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Valleogra Xtreme II
Valleogra Xtreme II
VALLEAGNO EXTREME
Quando arrivo da Diego ci scambiamo le solite 4 chiacchiere prima della partenza e, memore della nostra ultima uscita insieme, dove perdemmo metà pomeriggio a spingere le moto fuori da un canyon, esordisco così:”Se oggi non faccio almeno 100 km non sono contento, SOLO strade note e collaudate, le ultime 2 uscite me le sono giocate facendo pochissimi km, la penultima dentro il canyon, l’ultima con i bruconi perse ore tra forature e forestali, non voglio assolutamente scendere il culo dalla sella!”
Ma non bisogna mai fidarsi di nessuno, meno che meno di uno come me, e difatti …
Partiamo alla grande verso il crinale tra le 2 valli dell’Agno e del Leogra, con un gagliardo ritmo alla garibaldina: impennate sui dossi, controsterzi ed appoggi nei tornanti, ogni piccola increspatura del terreno è buona per mettere le moto di traverso.
Incontriamo boscaioli al lavoro che chiudono la mulattiera col loro mezzo agricolo; non sono ostili, oramai mi conoscono, li incontro tutti gli anni in questa mulattiera, se non ricordi male una volte li abbiamo pure aiutati a liberare il carro impiantato.
Faccio segno che ci passiamo lo stesso, ma la anziana signora non vuole sentir ragioni, ci far stare fermi ad aspettare che spostino il carro per farci passare a monte e non verso il pendio:” Xè pericoloso, tosi!” Grande Cuore di Mamma!
Scolliniamo e scendiamo verso una contrada; mentre la attraversiamo esce un tizio che ci dice che non possiamo passare sul solito itinerario, hanno appena versato il cemento per fare le canalette di scolo dell’acqua piovana. Mi giro e prendo un’altra strada, ma Diego non arriva: lo staranno impalando in orto?
No, i contrada ioli volevano solo indicargli una alternativa: brava gente!
Quando un non fuori stradista da un consiglio c’è da stare attenti: non sanno assolutamente valutare le difficoltà; per la maggior parte tutto ciò ch esula dalla strada carrabile diventa un percorso ai limiti dell’impossibile: sono la maggioranza. Poi ci sono i più pericolosi: quelli che credono che le moto da fuoristrada siano esenti dalle leggi di gravità, e ti spacciano percorsi da stambecchi per autostrade!
Oggi troviamo i secondi.
Ci fanno segno di costeggiare una masiera, e poi scendere in libera attraverso il bosco fino ad intercettare al sterrata; è che la masiera si alza sempre più dal piano stradale, e il bosco è incolto e selvaggio, infestato da rovi e piante cadute; alla fine troviamo il varco, e con le moto al limite del ribaltamento conquistiamo la strada. 10 km è già le moto al fianco.
Diego in libera.
Eccolo raggiungere la strada.
Cambiamo versante della valle, e ci portiamo alti sopra Recoaro: la neve indugia ancora copiosa sulle cime più alte. Ma non solo lassù; anche nei boschi, ancora nel grigio invernale, perdurano chiazze di neve marcia in scioglimento: è proprio una di queste che ci blocca la salita: troppa per attraversarla, troppo umida per reggere il peso delle moto. O torniamo da dove siamo venuti o facciamo la “direttissima”.
Neve in quota.
Direttissima, con tanto di cartello.
Erano anni che non scendevo di lì, l’avevo fatta con enduristi locali, ma non mi ricordavo mai l’attacco Giusto del sentiero, e mollarsi giù in pendii semiverticali non è consigliabile.
Adesso noto che è diventata discesa da down hill, e andiamo sul sicuro: sicuro nel senso che la traccia è giusta, ma quello che ci può essere, non si sa.
La partenza è senza problemi …
… poi arriva il divertimento.
Che fare?
