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Due giorni indimenticabili

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alp
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Messaggio da alp » gio 10 set, 2009 4:22 pm

max37 ha scritto:certo che fare certe strade con l'africa twin deve essere stato bello impegnativo
Già, ci vuole proprio un gran manico... e Peppe ce l'ha!!!! :wink:
A presto e...
Buon motortrip,

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Messaggio da alp » ven 11 set, 2009 12:10 pm

Sosta spuntino


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Riposo meritato


Massimo e Francesco erano già lì ad aspettarci. Il nostro punto di ristoro è una baracca in legno, dove una giovane coppia prepara colazioni. Un panino (capicollo e ulive) sarà più che sufficiente, meglio non appesantirsi troppo. Qualcuno assapora una birra ghiacciata, qualcun altro è “sdivacato” (sdraiato) su una panca di legno e tenta la pennichella. Si chiacchiera del percorso fatto e di quello che dovremo affrontare a breve. C’è chi giocherella con un cucciolo di cane di poche settimane, chi prende in giro “il solito lentone”, chi fa foto e chi continua a mangiare formaggio, salame e quant’altro.

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Peppe davanti alla baracca in cui abbiamo fatto il nostro spuntino


Finito lo spuntino, la nostra guida si congeda da noi. “Ciao Massimo, grazie di tutto e… alla prossima!”. Un sorso d’acqua mi basta (preferisco bere poco ma spesso) e una buona mezz’ora di relax totale è sufficiente a rimettermi completamente in forma per continuare. C’è chi controlla la moto, chi continua a rimanere “sdivacato” su tavolacci di legno che fanno da base per i sedili e non ne vuole sapere di ripartire. I cellulari sono senza copertura. Con Giuseppe si definiscono i particolari della tappa successiva seguendo le indicazioni di Massimo: una bella sterrata e poi risaliremo una pietraia di quelle toste.

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La serena inconsapevolezza prima di affrontare ardue prove



La bella sterrata

Natino e Peppe, nonostante la stazza delle loro moto, ci seguono fedelmente, dimostrando la massima fiducia nella nostra guida. Non è ancora il momento di dirottarli verso alternative soft per evitare le pietraie ripide. Giuseppe ci guida sicuro lungo viuzze sterrate che, probabilmente, anni fa erano le vie di passaggio di boscaioli, pastori e carbonai. Sono le sue strade, anche se erano anni che non le percorreva più. Un po’ il lavoro, un po’ altro, Giuseppe aveva lasciato da parte la moto per qualche anno. Una volta mutate le condizioni che gli impedivano di godersi la sua passione, eccolo che svolazza fra i suoi sentieri con quella familiarità tipica di chi conosce quelle montagne da una vita.

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Saliamo senza eccessivo impegno per alcuni chilometri di carrarecce ampie. Poi deviamo repentinamente per inserirci lungo uno stretto viottolo che ci porta fino alle sponde di un bacino artificiale. Ci fermiamo per ammirare il paesaggio e fare la foto di rito. Il morale è alle stelle, il gruppo sta riuscendo a viaggiare compatto e, per ora, tutto sta filando liscio. I più sfegatati liberano le loro moto in esibizioni crossistiche prima di cominciare a inerpicarci verso il passo da cui cominceremo la pietraia dura.

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Seguendo la nostra guida su un terreno compatto e piacevolmente scorrevole. Lo sterrato prosegue abbastanza definito per alcuni chilometri fino a incrociare l’asfalto. Da qui proseguiamo fino a e raggiungere l’importante crocevia da cui imboccheremo il sentiero hard verso monte.


