[size=150]ATTENZIONE[/size]: oggi dalle 13:00 circa il forum sara' utilizzabile in sola lettura per operazioni di manutenzione. L'operazione dovrebbe durare alcuni minuti,
Valleogra Xtreme
Valleogra Xtreme
QUANDO IL GIOCO SI FA DURO …
… I FURBI STANNO A CASA …
… E ALVES E DIEGO INIZIANO A SOFFRIRE!
Quando arrivo da Diego ci scambiamo le solite 4 chiacchiere prima della partenza, ma invece di avere 75 anni in 2 sembriamo averne 75 per gamba a testa:”Come va?””Ho male alla schiena, il lavoro va male, xe 3 mesi che non vado in moto, non go mia voja …” roba da geriatrico!
La promessa che faccio è: facciamo un giro tranquillo, tanto per vedere com’è in giro. Ma io non mi fido di nessuno, meno che meno di me stesso, e i fatti mi daranno ragione.
Iniziamo a prendere quota per facile sterrate, il ritmo è buono, subito mi scaldo e mi diverto.
Puntiamo verso la cima di un monte, cartelli annunciano lavori di recupero delle opere della Grande Guerra: andiamo a curiosare.
Sosta in baita.
Compaiono residue lingue di neve, non tali da fermare la nostra salita.
Era tanto che non salivo in cima a questo monte, sede nel 15-18 di postazioni di artiglieria in barbetta, ossia piazzole all’aperto in cui il cannone è riparato dal lato di fuoco da un spalto di materiale, naturale o artificiale. A corredo delle artiglierie c’erano gallerie deposito, trincee, baraccamenti. Se non ricordo male, queste strutture furono poi utilizzate anche dai partigiani nella 2° Guerra Mondiale come centro di comando delle brigate operanti in zona.
L’ultima visita l’avevo fatta molto tempo addietro, le opere militari erano quasi del tutto fagocitate dalla vegetazione e detriti, le si poteva più che altro intuire, piuttosto che osservare.
Quale cambiamento ora! Il bosco pulito, diradato, le fondamenta degli edifici svuotate e portate alla luce, le trincee pulite e perfettamente percorribili; addirittura un rudere riattato a baita, un pennone per l’alzabandiera, una specie di altare per messe da campo.
Da un lato ciò mi fa piacere, altri 50 anni di abbandono e probabilmente tutto sarebbe stato sepolto, dall’altro so già che questa valorizzazione toglierà la selvaggia e romantica bellezza delle rovine abbandonate dagli uomini, il gusto di esplorarle, e attirerà turisti più attenti al panino in baita che alla trincea del 15-18, con l’inevitabile difficoltà a salire fin qui in moto …
Alzabandiera.
Postazioni di artiglieria del 1915-18.
Idem per i trinceramenti.
“Alves, perché ti sei fermato?”
“Diego, il sentiero è finito!”
La foschia pomeridiana già avvolge la Valleogra.
È tempo di scendere, per un sentiero di quelli che piacciono a noi, una teoria infinita di tornantini strettissimi da fare di peso: sarebbe quasi meglio da fare in su questo sentiero, almeno in salita il pendolo nei tornanti riesce molto meglio.
Diego si presta a fare da modello, come sempre:
Tornante1.
Tornante2.
Qualche scatto anche per il sottoscritto:
Qui la mia forcella da tutta se stessa in compressione!
Niente da fare, mi tocca scendere, fare perno sulla ruota anteriore e girare di peso la moto.
Proseguiamo, sterrando felici a cavallo delle 2 valli; numerosi sono i roccoli, che una volta intercettavano i volatili di passo.
Un roccolo ben conservato.
SI scende.
Uscendo da una contrada incontriamo dei paesani intenti a tagliare legna: passare è impossibile, non ci va di dargli noia facendogli rimuovere i tronchi dalla strada (anche se ne avremmo il diritto) per cui ci giriamo ed andiamo a valle per un altro sentiero.
La piacevole mulattiera che stiamo scendendo porta ad un bivio: una traccia sale con un salitone di 50 metri, rotto da sassi e gradini, molto ripido; l’altra traccia scende all’interno dell’impluvio, apparentemente perdendosi in una radura del bosco.