Una lunga lingua di neve ricopre il sentiero, spingendosi fino al ciglio del burrone; per sicurezza, preferisco accompagnare la moto a mano camminando sulla neve, anche se è faticoso, perché si sprofonda fino al ginocchio, in alcuni punti; ma è meglio non rischiare.
Andiamo! Consci che la risalita sarebbe stata impossibile …
Il burrone alla nostra sx non lascerebbe scampo…
Ancora Diego sulla lingua di neve.
Perché “Direttissima”? Perché scende direttamente nel vallone dove transita la cabinovia: suggestivo guidare con sospese sopra le teste i cavi di acciaio e le cabine ovoidali.
Questo punto era talmente ripido che non si riusciva a fermarsi; per un soffio Diego non mi ha centrato.
Un piccolo guado.
Scesi a Recoaro, tornavamo verso la nostra vallata; il cielo, sempre più cupo, ci aveva finora omaggiato di qualche goccia, ma ora la pioggia iniziava a cadere con insistenza.
Amo queste foreste, adoro queste montagne, soprattutto in questi giorni, cupi e freddi, duri ed inospitali: quando tutti sono a casuccia, tutto questo è solo per me.
Alves Front.
Alves Back.
Si sperimentava un nuovo sentiero.
Saliva, saliva, impennandosi nel bosco, girando attorno agli alberi, scavalcando pietre, ogni metro sempre più difficile, ogni metro sempre più bello.
La porta nella roccia.
The end.
Ma saliva troppo, un rampone di terra fradicia, foglie marce, e dulcis in fundo pietroni sparsi alla rinfusa mi portava al ribaltamento.
Basta così.
Tornavamo su sentieri più agevoli, guidando immersi nell’Ho2: pioggia dal cielo, schizzi dalle pozzanghere gocce colanti dalle piante, noi 2 come 2 anfibi umidi in ogni parte del corpo: ma che bello andare, dentro e fuori dal bosco, per campi e sentieri, su per una valle e giù per l’altra, in un carosello senza fine.
Quando però sugli occhialoni ci vedevamo navigare le trote, quando avevamo le rane gracidanti dentro gli stivali, e soprattutto sentivamo l’acqua correre lungo la schiena ed infilarsi nelle chiappe, generando il ben noto fenomeno conosciuto come “bidet istantaneo” , capivamo che era ora di andare a casa.
3 ore solo, 70 km solo, grande enduro come sempre.
Ciao
Alves
Quando arrivo da Diego ci scambiamo le solite 4 chiacchiere prima della partenza e, memore della nostra ultima uscita insieme, dove perdemmo metà pomeriggio a spingere le moto fuori da un canyon, esordisco così:”Se oggi non faccio almeno 100 km non sono contento, SOLO strade note e collaudate, le ultime 2 uscite me le sono giocate facendo pochissimi km, la penultima dentro il canyon, l’ultima con i bruconi perse ore tra forature e forestali, non voglio assolutamente scendere il culo dalla sella!”
Ma non bisogna mai fidarsi di nessuno, meno che meno di uno come me, e difatti …
Partiamo alla grande verso il crinale tra le 2 valli dell’Agno e del Leogra, con un gagliardo ritmo alla garibaldina: impennate sui dossi, controsterzi ed appoggi nei tornanti, ogni piccola increspatura del terreno è buona per mettere le moto di traverso.
Incontriamo boscaioli al lavoro che chiudono la mulattiera col loro mezzo agricolo; non sono ostili, oramai mi conoscono, li incontro tutti gli anni in questa mulattiera, se non ricordi male una volte li abbiamo pure aiutati a liberare il carro impiantato.
Faccio segno che ci passiamo lo stesso, ma la anziana signora non vuole sentir ragioni, ci far stare fermi ad aspettare che spostino il carro per farci passare a monte e non verso il pendio:” Xè pericoloso, tosi!” Grande Cuore di Mamma!