La prima navigazione strumentale

Dal rondò che avevamo individuato molto bene su GoogleEarth prendiamo una strada dove avvistiamo una fresca fontana e ci fermiamo nuovamente a bere e rifocillarci con qualche barretta energetica prima di affrontare la parte più difficile della nostra prima giornata di viaggio. In corrispondenza di un villaggio di vecchie case abbandonate abbiamo il nostro primo WP. OK, corrisponde! Vedo Pino particolarmente eccitato dalla cosa. Si scambia sguardi d’intesa con Nino (anche lui segue il nostro cammino sul suo palmare attaccato al manubrio).

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Il cruscotto di Nino…


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…e quello di Pino


Seguiamo uno dopo l’altro i primi punti segnati sulla cartina lungo la carreggiabile che si deteriora progressivamente fino ad arrivare, dopo alcuni chilometri, ad un incrocio fondamentale perché dovremo deviare improvvisamente e significativamente la nostra rotta: da Est-Sud-Est a Nord-Ovest. Il GPS ci conferma che siamo al bivio giusto. Ci guardiamo emozionati. Ci siamo! Dobbiamo deviare a sinistra per cominciare la nostra arrampicata, il nostro calvario.

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Dopo la prima curva il percorso si impenna improvvisamente costringendoci a sgommare ripetutamente. Già dopo una cinquantina di metri, subito dopo un tornante, cominciano i problemi: grandi pietre smosse dalla forma spigolosa e irregolare sono lì davanti a noi a incitarci alla sfida. Ce la faranno i nostri eroi a superare la prova del fuoco?

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Messaggio da betaflo » ven 11 set, 2009 5:40 pm

Sempre più bello questo racconto!

Quelle pietre smosse, mi ricordano qualcosa... :? :wink:
Il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina

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Messaggio da alp » sab 12 set, 2009 11:14 am

betaflo ha scritto:Caro alp, non lo sai che la curiosità delle donne ci logora dentro!!!
e tu mi lasci questo bellissimo ed avvincente racconto con un semplice: "continua" :shock:
Non farmi stare troppo sulle spine...voglio sapere come va a finire questa due giorni in off

PS: quando voglio scoprire nuovi sentieri dalle mie parti, ti posso chiamare? :wink:

Florence
Cara Florence,

spero che la tua convalescenza proceda veloce e che ben presto tu possa continuare le tue magnifiche escursioni con Stefano.

Per quanto riguarda l’esplorazione di nuovi sentieri, all’interno del coordinamento stiamo trattando la possibilità di realizzare una sezione del forum dedicata alla conoscenza e all’uso del GPS, delle cartine IGM e di GoogleEarth, tutti strumenti indispensabili per poter realizzare una escursione esplorativa in tutta sicurezza.

A presto sui tasselli
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Messaggio da alp » mer 16 set, 2009 11:47 pm



Very hard pathway


Ci incamminiamo quindi verso il nostro “sentiero molto duro”. I più temerari sono in posizione avanzata. Nino, col suo XL 250 è il primo ad affrontare la sfida aiutandosi con le gambe e spingendo di braccia. Anche se è dotata di pochi cavalli, la sua moto lo disarciona. La sua perseveranza, tuttavia, gli permette di essere il primo a raggiungere una piazzuola in alto, aiutato da Tonino che gli equilibra la moto nei punti più difficili. Comunque riesce a salire e dopo un po’ si ferma ad aspettarci.


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L’inizio della dura salita: Nino in azione con Tonino dietro.



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Dura e ripida: Tonino segue Nino come un angelo custode.



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Ormai Nino è quasi allo spiazzo: l’ultima fatica!


A ruota si lancia Giuseppe che riesce ad arrivare dove si è fermato Nino incolume. Arriva il mio momento: mi lancio seguendo la traiettoria dei miei compagni. Come dice Pino: “dove manca la tecnica… arrivano le gambe!” Le sue sono lunghe, per me la sella bassa è un grande aiuto. Zampettando procedo non senza troppa fatica.