Mentre ci avviciniamo al bivio sentiamo il rumore di molte moto, e ci fermiamo per attendere il loro passaggio; d’istinto penso che siano i ragazzi della compagnia del MC Schio, che battono frequentemente queste zone. Invece ci scorre davanti un gruppone assai eterogeneo: KTM e Husky racing, ma anche dual sport come il DRZ o la nuovissima K690, per finire con vecchissime glorie come l’Honda XL600LM e addirittura un XT500!
Uno Dei piloti ci fa segno che non si passa: infatti un albero è caduto a metà salita e blocca il passaggio; ma anche se non ci fosse stato, nemmeno se fosse sceso il Padreterno in persona a spingere le moto, l’XL o L’XT sarebbero salite, troppo hard per loro, a prescindere dal pilota.
Dicevo che uno dei piloti ci fa segno che non si passa; ma io e Diego siamo dei Superfighi, mica ci facciamo fermare da un alberello caduto, nello zaino ho una sega ad arco da 30 cm; ma dirò di più: mentre i prsunti endurististradali girano la prua per tornare da dove sono venuti, noi sfiliamo tranquillamente a lato, verso il centro della valle, sicuri del fato nostro, come a dire: “Qui è casa nostra e sappiamo sempre dove andare!”
Era da un po’ che qualcuno non passava di qui.
In realtà la traccia muore in una radura, ma il sentiero c’è, l’ho fatto più volte tanti anni fa, addirittura con l’XR600 … tanti anni fa!
Con un po’ di mestiere ed intuito scovo la traccia da seguire, ma è uno sfasciume di macigni, foglie e detriti; scendiamo, o meglio lasciamo scivolare le moto a valle, consci che risalire sarà impossibile.
“Alves, ma il sentiero dov’è?”
“c’è, c’è, basta seguire la traccia sulle radici!”
Un canyon da licantropi.
Non poteva mancare un guado, ovviamente!
Qua era ancora facile.
Fin qui la faccenda era ancora facile, ma pochi metri dopo questa foto tutto precipitava, nel vero senso della parola; la valle si restringe fino a diventare un canyon stretto e buio, mentre il sentiero scendeva a livello del torrente guadandolo più e più volte, fino a confluire in una sterrata e subito dopo nell’asfalto; ho scritto “scendeva” perché il sentiero non c’era più! Le pareti del canyon, consumate dalle piogge abbondantissime di questo inverno, si erano letteralmente sbriciolate sul fondo, cancellando il sentieri sotto decine di alberi sradicati e detriti: siamo nella merda, come si suol dire!
Studiavamo con calma il percorso, ed iniziavamo una estenuante opera di pulizia e taglio di rami; in tal modo riuscivamo a far passare le moto sotto i tronchi più grossi, mettendole in diagonale; ma c’era dda spingerle sopra a grossi fusti crollati a terra, superare scalini e grumi di radici … uno stillicidio!
Ma non bastava: una gola era insuperabile, il sentiero non esisteva nemmeno nel ricordo; e allora si entrava con le moto direttamente nel torrente, letteralmente lanciandola giù da piccole cascatelle, dentro laghetti di acqua ghiacciata formati dal rio.
Adesso si che ci stavamo divertendo, un mondo di divertimento!
Diego infatti non desiderava altro dal suo sabato pomeriggio …
… tipo avere i piedi a mollo in mezzo metro di acqua gelida in febbraio!
E con questa finiscono le batterie e anche le foto, ma soprattutto “finiscono” i piloti!
Superate le rapide del torrente, l’ultimo ostacolo era uno scalino verticale di oltre un metro da fare senza rincorsa, da fermi, la ruota posteriore appoggiata ad un tronco, l’anteriore a contatto con la parete di terra.
Tecnica: con un sasso ho scavato e rimosso terra e sassi, in modo da fare un invito in diagonale alla ruota anteriore; Poi ho passato la corda sul manubrio, Diego teneva l’altro capo, in cima al gradino; in sella alla XR, ho impennato da fermo per alzare la moto, poi mi sono subito messo a fianco a spingere senza mai mollare il gas; la ruota posteriore raspava e fumava sul fondo, io spingevo, Diego tirava, finalmente l’XR ha fatto presa ed è schizzata in su, direttamente nelle palle di Diego: se lo sentirete con la voce “leggermente” in falsetto sapete perché, ma almeno la moto era su!
