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Kill SuperHank Vol. II°

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SuperHank
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Kill SuperHank Vol. II°

Messaggio da SuperHank » sab 18 giu, 2011 4:48 pm

KILL SUPERHANK VOL. II° - I 3 DELL'HONDA SELVAGGIA

Non faccio in tempo a riprendermi dallo scampato pericolo corso durante il Ciliegia Tour, un exploring della pedemontana Breganzese marosticense, dove avevo rischiato la decapitazione per un filo spinato teso sulla mulattiera (BASTARDI!), che mi arriva un SMS del nonno Navaho:”Ciao, vieni giovedì a girare in altipiano con Xerex e col Luigi, che riprende la moto dopo mesi di fermo causa infortunio? Giro Facile”.
Subito mi incazzo: possibile che questi non abbiamo mai un accidenti a fare oltre ad andare in moto? C'è gente che lavora a questo mondo! E poi invitare uno il giorno prima, che faccia tosta! Non posso che rispondere a tono a tanta sfacciataggine:”OK, ci sono!”
Troppo ghiotta l'occasione di girare con 2 eminenti enduristi come il Navaho e Il Maestro, alias Luigi, alias Luigia, troppo affascinante la visuale di 3 Honda XR400 endurare insieme, la mia bianca 96 “Survival Adeventure Version”, la bianca 99 del Nonno “Kattivik Racing Version, la rossa 2001 “Bassotto Suspension Version” del padovano. Xerex col CRF è out, ma almeno è di fede Hondista, peccato che poi ci abbandonerà e non ci sarà al giro.
Ma subito mi fanno cascare le balls fissandomi l'appuntamento a Thiene! Dobbiamo andare in montagna e mi fate fare 10 km in mezzo alla squallida pianura? Dai …
A Thiene siamo quindi in 3 XR, praticamente un raduno, considerando quanto pochi oramai siano quelli che usano le gloriose mono Honda in of-road. Luigi mi fa promettere di fare un giro facile, ed ovviamente sarò di parola.

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Luigi in Bregonze.

Partiamo verso le Bregonze, è la 3° uscita di fila che sono l'inizio del giro, cominciano a stufarmi, ma ci sarà pure la 4°! Il versante sud est è dolce e facile, sterrate poco impegnative adatte a scaldarsi; Luigi si sente in forma, osiamo i percorsi un po' più ostici sul versante nord est ed, agevolati dalla siccità che ha drenato tantissimo il terreno, si corre veloci … non sarà così 2
settimane dopo, quando ripasserò in loco col Faboulous Faga.
Dobbiamo fare un rabbocco benzina e, per scendere al benzinaio, ho la brillante idea di scendere in moto da un scalinata di una decina di metri abbondanti, senza accorgermi che il parcheggio alla base della scala è in uso ad una vicina azienda, e che all'ingresso c'è una sbarra: siamo entrati in proprietà privata, da denuncia! Per uscirne bisognerebbe scalare la ripida scala, impresa abbastanza ostica, optiamo per forzare il passaggio a lato della sbarra, piegando a forza il palo di ferro della recinzione, il tutto a vista della SS del Costo: sarebbe stata la multa più scema della storia dell'enduro, se in quel mentre fosse passata una pattuglia e ci avesse beccato!
Ripartiamo percorrendo le pendici inferiori dell'Altipiano, risalendo la Valdastico; propongo ai ragazzi alcuni pezzi della IWTF, in particolare quelli della notturna, che li vedono molto soddisfatti.

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Indecisione del Luigi sulla via da seguire.

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Posa plastica del Nonno.

Ci inoltriamo sempre più nella Valdastico, il mattino volge al mezzogiorno, lo sapevo non dovevamo perdere tempo sulle colline, era meglio andare in quota e godere della fresca aria di primavera montana, piuttosto che morire nell'afa di fondovalle … e mentre penso a questo mi accorgo di aver sfiorato con la testa un filo di ferro teso sopra il sentiero … MALEDIZIONE!
Non è possibile girare così, se ad ogni sentieri deve esserci la paura di un filo meglio appendere il casco al chiodo, piuttosto che appendere la testa …
Questo filo è molto grosso, sembra più un filo a sbalzo per la legna caduto che un ostacolo posto intenzionalmente; ne approfittiamo per una sosta, proviamo a rimuoverlo ma è impassibile, lo spostiamo il più in alto possibile e sacrifico una cinghia di fissaggio per fare da banderuola di avviso ad altri motociclisti.

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Kill SuperHank vol. II°: Occhio alla fettuccia!

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Una oretta di moto ed è già cotto il Nonno … l'età!

Finalmente arriva anche il momento che ci stacchiamo dal fondovalle per affrontare le montagne, lungo una nota mulattiera, purtroppo in larga parte allargata e spianata, con simpatici cartelli esplicativi di storia, flora, fauna in ogni tornante, il che non fa ben sperare sulla sua futura percorribilità … si sa, così vanno le cose; per 50 anni nessuno se ne cura, e il tracciato in cui una volta passavano con carri e muli va in malora, solo le moto da fuoristrada riescono a percorrerlo; un bel giorno, il comune, il CAI, i boscaioli, il primo WWF che passa si accorge di ciò e lancia il suo “j'accuse” contro la montagna abbandonata al degrado e al “motocross abusivo”; arriva un finanziamento a 5 zeri della Comunità Europea o di qualche altro ente inutile (incredibile quanti costino sistemare le mulattiere … o qualche gallo ci fa la cresta?), la mulattiera diventa percorso escursionistico, spianato, rifatto, tabellato, sbarrato e vietato … e tutti sono contenti, meno che gli enduristi.