Scolliniamo e scendiamo verso una contrada; mentre la attraversiamo esce un tizio che ci dice che non possiamo passare sul solito itinerario, hanno appena versato il cemento per fare le canalette di scolo dell’acqua piovana. Mi giro e prendo un’altra strada, ma Diego non arriva: lo staranno impalando in orto?
No, i contrada ioli volevano solo indicargli una alternativa: brava gente!
Quando un non fuori stradista da un consiglio c’è da stare attenti: non sanno assolutamente valutare le difficoltà; per la maggior parte tutto ciò ch esula dalla strada carrabile diventa un percorso ai limiti dell’impossibile: sono la maggioranza. Poi ci sono i più pericolosi: quelli che credono che le moto da fuoristrada siano esenti dalle leggi di gravità, e ti spacciano percorsi da stambecchi per autostrade!
Oggi troviamo i secondi.
Ci fanno segno di costeggiare una masiera, e poi scendere in libera attraverso il bosco fino ad intercettare al sterrata; è che la masiera si alza sempre più dal piano stradale, e il bosco è incolto e selvaggio, infestato da rovi e piante cadute; alla fine troviamo il varco, e con le moto al limite del ribaltamento conquistiamo la strada. 10 km è già le moto al fianco.
Diego in libera.
Eccolo raggiungere la strada.
Cambiamo versante della valle, e ci portiamo alti sopra Recoaro: la neve indugia ancora copiosa sulle cime più alte. Ma non solo lassù; anche nei boschi, ancora nel grigio invernale, perdurano chiazze di neve marcia in scioglimento: è proprio una di queste che ci blocca la salita: troppa per attraversarla, troppo umida per reggere il peso delle moto. O torniamo da dove siamo venuti o facciamo la “direttissima”.
Neve in quota.
Direttissima, con tanto di cartello.
Erano anni che non scendevo di lì, l’avevo fatta con enduristi locali, ma non mi ricordavo mai l’attacco Giusto del sentiero, e mollarsi giù in pendii semiverticali non è consigliabile.
Adesso noto che è diventata discesa da down hill, e andiamo sul sicuro: sicuro nel senso che la traccia è giusta, ma quello che ci può essere, non si sa.
La partenza è senza problemi …
… poi arriva il divertimento.
Che fare?
Una lunga lingua di neve ricopre il sentiero, spingendosi fino al ciglio del burrone; per sicurezza, preferisco accompagnare la moto a mano camminando sulla neve, anche se è faticoso, perché si sprofonda fino al ginocchio, in alcuni punti; ma è meglio non rischiare.
Andiamo! Consci che la risalita sarebbe stata impossibile …
Il burrone alla nostra sx non lascerebbe scampo…
Ancora Diego sulla lingua di neve.
Perché “Direttissima”? Perché scende direttamente nel vallone dove transita la cabinovia: suggestivo guidare con sospese sopra le teste i cavi di acciaio e le cabine ovoidali.
Questo punto era talmente ripido che non si riusciva a fermarsi; per un soffio Diego non mi ha centrato.
Un piccolo guado.
Scesi a Recoaro, tornavamo verso la nostra vallata; il cielo, sempre più cupo, ci aveva finora omaggiato di qualche goccia, ma ora la pioggia iniziava a cadere con insistenza.
Amo queste foreste, adoro queste montagne, soprattutto in questi giorni, cupi e freddi, duri ed inospitali: quando tutti sono a casuccia, tutto questo è solo per me.
Alves Front.
Alves Back.
Si sperimentava un nuovo sentiero.
Saliva, saliva, impennandosi nel bosco, girando attorno agli alberi, scavalcando pietre, ogni metro sempre più difficile, ogni metro sempre più bello.
La porta nella roccia.
The end.
Ma saliva troppo, un rampone di terra fradicia, foglie marce, e dulcis in fundo pietroni sparsi alla rinfusa mi portava al ribaltamento.
Basta così.