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Dopo una cinquantina di metri mi fermo per riposare e valutare meglio la situazione. Intanto parte anche Pino ma l’eccessiva potenza della sua moto non facilita l’aderenza per cui si ritrova a terra, stremato quanto noi. In soccorso arriva Giacomo che si offre di cavalcare il suo Kappone e, con qualche sobbalzo scomposto, riesce a raggiungerci.


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E’ fatto! Sembra che Pino non ce la faccia più!

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Mentre tenta Eros, Giacomo scende a recuperare la sua Honda. I 450 KTM hanno un esubero di CV che non aiuta in queste circostanze. Eros, ad un certo punto, è costretto a scendere e procedere a spinta.


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E di nuovo Giacomo alla carica con la sua moto: è quello che offre più spettacolo scomponendosi non poco ma riuscendo ad arrivare da noi indenne. Gli altri sono rimasti indietro e già si fanno avanti i volontari che dovranno recuperare i mezzi di chi è in difficoltà, spingendoli o sostituendosi al pilota “titolare”.

“Se non spostiamo le moto impediamo agli altri di raggiungerci perché c’è un gradone subito dietro l’Honda che crea difficoltà”. Appena sento Nino che suggerisce il da farsi, decido di procedere. Metto in moto e comincio a sgambettare. La stanchezza si fa sentire e non ho voglia di rischiare stando in piedi sulla moto. In corrispondenza di un roccione proprio in mezzo al passaggio mi impunto e slitto indietro. L’errore è stato quello di non affrontarlo con maggiore decisione. Per rimanere in equilibrio punto i piedi con forza bloccando il freno anteriore ma la pendenza fa scivolare la moto indietro per cui dopo una decina di metri di retromarcia abbastanza controllata mi sbilancio e scivolo lateralmente, quasi da fermo. Niente di grave. Intanto sopraggiunge Pino che mi da una mano a tirare su la moto. Gli altri sono sulle retrovie, il nemico è avanti. Non vediamo più nessuno, si sentono i rombi dei motori soffrire ma di Francesco, Tonino, Tino e Giuseppe nessuna notizia. Arrivano anche Nino e Giacomo. Ci guardiamo perplessi e ci chiediamo se è il caso di proseguire.

Qualcuno deve andare in perlustrazione. Decido di farlo io. Avanzare in queste condizioni è veramente dura perché oltre alle difficoltà per il fondo pietroso e ripido si è aggiunta una fitta vegetazione di sterpaglia spinosa che ogni tanto mi blocca nel mio procedere. Faccio un centinaio di faticosi metri e vengo letteralmente risucchiato da un rovo che mi blocca e mi fa adagiare lateralmente. Per terra mi ritrovo a riflettere sul mio triste destino e pensieri di rinuncia si impossessano del mio originario ottimismo. Il primo a sopraggiungere è ancora Pino che nuovamente mi ritrova per terra e, ancora una volta, mi aiuta a tirar su la moto. “Se non ci fosse quest’uomo dovrebbero inventarlo!” continuo a pensare fra me e me. Ci guardiamo con aria affranta e ci diciamo quasi all’unisono che “forse non è il caso di continuare!”. Aspettiamo pochi minuti e il gruppo si ricompatta. Discutiamo sulla difficoltà a procedere, del tempo impiegato ad arrivare faticosamente fin quassù e del rischio che corriamo a rimanere bloccati in mezzo alla montagna ora che il sole si avvia al tramonto. D’altra parte c’è chi evidenzia quanto potrebbe essere difficile ritornare sui nostri passi.

Si discute per non più di cinque minuti, ognuno esprime la propria opinione velocemente e in modo estremamente sintetico. Contro ogni disfattismo, fra gli altri, Giuseppe ci incita a non mollare. “Dai che il più è fatto!” Il tono della sua voce ci rinfranca e a darci un’ulteriore sferzata di vitalità è la sua proposta: “Vado avanti a vedere!” Il rombo della sua moto che si allontana prima lentamente, poi a velocità sempre più sostenuta è musica per le nostre orecchie. Sembra proprio che vada. Un impeto d’ottimismo ci rinfranca improvvisamente. Siamo di nuovo pronti a proseguire nella nostra avventura. Si va!