Stesso lavoro con la sua WR, avendo io solo l’accortezza di tirare di lato!
Eravamo finiti: fradici di sudore, acido lattico ad ettolitri dal continuo sollevare e spingere e tirare moto e tronchi e rami, i polpacci e i piedi piagati dagli stivali e zuppi di acqua gelida.
Ma avevamo vinto la nostra battaglia, era l’ultimo ostacoli poche decine di metri ed eravamo fuori dal canyon.
That’s SuperHank’s Enduro!
Ciao
Alves
… I FURBI STANNO A CASA …
… E ALVES E DIEGO INIZIANO A SOFFRIRE!
Quando arrivo da Diego ci scambiamo le solite 4 chiacchiere prima della partenza, ma invece di avere 75 anni in 2 sembriamo averne 75 per gamba a testa:”Come va?””Ho male alla schiena, il lavoro va male, xe 3 mesi che non vado in moto, non go mia voja …” roba da geriatrico!
La promessa che faccio è: facciamo un giro tranquillo, tanto per vedere com’è in giro. Ma io non mi fido di nessuno, meno che meno di me stesso, e i fatti mi daranno ragione.
Iniziamo a prendere quota per facile sterrate, il ritmo è buono, subito mi scaldo e mi diverto.
Puntiamo verso la cima di un monte, cartelli annunciano lavori di recupero delle opere della Grande Guerra: andiamo a curiosare.
Sosta in baita.
Compaiono residue lingue di neve, non tali da fermare la nostra salita.
Era tanto che non salivo in cima a questo monte, sede nel 15-18 di postazioni di artiglieria in barbetta, ossia piazzole all’aperto in cui il cannone è riparato dal lato di fuoco da un spalto di materiale, naturale o artificiale. A corredo delle artiglierie c’erano gallerie deposito, trincee, baraccamenti. Se non ricordo male, queste strutture furono poi utilizzate anche dai partigiani nella 2° Guerra Mondiale come centro di comando delle brigate operanti in zona.
L’ultima visita l’avevo fatta molto tempo addietro, le opere militari erano quasi del tutto fagocitate dalla vegetazione e detriti, le si poteva più che altro intuire, piuttosto che osservare.
Quale cambiamento ora! Il bosco pulito, diradato, le fondamenta degli edifici svuotate e portate alla luce, le trincee pulite e perfettamente percorribili; addirittura un rudere riattato a baita, un pennone per l’alzabandiera, una specie di altare per messe da campo.
Da un lato ciò mi fa piacere, altri 50 anni di abbandono e probabilmente tutto sarebbe stato sepolto, dall’altro so già che questa valorizzazione toglierà la selvaggia e romantica bellezza delle rovine abbandonate dagli uomini, il gusto di esplorarle, e attirerà turisti più attenti al panino in baita che alla trincea del 15-18, con l’inevitabile difficoltà a salire fin qui in moto …
Alzabandiera.
Postazioni di artiglieria del 1915-18.
Idem per i trinceramenti.
“Alves, perché ti sei fermato?”
“Diego, il sentiero è finito!”
La foschia pomeridiana già avvolge la Valleogra.
È tempo di scendere, per un sentiero di quelli che piacciono a noi, una teoria infinita di tornantini strettissimi da fare di peso: sarebbe quasi meglio da fare in su questo sentiero, almeno in salita il pendolo nei tornanti riesce molto meglio.
Diego si presta a fare da modello, come sempre:
Tornante1.
Tornante2.
Qualche scatto anche per il sottoscritto:
Qui la mia forcella da tutta se stessa in compressione!
Niente da fare, mi tocca scendere, fare perno sulla ruota anteriore e girare di peso la moto.
Proseguiamo, sterrando felici a cavallo delle 2 valli; numerosi sono i roccoli, che una volta intercettavano i volatili di passo.
Un roccolo ben conservato.
SI scende.
Uscendo da una contrada incontriamo dei paesani intenti a tagliare legna: passare è impossibile, non ci va di dargli noia facendogli rimuovere i tronchi dalla strada (anche se ne avremmo il diritto) per cui ci giriamo ed andiamo a valle per un altro sentiero.
La piacevole mulattiera che stiamo scendendo porta ad un bivio: una traccia sale con un salitone di 50 metri, rotto da sassi e gradini, molto ripido; l’altra traccia scende all’interno dell’impluvio, apparentemente perdendosi in una radura del bosco.