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Godiamocela fin che dura, ragazzi!

L'ultima sorpresa che ci riserva la mulattiera è un pezzo finale che presumo riattato recentemente, in quanto nessuno di noi lo aveva mai fatto prima; sono solo poche centinaia di metri, che però sfociano in asfalto con ripido gradino; io e Luigi, spingiamo come maiali, il Nonno con potenza e prepotenza scavalca lo strappo praticamente da solo: eh si, l'esperienza della veneranda età!
Anche Il Maestro è ben in forma, non si direbbe che sia la prima uscita dopo mesi di fermo causa infortuni motoristici e domestici;bene, allora possiamo osare di più.
Nonostante il mio stomaco implori con pietà di essere nutrito, è quasi mezzogiorno, proseguiamo, non senza prima aver recuperato il nonno che, mentre io procedevo a passo d'uomo per individuare l'attacco del successivo sentiero, mi supera a manetta impennando e sparendo alla vista: le sue spiegazioni confuse, vaneggiava di agriturismi nelle vicinanze, non hanno fatto piena luce sul gesto inconsulto.
Un suggestivo sentiero immerso nella penombra della foresta ci porta ancora più in alto, fino a confluire in una piacevole sterrata forestale; ma io non sono tranquillo: non sono sicuro che questa strada sia aperta al traffico, ed in Altipiano è troppo alto il rischio di incontrare controlli, sinceramente preferisco o fare solo sterrate legali, oppure sentieri impestati dove sono sicuro che nessuna vigilanza più raggiungerci con mezzi a motore … e prestissimo sarò accontentato!

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Relax nel bosco.

Sbucati su asfalto, mi dedico a cercare un sentiero che da tempo avevo individuato sulla mappa e che volevo testare; Navaho dice che qui è già passato e si va di là, o di qua, o di su, sa dove siamo, più o meno, ma capisco che non sa dove voglio andare! Con luigi è più semplice, lui non sa una mazza e mi segue e basta! Da un tornante ben preciso della strada asfaltata dovrebbe partire una mulattiera che riporta giù in paese. Un primo tentativo va a vuoto, non del tutto in verità, perchè mi fa scoprire una scorciatoia nuova; un secondo è un sentiero di esbosco che termina dopo pochi metri; Shelock Holmes diceva:”Scartato l'impossibile, l'improbabile, per quanto improbabile sia, è la unica soluzione possibile!” e forte di siffatto maestro, infilavo una flebile traccia fra i sassi, coperta da erbe ed arbusti (ma forse Sherlock Holmes, ed anche SuperHank, non hanno considerato la possibilità che la mappa fosse sbagliata!).

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Un ostacolo da poco.

I miei compagni non mi seguono immediatamente, ma non vedendomi tornare sono costretti a loro volta a scendere; io nel frattempo sono fermo su un doppio ostacolo, 2 abeti caduti. Il secondo ha sradicato le radici, e con un po' di manovre ci si può girare attorno; il primo è più sottile, si potrebbe scavalcarlo alzando le moto, in 3 non sarebbe eccessivamente faticoso, ma preferisco tagliarlo, in mdo da liberare il sentiero e rallentarne la scomparsa. Noto sulla corteccia delle abrasioni, il che mi fa pensare che altre moto sia passate di qui, e questo mi rincuora un po', poiché dopo i tronchi la traccia è più flebile che mai.

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Boscaiolo al lavoro; alle mie spalle il secondo grosso albero abbattuto, con le radici al vento.

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Non sembra ma l'inclinazione del pendio era notevole e non si capiva quale fosse la giusta traccia.

Non senza timore prendo la direzione della massima pendenza, uno scivolo di scaglie e terriccio che non promette nulla di buono per una eventuale risalita; un altro tronco blocca il passaggio, ma per fortuna è abbastanza alto da permetterci di passare sotto, a prezzo di qualche contorsionismo; il sentiero scende ripidamente il pendio, ruote bloccate e freni tirati in una sorta di pista da bob naturale, ed all'improvviso la traccia spiana in una mulattiera pianeggiante vista paese: anche questa volta è andata!

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Piccole gioie dell'enduro.