E infatti, soltanto qualche centinaio di metri dopo, il sentiero si libera finalmente dai rovi, la pendenza diminuisce e il fondo si trasforma in un terreno compatto e aderente. Anche la vegetazione cambia. Alti lecci prendono il posto della precedente sterpaglia e il caldo da fatica che subivamo prima si discioglie sotto la fresca vegetazione. Seguiamo il sentiero che si allarga fino a diventare una carrareccia ampia e piacevole. La nostra prossima meta è raggiungere l’asfalto e incrociare il successivo WP. Pochi chilometri d’attesa e finalmente raggiungiamo l’ambito sito.

Il morale è alle stelle. Ce l’abbiamo fatta. Qualcuno alza le braccia in segno di gioia, qualcun altro fa con le dita il segno di vittoria. Qualche pacca sulla spalla e qualche botta in testa (ai più pessimisti e disfattisti). Se ci fossero stati i Queen ad aspettarci, Freddy Mercury avrebbe dato il la per “We are the champions”, un pezzo musicale degno del pezzo di percorso che abbiamo appena superato, un brano che ha segnato la storia della musica rock contemporanea così come la nostra impresa segna una svolta nella storia del motoalpinismo (o enduro, come qualcuno si ostina ancora a chiamarlo) reggino.




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Ultima modifica di alp il gio 01 gen, 1970 1:00 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da max37 » gio 17 set, 2009 3:46 am

si ma le foto? :lol: :lol: :lol: :lol:
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La cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare. E' avere qualcosa da fare e non farla.

Oggi non faccio niente perchè ieri non ho fatto niente ma non avevo finito.

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Messaggio da alp » dom 20 set, 2009 12:11 am

max37 ha scritto:si ma le foto? :lol: :lol: :lol: :lol:
Dai Max, le ho appena inserite. Che ne dici?
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Messaggio da Ernesto » lun 21 set, 2009 1:03 am

Caro Alp, come già avevo scritto nel raccontino del nostro incontro, son rimasto davvero colpito dalla simpatia e dall'energia che emana dal vostro gruppo. Penso non si possa sperare in una compagnia migliore quando si devono affrontare percorsi impegnativi ed in parte ignoti. Tant'è che vedendo le foto del tratto hard mi è presa una fortissima voglia di essere stato anch'io li con voi, e si che in genere non sono proprio un amante delle difficoltà estreme.

L'affiatamento del gruppo traspare anche dai bei ritratti che ne hai tracciato con penna e macchina fotografica. Complimenti davvero!

E' stato molto gentile da parte tua includerci (più che immeritatamente) tra i personaggi di questo evento. Per cui ti perdono l'avermi definito ingegnere elettronico, causando un fremito di sdegno nel mio orgoglio meccanico...!
A dire la verità c'erano altre inesattezze nella mia descrizione: le avrei tranquillamente addotte alla comprensibile stanchezza accumulata nella giornata, se non fosse che la descrizione di Meris era molto accurata... 8)

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Messaggio da alp » mer 23 set, 2009 6:39 pm

Lentamente verso la meta


Si è fatto tardi per continuare il nostro percorso su sterrato. Raggiungiamo un bivio dove avremmo dovuto incontrare Pino e Natino, opportunamente dirottati perché sapevamo delle difficoltà del tratto hard. Alcuni operai che lavorano sulla strada fanno segno di fermarci e ci dicono che i nostri due amici sono andati avanti e che ci aspettano all’agriturismo di Serra San Bruno. Il cartello ci indica la direzione da prendere: mancano una quindicina di chilometri d’asfalto. Foto di rito. Indossiamo i giubbotti perché la temperatura si è abbassata con lo scendere del sole sulla linea dell’orizzonte. Il sudore della faticosa salita comincia a raffreddarsi sulla nostra pelle. Temiamo un raffreddore. Per prudenza (ma per chi lo ammette, per stanchezza) decidiamo di seguire la statale attraversando alcuni paesi e in meno di mezz’ora siamo a destinazione.