Mentre ci avviciniamo al bivio sentiamo il rumore di molte moto, e ci fermiamo per attendere il loro passaggio; d’istinto penso che siano i ragazzi della compagnia del MC Schio, che battono frequentemente queste zone. Invece ci scorre davanti un gruppone assai eterogeneo: KTM e Husky racing, ma anche dual sport come il DRZ o la nuovissima K690, per finire con vecchissime glorie come l’Honda XL600LM e addirittura un XT500!
Uno Dei piloti ci fa segno che non si passa: infatti un albero è caduto a metà salita e blocca il passaggio; ma anche se non ci fosse stato, nemmeno se fosse sceso il Padreterno in persona a spingere le moto, l’XL o L’XT sarebbero salite, troppo hard per loro, a prescindere dal pilota.
Dicevo che uno dei piloti ci fa segno che non si passa; ma io e Diego siamo dei Superfighi, mica ci facciamo fermare da un alberello caduto, nello zaino ho una sega ad arco da 30 cm; ma dirò di più: mentre i prsunti endurististradali girano la prua per tornare da dove sono venuti, noi sfiliamo tranquillamente a lato, verso il centro della valle, sicuri del fato nostro, come a dire: “Qui è casa nostra e sappiamo sempre dove andare!”
Era da un po’ che qualcuno non passava di qui.
In realtà la traccia muore in una radura, ma il sentiero c’è, l’ho fatto più volte tanti anni fa, addirittura con l’XR600 … tanti anni fa!
Con un po’ di mestiere ed intuito scovo la traccia da seguire, ma è uno sfasciume di macigni, foglie e detriti; scendiamo, o meglio lasciamo scivolare le moto a valle, consci che risalire sarà impossibile.
“Alves, ma il sentiero dov’è?”
“c’è, c’è, basta seguire la traccia sulle radici!”
Un canyon da licantropi.
Non poteva mancare un guado, ovviamente!
Qua era ancora facile.
Fin qui la faccenda era ancora facile, ma pochi metri dopo questa foto tutto precipitava, nel vero senso della parola; la valle si restringe fino a diventare un canyon stretto e buio, mentre il sentiero scendeva a livello del torrente guadandolo più e più volte, fino a confluire in una sterrata e subito dopo nell’asfalto; ho scritto “scendeva” perché il sentiero non c’era più! Le pareti del canyon, consumate dalle piogge abbondantissime di questo inverno, si erano letteralmente sbriciolate sul fondo, cancellando il sentieri sotto decine di alberi sradicati e detriti: siamo nella merda, come si suol dire!
Studiavamo con calma il percorso, ed iniziavamo una estenuante opera di pulizia e taglio di rami; in tal modo riuscivamo a far passare le moto sotto i tronchi più grossi, mettendole in diagonale; ma c’era dda spingerle sopra a grossi fusti crollati a terra, superare scalini e grumi di radici … uno stillicidio!
Ma non bastava: una gola era insuperabile, il sentiero non esisteva nemmeno nel ricordo; e allora si entrava con le moto direttamente nel torrente, letteralmente lanciandola giù da piccole cascatelle, dentro laghetti di acqua ghiacciata formati dal rio.
Adesso si che ci stavamo divertendo, un mondo di divertimento!
Diego infatti non desiderava altro dal suo sabato pomeriggio …
… tipo avere i piedi a mollo in mezzo metro di acqua gelida in febbraio!
E con questa finiscono le batterie e anche le foto, ma soprattutto “finiscono” i piloti!
Superate le rapide del torrente, l’ultimo ostacolo era uno scalino verticale di oltre un metro da fare senza rincorsa, da fermi, la ruota posteriore appoggiata ad un tronco, l’anteriore a contatto con la parete di terra.
Tecnica: con un sasso ho scavato e rimosso terra e sassi, in modo da fare un invito in diagonale alla ruota anteriore; Poi ho passato la corda sul manubrio, Diego teneva l’altro capo, in cima al gradino; in sella alla XR, ho impennato da fermo per alzare la moto, poi mi sono subito messo a fianco a spingere senza mai mollare il gas; la ruota posteriore raspava e fumava sul fondo, io spingevo, Diego tirava, finalmente l’XR ha fatto presa ed è schizzata in su, direttamente nelle palle di Diego: se lo sentirete con la voce “leggermente” in falsetto sapete perché, ma almeno la moto era su!