La stradicciola costeggia i pascoli al limitare del bosco, fino a sbucare in un tornante asfaltato, da cui parte immediatamente una mulattiera coi fiocchi: dal piano al monte senza toccare che pochi metri di asfalto, è un successo!
Senza pensarci mi butto nelle fauci della bestia, seguito dai ragazzi; avrei dovuto informarmi se la conoscevano, dare loro qualche indicazione … mea grandissima culpa! I miei maestri lo chiamavano K2, (l'ho scoperto poi, forse da un locale nelle vicinanze) però il nome di quella terribile e favolosa montagna himalayana funge meglio di 1000 presentazioni.
Oggi è nelle condizioni migliori, moderatamente secco, ma l' ho fatto con l'umido e con la neve, col 600 che pistonava e lucidava le pietre di nero gomma … l'unica regola è non fermarsi mai, che ripartire è un casino, cercare di tenere il motore in tiro e, sopratutto in queste ottime condizioni di asciutto, non evitare le pietre e gli scalini più grossi, ma salirci sopra, che la pietra secca offre ottimo grip, mentre girare attorno ai sassi per evitare i colpi si perde velocità e ci si infogna nelle fessure.
Come un camoscio salto di sasso in sasso, concentrato nel guadagnare metro su metro; la mia XR è bolsa, bolsissima, non ha potenza, non ha cattiveria, le sospensioni sono materassi ad acqua che si sfondano sulle asperità, però la moto avanza, sembra che si spalmi languidamente sugli scogli di roccia, non cerca di spaccarli di forza, ma come una lumaca bavosa, che riesce a scorrere anche sul filo di una lama affilatissima, scivola sopra agli ostacoli.
Quando il sentiero spiana, mi fermo, ad aspettare i compagni.
Ma c'è il nulla dietro di me, rumori di moto, ma l'epicentro delle onde sonore rimane fermo nello spazio, non sento l'avvicinarsi dell'origine del rombo, le XR dei miei amici … e poi il silenzio, e poi ancora rantoli di motore che durano qualche secondo … Hhmm, andiamo a vedere.

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Pace nei boschi.

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Navaho.

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C'è anche Luigi che prova a salire ...
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… Ma si sdraia!

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Il Nonno insiste, prova sotto il mio sguardo benedicente ma non avanza di un cm!

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Luigi mi manda aff...lo e se ne va!

Addio amici, siete stati buoni compagni, non vi dimenticherò!
No dai, io non abbandono gli amici … loro tornano su asfalto e ci diamo appuntamento là.
Mi lancio sulla seconda parte della mulattiera, gli ultimi 5 metri mi fregano e mi pianto, devo spingere la moto sul by-pass facile per uscirne … sto invecchiando, non sono più quello di una volta!

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The winner is … SuperHank!

Con un po' di difficoltà dovute alla differente comprensione della rispettiva posizione, ricomponiamo il gruppo e, per facili sentieri, ci dirigiamo verso la civiltà e verso una mangiatoia.
Facili?

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Abbastanza …

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Più o meno …

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Niente che possa impensierire 3 Xristi!

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Dai Luigi, che abbiamo fame!

E quivi termina la mattinata del giro.
Una accogliente trattoria ci accoglie con un bis primi (un po' cari a dirla tutta …) e una cosa bisogna dirla, con questi amici ci si diverte col manubrio ma anche con la forchetta, perchè il pasto con persone simpatiche e con cui si è in sintonia è piacevole quasi come andare in moto.
La sessione pomeridiana di enduro ci vede tirare i remi in barca: basta sentieri, si va scorrevoli e veloci, da parte mia con l'affanno della scoperta di una stronzissima crepa nel cerchio anteriore della moto. Saliamo a spron battuto in vetta al Verena, per la Croce del Civello, classicissima di cui si sa tutto, canonica visita del forte recentemente restaurato e fotina ricordo nei pozzi dei cannoni.

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I 3 Dell'Honda Selvaggia.

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Che moto!

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Panorama 1: i Larici.

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Panorama 2: il Portule ancora innevato.

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Panorama 3: le Vezzene.

Lunga e gustosa discesa per i Quarti di Verena fino a laghetto Lonaba a Roana, indi velocissima cavalcata attraverso la porzione meridionale dell'Altipiano fino a scendere per Lusiana e Calvene, da cui affrontare (di nuovo!) le Bregonze, con un piccolo errore di rotta del sottoscritto che non riesce a ritrovare una traccia (...lo so, sto invecchiando!).
Siamo già ai saluti, 8 ore di moto, 150 e passa km, ma mi pare di essere appena partito, troppo breve sono i momenti gai (non gay!) in questa vita …

Alla prossima prodi Xristi!

Ciao
Alves

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rerechan
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Kill SuperHank Vol. II°

Messaggio da rerechan » dom 19 giu, 2011 2:12 pm

Hi hi hi... molto divertente, almeno da leggere...
...Facili?... Abbastanza... piu' o meno... ha ha hah....
...mi sa che conosci qualche traccia dell'altopiano che mi manca nella collezione...
chi va piano,
va sano e...
ammira il paesaggio.
(E magari vede le fate nei boschi!!)

SuperHank
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Messaggio da SuperHank » lun 20 giu, 2011 12:10 am

rerechan ha scritto: ...mi sa che conosci qualche traccia dell'altopiano che mi manca nella collezione...
Credo che la sua vastità (900 kmq comprendendo anche i territori che esulano dai confini dei canonici 7 comuni) sia tale che nessuno possa dire "non c'è un sentiero che non conosca lassù!" ... io per primo!

Ciao
Alves

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