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Finalmente "on the road!" (sulla strada...ASFALTATA!)

La pietraia hard è ormai alle nostre spalle, la fatica vorremmo che lo fosse pure. Abbiamo freddo e fame. La stanchezza ci porta ad uno strano rilassamento muscolare. Ci concediamo questa lieve passeggiata che profuma di resina, finalmente senza respirare polvere. All’interno dei paesini procediamo civilmente, non so se è la spossatezza o qualcosa di nuovo che aleggia nell’aria (mentalità motoalpinistica?), sta di fatto che nessuno di noi vuole correre rischi inutili (leggi: impennate e incroci pericolosi presi in velocità). Come al solito, in queste occasioni, i ragazzini si affacciano sulla strada al sentire il rombare dei motori ed è un gran salutare di braccia in aria e sorrisi, sembra una festa.



Una magnifica accoglienza ed una splendida serata


Il paese di Serra San Bruno è bello come sempre. Pulito e in ordine. Piacevolmente fresco. Seguiamo le indicazioni per l’agriturismo. Sembra che i miei amici abbiano urgenza di arrivare, io mi godo la passeggiata dei villeggianti. Pare che nessuno qui abbia fretta. Anziane signore coi loro cani al guinzaglio, bambini sul passeggino spinto da giovani mamme, coppie di pensionati a braccetto con le sportine della spesa che rientrano a casa per cena.

Gli altri sono avanti, saranno già arrivati. Dalla strada principale, un cartellone ci fa uscire verso una sterrata. “Bene!, Proprio adatto a noi.” Scorgo il primo chalet in legno, molto carino, e seguo la strada bianca per raggiungere gli altri. In lontananza intravedo una figura familiare: non è nessuno del nostro gruppo.

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E’ Ernesto! Che piacere incontrarlo finalmente di persona. Ci eravamo conosciuti in foto, ci eravamo scambiati e-mail, sentiti per telefono, avevamo chiacchierato su Skype ma cercavamo una buona occasione per incontrarci visto che all’ultimo motoraduno in Abruzzo ero stato assente per motivi di lavoro. Assieme a lui una presenza femminile: è Meris, la sua dolce metà, anche lei sulla via della perdizione motoalpinistica (leggete i dettagli nei reports di Ernesto). Dal vedersi ad abbracciarsi calorosamente il passo è stato breve. Poi le chiacchiere, come se ci si conoscesse da tanto tempo. Strani scherzi fa internet! Si parla delle loro vacanze meridionali, della piacevole sistemazione dei tre figli al villaggio sul mare e il tempo trascorre veloce fino a quando non vengo ammonito dagli amici per non essermi ancora “docciato” e cambiato per la cena. Son tutti pronti con una fame da lupi. Faccio le ultime presentazioni agli amici, scappo a sistemarmi nello chalet e mi ripresento dopo una ventina di minuti fresco e profumato (si fa per dire: qualcuno di voi si porterebbe del profumo appresso per un raid del genere?).

Al ristorante trovo Meris ed Ernesto a chiacchierare tranquillamente coi miei compagni di viaggio. Molti di loro sono stati i protagonisti di tante avventure vissute insieme e raccontate (e fotografate) sul forum per cui l’impressione reciproca è quella di un dejavù. E’ facile entrare nell’atmosfera giusta: sembra a tutti di avere un “passato in comune!”

