![[Sorrisone] :D](./images/smilies/icon_biggrin.gif)
(da http://www.nital.it/life/mongolia.php). Con piccolissime variazioni la cosa si applica anche alle escursioni eQuesta scelta comporta spesso dei compromessi sulle comodità del viaggiare, dei cambiamenti imprevedibili nei programmi,
la necessità di adattarsi a sistemazioni alternative o a condividere pranzi e cene frugali con la gente del luogo, la
possibilità di lavarsi solo con acqua gelida chinandosi sulle sponde di un fiume o, addirittura, aiutare a spingere un
fuoristrada bloccato nelle fine sabbie di una pista dismessa. Insomma comporta un certo spirito d'adattamento e d'avventura
e implica l'abbandonarsi ai ritmi blandi o frenetici della realtà di cui siamo ospiti. Per molti questo potrebbe essere, anzi è,
un sacrificio, una contraddizione sull'idea stessa della vacanza. Per altri invece è l'essenza del viaggiare. Se poi questo
incedere lento e imprevedibile vede come denominatore comune la fotografia allora anche le fatiche si sublimano e del
viaggio non è più importante la meta ma l'andare. Un anonimo, guarda caso mongolo, ha scritto: partire, sperando
di non arrivare mai. E’ questo il viaggio, infinito. Non importa dove e cosa, sono sufficienti dei pastori nomadi con le
loro mandrie al pascolo, o la presenza di un filo di fumo che esce da una gher tra le valli immense del Gobi, o il semplice
giocare di alcuni bambini sulle sponde di un fiume per accendere l'entusiasmo e il confronto con l'obbiettivo della
macchina fotografica.
ai viaggi in moto, e riprende il tema, gia' affrontato in altre discussioni, sulla relativa importanza della meta
rispetto al percorso fatto per arrivare e alle esperienze che questo comporta. Quindi nessuna novita', ma mi piaceva
notare come, anche partendo da punti di vista diversi, si arriva alle stesse conclusioni.
Per inciso, un viaggio in moto in Mongolia e' uno dei miei sogni nel cassetto (piu' che un viaggio nel Sahara)