Tornavamo su sentieri più agevoli, guidando immersi nell’Ho2: pioggia dal cielo, schizzi dalle pozzanghere gocce colanti dalle piante, noi 2 come 2 anfibi umidi in ogni parte del corpo: ma che bello andare, dentro e fuori dal bosco, per campi e sentieri, su per una valle e giù per l’altra, in un carosello senza fine.
Quando però sugli occhialoni ci vedevamo navigare le trote, quando avevamo le rane gracidanti dentro gli stivali, e soprattutto sentivamo l’acqua correre lungo la schiena ed infilarsi nelle chiappe, generando il ben noto fenomeno conosciuto come “bidet istantaneo” , capivamo che era ora di andare a casa.
3 ore solo, 70 km solo, grande enduro come sempre.
Ciao
Alves
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Gran bel giro, Alves. E, finalmente, in compagnia. Certo che l'amico Diego dev'essere proprio un matto come te per seguirti senza fiatare!
Scusa la mia ignoranza, forse sarà un termine dialettale del nord-est, ma neanche sul vocabolario son riuscito a trovare il significato del termine "MASIERA". Capisco che si tratta di uno sterrato, ma di che tipo?
Leggo sempre con gran piacere i tuoi racconti e i posti che attraversi sono ancora più affascinanti quando li "condisci" con la tua fantasia poetica. Grazie SuperHank
Scusa la mia ignoranza, forse sarà un termine dialettale del nord-est, ma neanche sul vocabolario son riuscito a trovare il significato del termine "MASIERA". Capisco che si tratta di uno sterrato, ma di che tipo?
Leggo sempre con gran piacere i tuoi racconti e i posti che attraversi sono ancora più affascinanti quando li "condisci" con la tua fantasia poetica. Grazie SuperHank
A presto e...
Buon motortrip,
alp
Buon motortrip,
alp
Valleogra Xtreme II
Ciao Alp, grazie degli apprezzamenti.
Masiera è il muro a secco in pietra, che sostiene i terrazzamenti in montagna.
Diego, Diego ... dice che solo con me si diverte al meglio in moto; daltronde siamo lontani parenti: dobbiamo avere qualche gene in comune!
Ciao
Alves
Masiera è il muro a secco in pietra, che sostiene i terrazzamenti in montagna.
Diego, Diego ... dice che solo con me si diverte al meglio in moto; daltronde siamo lontani parenti: dobbiamo avere qualche gene in comune!
Ciao
Alves
- max37
- Messaggi: 6633
- Iscritto il: mer 06 giu, 2007 8:23 pm
- Località: Dueville ( Vi ) Moto: Cagiva Navigator 1000 Beta Alp 200
Valleogra Xtreme II
grande
Max37
http://www.tecnicamotori.it/
La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.
Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.
http://www.tecnicamotori.it/
La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.
Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.
- SVDiesel
- Messaggi: 116
- Iscritto il: lun 16 feb, 2009 2:21 am
- Località: Chiuppano VI Moto: Aprilia Pegaso Cube 650
- Contatta:
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In effetti è un termine dialettale che un mio amico una volta ha definito infelicemente comeforse sarà un termine dialettale del nord-est,
"piła de xgabòti a séco, sensa bojàca"
fate voi...
I vostri etilometri non spegneranno la nostra sete!!
- max37
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trad.
muro di sassi a secco senza malta
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Max37
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La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.
Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.
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La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.
Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.
- SVDiesel
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brao max!
non è proprio da tutti...
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Si, praticamente in fondo si finisce nel retro di un condominio!massimo s ha scritto: ..... lo hai fatto tutto il DH fino giù in paese a R. ?
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esatto !!!!
certo che farlo con le bici downhill...mi sa che si scassano in quel sentiero !!!! chi è il pazzo che lo ha tracciato....boh !
certo che farlo con le bici downhill...mi sa che si scassano in quel sentiero !!!! chi è il pazzo che lo ha tracciato....boh !
D-istruttore enduro