Il salone che ci ospita è ampio e semplice. Prendiamo posto attorno ad una grande tavolata. Siamo in tredici ma nessuno di noi è superstizioso. La cena è abbondante. Con la fame (non appetito) che abbiamo mangeremmo qualsiasi cosa. Il menu comincia con un antipasto contadino a base di formaggi con marmellatine piccanti, salumi, pomodori sott’olio, funghetti e melanzane, pane di grano e vino locale. Il primo piatto è un bis di pasta, il secondo è abbacchio con contorno di patate locali e insalatina. Ci concediamo gelati, liquori vari e caffè.

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Foto di rito e chiacchiere a non finire sugli amici di forum, sulla nostra avventura, la famiglia e i progetti per il futuro. Non disdegniamo “argomenti tosti” come la crisi economica e le ripercussioni sul lavoro ma l’atmosfera serena e il vino ci spingono ben presto a mettere in discussione strani intrecci semantici che dalla moto-filosofia portano al capicollo attraverso la statistica inferenziale e la Texas Instruments Corporation. Peppe tira fuori una delle sue idee sulla opportunità di standardizzare i criteri di valutazione delle sterrate secondo parametri oggettivi e condivisi esplicitamente. Si discute delle variabili in gioco e si finisce immancabilmente a citare frasi famose di Max e di Alves (Superhank). Si chiacchiera della “vita spericolata” di Claudio (Husqvarna100) e della voglia di arrivare a quell’età con la sua energia. Parlando con Ernesto mi vengono in mente parole scritte da Marco (Yoshi) o da Pino (Pinof) e, a distanza di tempo, ripensando a questa serata, rimpiango di non averla trascorrersa anche in compagnia di Andrea (Ciccio72), Florence, Stefano, Frank e tanti altri, consapevole di condividere ormai un comune background culturale che ha una sua storia consolidata e una sua qualità ben definita.


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Continuo a pensare come ci si senta in famiglia stasera a cena, pur essendo la prima volta che ci si incontra di persona, un po’ come sul nostro forum, “quell’aria di famiglia che non si coglie altrove”. Si indugia con qualche grappino, la stanchezza si fa sentire sempre più e i due ospiti dovranno rientrare al villaggio sul Tirreno. Ci congediamo con la promessa di rivederci presto, chissà forse al raduno dei motortrippers del prossimo anno, assieme a qualcuno dei nostri, ormai, amici comuni.


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Un brindisi a tutti gli amici di motortrip


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Messaggio da alp » lun 28 set, 2009 11:10 am

Buona Notte

Uno di noi (e non diciamo chi) ha esordito dicendo che russava forte: cercava volontari che condividessero lo chalet con lui. Accettiamo con coraggio Pino ed io. Veniamo ospitati in tre graziose casette di legno, proprio tutto legno, pareti, tetto e pavimento. E’ il giusto ambiente rustico e semplice che mi aspettavo dalle foto sul sito web dell’agriturismo, quando andavo alla ricerca “del posto giusto” per un’avventura del genere. Le moto sono parcheggiate davanti alle rispettive verande: sembra il parco chiuso di una competizione di enduro. I ragazzi del gruppo vogliono approfittare dell’occasione per fare un giro “by night”. E’ gia passata la mezzanotte da un pezzo. Noi adulti si va a nanna (per recuperare le energie!) contenti per la bella giornata trascorsa insieme e leccandoci i baffi per quella che verrà.

Prima di addormentarmi, sdraiato, rifletto su questa giornata e sull’amicizia che si viene a creare in questo strano mondo tassellato. C’è un ottimo feeling nel gruppo. Non c’è necessità di essere competitivi, nessuno fa a gara per occupare la posizione di leader. In caso di necessità tutti si dà una mano e nessuno ha avuto mai necessità di lamentarsi. A quanto pare, finora tutto liscio, in perfetta armonia. Molto bene! Credo che questa sensazione sia stata percepita anche dai nostri ospiti abruzzesi. Beh! La stanchezza chiede il conto e arriva il momento di riposare: buona notte ragazzi, a domani!

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C'è chi si dedica all'ultimo controllo alla moto prima di andare a dormire


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