carlo ha scritto:.. tra dieci/vent'anni, parlando delle nuove moto africane o sudamericane, diremo : "Eh, ma la qualita' delle moto cinesi se la sognano"
Possibilissimo, ma non ci metterei la mano sul fuoco.
Cinesi e giapponesi sono due popoli estremamente differenti, il parallelo e' difficile.
I giapponesi sono estremamente rispettosi del cliente, anche se a modo loro. Questo si traduce in una cura nel progetto e nella realizzazione che ha come conseguenza l'affidabilita', caratteristica questa che contraddistingue ogni loro produzione da sempre. Culturalmente e attitudinalmente sono meno portati per l'innovazione assoluta, per cui si sono meritati lo stereotipo dei copioni, ma la tenacia e lucidita' con cui sanno portare le idee altrui alle estreme conseguenze ne fa comunque dei leader in molti campi.
I cinesi invece non copiano, clonano, che e' una cosa differente. Proporre al cliente qualcosa di clonato e' gia' sintomo di un atteggiamento molto meno rispettoso, anche se qui c'e' anche il concorso di responsabilita' da parte di chi pretende di pagare qualcosa un terzo di quello che richiederebbe farla a regola d'arte.
Non c'e' dubbio che abbiano gia' la tecnologia per produrre ad alto livello qualitativo, come si vede nelle cose che fanno su licenza di chi alla qualita' non puo' rinunciare. Ne' si puo' pensare che manchino di inventiva.
Ma cio' che producono autonomamente sembra rispondere invece piu' alla logica del produrre e vendere il massimo dei pezzi che non a quella di instaurare un rapporto duraturo col cliente. E questi atteggiamenti mentali temo siano piu' duraturi delle strategie di marketing.
D'altra parte se Pirsig, scrittore/filosofo fondatore della Metafisica della Qualita', girava l'America con una Honda 305cc nel 1964, e 44 anni dopo stiamo ancora a lamentarci delle porcherie cinesi, un motivo ci sara'...