo un quarto d’ora mi preoccupo nel non vederlo arrivare. Sistemo la moto col cavalletto, mi tolgo casco e zaino e torno dove l’avevo lasciato. Comincio ad urlare il suo nome e dal basso mi risponde con voce trafelata. Non riusciva a risalire. Era sceso per trovare spazio di manovra ma la friabilità del terreno sabbioso gli impediva di recuperare quota. “Mi tiro su le maniche” e scendo ad aiutarlo. La mezz’ora più faticosa dell’ultimo mese. Altro che palestra! Spingere la moto da dietro mentre la ruota ti tira addosso montagne di sabbia e terra sotto il “sole caliente de Cuba” è stato veramente faticoso.

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L’espressione non proprio felice di Alp dopo la faticaccia di oggi

Per recuperare, per la prima volta nella storia, ci siamo fatti fuori un’intera confezione di frutta secca da mezzo Kg in due. Per non parlare della fontanella che abbiamo prosciugato appena siamo arrivati a Macellari.

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In moto sul costone meridionale del Vallone del Palombaro

Rimpiango le belle uscite da pensionato che facevamo ultimamente con Pino e col suo KLE, vecchi tempi. Ora che si è preso lo Xingyue X250R mi sa che si ricomincia a lavorare sodo.

Dura la vita qui al Sud.

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Tino con l’XR, finalmente libero dalla sabbia, impenna felice

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Ciao tesoro, sono sano e salvo e siamo riusciti a recuperare la moto dalla scarpata. Sto tornando a casa: “cal’a pasta!” (che tradotto significa: metti giù gli spaghetti!)

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A presto e...
Buon motortrip,

alp

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