Stesso lavoro con la sua WR, avendo io solo l’accortezza di tirare di lato!
Eravamo finiti: fradici di sudore, acido lattico ad ettolitri dal continuo sollevare e spingere e tirare moto e tronchi e rami, i polpacci e i piedi piagati dagli stivali e zuppi di acqua gelida.
Ma avevamo vinto la nostra battaglia, era l’ultimo ostacoli poche decine di metri ed eravamo fuori dal canyon.
That’s SuperHank’s Enduro!
Ciao
Alves
Valleogra Xtreme
Complimenti!
♫Ci vuole un fisico bestiale…♫
♫Ci vuole un fisico bestiale…♫
Valleogra Xtreme
Alves ti prego!!! Son qui piegato sullo schermo con i lacrimoni a forza di ridere
Magari voi avete maledito il pomeriggio avventuroso ma raccontato così è davvero comico... Per fortuna che avevi la corda, altrimenti sarebbe l'Xr ad avere le piaghe perchè ancora là a mollo!!
Che dici è da ripetere l'esperienza quando l'H2o sarà ad una temperatura più sopportabile??
Magari voi avete maledito il pomeriggio avventuroso ma raccontato così è davvero comico... Per fortuna che avevi la corda, altrimenti sarebbe l'Xr ad avere le piaghe perchè ancora là a mollo!!
Che dici è da ripetere l'esperienza quando l'H2o sarà ad una temperatura più sopportabile??
guardati in giro e stai sereno
Valleogra Xtreme
Bello Alves, era tanto che non uscivi con l'XR a fare percorsi hard! E qui è tutta un'altra storia: fatica, esplorazione selvaggia, rischio, brivido (non solo per l'acqua ghiacciata!) e comicità quanto basta. Certo, sono prove come questa che cementano l'amicizia (a proposito ma a Diego è tornata normale... la voce?)
A presto e...
Buon motortrip,
alp
Buon motortrip,
alp
Valleogra Xtreme
cavoli!
...ne avete magnate bistecche quest'inverno!
passaggi belli tosti!!
...ne avete magnate bistecche quest'inverno!
passaggi belli tosti!!
- nolimit
- Messaggi: 2108
- Iscritto il: dom 18 mag, 2008 11:11 am
- Località: Moto: Aprilia RXV 5.5
- Contatta:
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sempre bello Alves!!!! però... però.... questo Superhank è proprio come i fungaioli.... ti mostrano il cestino pieno ma piuttosto che dirti dove li hanno trovati si farebbero torturare...
IL RESTO E' NOIA! http://motoalpinismo.it/smf/index.php
Valleogra Xtreme
Ha ha Bravi bravi, se pero' portavate le moto da trial era meglio...
chi va piano,
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)
Re: Valleogra Xtreme
"Sono qui per girare in moto, mica per spingerla"SuperHank ha scritto:QUANDO IL GIOCO SI FA DURO …
… I FURBI STANNO A CASA …
… E ALVES E DIEGO INIZIANO A SOFFRIRE!
-- Taddy Blazusiak
Complimenti, pochi messaggi, ma quei pochi sono da antologia
Mappe utenti e motocavalcate/mulatrial
Quartu S.Elena, CA - Pianeta Terra
Honda CRF 230 F Easy Trail '04
I buoni vanno in paradiso, i cattivi vanno fuoristrada
Quartu S.Elena, CA - Pianeta Terra
Honda CRF 230 F Easy Trail '04
I buoni vanno in paradiso, i cattivi vanno fuoristrada
- max37
- Messaggi: 6633
- Iscritto il: mer 06 giu, 2007 8:23 pm
- Località: Dueville ( Vi ) Moto: Cagiva Navigator 1000 Beta Alp 200
Valleogra Xtreme
e pensare che a casa hai il trial
Max37
http://www.tecnicamotori.it/
La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.
Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.
http://www.tecnicamotori.it/
La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.
Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.
- gian-7
- Messaggi: 133
- Iscritto il: mar 18 mar, 2008 2:32 pm
- Località: Como Nel_mio_box: Beta_Rev3_250 Suzuki_DL_650
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max37 ha scritto:e pensare che a casa hai il trial
non ci credo...
comunque complimenti..